Utente
11 novembre, 2015
Posto qualche recensione:
Un fiore contro il diluvio è un altra canzone che alza l’asticella e vale l’ascolto di un album davvero notevole.
Non serve andare dall'altra parte dell'oceano e lavorare con i produttori e i musicisti di tendenza, per fare un gran disco.
Stavolta ha fatto tutto da sé. Non è andato dall'altra parte dell'oceano a registrare con produttori e musicisti di tendenza, quelli che si trovano ormai in quasi tutti i dischi pop italiani, che infatti suonano allo stesso modo. Si è chiuso nel suo di studio, a Milano. Con i suoi musicisti. E ha fatto il disco che voleva fare da tempo. A 32 anni...Marco Mengoni pubblica un album che rende giustizia al suo talento.
Intanto è tutto registrato dal vivo o quasi, praticamente in presa diretta, roba che ormai chi se la ricorda più. E poi è un disco passionale, strutturato, drasticamente in controtendenza rispetto all'usa e getta di tanto pop che gira intorno. «Non è stato facile», dice Marco Mengoni descrivendo Materia (Terra) che inizia oggi la sua avventura portandosi dietro tanta attesa ma pure tanti cambiamenti. Lo ha presentato l'altra sera alla vecchia maniera, ossia cantando dal vivo in un luogo nascosto in centro a Milano, una sorta di «speakeasy» con nove musicisti e musica fatta di materia e sudore. Lui, totalmente vestito di bianco come un crooner, i pantaloni a zampa di elefante come si conviene a chi si avvolge di soul e gospel e blues, ha cantato tanti brani nuovi del disco con una voce due passi avanti rispetto al solito. Più matura. Ancora meno barocca.
...
Insomma è un Mengoni 2.0. Un artista che ha la forza e il coraggio di confrontarsi con le proprie influenze («Ho sempre ascoltato soul e musica americana, ma anche Lennon e McCartney») e di trasformarle in un disco così intenso da accogliere anche gli ospiti (Madame in Mi fiderò e Gazzelle in Il meno possibile) senza perdere omogeneità.
...Insomma, Materia (Terra) sorprende perché non vuole sorprendere, perché è spontaneo ma non irruente, perché trasmette il profumo e l'odore della musica come i più esperti hanno già respirato e i più giovani magari ancora no. E sarà una sfida riproporre queste canzoni negli stadi, visto che sarà a San Siro di Milano il 19 giugno e all'Olimpico di Roma il 22.
«Quando canto sento di essere meno angosciato, di soffrire meno», spiega. E l'altra sera, in quella piccola sala in centro a Milano, ha confermato di avere voce e ormai anche repertorio per salire ancora più su.
Voto all’album: 8/9
Già da un primo ascolto, a notte inoltrata, si evince la potenza di questo album, la voglia di verità che trasuda da questi testi, l’ascolto di Materia (Terra) è un vero percorso terapeutico, un’immersione totale in quelle emozioni dal quale spesso fuggiamo, si esalta l’empatia, l’emozione per eccellenza, la voglia di innamorarsi, si tratta l’argomento della fiducia nei rapporti, in un mondo in cui i rapporti non sono mai stati così precari. E’ disarmante il modo in cui Marco riesca a trasformare in parole e metafore, sensazioni ed emozioni che tutti abbiamo provato nella vita, chi prima e chi poi. Un album coraggioso, diverso, forse inaspettato, tuttavia straordinariamente potente e centrato, questo grazie anche alla varietà di produttori e di autori che hanno accompagnato Marco in questo percorso, permettendogli di muoversi all’interno degli stili, di mettere a servizio di nuove sonorità la sua voce. Marco in questo album, come in modo più centellinato aveva fatto nei precedenti dischi, ci dona qualcosa di suo, di assolutamente personale, racconta gli altri tramite se stesso, un processo assolutamente altruistico, in quanto ci affida un pezzo di sé, un pezzo della sua esperienza, con il fine di aiutarci a superare degli ostacoli che ci troviamo di fronte tutti i giorni. Non si può, a parer mio, definire come il miglior album di Marco per il semplice fatto che è molto diverso dagli altri, e ognuno di essi è un percorso, una tappa di un incredibile viaggio in cui ci ha condotto il cantautore negli anni. Terra è nascita, evoluzione, movimento ed è un punto d’appoggio sicuro, da cui Marco può fare leva per continuare a crescere e sicuramente questo primo capitolo della trilogia è un gustosissimo antipasto di quello che sarà.
