Utente
28 maggio, 2018
Condivido in pieno questa recensione del disco scritta da Basilio Petruzza per partedeldiscorso.it
Ad Arisa non piacciono le etichette. L’ha dimostrato tante volte e, ogni volta, ha corso il rischio di perdere consensi. Perché chi si mette in discussione finisce sempre per destabilizzare il pubblico; eppure lei, forte di una personalità ben definita, non si è mai preoccupata di essere ciò che il pubblico vuole ma di esprimere la propria natura istintiva, sfaccettata, ribelle.
Ai suoi esordi era un fumetto che rischiava di degenerare in una caricatura, ma ha fatto subito un passo indietro e ha preferito trovare una dimensione che le fosse congeniale, piuttosto che tenersi stretta l’approvazione della gente; è tornata con La notte e un album, Amami, in cui il suo talento di interprete e la scrittura sensibile di Giuseppe Anastasi hanno realizzato uno dei dischi pop più intensi, raffinati e riusciti degli ultimi anni. Ma si è annoiata in fretta e ha pubblicato un nuovo lavoro discografico, Se vedo te, interamente scritto da artisti provenienti dalla scena indie (quando ancora aveva un senso parlare di indie italiano), anticipando i tempi e proponendo al pubblico mainstream le penne di Antonio Di Martino, Marco Guazzone, Dente, Cristina Donà e Angelo Trabace. Nel mezzo qualche tormentone estivo, una manciata di ruoli d’attrice, due romanzi, cambi di look sorprendenti e la voglia immutata di non diventare un cliché, la copia fedele di se stessa.
Arisa è un’artista che incarna il genere pop alla perfezione; non sa riciclarsi e non ha avuto l’astuzia di farlo nemmeno quando chiunque avrebbe evitato di mettere a repentaglio tutto. Ma lei si annoia in fretta, l’ho detto, e fa fatica a riconoscersi in quello che ha fatto; è inquieta, curiosa, in costante fermento. Il suo ultimo disco di inediti, Una nuova Rosalba in città, ne è la prova, perché è un altro divieto infranto: Arisa va dove le pare, rischia, torna indietro, sorpassa a destra e cerca una dimensione in cui possa sentirsi sempre a suo agio, una dimensione in cui poter essere sempre onesta con se stessa, innanzitutto, e poi con il pubblico.
Il tema centrale di Una nuova Rosalba in città è la libertà, senza che ne parli mai a chiare lettere. Innanzitutto perché Arisa interpreta la libertà con il suo stesso modo di essere artista e poi perché in questo album si concede la possibilità di essere sensuale, sfrontata, intensa, leggera e di uscire dai suoi panni. La leggerezza di cui si veste l’intero disco non mortifica il suo contenuto, ma gli dà una forma inedita, imprevedibile, ironica.
Arisa ha dimostrato più volte di sapersi far prendere sul serio senza aver bisogno di appesantire quello che comunica attraverso le sue canzoni e questo, forse, è il suo più grande pregio: la sua musica non è pretenziosa, ha un contenuto interessante, mai banale o artificiale, senza rinunciare a un contenitore frizzante, brillante, pop. Una nuova Rosalba in città è un disco che non si trascina, godibile ed eterogeneo, formato da dodici piccoli capitoli che mettono in luce tutti i volti di Arisa e che rivelano il suo talento di interprete multiforme.
Questo è possibile perché Arisa riesce a essere credibile in qualsiasi veste: che canti un tormentone estivo o un brano d’autore, lei si cala perfettamente nella parte e dà, a ciò che canta, una forma specifica, personale, originale; Arisa merita un posto tra le grandi interpreti della canzone italiana perché sa fare il proprio mestiere, che è interpretare un concetto e offrirgli un punto di vista attraverso cui prendere forma.
A Sanremo avrebbe potuto avere vita più facile se avesse proposto l’intensa La domenica dell’anima, firmata da Dario Faini e Diego Mancino, oppure un brano d’autore come Ne vale la pena, con le sapienti parole di Niccolò Agliardi. Ma lei ha scelto Mi sento bene, che è uno slogan, un brano che racconta una nuova consapevolezza e parla di accettazione, di rinascita, di tutte le cose che capitano quando non ci si oppone al corso naturale della vita. Questo è un ottimo punto di partenza per raccontare la nuova Arisa che ha scelto di proporre un album colorato, immediato, dal sound elettronico, in cui canta il sesso (in Dove non batte il sole), l’amore per un’altra donna (in Gli amanti sono pazzi) e un brano dedicato alla comunità transessuale(Minigonna).
Insomma, Una nuova Rosalba in città non è un disco che racconta una nuova Arisa; o perlomeno non è nuova per chi conosce la sua attitudine alla libertà, alla leggerezza, al bisogno di non restare confinata in un ruolo. Ma racconta, a mio modo di vedere, l’Arisa di sempre, che continua a combattere le etichette per svincolarsi definitivamente da ogni marchio ed essere, una volta per tutte, un’artista libera, sincera, in armonia con quello che canta. Non è un album di rottura, non è forzatamente diverso; questo disco è l’ennesimo approdo di una cantante che non sa stare ferma e che, da qui, ripartirà presto.
