Utente
30 aprile, 2020
Sebastião Salgado
Reportage a Korem
Ho pensato molto a quale opera presentare per questa Sala People... mi piaceva l'idea di portare qualcosa in cui l'artista fosse una sorta di "ponte" tra le persone che osservano l'opera e le persone protagoniste dell'opera stessa.
Alla fine ho realizzato che la migliore espressione artistica di questa idea la ritrovo in una fotografia di Sebastião Salgado, considerato il fotoreporter umanista per eccellenza. Lo scatto è stato realizzato nel 1984 durante uno dei suoi reportage in Africa, e ritrae una famiglia di rifugiati che attendono fuori dal campo di Korem, in Etiopia.
L'immagine diventa la testimonianza di una realtà lontana, annulla la distanza spazio-temporale e, tramite l'empatia, crea un filo immaginario tra osservatore e soggetto. Credo che il ruolo di un fotoreporter sociale come Salgado sia fondamentale per portare storie anche "scomode" alla coscienza di chi ha avuto solo la fortuna di nascere nella parte "giusta" del mondo.
Lo scatto, che trovo stupendo anche da un punto di vista estetico per la perfetta disposizione delle figure, mi trasmette tutta la potenza di questa immagine. Il padre guarda verso l'obiettivo, lo sguardo preoccupato eppure dignitoso, la figura femminile al suo fianco tiene il volto semicoperto, quasi a vergognarsi per la situazione, mentre il bimbo in primo piano guarda in basso, stremato dal lungo viaggio o semplicemente annoiato perché, a quell'età, dovrebbe fare tutt'altro. Sulla sinistra, un'altra figura femminile, incurante della foto, osserva l'orizzonte ponendosi chissà quali domande.
Il luogo deserto e il bianco e nero desolante in cui è stata realizzata l'immagine completano quella sensazione di precarietà per il futuro incerto che attende queste persone.
“Ne fare un ritratto ci sono due persone che si donano. Il fotografo per la sua arte, il soggetto si dona completamente rivelando la sua anima. (S. Salgado)”
Game Ranking Winner 2021/2022
Utente
30 novembre, 2019
TREE OF LIFE
- Rob Woodcox -
Rob Woodcox è un fotografo d’arte e di moda nato a Houston che ha realizzato una serie di immagini sfidando la forza di gravità. A metà strada tra una danza ed un’installazione fatta di corpi umani, il progetto fotografico di Rob è un gioco fatto di armonie.
Il corpo è moltiplicato, curvato, manipolato digitalmente per ottenere il risultato sperato: annullare la forza di gravità, annullare le costrizioni e le regole della società, gli schemi e i preconcetti. Movimenti fluidi, sessualità fluida.
Come si può vedere nella foto che ho scelto, Tree of life, il corpo viene annullato per trasformarsi in qualcosa di più: uno strumento di libertà, un gioco fatto di armonie.
Rob vuole descrivere quanto le persone possono essere più forti quando si uniscono e lavorano insieme all'unisono con la natura. Il suo desiderio è mostrare una visione surreale di come può apparire quell'armonia a pieno potenziale.
Utente
7 agosto, 2013
MARINA ABRAMOVIĆ
The artist is present
È nel 2010 che l'artista serba Marina Abramović, simbolo del linguaggio performativo, porta in scena una delle sue performance più intense e conosciute al mondo.
Tutto avviene al MoMa di New York. In uno spazio aperto nell'atrio del museo viene collocato un tavolo e due sedie una di fronte all'altra.
La Abramović, vestita in una tunica monocromatica, invita i visitatori - considerati "cocreatori dell'azione" - a sedersi e a condividere con lei attimi di silenzio e di sguardi, rimanendo il più possibile immobili.
Il rituale prevede che la Abramović, ferma con lo sguardo basso, alzi gli occhi su ogni nuovo arrivato per dedicargli la sua completa attenzione. Niente contatti, niente parole.
Si dà il via a un viaggio in cui l'artista e il pubblico si ritrovano uniti da un linguaggio non verbale quasi sacro, uno scambio di energie capace di trasmettere molteplici emozioni.
Gli occhi stranieri che incontrano quelli di Marina si commuovono, si incuriosiscono, si divertono, si perdono nel riflesso magnetico dei suoi stessi occhi, riflettono sulla sofferenza e sul ruolo delle relazioni.
Il picco di "The artist is present" è senza dubbio l'incontro fra la Abramović e l'artista tedesco, scomparso recentemente, Frank Uwe Laysiepen, in arte Ulay.