Ambizione artistica, crescita personale, omaggio delle proprie radici all'insegna della #BlackMusic. Per @mengonimarco il nuovo album #MATERIATERRA è un deciso passo in avanti.
Una cosa di certo non si può dire di Marco Mengoni, ed è che difetti di ambizione. Ambizione nel senso migliore del termine. Non una voglia di raccogliere sterili numeri ma piuttosto quella di alzare sempre di più l'asticella nel proprio percorso artistico, per fare di ogni passo una crescita. In un momento storico in cui qualcuno arriva a dire che gli album sono un formato superato, che ormai ha senso solo il singolo da piazzare in questa o quella playlist, lui torna al suo pubblico con un progetto che di album ne prevede addirittura tre.
...D'altro canto basta dare un'occhiata ai dvd sparsi nel suo studio personale milanese in cui ci ha accolti per un ascolto e una chiacchierata per capire quali sono le radici di Mengoni: da Michael Jackson agli Earth, Wind & Fire, è un lungo elenco di artisti che coprono tutte le sfumature della black music. E in quello stesso studio, nei lunghi mesi di stop per la pandemia, si è chiuso per realizzare le nuove canzoni. "Tutte le preproduzioni sono state fatte in studio con i musicisti con cui suono da 15 anni - sottolinea -. E' stato tutto suonato e quello che è arrivato in mano ai produttori era già molto chiaro. I vari produttori hanno messo l'ultima pennellata". Che in alcuni casi è stata molto fedele all'anima delle canzoni...
Per lanciare il disco il cantautore ha organizzato tre serate in uno speakeasy, riprendendo la tradizione dei locali segreti in cui durante gli anni del proibizionismo si potevano bere alcolici. In questo caso la protagonista era la musica, con lui impegnato a suonare tutto l'album dall'inizio alla fine con una band di nove elementi ad alto tasso soul: una performance live in cui le canzoni sono uscite ancora più calde, concrete e materiche, riportate alla loro essenza più pura. Di un disco che comunque è un deciso cambio di passo nella visione di Mengoni, da sempre molto autocritico sul proprio operato. Non questa volta: "Non so se è bello o brutto, perfetto o imperfetto, ma è giusto. È quello che volevo. In questi due anni non ho perso nessun pezzo ma è entrato tutto quello che voleva entrare".
Scena 1. Marco Mengoni è su un palco nel sotterraneo di un palazzo in zona porta Romana trasformato in speakeasy, quei locali segreti dove si accede solo con parola d’ordine («Mi manda Maurizio», che poi è il nome del papà del cantautore). Per due serate, mercoledì e giovedì, Marco ha presentato con una band di nove elementi il suo nuovo progetto «Materia», tre album che verranno pubblicati nel giro di un anno con il primo, «Terra», fuori venerdì 3 dicembre. «È un disco tutto suonato, come quelli di una volta, e dopo mesi senza condivisione di musica ho pensato di presentarlo in versione live», commenta, di bianco vestito in contrasto con la musica black del disco, dal centro della sala.
Scena 2. Mengoni è seduto alla consolle del suo studio di registrazione a Milano. Schiaccia play e fa partire le nuove canzoni e le commenta. Durante «Proibito» chiude gli occhi, si raccoglie, si lascia attraversare dalla forza del testo.
Vorrei, a questo punto, che tutti gli artisti (beh, insomma, quelli con maggior spessore ecco) facessero gli ascolti in studio come in questo caso, sviscerando i brani. Quanti racconti bellissimi ne nascerebbero
Canzone triste. Spoiler di un album bellissimo che esce venerdì (E che stasera risuona a Milano)
Silvia Gianatti - Cosmopolitan
Materia (Terra), il soul coraggioso di Marco Mengoni
4 Dicembre 2021 di Paolo Morati
Finalmente. Avevamo perso le speranze. Eppure anche in quest’epoca fatta di omologazioni da playlist (sconfortanti a questo proposito le classifiche annuali di Spotify) possono uscire sul mercato mainstream dischi fatti con i sacri crismi, capaci di discostarsi da un andazzo preoccupante. Stiamo parlando di Materia (Terra), primo capitolo di una trilogia che Marco Mengoni, una delle poche vere voci di talento uscite dai talent (appunto), ha appena pubblicato.