Una nuova Rosalba in città è un album irripetibile proprio perché non capiterà più, come del resto lo sono tutti quelli che ha pubblicato finora. Arisa non è mai uguale a se stessa semplicemente perché si evolve e dunque non si riconosce pienamente in quel che è stata. Questo fa di lei un’artista che ha un grande rispetto per la musica, per il pop e per il suo pubblico; asseconda quel che è in un momento preciso, poi fa le valigie e migra verso altre mete. La musica, per Arisa, è un viaggio; ogni posto che scopre la arricchisce e la cambia, rivela parti di sé che non conosceva e tiene viva la curiosità e la voglia di non accontentarsi. Una nuova Rosalba in città è l’Arisa di sempre, che però non somiglia a quella di sempre e quindi anche stavolta ha fatto goal al Brasile.
Utente
8 febbraio, 2019
Boh, la Sugar mi sta deludendo sinceramente. Ma vedendola già alla 60 venerdì scorso non hanno pensato di aggiungere qualche instore magari? Vabbè che tutti gli album sanremesi stanno precipitando (tipo Federica 13-84), però non si stanno impegnando per nulla eh.
Preghiamo nel tormentone radiofonico Tam Tam
Utente
27 febbraio, 2018
Riccardo ha detto
Boh, la Sugar mi sta deludendo sinceramente. Ma vedendola già alla 60 venerdì scorso non hanno pensato di aggiungere qualche instore magari? Vabbè che tutti gli album sanremesi stanno precipitando (tipo Federica 13-84), però non si stanno impegnando per nulla eh.Preghiamo nel tormentone radiofonico Tam Tam
ma voi davvero credevate che la sugar potesse fare miracoli?
Utente
8 febbraio, 2019
François ha detto
ma voi davvero credevate che la sugar potesse fare miracoli?
non si tratta di fare miracoli, si tratta semplicemente di fare un numero dignitoso di instore che di questi tempi sono l'unica soluzione per vendere qualche disco.
loro ne hanno fissati 6 messi in croce mentre ad esempio Federica Carta ben 15 o la Tatangelo 12 e di fatti sono ancora in classifica
Utente
11 maggio, 2018
Non ci posso credere che sia già uscito dalla classifica
ammazza che Floppone!!!
stiamo comunque parlando di Arisa, mica di una cantante alle prime armi...possibile che il suo appeal sia precipitato in maniera così drastica?!?!
3 settimane in fimi le ha fatte Marco Carta e pensavo quello fosse uno dei flop più grandi negli anni recenti ma Arisa riesce a fare pure peggio non essendo entrata nemmeno in top 20 (se non sbaglio)
vabbè SONO SOTTO SHOCK (cit.Marini)
Utente
7 agosto, 2013
E' un flop tremendo, ma mica tanto clamoroso.
Ormai ogni anno le vendite dei cantanti perdono per strada un 40 x cento di copie. Anche Alessandra e Marco, per fare due nomi giovani, stanno vendendo migliaia di copie in meno rispetto agli ultimi album.
Arisa quanto aveva venduto con l'ultimo album? 4k copie? Adesso ne farà 2,5k.
Purtroppo o riesci a fare un sanremo da superprotagonista oppure le tue vendite non si spostano di nulla. Anche perchè l'ascoltatore occasionale ormai si fa un giro su spotify.
A me dispiace molto perchè l'album è magnifico, arisa è una delle voci più belle di sempre tra le donne italiane, e questa fine è ingoloriosa. Ma lei necessitava di un pezzo giusto per presentare il progetto. C'era la domenica dell'anima, oppure c'era Minidonna che avrebbe potuto avere l'effetto Sincerità. Mi Sento bene è un po' troppo difficile
Utente
8 febbraio, 2019
"Mi sento bene" ha fatto la sua buona figura in radio (è forse stato il suo più forte successo radiofonico da "Controvento") e in streaming (2m di streams su Spotify superati e quasi 4 su YouTube), oramai sta calando e direi che si può cominciare a parlare di secondo singolo.
Devono scegliere bene perché c'è in ballo il destino di un bellissimo disco che rischia di passare inosservato.
Io andrei per "Tam Tam", continuo a pensare che abbia un potenziale radiofonico altissimo.
Secondo voi quale sceglieranno?
Utente
24 agosto, 2015
Riccardo ha detto
"Mi sento bene" ha fatto la sua buona figura in radio (è forse stato il suo più forte successo radiofonico da "Controvento") e in streaming (2m di streams su Spotify superati e quasi 4 su YouTube), oramai sta calando e direi che si può cominciare a parlare di secondo singolo.Devono scegliere bene perché c'è in ballo il destino di un bellissimo disco che rischia di passare inosservato.
Io andrei per "Tam Tam", continuo a pensare che abbia un potenziale radiofonico altissimo.
Secondo voi quale sceglieranno?
A me disse che appunto stava pensando a TT.
Ma temo ci voglia un miracolo per salvare questo bellissimo disco.
Utente
25 novembre, 2017
Riccardo ha detto
"Mi sento bene" ha fatto la sua buona figura in radio (è forse stato il suo più forte successo radiofonico da "Controvento") e in streaming (2m di streams su Spotify superati e quasi 4 su YouTube), oramai sta calando e direi che si può cominciare a parlare di secondo singolo.Devono scegliere bene perché c'è in ballo il destino di un bellissimo disco che rischia di passare inosservato.
Io andrei per "Tam Tam", continuo a pensare che abbia un potenziale radiofonico altissimo.
Secondo voi quale sceglieranno?
Io lo dico da quando è uscito che per salvare il salvabile devono puntare su Tam tam: bel ritmo e ritornello martellante. Minigonna devono lasciarla perdere perché è troppo particolare e poco comprensibile dall'ascoltatore che la sente in radio.
La domenica dell'anima sarebbe perfetta ma non è il periodo giusto!
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