Marina e Ulay, conosciutisi ad Amsterdam quando la Abramović aveva 29 anni, avevano intrapreso una vita simbiotica divenendo amanti e colleghi, per dodici lunghi anni.
Nel 1988 i due decisero di separarsi progettando una performance lungo la Grande muraglia cinese ("The Lovers"). Partendo dai lati opposti della muraglia, camminarono per novanta giorni fino a incontrarsi, per poi lasciarsi definitivamente e non si videro più.
Almeno fino a quel giorno, al MoMa di New York. Il loro incontro sprigiona un'energia così forte da diventare virale, modificando la performance all'interno e all'esterno.
La reazione sorpresa di Marina e il suo sorriso, Ulay che risponde con un cenno impacciato, quasi a non volersi lasciare catturare. Gli sguardi che poi si incatenano e lasciano passare anni di vita, esperienze artistiche, la passione bruciante, l'amore che sgorga, e la fine che inaridisce.
Un legame tra due persone che però torna vivo e porta Marina a cedere, rompendo le regole ferree da lei stessa imposta. Lei si lascia andare travolta dal pianto, si sporge verso Ulay, l'emozione è reale, palpabile, prende forma e diventa contatto.
La performance della Abramović è durata 736 ore. 750.000 persone hanno potuto ammirare dal vivo la performance, circa 1.700 si sono sedute di fronte alla Abramović ma 1 sola è riuscita a cambiarla radicalmente, divenendo il punto focale che ancora oggi la tramanda nella storia.
Oltre sette miliardi di persone sulla Terra, ma una sola in grado di stravolgerci e farci mettere in discussione la nostra esistenza e ciò che ci circonda.
Utente
7 agosto, 2013
Jason deCaires Taylor
The Silent Evolution
Jason deCaires Taylor è uno scultore britannico famoso per le sue istallazioni di sculture subacquee in specifici siti. Queste sculture, legate ai temi delle migrazioni, della vita politica e quotidiana, incoraggiano gli organismi viventi sottomarini a crescere e modificare le superfici, che subiscono, così, un'evoluzione, diventando delle vere e proprie barriere coralline artificiali. Da buon ecologista, l'interessa di Taylor è stato quello di creare un habitat per ospitare la fauna marina locale.
Taylor è il fondatore del più grande museo di scultura subacquea al mondo, Museo subacuatico de arte, meglio noto come MUSA, situato al largo della costa di Cancún. Altre sue istallazioni subacquee sono sparse in altre zone del mondo come le Bahamas, Lanzarote e Townsville.
The silent evolution, un complesso di 450 sculture di calcestruzzo a grandezza naturale, è considerato il più grande complesso di arte subacquea e fa parte proprio del MUSA, il museo creato da Taylor. L'idea alla base fu quella di creare una nuova barriera corallina dato che la precedente era stata distrutta dall'uragano del 2004. Le opere di Taylor rappresentano delle persone appartenenti a differenti etnie che sopravvivono in un ambiente atipico, difficile ma in equilibrio con la natura. Il messaggio dello scultore amante dei fondali è proprio questo: il desiderio di un’armonia tra uomo e natura, oggi più che mai deturpata dalla mano umana.
Tra le opere che ho proposto, credo sia quella che maggiormente mi coinvolge a livello personale. Penso sia una di quelle esperienze che mi piacerebbe fare almeno una volta nella vita (nonostante sia terrorizzato dagli abissi marini) poiché unica nel suo genere, in grado di unire l'occasione di immergersi nelle profondità e di osservare una meravigliosa istallazione artistica, ormai facente parte dell'habitat naturale.
Utente
7 agosto, 2013
WOW! Per fortuna che non devo fare una classifica qua perché sarebbe difficilissimo! Mi piacciono tutte! Quelle dell’Abramovic le conoscevo ma cavolo colpiscono sempre. Pazzesca anche quella di alessandrino! Ma pure il Quarto stato di Waves (che ho visto dal vivo mi pare) è sempre ammaliante, come pure l’opera portata da Alabama. Ma davvero tutte!
Quella di Alby io sarei più curiosa di viverla da fuori osservando le persone e chiedendomi cosa si staranno dicendo mi sa
E anche io abbraccerei il bambino di Emm
Utente
6 dicembre, 2019
Via al voto!
@Emm @NotturnoManto @Alby @Alpha @Casadelvino @Krishoes @edorf @alessandrino @Waves of Music @monechiapi @Alabama Monroe @Iry8
Come sempre vi ricordo la top6 in privato (MP/telegram) come di consueto.