Un album che ha alle sue basi, compresi due brevi appunti sonori verso il finale, una chiara radice soul con innesti di R&B, un sound vero, cori gospel, con gli autori (compreso lo stesso Mengoni) che sembrano aver imparato bene la lezione dei maestri del genere, senza inventarsi nulla ma valorizzando al meglio la vocalità del nostro su ritmi e arrangiamenti eterni. Questo lo si era ben capito dal singolo Cambia un uomo, che faceva ben sperare per le nostre orecchie, ed è così che è stato. La strada tracciata prosegue con Una canzone triste (che triste in realtà non è) e Il meno possibile, quest’ultima con il contributo di Gazzelle. E già qui, dopo i primi tre brani, abbiamo capito il pensiero del progetto, di spessore.
Spessore confermato da In due minuti, con un crescendo finale di cori, e Mi fiderò che vede la voce di Mengoni appena sporcata per allinearsi al duetto con Madame, brava qui nel dimostrarci che l’auto-tune (o meglio, vocoder), che noi non amiamo per l’uso smodato e gratuito che se ne fa oggi, se ben dosato può avere anche un suo perché. Quindi arriva l’electro pop di Ma stasera, in circolazione da questa estate, di fatto un capitolo a sé rispetto all’insieme dell’album, mentre dopo brani più intimi come il dialogo sull’amore tra due uomini di Proibito e il potente ensemble di organo, piano, fiati nell’invocazione di Luce arriva il degno finale di Un fiore contro il diluvio.
Che dire? Bel lavoro Materia (Terra), che non fa saltare traccia, con storie di rapporti tra persone ed esperienze intense, coraggioso da far uscire in un periodo storico fatto di singoli fatti con lo stampino e di storie truci più o meno sincere. E il verso “dimmi di riprovare ma non di rinunciare”, con cui si apre, sembra appunto un’invocazione al far ciò che è nelle proprie corde. Artistiche e non solo.
Perché secondo me #MateriaTerra di @mengonimarco è uno dei dischi più belli del 2021?
Mi sono preso un po’ di tempo per ascoltare #MateriaTerra, il nuovo album di @mengonimarcoofficial. Mi sono preso un po’ di tempo per avvicinarmi alle canzoni. Per codificare tutto quello che, a dir la verità, già dal primo ascolto mi stavano raccontando. E ora posso dire senza problemi che lo considero come uno dei dischi più belli che siano usciti nel 2021.
L’esplorazione soul, blues e gospel di Mengoni è stata sinonimo di un riappropriarsi del valore delle sue radici. È stata il pretesto per guardarsi allo specchio, oggi, ma senza scordare ciò che del suo passato sta ancora scorrendo nelle sue vene. A volte guardarsi indietro significa fossilizzarsi su ciò che è stato, scoprirsi inermi di fronte a cose che vorremmo fossero andate in un altro modo. A volte, però, è un darsi il permesso di poter pensare al futuro senza però sentirci soli, slegati da un mondo che ci ha accolto, distrutto, maledetto e amato.
Le canzoni di “Materia (Terra)” sono un luogo fisico dove poter entrare. Così come siamo. E nel quale poterci immedesimare. Ci sono la voglia di perdonarsi di #CambiaUnUomo e il bisogno di non farci fermare dagli ostacoli di #UnaCanzoneTriste. Ci sono la difficoltà del distacco ne #IlMenoPossibile (una piacevole scoperta la presenza di @gazzelle__) e l’importanza di una fiducia che possa andare oltre alle parole in #MiFiderò (anche qui feat super azzeccato con @sonolamadame). Tra le mie preferite, poi, c’è #Proibito che riesce a toglierci dalla testa una visione edulcorata dell’amore e ci sbatte in faccia la caducità - anche rassicurante, paradossalmente - di tante relazioni. E infine ci sono le carezze di #Luce e #UnFioreControIlDiluvio.
Ho avuto la fortuna di ascoltare questo album dal vivo poche sere fa, durante la presentazione stampa. Ascoltare l’esito della forte presa di consapevolezza dei suoi rapporti significa poter entrare nel suo mondo e potersi accorgere che la vita degli altri ci parla profondamente. E può anche farci commuovere. Come fosse la terra, la materia, che da sempre ha sostenuto i nostri passi.
Utente
11 novembre, 2015
A primo ascolto si potrebbe pensare che “Materia (Terra)”, il nuovo disco di Marco Mengoni, possa rappresentare una svolta nella sua carriera, ma sarebbe ingeneroso. Non solo perché anche i precedenti album di Mengoni erano degli ottimi lavori, ma perché si rischierebbe di porre in secondo piano il suo sviluppo, quasi come se il davvero ottimo “Materia (Terra)” fosse un colpo di fortuna.
