Utente
23 dicembre, 2015
Ermal Meta e Fabrizio Moro presentano un testo dal tema molto sociale, lo sapete già, ma lo fanno in una veste ritmata, accogliente e freschissima. Sul palco saranno sorprendenti. #Sanremo2018
— Tv Sorrisi e Canzoni (@tvsorrisi) February 5, 2018
Utente
24 agosto, 2015
Già lo scrivevo nel Topic sul podio: Biondi ed Elio, partiti tra i favoriti, mi sembra siano calati tantissimo nei gradimenti!
Eh niente, dopo questi ascolti ho più speranze per le tre giovincelle (insomma, per Nina già top 10 andrebbe benone, le altre due magari più su...).
Utente
6 agosto, 2015
Waves of Music ha detto
Ma perchè Caccamo e Arisa non sono andati direttamente in duetto? Se il brano è classicamente bello come dicono, sarebbe stata perfetta!Stessa casa discografica, una bella quota femminile in più...peccato!
Penso che la Caselli voglia lanciarlo definitivamente e ciò sarebbe stato difficile facendogli fare il secondo Sanremo in coppia per di più con una Arisa che è molto più personaggio della Iurato e avrebbe catalizzato tutte le attenzioni.
Utente
18 gennaio, 2016
Anche quest’anno abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima i brani in gara al Festival di Sanremo nella categoria Big e queste sono le nostre pagelle… pensando a Lisbona.
Annalisa “Il mondo prima di te”: ballata pop radiofonica dove Annalisa può liberare al massimo la sua gran voce. Voto 7
Decibel “Lettera dal Duca”: omaggio a David Bowie in questa lettera con suoni elettronici e strofe in inglese. Voto 6
Diodato e Roy Paci “Adesso”: una delle rivelazioni della categoria, ritmo crescente per la voce di Diodato e la tromba di Paci in un sound che cattura al primo ascolto: Voto 7.5
Elio e le Storie Tese “Arrivedorci”: una canzone di addio nel classico stile degli Elii senza particolari picchi. Voto 5
Enzo Avitabile con Peppe Servillo “Il coraggio di ogni giorno”: ritmi mediterranei in un gradevole inno alla vita. Voto 7
Ermal Meta e Fabrizio Moro “Non mi avete fatto niente”: il testo più bello, parte quasi parlata per arrivare a un ritmo incalzante, emoziona. Voto 8
Giovanni Caccamo “Eterno”: ballata immediata che parte piano per poi crescere. Voto 6.5
Le Vibrazioni “Così sbagliato”: pop rock radiofonico, piace al primo ascolto. Voto 7.5
Lo Stato Sociale “Una vita in vacanza”: il tormentone dell’anno, divertente e immediata su un ritmo dance anni 80. Voto 7.5
Luca Barbarossa “Passame er sale” ballata sentimentale in romanesco che ricorda gli stornelli. Voto 6
Mario Biondi “Rivederti”: voce soul che funziona anche in italiano, ballata jazz poco sanremese ma molto valida per l’estero. Voto 7
Max Gazzè “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno”: il Gazzé che non ti aspetti, in una filastrocca accompagnata sul palco da un’arpa. Voto 6
Nina Zilli “Senza appartenere”: un inno alle donne in una ballata che non esplode. Voto 6
Noemi “Non smettere mai di cercarmi”: torna alla sua produzione migliore con questa ballata pop che esalta la sua voce potente. Voto 7
Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico “Imparare ad amarsi”: melodia raffinata illuminata dalla classe della Vanoni accompagnata al piano da Pacifico e alla chitarra da Bungaro. Voto 6.5
Red Canzian “Ognuno ha il suo racconto”: altra sorpresa, pezzo ritmato e moderno per una voce inconfondibile. Voto 7
Renzo Rubino “Custodire”: bella romanza interpretata con teatralità. Voto 7
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli “Il segreto del tempo”: due amici che si raccontano davanti a un piano, troppo classica. Voto 5
Ron “Almeno pensami”: poesia di Lucio Dalla affidata a un grande interprete, molto intima. Voto 6
The Kolors “Frida (mai, mai, mai)”: fortissimi, con i tamburi che scandiscono un gran ritmo, molto internazionali. Voto 8
Utente
7 agosto, 2013
Olimpico85 ha detto
Penso che la Caselli voglia lanciarlo definitivamente e ciò sarebbe stato difficile facendogli fare il secondo Sanremo in coppia per di più con una Arisa che è molto più personaggio della Iurato e avrebbe catalizzato tutte le attenzioni.
Eh sì dai, poverino.