Termine ultimo Domenica 18 aprile alle ore 17.
Grazie.
Veniamo a scoprire invece la GUEST STAR OSPITE di oggi. Per la Sala People una star non bastava e quindi ecco a voi 2 critici d'arte. In posa per voi troviamo:
Riconosciuti? No.. Ma allora @#$!!%&! ÷ø!!
Ok vi aiuto. Vediamo chi si nasconde nella natura. Sciogliete le maschere per favore e scopriamo così:
In questa Sala emozionante molti, moltissimi volti raccontano emozioni e universi umani da esplorare. Per questo ho scelto un utente che sa ben raccontarsi e un racconto l'ha pure fatto, la ragazza 🦌.
Le persone si incontrano, si confrontano, si divertono, gareggiano e talvolta si sfidano. Come alle olimpiadi. Chi meglio del padrone di casa di questa competizione superba?
Sono molto felice di accogliere al Museo @Fob92 @DGS
GUEST STAR OSPITI cosa dovrete fare? Al post 270 troverete una carrellata di opere d'arte e, a seguire, descrizioni facoltative di presentazione delle stesse.
Sotto spoiler le indicazioni
Per questa Sala infatti aspetto opere d'arte che abbiano come focus le persone.
Da sempre numerosi artisti si sono impegnati nella produzione di opere d'arte raffiguranti persone intente a danzare, viaggiare, giocare, mangiare o festeggiare ad un matrimonio o, nella situazione diametralmente opposta, folle disperate e scenari critici finanche apocalittici.
Non voglio eccedere con gli input ne in alcun modo limitarvi con eccessive indicazioni: sentitevi liberi di portare il vostro senso di pluralità.
Sceglietene solo 6 in base al vostro gusto e alle sensazioni che vi han restituito.
Una volta individuate le sei, classificatele per ordine di preferenza e mandatemi in privato la TOP6.
In topic invece aspetto i vostri commenti su tutte le opere. Commenti generali, senza esplicitare le posizioni precise.
Termine ultimo per TOP6 e commenti Domenica 18 aprile ore 17.
Grazie infinite, 😽.
Utente
30 ottobre, 2015
Salve a tutti . E' un piacere essere stato invitato come ospite da Nace . Ho già spulciato le varie proposte e devo dire che non ho proprio idea di dove andare a sbattere la testa. Stilare una classifica sarà davvero difficile, bravi tutti. Tra l'altro sono sorpreso e contento anche per me la presenza di @Fob92 al mio fianco perché quella volpe di Nace non mi aveva anticipato nulla!
In bocca al lupo a tutti!
Buonaseeera! Che bello poter tornare a muovermi tra le sale di un museo dopo mesi e mesi di astinenza. L'ultima mia visita a una mostra risale a ottobre e non sapete quanto mi manchi. Proprio un paio di giorni fa stavo camminando per la mia città e a un tratto mi è balenata l'idea di fare un salto in un museo a cui sono affezionato ma poi mi sono ricordato che ahimè non è ancora possibile visitarli... Quindi grazie a @mrnace per questa opportunità! Tra l'altro sarò un visitatore d'eccezione, mi pare di capire! Sono felice di condividere questo ruolo con il bravissimo @DGS.
Ne approfitto per salutare tutti i concorrenti in gara: a un primo sguardo le immagini sono una più bella dell'altra. E mando anche un pensiero ad Alabama Monroe, Krishoes, Alessandrino, Iry8 e Alby che, dopo essere stati costretti a sorbirsi i miei giudizi a The Lineup 2, mi ritrovano anche qui. Edorf e Casadelvino ormai dovrebbero essere temprati. E che bello che potrò strigliare anche il mio collega Monechiapi!
In bocca al lupo anche da parte mia!
Utente
7 ottobre, 2018
Fob92 ha detto
E mando anche un pensiero ad Alabama Monroe, Krishoes, Alessandrino, Iry8 e Alby che, dopo essere stati costretti a sorbirsi i miei giudizi a The Lineup 2, mi ritrovano anche qui. Edorf e Casadelvino ormai dovrebbero essere temprati. E che bello che potrò strigliare anche il mio collega Monechiapi!
lol mi rendo conto di essere stato assolutamente insignificante, ma a The Lineup ci sono stato anche io per quattro concerti
NotturnoManto ha detto
lol mi rendo conto di essere stato assolutamente insignificante, ma a The Lineup ci sono stato anche io per quattro concerti
Lo so, lo so! Ero partito con l'intenzione di citare solo i concorrenti di questa edizione, essendo ancora in corso, ma ho voluto menzionare Edorf e Casa, che mi hanno sopportato fino alla fin(al)e di quella precedente. Insomma, per dirla con altre parole,
Utente
6 dicembre, 2019
Buona Domenica al Museo.