Non è affatto così: Mengoni riesce in un’impresa straordinaria, specie per chi è così tanto amato dal pubblico, forte non solo del debutto accelerato da X-Factor (anno domini 2009, discograficamente parlando ormai pura preistoria), o della vittoria al Festival di Sanremo che quel successo ha consacrato dinanzi all’Italia tutta, ma di una continua e riuscitissima maturazione, che è la cosa più complessa per qualsiasi artista.Per riuscirci serve concentrazione e lavoro, si, ma soprattutto è necessaria la capacità, ammettiamolo, quasi extraterrestre, specie in un’era all’insegna di un cieco ed affannoso inseguimento di una popolarità quasi sempre gratuita, di non ubriacarsi di se stessi, non accontentarsi dei risultati raggiunti, anche quando sono evidentemente spettacolari, quelli di Mengoni nello specifico sono veri e propri fuochi d’artificio. La ricerca musicale parte da lì, da un amore autentico per la materia prima del proprio mestiere: la musica, in faccia a chiunque ti pretenda piegato al mercato, radiofonico fino al midollo, in copertina a tutti i costi.
Intendiamoci, “Materia (Terra)” in classifica ci finirà, i due singoli che hanno anticipato l’uscita di questa prima parte di quella che sarà una trilogia hanno già riscosso il dovuto seguito; ma sarebbe bello che anche il largo pubblico cogliesse le sfumature di questa suddetta maturazione dell’artista.
La musica serve principalmente a dispensare emozioni, d’accordo, che si faccia parte della categoria “addetti ai lavori” o meno, il meccanismo, nel bene e nel male, è semplice e si può ridurre alla ricerca di semplicissimo sano benessere; ma è importante distinguere l’amore dalle sveltine, esattamente come è importante nella nostra vita di tutti i giorni.
Marco Mengoni in questo disco, con una lucidità assoluta, una precisione chirurgica e un’idea chiara, esplora ogni singolo spigolo della propria sincera passione; dentro ci trovate il soul americano, rimasticato con suoni orchestrali e un’interpretazione dei brani non solo emozionante, che gioca su ogni singola minuscola sfumatura del timbro unico della voce di Mengoni, ma anche estremamente nitida.
Arriva tutto quello che deve arrivare: il cantautore affronta se stesso, si tratta quasi di un personalissimo studio dell’anatomia della propria anima di artista e di uomo; partendo dal proprio passato, dalle proprie radici, quindi la terra, capire forse il meccanismo che l’ha portato a germogliare in questo e non in un altro modo, la voglia, no, la necessità, di isolare il vociare fisiologico attorno alla propria figura di star, per avere il coraggio di colpire di fioretto proprio al centro delle proprie origini, dove solitamente fa più male, ciò che vogliamo proteggere quando alziamo la guardia.
Per farlo Mengoni fa tutto meno che lasciare il mondo fuori dalla porta, anzi, si fa accompagnare in questo percorso di autocoscienza da compagni di viaggio che, come Dante nella “Divina Commedia”, possono stargli accanto in un segmento musicale che è sempre ben definito: Purple Disco Machine, al banco regia di “Ma stasera”, trova la chiave di svolta per accelerare i battiti, Gazzelle in “Il meno possibile” fa atterrare il brano in strada, sull’asfalto, bilanciando così il naturale impulso all’etereo quando ce la raccontiamo tra di noi; con Madame, in “Mi fiderò”, Mengoni invece se la spassa, si lascia contagiare dalla brillantezza delle sfumature di colori che la giovanissima rapper è in grado di proporre: rap con una voce dalle tonalità vagamente blues e la penna di un cantautore consumato. Senza dimenticarci di MACE e Venerus, che producono “Cambia un uomo”, che riescono straordinariamente a regalare al brano quell’atmosfera definitiva eppure eterea, distaccata come un esercizio di stile a cui manca solo l’inchino finale e le palette con tutti 10 eppure così incisiva.
E poi ancora Ceri, Taketo Gohara, B-Croma, EDD, un’orchestra di personalità del mondo della tecnica musicale che mettono a disposizione il proprio talento per raccontare quanto di più spirituale l’uomo si sia mai inventato: il passato, i milioni di metri quadri di universo che ci portiamo nel petto, quello straboccare scomposto di sentimenti che a loro piacimento annebbiano e smacchiano il nostro stare al mondo. “Materia (Terra)” è insomma un disco perfetto, non praticamente, sommariamente, parzialmente perfetto. Perfetto. Punto.