Sono sicuro al 100% che la motivazione sia quella che hai scritto tu, quindi posso fare un applauso a questa donna?
Se ne """accolla""" pochi però li gestisce divinamente e cerca di dare a tutti le stesse possibilità.
Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...
Utente
12 febbraio, 2017
Lo dico, Noemi ci sorprenderà. Il fatto che non abbia fatto impazzire i giornalisti non dico che mi faccia ben sperare ma quasi (e comunque commenti anche molto positivi ne aveva ricevuti). L'interpretazione dal vivo può fare la differenza, sono pronto ad amarla.
I The Kolors al 99% verranno DISTRUTTI dalle giurie ma non significa che il pezzo non possa funzionare e fare bene su Spotify e YouTube. Live loro sono molto bravi e coinvolgenti, glielo auguro.
Curioso anche di sentire l'altra rossa, augurandomi che non sia Annanonima pt: 12.
Utente
7 agosto, 2013
Ceon ha detto
Dicono tutti che Annalisa libererà tutta la sua voce troppe aspettative spero di non rimanere deluso, anche perché è tanto che aspetto un pezzo che mostra tutta la sua voce.
I commenti di oggi, a parte quello sulla possibilità di vittoria, mi hanno un po' "raffreddato". Tutti a parlare della voce, e praticamente nessuno del pezzo. Spero che la voce non superi il pezzo e sia all'altezza delle aspettative!
Utente
1 dicembre, 2014
Dondoni - La Stampa: poche canzoni buone e Baglioni poteva scegliere di meglio
Banned
27 dicembre, 2017
Krishoes ha detto
I commenti di oggi, a parte quello sulla possibilità di vittoria, mi hanno un po' "raffreddato". Tutti a parlare della voce, e praticamente nessuno del pezzo. Spero che la voce non superi il pezzo e sia all'altezza delle aspettative!
Speriamo bene...comunque finalmente domani sentiremo tutto
Utente
18 gennaio, 2016
The Kolors – “Frida” Bel refrain, pezzo rock e performance avvalorata dall’utilizzo degli strumenti (tanti strumenti) sul palco. Pensavo peggio.
Annalisa – “Il mondo prima di te” Voce impeccabile, i continui calando e crescendo rendono il brano riconoscibile e non scontato. Testo forse banalotto ma che voce, ragazzi! Altro che “Direzione la vita”.
Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico – “Imparare ad amarsi” La firma dei due cantautori maschili si sente. La Vanoni interpreta bene, ça va sans dire. Perché non da sola ma con i due? Pare che sia uno dei pochi a pensarla così. Ma vabbè
Red Canzian – “Ognuno ha il suo racconto” Racconto, appunto, di vita vissuta. A mia zia settantenne piacerà.
Ermal Meta e Fabrizio Moro – “Non mi avete fatto niente” Ho pianto (parte 1). Moro una spanna sopra Meta se vogliamo far paragoni. Ma non li facciamo. Pezzo “sociale” che merita un ascolto non condizionato. Non si può spiegare. (Podio?)
Ron – “Almeno pensami” E che la pensi cantata da Lucio (il testo è proprio di Lucio Dalla). E diventa bella per forza. Traspare un po’ un’incosciente imitazione.
Luca Barbarossa – “Passame er sale” Pare che abbia un testo in romanesco. Lo so, è poco ma non riesco a dirvi altro: dovevo andare a far pipì e non l’ho ascoltata.
Max Gazzè – “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” Lo amo. Il pezzo, che racconta una leggenda d’amore e fedeltà che si svolge in Puglia, non è di facile comprensione, non sanremese, ecco. Ma è bellissimo, parola di pugliese! (Ho pianto, parte 2) (Podio?)
Nina Zilli – “Senza appartenere” Buona intenzione. Un pezzo sulle donne non propriamente alla Nina Zilli. Forse preferivo la prima Nina o, al massimo, quella di quest’estate di “Mi hai fatto fare tardi”.
Giovanni Caccamo – “Eterno” Ballata, testo che parla d’amore, di un amore bello. Il pezzo sanremese per eccellenza. Strofa bassa – refrain – strofa – refrain – finale in crescendo. Ci metterei più intensità (ancora di più, sì). (Podio?)
Enzo Avitabile e Peppe Servillo – “Il coraggio di ogni giorno” Poetici e allo stesso tempo comici insieme. Testo a parte (che non poteva non essere incisivo), vedi mia zia di prima.
Lo Stato Sociale – “Una vita in vacanza” Finalmente! Finalmente! Finalmente! Vorrei dirvi tutto ma non vi dico niente. Non vincono ma se vincono… FORZA REGAZ! (Podio?)