Mentre le top6 cominciano ad arrivare nel Bistrot del Museo è allestito un ricco brunch.
Stiamo finendo il percorso e quindi devo spacciare le ultime GIF. Questa, oltre ad essere un omaggio a un dipinto del primo Museo, serve a spiegarci il senso dell'opera, .
Sentite questo rumore? È il suono dei miei passi che rimbomba nella Sala People. Una sala visibilmente più popolata delle altre... Mi imbatto nelle opere nell'ordine in cui le avete presentate.
Un classico. Anch'io, come Waves, avrei così descritto l'opera di Pellizza da Volpedo. Piccola curiosità: non amo particolarmente il divisionismo. E, quasi come lo facesse apposta, la mia città continua a organizzare mostre proprio sul divisionismo. L'opera, dice bene Waves, ha una potenza tale da averla resa senza tempo, immortale. E, dunque, ben comprendo la scelta di presentarla in questa tala. Unico dubbio: l'ordine e il rigore plastico delle immagini, l'arco (che qui si scorge appena) che sormonta la scena e chiude la visuale, le conferisce troppo equilibrio, che contrasta con il sentimento espresso.
Trovo molto interessante la scelta di Casadelvino ma mi spiace che nella sua descrizione non abbia colto un tratto secondo me fondamentale di quest'opera: non è solo un'illustrazione; potrebbe ambire a diventare anche performance artistica. Infatti, l'opera è "giocabile": i visitatori non solo la contemplerebbero ma si metterebbero a cercare Wally dando vita, di fatto, a un'esperienza. "People", dunque, non sono solo quelle raffigurate, ma anche quelle che partecipano all'esperienza artistica. Un'esperienza collettiva, empatica, immersiva.
Ecco invece Iry8 ben sottolinea questo aspetto per cui anche il pubblico, gli spettatori, diventano parte integrante della performance, dell'opera d'arte. Mi colpisce, in questo senso, l'idea per cui nella sala People le protagoniste siano sì le persone ma non si assista a una loro celebrazione bensì le si metta alla prova, le si renda parte attiva dell'esperienza artistica. Quest'opera, poi, le mette a nudo, svelandone gli istinti, l'aggressività, la cattiveria. Sono dunque tutto ciò, le "Persone"? A voi la riflessione.
Quindi Edorf ci stai dicendo che quella non è una fotografia? Ecco, se posso darvi un appunto, secondo me è importante indicare sempre, oltre al nome dell'opera e al nome dell'artista, anche la data e la tipologia di opera. In questo caso, un olio su tela. Anche perché pensare che la tecnica dell'olio su tela, tipica di epoche passate, sia utilizzata da un'artista contemporaneo per raffigurare un soggetto così metropolitano, crea di per sé un contrasto affascinante. La caratterizzazione delle persone, per altro, è impressionante. Paragonabile all'esercito di terracotta.
Molto intelligente la scelta di Alby che è un po' la versione ottimista di quella di Iry8. Bellissima, ribadisco, l'idea di rendere le persone protagonista della sala People. Meno interessante il fatto che le coppie che prendono parte alla performance siano guidate da una voce narrante. Questo perché avvicina l'opera ad altre forme artistiche, come ad esempio un'improvvisazione teatrale o un format televisivo.
Apprezzo molto la scelta di Notturno perché credo che la sua proposta risponda molto bene al diffuso desiderio di autenticità. Siamo ormai circondati e immersi in immagini ritoccate, ricostruite, post prodotte... Ed è bello vedere una volta ogni tanto qualcosa di davvero "no filter". Dispiace però che lo scatto sia anonimo. In fondo il pubblico è attratto dalla storia personale che si cela dietro un'opera d'arte. In questo senso, avrei optato magari per degli scatti premiati nel contesto del World Press Photo, come ad esempio quelli di Giovanni Capriotti, nel cui reportage "Boys Will Be Boys" racconta la storia del primo team gay-friendly di rugby di Toronto.