Ascoltarlo ti spedisce in un universo altro, un mondo a forma di canzone, dove tutto è musicale, dove le anime svolazzano sospinte dalle note, baciano le nuvole e gli raccontano delle profondità inaudite alle quali si può arrivare se solo, artisticamente, ci si mette in discussione e si lavora, tanto e bene, se si offre al pubblico qualcosa di onesto, poeticamente schietto, impermeabile alle burrasche del tempo.
Insomma, quel genere di musica alla quale serve giusto una IPA ghiacciata e uno sgabello, preferibilmente comodo e bello, per sorreggere il peso dei pensieri che quella musica susciterà, che sono spesso pesanti, se si possiede un minimo di decenza, ma necessari per ricordarci ciò che mai dovremmo dimenticare nei pantaloni della festa: la nostra unicità.
Ha avuto tutto inizio in una stanza. E in quella stanza Marco Mengoni è voluto tornare per raccontare l'ultimo album, Materia (sottotitolo Terra, perché è lì che si piantano le radici), il primo di tre. Un disco di cui si dice pienamente soddisfatto, e la bellezza sta anche in questo.
Quando ce l'ha fatto ascoltare per la prima volta, prima che fosse di tutti e prima che lo cantasse in uno speakeasy anni ‘30 accompagnato da una band di nove elementi, Mengoni si è seduto alla consolle del suo studio di registrazione di Milano. Ed emozionato ha premuto play, brano dopo brano. E se quel che vale per i libri - si leggono, non si raccontano - vale anche per gli album, il cantante non ha infranto la regola. Se non per aggiungere qualche parola. Quella che è venuta subito fuori, invece, è stata la commozione e la gratitudine.
È un album intimo, personale, in cui si mescolano le radici, la famiglia, il mondo musicale soul afroamericano. Istinto e ragione. «A differenza di Atlantico», spiega, «che era tutto un viaggio, qui sono andato nei meandri della mia psiche, ho intrapreso un percorso di perdono. Non sono mai stato leggero con me stesso, mi analizzo molto, sono iper critico». Alla fine Marco Mengoni ha assolto se stesso, ha trovato pace. Lo canta già nel primo singolo estratto: «Solo nel perdono cambia un uomo».
Stefani Saltalamacchia - Vanity Fair
Materia (Terra) è uno degli album più belli del 2021. Tra soul, gospel e blues a trionfare… è l’anima.
...Materia (Terra) abbraccia il gospel, l’R&B, il soul, tra ballad e pezzi più energici, dando vita ad un progetto forte, sincero, dal sapore di assoluta onestà ad apertura. Ogni traccia ha la sua assoluta ragione di essere, sottolineando ancora una volta la potenza dei virtuosismi della voce di Marco Mengoni, calda ed espressiva.
E’ uno dei migliori dischi dell’anno e la materia principale non è solamente il soul: è l’anima.
Devo dire che a distanza di un paio di giorni sono riuscita finalmente a sentirlo in macchina la sera e me lo sono proprio goduto.
Sicuramente troverà un modo di rendere giustizia a questi pezzi negli stadi, sono assolutamente sicura perché ci sta già lavorando da tempo.
Però sono altrettanto sicura che non si fermerà lì, ha sempre fatto più tour, quindi secondo me se le condizioni continueranno a permetterlo, l'anno prossimo farà un tour più intimo.
In effetti per questo album un tour teatrale o nei club sarebbe perfetto.
4 ottobre, 2019
Aggiungo un bellissimo articolo di Rockol I 30 anni sacri e terreni di Marco Mengoni
Mi sembrano che le recensioni siano molto positive, in generale io credo che già Atlantico fosse un signor album e questa sia solo una conferma.
Qualcuno ha scritto che sia riuscito a togliersi tutto il barocco e gli artifici vocali e secondo me è proprio vero. Aveva una voce bellissima ma ha lavorato veramente tanto e il controllo che ha ora è fuori dal comune. A tal proposito ricordiamo gli inizi...
Utente
11 novembre, 2015
misni ha detto
Aggiungo un bellissimo articolo di Rockol I 30 anni sacri e terreni di Marco MengoniMi sembrano che le recensioni siano molto positive, in generale io credo che già Atlantico fosse un signor album e questa sia solo una conferma.