Mario Biondi – “Rivederti” Non ce la posso fare. “Forse adesso entra Bublè dietro di lui”, ho pensato. No, neanche quello. Merry Christmas.
Noemi – “Non smettere mai di cercarmi” Dev’essere l’anno di Noemi. Questo pezzo valorizza la sua voce, la voce valorizza il testo del pezzo. Mi raccomando a come ti vesti però, Noè! (Podio?)
Decibel – “Lettera dal Duca” Mercoledì prossimo, mattina. Telefonata tra me e mia zia, quella di prima: “Zia, allora? Comu ete stu Festival(la)”? “Bellu, fiju. Me piace quiddhu de li Pooh (Canzian), quiddhu senza capiddhi (Servillo) e Ruggeri”.
Diodato e Roy Paci – “Adesso” Belli insieme, molto. Il pezzo ha un sound pazzesco. Voce profonda di Diodato per un arrangiamento eccezionale. Suono perfetto di Roy per una canzone che aveva bisogno di qualcosa di più. La tromba di Roy, appunto! (Podio?)
Roby Facchinetti e Riccardo Fogli – “Il segreto del tempo” “Ma li Pooh hannu divorziatu?”. Sempre mia zia nella telefonata di mercoledì prossimo.
Renzo Rubino – “Custodire” Manca qualcosa. Lontani i tempi di “Il postino” e di “Ora” e di “Per sempre e poi basta”. Bel testo (molto), in prova ha reso poco, speriamo vada meglio domani.
Elio e le storie tese – “Arrivedorci” Elio canta la storia del gruppo. Che si scioglie dopo questo Sanremo e dopo il tour in partenza. Un’uscita di scena in grande stile. Ascoltando la canzone, pensi alla storia raccontata, meno al pezzo nel suo complesso che è un po’ il solito a cui siamo abituati.
Le Vibrazioni – “Così sbagliato” Con i The Kolors si contendono il pezzo rock di questo Festival. Perfetto stile Vibrazioni. Pensavo peggio.
Sanremo Giovani. Io ve lo dico, se la contendono Mirkoeilcane (Ho pianto, ultima parte) e Ultimo. Vado a magnà (parte 2).
Utente
18 gennaio, 2016
Il tormentone radiofonico che uscirà da Sanremo è sicuramente de Lo Stato Sociale. Outsider del gruppo, i ragazzi bolognesi sono arrivati col disincanto di chi vuole sparigliare le carte anche visivamente, tanto da uscire dal palco a chiudere il loro “essere fuori”. Una vita in vacanza ne fa i Righeira del terzo millennio, sdoganando al festival anche l’esplicito concetto di “rompere i coglioni” (Sic).
Bel tormentone ritmico (mai, mai, mai) è anche quello dei Kolors, in scena con due tamburi e una base ritmica che rende di fatto irrilevante l’apporto dell’orchestra. Di Frida si ricorderà solo il “mai, mai, mai” che infatti è stato aggiunto al titolo.
Annalisa compare in minigonna di pelle, zip, borchie e calzettoni bianchi. Il pezzo è elegante e lei canta bene, convincendo molto più che in passato.
Certo non è la Vanoni, monumento a se stessa e alla canzone italiana, che compare in scena fischiettando e abbracciando Baglioni, con Pacifico al piano e Bungaro alla chitarra, commentando l’effetto speciale che precede ogni canzone con un perplesso: “Ah bello… È uno tsumani?”. Il loro brano sull’imparare ad amarsi, ad accettarsi, anche a lasciarsi, soddisfa il palato.
Alla vigilia tutti parlavano soprattutto di due canzoni, quella di Ermal Meta e Fabrizio Moro e il pezzo di Ron lasciato da Lucio Dalla. Ron, con un bell’arrangiamento di Peppe Vessicchio, rende omaggio all’amico restituendolo con le sue cadenze, il suo stile. La canzone a me piace molto anche se molti lamentano la sua supposta completezza e la mancanza di un vero ritornello.
Moro e Meta affrontano invece un tema difficile, una canzone pacifista molto anni ‘60 ma costruita per i tempi d’oggi e i terrorismi recenti. È un tema importante, svolto con convinzione quasi in chiave rap, ma non riesce a convincermi del tutto nella sua esposizione.
Barbarossa porta la sua onesta stornellata d’amore romanesca, Gazzé convince meno con l’orchestra e l’arpa con la sua leggenda di Vieste che perde in teatro quei sapori antichi che aveva su disco. Ma si vedrà alla distanza.