Monechiapi infatti punta sì un'immagine di reportage ma firmata da un grande della fotografia, Salgado. È un po' Il quarto stato 2.0 dove però le persone non sono frutto di tratti di colore su una tela ma sono in carne e ossa, fissate sulla pellicola. Ed è vero, come scrive Mone, che la singolarità tende a perdersi ma non si può non rimanere colpiti da i volti delle persone che guardano in camera. Una, in particolare, ci fissa. Un'altra, ci guarda di sbieco. Una terza, infine, sembra quasi fare un sorriso, un po' imbarazzato. Inoltre, il fatto che la foto sia scattata in una miniera d'oro, responsabilizza lo spettatore, risvegliandone la coscienza.
Quello proposto da Emm è uno scatto che urla nouvelle vague da tutti i pixel. Mi piace, nulla da dire, e senz'altro ci suggerisce un contesto familiare che genera empatia. Ma, forse, dice fin troppo. Timide à lunettes, timido con gli occhiali. L'esperienza si apre e si conclude così, in brevissimo tempo, lasciandoci poco margine di riflessione.
Ed eccoci di fronte a un altro Salgado. Ha già detto tutto Alpha. C'è il reportage ma c'è anche l'estetica. C'è la figura umana e c'è il paesaggio. È una fotografia perfetta, a tal punto che potrebbe limitarsi a essere semplicemente bella e a lasciarsi osservare, passivamente. Invece ci osserva, ci parla, ci tocca.
Sarà che arrivo da quattro fotografie di densa realtà ma non rimango particolarmente affascinato da quella proposta da Alabama Monroe. Non so se sia un mio limite, una mia sensazione, o se semplicemente rispondo a un sentimento ormai diffuso, ma avverto molta distanza tra me (e, in generale, il pubblico) e questa opera: troppo modificata, troppo artefatta, troppo finta (siamo proprio agli antipodi dello scatto proposto da Notturno Manto). Ciò che mi resta è appunto una bellissima fotografia di moda.
Come Salgado, anche Marina fa doppietta. Non ho ben capito, Krishoes, cosa porteresti in questa immaginaria sala People di MuseoRH: porteresti la foto, la performance stessa o il video dell'incontro con Ulay? Ecco io vorrei che portassi proprio questo video perché quello che mi ha toccato di più è stato proprio il tuo racconto sul rapporto tra i due artisti e la tua riflessione su come, su sette miliardi di persone, solo una è in grado di "trasfigurarci".
Ma sai, alessandrino, che credo di aver scritto un redazionale sul MUSA, tempo addietro? In effetti è qualcosa di incredibilmente affascinante e apprezzo che l'esperienza artistica sia legata alla ricerca scientifica. Arte e scienza si incontrano, non sono tra loro in contrasto ma, anzi, si completano e sublimano l'umanità. L'ho citato prima e ci torno ora perché è impossibile non fare un paragone con l'esercito di terracotta e la caratterizzazione delle sculture è palpabile.
È stato molto interessante leggervi e contemplare le opere da voi proposte. In alcuni casi, mi avete proprio toccato. Complimenti a tutti e...speriamo di poter tornare presto nei luoghi di cultura!
Casadelvino ha detto
Ma come non ho detto che è giocabile
Non hai sottolineato che l'opera potrebbe generare una performance attorno a essa. Già mi vedo un'artista che fotografa e filma i visitatori intenti a cercare Wally. Magari con una videocamera installata proprio dentro l'opera, o dietro essa. Già mi immagino una mostra parallela tipo "People searching Wally", con una serie di scatti che immortalano i volti delle persone che fissano l'immagine alla ricerca di Wally. Gli occhi a fessura, le fronti corrucciate, le dita protese, le smorfie... Se ti fossi soffermato di più su questi aspetti, avresti fatto bingo.
Utente
30 ottobre, 2015
Eccomi con i commenti. Ci tengo, prima di iniziare, a precisare che non ho mai avuto una passione o un'interesse particolarmente grande verso l'arte. Nel senso che l'apprezzo ma spesso non ci dedico il mio tempo. Per questo motivo, da "ignorante" in materia ciò che ho tenuto conto per stilare la mia classifica sono stati soprattutto il primo impatto, ciò che l'opera mi ha trasmesso, quanto "grida" il concetto di "persona" e la sua immediatezza. Viste le premesse, le vostre descrizioni mi hanno spesso salvato la vita e aiutato a capire il senso dell'opera . Sarò abbastanza breve e se dico baggianate perdonatemi .