Qualcuno ha scritto che sia riuscito a togliersi tutto il barocco e gli artifici vocali e secondo me è proprio vero. Aveva una voce bellissima ma ha lavorato veramente tanto e il controllo che ha ora è fuori dal comune. A tal proposito ricordiamo gli inizi...
Ho adorato questa parte:
-D’altronde, in due anni cambia tutto: è cambiato il mondo, siamo cambiati noi, gli altri. Sono cambiate le idee, Cambia Un Uomo, e cambia anche Marco Mengoni.-
Sì le recensioni sono stupende, veramente. Ma se le merita perché oggettivamente è un lavorone.
La voce è vero è ancora più bella, più matura, calda.
Utente
11 novembre, 2015
Qui c'è una bellissima analisi che trovo molto esaustiva sull'album e sul progetto, di Basilio Petruzza
Marco Mengoni, la “Materia” di cui è fatto un uomo che non ha paura del cambiamento
Basilio Petruzza
Marco Mengoni è un talento e ha un talento. Non è esattamente la stessa cosa. È predisposto naturalmente alla musica e ha un mezzo che gli permette di esprimersi compiutamente. Un mezzo che, col tempo, si è strutturato, intensificato, fino a diventare la materia prima della sua espressione artistica.Non parlo della sua voce, che usa con abilità e mai in modo prevedibile, ma della sua personalità, che – a dispetto della fretta con cui tutto accade – si è presa il tempo per centrarsi, maturare e imparare a restare fedele al cambiamento. La personalità di Marco Mengoni si è definita, ma resta in tensione, è curiosa, vigile, accogliente, quindi la sua materia è impattante, imprevedibile ma riconoscibile
È lui, ma senza restare incasellato in una definizione: in altre parole, è pop, nell’accezione più esatta del termine (e del genere). Mengoni è un artista che scrive e canta canzoni che hanno una forma pop, ma che abbracciano terre, tempi, sguardi, sensazioni, umori diversi. Si contamina, non ha l’abitudine di essere una cosa soltanto, ogni tassello che aggiunge allarga il quadro, non lo completa, ne allunga la prospettiva.
Ad oggi, è uno dei migliori rappresentanti del genere pop, perché la sua produzione ha uno spessore, con buona pace di chi guarda ancora con sospetto gli artisti che provengono dalla televisione, fanno pop e hanno una cura scrupolosa di ogni elemento che “arreda” le canzoni. Il pop, del resto, è la combinazione perfetta di forma e contenuto, di intimità e spettacolarità, di contemporaneità e lungimiranza. E tutto questo Marco Mengoni lo sa bene.
Materia (Terra), il nuovo disco di Marco Mengoni: il corpo e l’anima
E veniamo a Materia (Terra), il suo nuovo disco, che segue Atlantico, un album riuscito sotto ogni punto di vista. Materia, va detto subito, non somiglia al suo predecessore, ma dal suo precursore ha imparato il coraggio e la combinazione di toni, sentimenti, verità.
Se Atlantico era un viaggio attraverso l’oceano, Materia è fatto in casa, nasce dentro le quattro mura di un sentimento, e da dentro lascia esplodere verità intime, fertili, concrete. Tutte le verità di un adulto consapevole, che ha imparato che «solo nel perdono cambia un uomo».
Se in Atlantico c’erano le due anime musicali di Marco Mengoni, quella elettronica e quella dal sapore latino, in una spiazzante ma complementare commistione di suoni e generi, Materia (Terra) vira più coerentemente verso il soul, con sprazzi di R&B e cori gospel.
Ma il contrastoc’è ancora, è più che mai vivo, perché la materia di Mengoni ha il pregio di non lasciarsi qualificare da una sola definizione: nel disco, infatti, esiste una narrazione concreta, corporea, emotiva, ma esiste anche un racconto poetico, simbolico, sospeso. C’è la vita e c’è la sua metafora, l’amore carnale e la sua rappresentazione spirituale. Quindi la scrittura di Materia (Terra) è su due livelli, ognuno dei quali mette in luce una verità.
Le canzoni di Materia (Terra), un disco che parla due lingue
Non a caso, il disco si apre e si chiude con due brani che ben sintetizzano questa opposizione. Il primo pezzo è Cambia un uomo, una storia di autodeterminazione, crescita, cambiamento: è il racconto di una coppia che si trova di fronte a un bivio, che deve imparare a riconoscersi e decidere se scegliersi ancora.
