Che dire? Ha un hamburger in copertina e ci ho messo un attimo a digerirlo. E, proprio come un hamburger, trovo quest'album piuttosto piacione: un bel mix di ingredienti saporiti, grassi, golosi, che si sposano insieme a ogni morso e che ti esplodono in bocca.

In questo, credo di ritrovare quanto diceva @smiley quando uscì il singolo e cioè il desiderio da parte di Coez di presentare al GP che l'ha conosciuto da poco un disco che possa piacere un po' a tutti. Come un hamburger, appunto. Ma, nel frattempo, anche i neofiti hanno avuto il tempo di recuperare gli anni persi e andare ad ascoltare quegli album, quelle canzoni che invece io ho ormai consumato. Ed ecco che, per strizzare l'occhio anche a loro, anche a noi, ci sbatte dentro dei new classics come Catene, Domenica e La tua canzone. Hamburger sì, ma gourmet.

Mancano giusto le patatine: uno sfizio, un peccato di gola, un paio di brani che, con un pizzico di sale sperimentazione avrebbero dato al progetto un sapore più intenso. 

Personalmente, mi ha toccato molto Fuori di me, sia a livello personale sia perché ritrovo quel Coez sincerissimo di alcuni suoi brani degli esordi e di alcuni pezzi di Non erano fiori. Non riesco invece proprio a mandare giù Vai con Dio, quasi vascorossiana ma inutile e apparentemente priva di significato. «A me più dei gelati m’ingrassa il vino» già culto.