Nina Zilli col turbante canta le sue mille donne, dove “donna siete tutti”, altro tema interessante e ben sviluppato che non pare uscire con convinzione dalla media.
Avitabile e Servillo paiono invece capitati lì come due artisti di strada entrati per caso, e dalla strada portano un brano denso di napoletanità antica per palati fini. Caccamo sforna tutto il repertorio da manuale, voce sussurrata che poi si dispega come le braccia alla Modugno, una canzone festivaliera moderna senza infamia né lode.
Biondi si affida alla mano di Vessicchio per la sua incursione nel vecchio jazz alla Sinatra, Noemi canta Noemi al suo meglio, prima recitando e poi sparando la voce come Festival richiede, e Renzo Rubino è al solito teatrale e appassionato col suo cardo viola che domina la canzone.
Ma questo è un Festival che si guarda molto indietro cercando di specchiarsi in un passato musicalmente più solido e convincente del presente. E convincenti, perfino inquietanti, sono i Decibel di Enrico Ruggeri, vecchi strumenti rock e sguardo cattivo, che rendono omaggio al mondo musicale di David Bowie con cui sono cresciuti e che li videro esordire su questo palco (più defilati) una quarantina di anni fa.
E rock sono Le Vibrazioni, mentori de Lo Stato Sociale, tornati in formazione originaria con una rock song alla Sarcina apprezzabile.
Se c’è una sorpresa positiva in questo festival è l’abbinata Diodato-Roy Paci per un brano reso scenografico da tre fiati “pesanti” e due tamburi che racconta che “adesso è tutto ciò che avremo” con la tromba di Paci che domina, lui con una t-shirt dei Gogol Bordello.
E poi Pooh, che si sdoppiano mostrando dopo le dichiarazioni di amicizia conditte per tutta la vita, come le anime fossero diverse. Facchinetti e Fogli trovano in Pacifico l’autore ideale per un brano tipicamente Pooh, aperto con entrambi dietro al pianoforte e poi davanti a spiegare di “aver visto amici andare a pezzi ed è successo anche a me”.
Red Canzian invece sceglie un arrangiamento più rock per raccontare (grazie a Miki Porru) del suo percorso in cui “ne ho scampati di pericoli” molto anni ‘70 e con una voce un po’ didascalica che rifugge dai coretti di un tempo.
Se le Vibrazioni sono tornate e i Pooh ci sono ma separati (con Dodi Battaglia che sta riproponendo in concerto il repertorio storico), Elio e le Storie Tese sono invece al loro addio, con il sopraccigliuto cantante che ostenta sulla maglietta la scritta “ex rockstar” e i cinque pronti a disporsi alla fine fianco a fianco, mano sul cuore per offrire il loro Arrivedorci in stile Stanlio e Ollio al pubblico prima di partire per il tour d’addio. Nessuna anticipazione su come questa banda di matti ha intenzione di comparire sul palco sanremese nelle quattro serate a disposizione.
https://www.spettakolo.it/2018/02/05/sanremo-le-prove-occhi-puntati-ron-lo-sociale/
Utente
23 dicembre, 2015
Sanremo 2018, pronostici e voti del pre-Festival
Verso il podio con Meta & Moro. Ron canta Dalla, la sorpresa più bella. Bene Vanoni, Gazzè e The Kolors. Deludono Noemi e Zilli
LE CERTEZZE - “Almeno pensami”, l’inedito di Lucio Dalla cantato da Ron, una meravigliosa dichiarazione d’amore nei modi della poesia popolare, dai trovatori a Napoli. Poi “Imparare ad amarsi” di Bungaro e Pacifico perOrnella Vanoni, le parole adulte sull’amore. Funzionano il brit pop di Annalisa, “Il mondo prima di te”, e il Diodato pensiero, sentimentale e sociale, con Roy Paci, in “Adesso”. Meravigliosa e rivoluzionaria è “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” dei fratelli Gazzè per la voce narrante di Max, la storia della tradizione su orchestrazioni sontuose. Elegante il lessico di un rapporto per sempre con Giovanni Caccamo in “Eterno”.
PRIMA FASCIA - Ron, Giovanni Caccamo, The Kolors, che dal vivo con enormi tamburi hanno dato muscoli a “Frida”. Ermal Meta e Fabrizio Morocon “Non mi avete fatto niente”, filastrocca che dice no al terrorismo senza lasciare il segno ma se ti scivola addosso funziona. E poi ci sono i fan di Amici come per Caccamo, Annalisa e The Kolors, che potrebbero dare un aiuto. Subito dopo, nella media classifica, quelli che piacciono a me sperando che salgano un po’. Annalisa, Diodato e Paci, Max Gazzè, Ornella Vanoni, Avitabile e Servillo con “Il coraggio di ogni giorno”, bella preghiera civile nel modo musicale di Enzo più che in quello più teatrale di Peppe. Inevitabili forse i tre Pooh, Facchinetti e Fogli, Red Canzian. I primi due in una super spremuta dei primi successi, Red in un soprendente galoppo quasi rock. Alla carriera.