È un amore che non è finito, ma che è cambiato, come ogni cosa che subisce l’usura del tempo, delle consapevolezze che arrivano senza essere precedute da un monito. L’amore cambia forma, i suoi protagonisti se ne accorgono ma non sanno come restare né come andarsene: abbandonare il campo significa rinunciare, ma per rimanere serve essere insieme, nello stesso presente, di fronte allo stesso bivio.
Cambia un uomo è concreta, diretta, senza vaneggiamenti: «Ridi mentre penso a quali nomi dare ai nostri figli», canta Mengoni, «Vedi, potremmo essere questi, però invece ancora scherzi».
A chiusura del disco, invece, c’è Un fiore contro il diluvio, che sin dal titolo dimostra di parlare un’altra lingua, quella dei sensi, dei simboli, delle sensazioni. Un fiore contro il diluvio è un’immagine di fragilità, di impotenza, di dolore, ma anche di coraggio, che forse è solo incoscienza, ma poco importa: è il racconto di un’intimità messa a nudo.
«E allora sarà per sempre, ma considerando che niente dura in eterno, ci riempiremo di spalle per sembrare forti, ballando ma fuori tempo», così canta Mengoni.
In definitiva…
Ecco, Materia (Terra) parla due lingue, ma riesce a farsi capire da chiunque voglia conoscere la storia di un ragazzo diventato uomo, a fuoco ma in costruzione, pronto a osservare l’aspetto che assume la vita dopo una crepa. Marco Mengoni non ostacola l’evoluzione delle cose, anzi, ne è parte, dapprima si lascia travolgere, poi ne diventa narratore.
E così i suoi dischi sono intensi, mai mediocri, stratificati, ma senza perdere la loro struttura pop(olare). Inoltre Materia (Terra), che è il primo album di una trilogia, è un disco suonato, cosa molto rara di questi tempi, e raccoglie le penne di molti giovani autori che hanno saputo cucire su Mengoni un abito raffinatissimo e non convenzionale, dal gusto elegante ma non inaccessibile.
Materia è l’uomo, il suo corpo e la sua anima, il suo presente e la sua memoria, la sua casa e le sue incertezze. È la vita che vive e quella che vive sospesa da terra. È una storia che finisce con i puntini di sospensione, perché si scrive poco per volta e ogni volta accende i riflettori su una verità da indagare e rivelare.
Utente
20 maggio, 2019
Seguo Marco da anni e devo dire che non mi era mai capitato di ascoltare così in loop un suo album. Anche quando l'album mi piaceva tantissimo e non saltavo quasi nulla, come Atlantico. Questo però è come fosse un appuntamento, un confortante incontro di mezz'ora in musica. Non ho neppure una preferita, tutt'al più delle meno preferite, tutto scorre con una soddisfazione quasi fisica, come un buon pranzo che dà godimento e alla fine però ti lascia ancora appetito. Mi mette il desiderio di ascoltare al più presto i prossimi capitoli della trilogia e mi chiedo quali saranno i nmondi musicali intorno ai quali verteranno.
Utente
11 novembre, 2015
misni ha detto
Mi fideró alla numero 2 delle tendenze di youtube e sta andando bene su itunes. Fatica su spotify. Secondo me presanremo la fanno uscire...
Spero proprio di sì perché anche il visual video su youtube ha quasi 600.000 visualizzazioni, non è neanche una settimana ed è anche molto ascoltato sulle piattaforme.
Sarebbe un peccato non farla uscire, e soprattutto non farla uscire presto.
Utente
21 maggio, 2021
GuSpe ha detto
Spero proprio di sì perché anche il visual video su youtube ha quasi 600.000 visualizzazioni, non è neanche una settimana ed è anche molto ascoltato sulle piattaforme.
Sarebbe un peccato non farla uscire, e soprattutto non farla uscire presto.
Ci spero tantissimo anche io, Mi Fiderò è davvero una delle chicche del disco, radiofonica ed incredibilmente profonda e piena di significato allo stesso tempo! Mi è salita molto con gli ascolti negli ultimi giorni
4 ottobre, 2019
Dipende da Madame secondo me, ha già fuori 2 featuring.
