Utente
30 aprile, 2020
Ho recuperato l'intero album e devo dire che, a dispetto della title track ascoltata in precedenza come primo singolo, in questo nuovo progetto qualche eco del “glorioso” passato del Reverendo sono riuscita a ritrovarlo. Commento brevemente le singole tracce.
Red black and blue lo trovo un buon incipit per questo progetto, svolge discretamente bene la sua funzione di detonatore.
Non mi soffermo più di tanto sulla, a mio avviso, poco convincente We are chaos e Don’t chase the dead, che considero un light rock gradevole da ascoltare ma che, tutto sommato, scorre senza lasciarmi un particolare retrogusto.
Ascoltando Paint you with my love, a primo impatto la stavo liquidando come una ballad evitabile, tra l’altro impoverita dalla presenza sporadica di un fastidioso coretto. Fortunatamente ho resistito alla tentazione di skippare il resto del brano, perché a circa 2:30 un twist improvviso fa crollare la maschera, rivelando il vero volto. Da 3:20 sono in adorazione. Lo zucchero si tramuta in acido e questa metamorfosi restituisce un senso all’intera traccia.
A metà album, arriva Half-Way & One Step Forward introdotta da un giro di piano che accompagnerà l’intera evoluzione del brano e sostenuto da un pattern di batteria ben in evidenza, incastonando il tutto in un’atmosfera ovattata e malinconica. È una ballad avvolgente, e pur non presentando chissà quali elementi originali, presenta una formula che mi affascina. Non mi è difficile immaginare questo brano interpretato da Lana Del Rey.
Infinite Darkness è un altro dei miei brani preferiti dell’album. Il connubio tra strofe in cui la voce sensuale si appoggia su cupi arrangiamenti minimal e incisi esplosivi, in un susseguirsi di stop&go, costituisce un'alchimia che ho sempre trovato efficace nella discografia del buon Brian.
Perfume e Keep my head together mantengono alto il livello di energia e si ascoltano più che volentieri.
È tempo di bilanci e Solve coagula esprime un Manson a suo modo introspettivo.
Il compito di chiudere l'album spetta a una ballad che, pur non raggiungendo i livelli, ad esempio, di una Coma White, trovo sufficientemente incisiva per non scorrere via lasciando indifferenti. Gli ultimi istanti del lavoro, versi e musica, mi lasciano con una sensazione di nostalgico nichilismo che apprezzo.
In definitiva, tenendo ben presente la consapevolezza che l'era dei capolavori contenuti in Antichrist Superstar e Mechanical Animals è passata e che la forza corrosiva di quegli album, con cui all'epoca vomitò in faccia alla società il marciume di cui si alimentava (e, aggiungerei, spesso si alimenta tutt'ora) sepolto sotto una coperta di diffusa ipocrisia, si è ormai dissolta, trovo che questo nuovo lavoro offra diversi ascolti se non memorabili, comunque ancora in grado di offrire diversi spunti interessanti.
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