NELLA BASSA CLASSIFICA ma con la freccia in su, pronti al soprasso, altri gruppi. Elio e le Storie Tese con l’autoironico “Arrivedorci”, come nei film di Stanlio e Olio e un musical zappiano che spintona. Ha toccato qualche cuore l’omaggio a David Bowie dei Decibel, “Lettera dal duca”, dove Ruggerideclina quel mondo e quei suoni senza stupire. Divertenti Le Vibrazioni con un selfie acido di Francesco Sarcina, “Così sbagliato”, e un set da club. Fra i giovani bravi c’è Renzo Rubino ma il suo melò funziona meglio con meno zuccheri (non zucchero). Può rientrare.
NON MI E' PIACIUTA Noemi con “Non smettere mai di cercarmi”: svolgimento orizzontale e non basta cantare più forte. Non mi ha convinto Nina Zilli, “Senza appartenere” è bruttina, non originale, con una punteggiatura senza senso. Lascio per ultimi, sperando non arrivino ultimi, Luca Barbarossa e Mario Biondi. Luca con una reinvenzione del repertorio romanesco, “Passame er sale”. E la vita. Mario con una ballad jazz, “Rivederti”, che cita gli anni Capitol del mitico arrangiatore Nelson Riddle (Sinatra) e quelli Rai di Gianni Ferrio (Mina). Il pubblico generalista potrebbe non capirlo.
https://www.quotidiano.net/magazine/sanremo-2018-pronostici-1.3706686
Moderatore
7 agosto, 2013
Eccoli i segni particolari della 68esima edizione del Festival di Sanremo: per la prima volta, durante le prove è stato possibile sentire i cantanti (soprattutto vederli) e avere anticipazioni sulle prossime serate. Tra ballate romantiche e brani ritmati, i top e i flop alla vigilia del Festival targato Baglioni.
LO STATO SOCIALE - 10: puntano ad arrivare ultimi, ma a vederli dal vivo appare un pronostico di difficile realizzazione. Sul palco sono energici e allegri, come il pezzo. Il fatto di essere in tanti li aiuta a riempire la scena, quello che però li spinge verso il successo è il modo scanzonato, un po' da concertone del Primo maggio, di affrontare il Festival. Sono una boccata di aria fresca e di novità.
ERMAL META e FABRIZIO MORO - 8: leggendo il testo della canzone, la loro poteva sembrare una partecipazione furbetta e studiata a tavolino. Vedendoli insieme, invece, il giudizio cambia. Il brano sul terrorismo ha un testo ben congeniato su un ritmo stile western che lo rende godibile. Funzionano molto bene, sia a livello di immagine, sia nel mix delle voci.
DIODATO e ROY PACI - 7: il brano non è immediatamente apprezzabile, ma ad ogni ascolto è più facile apprezzarne le sfumature. Una bella apertura nel ritornello, resa speciale dalla voce inconfondibile di Diodato. La tromba di Roy Paci non è invadente e sostiene l'armonia e la presenza sul palco di tre fiati e due tamburi impreziosisce l'esibizione.
ELIO E LE STORIE TESE - 5: se non fosse l'addio, il voto sarebbe probabilmente più basso. Forse erano troppe aspettative create negli ultimi mesi di annunci di scioglimento, ritorni, tour e poi l'ultimo saluto dal Festival in poi. 'Arrivedorci' non è all'altezza di tante altre canzoni della band, ed è un peccato che il loro saluto al pubblico sia questo.
ROBY FACCHINETTI E RICCARDO FOGLI - 4: il ritorno dei Pooh, anche se divisi, sul palco dell'Ariston fa da solo notizia e attira l'attenzione. Ma mentre Red Canzian è riuscito a trovare la chiave giusta, gli amici ritrovati Fogli-Facchinetti no. Un duetto debole dal sapore antico che non convince.
MARIO BIONDI - 3: con la sua voce e la possibilità di cantare in italiano davanti a un pubblico così importante, si poteva fare di meglio. Invece il crooner di casa nostra si è adagiato sul terreno a lui conosciuto, la sua confort zone. Senza infamia e senza lode, forse proprio questo è il problema.
Fonte: Lapresse
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