Game Ranking Winner 2021/2022
Utente
30 novembre, 2019
Folklore mi trasmette pace, leggerezza, malinconia, conforto. Trovo sia uno sfogo creativo da parte di Taylor, che non si pone l'obiettivo di scalare a tutti i costi le classifiche mondiali.
La voce così delicata di Taylor è come una carezza in questo tipi di pezzi e per questo l'apprezzo molto, sicuramente più che nei pezzi super pop.
In generale sono tutte belle tracce, nessuna fuori posto, ma credo che 16 siano un po' troppe e a fine ascolto nessuna spicca in modo particolare. Dopo un primo ascolto le mie favs sono Cardigan, Seven e Mad woman.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Inaspettatissimo. Devo essere onesto, non credo di aver mai ascoltato un suo brano di mia spontanea volontà, ma questo album è stupendo (a partire dalla cover, che definisce molto bene il mood dell'intero progetto, è la cosa che mi ha attratto portandomi ad ascoltare i brani, di base).
Non credo proprio farà molto come vendite, ma who cares, per quelli che sono i miei gusti, ad un primo ascolto veloce, è proprio interessante. Certo, forse alla lunga è un po' pesante, i brani hanno una produzione molto simile. Non credo sarà uno di quegli album che ascolterò mai per intero, ma alcuni brani finiranno sicuramente tra i miei ascolti più frequenti. Per ora quelle che mi hanno colpito di più sono cardigan ed exile (Bon Iver sempre e per sempre una garanzia ).
Utente
25 novembre, 2017
Beh sì, 16 tracce sono un po' troppe per un album di questo tipo, aggiungici pure che sono molto simili tra di loro e il macigno è servito.
Devo ammettere che le prime 5 canzoni non mi sono piaciute per niente (proprio noiose...), mentre ho amato gli ultimi 11 brani. Le mie preferite sono sicuramente mirrorball, august, hoax e this is me trying.
Per quanto riguarda le vendite, figuratevi se la principessina d'America farà flop (passatemi il termine) con un album che sembra riportarla alle origini. Non riuscirà ad attecchire sul suolo europeo, però, almeno in America, non avrà nessun problema a riprendersi ciò che ha perso durante l'era Lover.
Utente
6 aprile, 2018
Edre ha detto
Inaspettatissimo. Devo essere onesto, non credo di aver mai ascoltato un suo brano di mia spontanea volontà, ma questo album è stupendo (a partire dalla cover, che definisce molto bene il mood dell'intero progetto, è la cosa che mi ha attratto portandomi ad ascoltare i brani, di base).
Non credo proprio farà molto come vendite, ma who cares, per quelli che sono i miei gusti, ad un primo ascolto veloce, è proprio interessante. Certo, forse alla lunga è un po' pesante, i brani hanno una produzione molto simile. Non credo sarà uno di quegli album che ascolterò mai per intero, ma alcuni brani finiranno sicuramente tra i miei ascolti più frequenti. Per ora quelle che mi hanno colpito di più sono cardigan ed exile (Bon Iver sempre e per sempre una garanzia ).
Difficile possa andare male in realtà...
Utente
4 febbraio, 2018
Anche io concordo sulla bellezza di questo album. Già con una buona parte di Lover Taylor era riuscita a convincermi e a levarsi un po' quelle caratteristiche della sua produzione antecedente che me la rendevano indifferente o sommaria all'orecchio, ma questo album è veramente un tocco di classe e di trascendenza emotiva che mi ha colpito parecchio. Ricordo un po' la difficoltà che ho avuto nel passare allo spoglio tutta la sua discografia a BSO2 per scegliere un pezzo che mi convincesse, qua invece devo dire che ho trovato tutto scorrevole e ugualmente affascinante, senza dover skippare o finire forzatamente.
Mi piace quando provano a rinnovarsi, si sente ancora l'impronta pop-country della sua identità artistica degli esordi, ma che si trasporta verso una nuova dimensione più matura, e spero non si tratti solo di un esperimento fine a se stesso, ma che possa risultare in un inizio di un nuovo percorso.
Utente
6 aprile, 2018
NicksFactor ha detto
Io non capisco perchè in Italia non funziona con niente, nessuna canzone nè pop nè ballad nè country nè dance
Il problema credo sia la totale assenza di promozione e passaggi radiofonici... solamente Shake it off e Blank Space hanno ottenuto un minimo di risultati qui. (scusate l’off topic)
Con questo album Taylor si stacca radicalmente dai suoni di Reputation, suoni che si è trascinata in Lover (anche se con una connotazione più positiva). Se al primo ascolto anche a me era risultato abbastanza piatto e monocorde, seppur tutto molto bello e piacevole, dopo 2-3 ascolti si sentono meglio tutte le sfaccettature e i diversi suoni.