Waves of music. Classico ma efficace. Si percepisce l'essenza di essere una persona, ovvero vivere in una società e avere dei diritti sociali per cui lottare. Non è una massa di persone indistinte, ma molteplici individui che marciano contro l'ingiustizia.
Casadelvino. Una cosa è certa: ci sono le persone. Conosco queste opere e devo ammettere che non sono mai riuscito a trovare Wally da solo :'). E' un'opera interessante perché spinge l'osservatore a soffermarsi su tutti i dettagli del quadro nonché su ogni persona raffigurata, seppur per una frazione di secondo. Un'osservazione che vorrei fare deriva dal video di Krishoes dove a un certo punto viene detto che di solito le persone non si soffermano per più di 30 secondi su un'opera d'arte. In questo senso questo quadro è geniale perché l'osservatore può rimane lì anche per decine di minuti a cercare Wally.ù
Iry8. Un'opera che conosco e che personalmente inquieta moltissimo. Mostra il lato sadico delle persone e il loro comportamento verso chi è indifeso. La cosa è aggravata dal fatto di essere un gruppo contro un singolo, e quando si è in gruppo si trova quel coraggio di compiere azioni sbagliate e minimizzarle. "Tanto lo fanno anche gli altri quindi ho meno responsabilità". L'espressione della donna è straziante.
Edorf. E' sorprendente come migliaia di persone che non si conoscono possano riunirsi in uno stesso luogo per assistere a un evento per poi procedere a spintonarsi a vicenda; rendere normale per via del contesto un contatto fisico così violento con delle persone che non conosci. Sono molto sorpreso dal fatto che l'opera sia dipinta perché sembra davvero una foto, soprattutto per l'espressività dei volti.
Alby. Davvero potente, si vede proprio un focus sulle emozioni più pure dell'uomo, che spesso sono difficili da esprimere. In tal senso, una piccola spinta dalla voce narrante e il fatto di trovarsi faccia a faccia in una stanza minuscola permette di aprirsi e mostrare le proprie emozioni. L'unico appunto è che i vetri che separano l'opera dall'osservatore mi danno un senso di distacco.
NotturnoManto. In un certo senso ha delle affinità con l'opera di Waves, però in un contesto più moderno. Il pride è una protesta pacifica che riunisce persone con diverse storie personali, di ogni genere, orientamento sessuale, razza. Tutte queste persone lottano per la stessa causa e in mezzo alla folla sanno di non essere soli.
Monechiapi. Wow. E' un'opera che mi ha davvero spiazzato. Il bello di essere una persona è la propria individualità, l'essere diverso dagli altri. In questa foto, invece, i minatori sono trattati come oggetti, sono privati della propria dignità e sfruttati da coloro che di "persona" non hanno niente a livello umano. Le loro espressioni impotenti e tristi fanno male.
Emm. Il disagio del bambino, con il gruppo di coetanei dietro che se la ride e se la spassa è disarmante. Un po' mi ci vedo in quel bambino perché spesso non riesco a inserirmi in un gruppo e per questo motivo mi metto da parte.
Alpha. Lo sguardo profondo del padre, l'imbarazzo della ragazza, il disagio del bambino che forse non riesce a comprendere del tutto cosa gli sta succedendo, la donna che guarda l'orizzonte pensando a chissà cosa. Percepisco un silenzio che però è eloquente. Un mondo e una realtà distante che però queste persone riescono a farmeli sentire più vicini.
Alabama Monroe. In questa opera le persone sembrano quasi dei manichini, disposti accuratamente in diverse pose per creare questo albero umano che riesce a trasmette con efficacia il messaggio. Mi manca, però, un po' quell'impatto emotivo che in altre proposte ho sentito proprio sulla mia pelle.
Krishoes. Non posso che fare considerazioni simili con la proposta di Alby, ma a mio parere è ancora più potente perché nel primo caso le persone vengono spinte a reagire con delle domande, mentre qui no. E' più spontaneo, ed è incredibile come basti uno sguardo, tra estranei, per suscitare tutte queste emozioni.
Alessandrino. Mi piace l'idea dell'arte come strumento anche pratico per migliorare il mondo in cui viviamo. Avrebbero potuto mettere delle pietre e invece hanno messo delle sculture raffiguranti persone. Forse può essere vista come una metafora della natura che si vendica sull'uomo andando a sopraffare e sfigurare col tempo le statue?
Concludo dicendo che è stato bellissimo osservare tutte le vostre opere e leggere le vostre descrizioni. Si vede che ci avete messo tutti un sacco di impegno. Bravi e complimenti!
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