Ecco Recensiamo musica:
Marco Mengoni – Materia (Terra): Mengoni raggiunge finalmente l’apice del suo percorso di maturazione artistica e personale. Questa prima parte del progetto scorre liscia, tra passione, emozioni e sentimento. Alcuni brani sono sia classici che moderni risultando perfetti anche per un eventuale Sanremo. I featuring con Gazzelle e Madame riescono ad amalgamarsi perfettamente nel mood del disco. Un’opera d’arte di cui sentiremo parlare anche tra tanti anni.
Utente
11 novembre, 2015
misni ha detto
Dipende da Madame secondo me, ha già fuori 2 featuring.
Ecco Recensiamo musica:
Marco Mengoni – Materia (Terra): Mengoni raggiunge finalmente l’apice del suo percorso di maturazione artistica e personale. Questa prima parte del progetto scorre liscia, tra passione, emozioni e sentimento. Alcuni brani sono sia classici che moderni risultando perfetti anche per un eventuale Sanremo. I featuring con Gazzelle e Madame riescono ad amalgamarsi perfettamente nel mood del disco. Un’opera d’arte di cui sentiremo parlare anche tra tanti anni.
No vabbeh :
Top & Flop, settimana 49 del 2021: Marco Mengoni sublime
in effetti bello bello, lo sto amando molto lo sto ascoltando tantissimo
Utente
20 maggio, 2019
Goingtosleep ha detto
GuSpe ha detto
Spero proprio di sì perché anche il visual video su youtube ha quasi 600.000 visualizzazioni, non è neanche una settimana ed è anche molto ascoltato sulle piattaforme.
Sarebbe un peccato non farla uscire, e soprattutto non farla uscire presto.
Ci spero tantissimo anche io, Mi Fiderò è davvero una delle chicche del disco, radiofonica ed incredibilmente profonda e piena di significato allo stesso tempo! Mi è salita molto con gli ascolti negli ultimi giorni
Goingtosleep ha detto
GuSpe ha detto
Spero proprio di sì perché anche il visual video su youtube ha quasi 600.000 visualizzazioni, non è neanche una settimana ed è anche molto ascoltato sulle piattaforme.
Sarebbe un peccato non farla uscire, e soprattutto non farla uscire presto.
Ci spero tantissimo anche io, Mi Fiderò è davvero una delle chicche del disco, radiofonica ed incredibilmente profonda e piena di significato allo stesso tempo! Mi è salita molto con gli ascolti negli ultimi giorni
Sì, devo dire che anche io inizialmente la mettevo fra le mie meno preferite, ma con gli ascolti è salita e si è messa al pari con le altre. Non riesco davvero a fare una classifica: il disco è come una collana di perle, senza un ciondolo che spicchi sugli altri elementi, è bello nel suo complesso. Ma stasera fa da fermaglio. 😀
4 ottobre, 2019
Finalmente iniziamo a cantare live: Cambia un uomo ad Amici. Bravissimo come sempre.
Effetto dell'ospitata, l'album ritorna primo su itunes.
Utente
20 maggio, 2019
Marco dal vivo riesce sempre nella doppia impresa di cantare alla perfezione, "come sul disco", ma di risultare ancora più emozionante. Applausi.
https://www.wittytv.it/amici/marco-mengoni-cambia-un-uomo-12-dicembre/
Utente
24 marzo, 2014
misni ha detto
Verissimo, speriamo faccia altre apparizioni in Tv perchè è un piacere.
Spero che per lui le vendite vadano bene, ipotizzano massimo sulle 13.000 copie quindi bassino per i suoi standard. Il lavoro che ha fatto merita tantissimo.
Ma figuriamoci, avrà fatto almeno 20.000 copie. Sarà oro settimana prossima, vedrete.
Tra l'altro ha fatto anche promozione massiccia in tv, l'ho visto parecchio in giro (persino a 8 e mezzo ahah).
4 ottobre, 2019
matteo.m ha detto
Ma figuriamoci, avrà fatto almeno 20.000 copie. Sarà oro settimana prossima, vedrete.
Tra l'altro ha fatto anche promozione massiccia in tv, l'ho visto parecchio in giro (persino a 8 e mezzo ahah).
Mah, vorrebbe dire che Marra sta facendo numeri stratosferici. Questa settimana mi sembra che Mengoni sia per il momento primo ovunque con il fisico ma la vetta andrà comunque a Guè che nello streaming sta andando fortissimo. E' proprio cambiato il modo di usufruire della musica.
Utente
20 maggio, 2019
L'album ha raggiunto le 25.000 copie, purtroppo non in tempo per venerdì scorso.
Ma si può comunque festeggiare a Natale 🙂
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