Exile, The Last Great American Dynasty, My Tears Ricochet e This is Me Trying sono le più belle dell'album a mio parere, tutte le altre le trovo comunque molto belle ma devo ancora metabolizzarle. Io la seguo da Red e per me questo è il suo migliore disco (lo metto a parimerito con Reputation)
Utente
24 agosto, 2015
16 tracce mediamente da 4 minuti ciascuna, lanciate a sorpresa e con un unico duetto sono un tantino difficili da assimilare così di colpo Magari mi dedico nei prossimi giorni.
Comunque credo che davvero Taylor sia l'esempio più drastico di divario tra noi e gli USA: là letteralmente una dea da un milione di copie in una settimana, da noi praticamente non calcolata
Utente
25 aprile, 2020
Alabama Monroe ha detto
Folklore mi trasmette pace, leggerezza, malinconia, conforto. Trovo sia uno sfogo creativo da parte di Taylor, che non si pone l'obiettivo di scalare a tutti i costi le classifiche mondiali.
In generale sono tutte belle tracce, nessuna fuori posto, ma credo che 16 siano un po' troppe e a fine ascolto nessuna spicca in modo particolare.
Edre ha detto
Non credo proprio farà molto come vendite, ma who cares, per quelli che sono i miei gusti, ad un primo ascolto veloce, è proprio interessante. Certo, forse alla lunga è un po' pesante, i brani hanno una produzione molto simile. Non credo sarà uno di quegli album che ascolterò mai per intero, ma alcuni brani finiranno sicuramente tra i miei ascolti più frequenti. Per ora quelle che mi hanno colpito di più sono cardigan ed exile.
KassaD1 ha detto
Beh sì, 16 tracce sono un po' troppe per un album di questo tipo, aggiungici pure che sono molto simili tra di loro e il macigno è servito.
Per quanto riguarda le vendite, figuratevi se la principessina d'America farà flop (passatemi il termine) con un album che sembra riportarla alle origini. Non riuscirà ad attecchire sul suolo europeo, però, almeno in America, non avrà nessun problema a riprendersi ciò che ha perso durante l'era Lover.
Casadelvino ha detto
Mi piace quando provano a rinnovarsi, si sente ancora l'impronta pop-country della sua identità artistica degli esordi, ma che si trasporta verso una nuova dimensione più matura, e spero non si tratti solo di un esperimento fine a se stesso, ma che possa risultare in un inizio di un nuovo percorso.
alesca94 ha detto
Con questo album Taylor si stacca radicalmente dai suoni di Reputation, suoni che si è trascinata in Lover (anche se con una connotazione più positiva). Se al primo ascolto anche a me era risultato abbastanza piatto e monocorde, seppur tutto molto bello e piacevole, dopo 2-3 ascolti si sentono meglio tutte le sfaccettature e i diversi suoni.
Waves of Music ha detto
16 tracce mediamente da 4 minuti ciascuna, lanciate a sorpresa e con un unico duetto sono un tantino difficili da assimilare così di colpo Magari mi dedico nei prossimi giorni.
Comunque credo che davvero Taylor sia l'esempio più drastico di divario tra noi e gli USA: là letteralmente una dea da un milione di copie in una settimana, da noi praticamente non calcolata
Concordo appieno con tutti questi vostri commenti!
Utente
7 agosto, 2013
Dopo un intero weekend di ascolti posso finalmente dare un giudizio, che per me è positivissimo.
In particolare le prime cinque (il commento di Kassa mi ha ammazzato) mi hanno proprio conquistato e non riesco a smettere di ascolarle.
Concordo com Exile canzone dell'album E dell'anno
Utente
7 agosto, 2013
Incuriosito dai giudizi unanimi da parte della critica l'ho ascoltato (mai prima d'ora avevo ascoltato per intero un suo album).
Non riesco a nascondere l'ammirazione per questo progetto. Ha una forte personalità, dritto, schietto. La produzione ti trasporta nelle atmosfere dei racconti di Taylor come se io fossi lì a gustarmele, sotto una coperta e con un thé caldo nella mano.
Qualche brano mi ha ricordato Lana del Ray, ma il progetto rimanda tantissimo alle atmosfere più indie pop/rock (di country c'è poco). Aaron Dessner ha fatto un lavorone - del resto la produzione rimanda molto ai The National. I Bon Iver sono la ciliegina sulla torta.
Spero non sia per lei una specie di "intermezzo" tra un album pop e l'altro, e che punti a fare più spesso esperimenti del genere.
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