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Rassegna Stampa Festival di Sanremo
Teolino
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17 dicembre, 2017 - 13:40
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Ho pensato di aprire questo topic dove postare tutti gli articoli che usciranno sul Festival, di fare insomma una specie di Rassegna Stampa onde evitare magari di andare of topic da altre parti.

rassegna_stampa.jpgImage Enlarger

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 13:42
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Paolo Giordano su Il Giornale

Baglioni sacrestano del Festival senza rap e senza "quote rosa": "Sanremo 0.0"
Il conduttore: "Sarà un Sanremo 0.0, non nel segno della tradizione né dell’evoluzione di ciò che è appena stato fatto”

Paolo GiordanoSab, 16/12/2017 - 17:19
“140 Big si sono candidati, oggi a 120 di loro sarò meno simpatico”, sorride Claudio Baglioni parlando per la prima volta del “suo” Festival e i venti artisti che si giocheranno la vittoria più importante.

E’ un cast sorprendente perché riporta in primo piano le carriere dei singoli artisti e non la loro popolarità magari frutto di sovraesposizione social. Quindi niente freschi vincitori di talent show oppure fenomeni incoronati da un solo singolo di successo ma autori e interpreti che - proprio come in un festival cinematografico o letterario - si mettono in gioco alla pari. “Io direi che sarà un Sanremo 0.0, non nel segno della tradizione né dell’evoluzione di ciò che è appena stato fatto”. Quindi netta discontinuità con quelli di Carlo Conti e meno attenzione nei confronti delle esigenze radiofoniche che impongono brani non più lunghi di 3 minuti e 15 secondi. “Vorrei un festival di musica e parole, con qualche comico ma meno provincialismi come le ospitate di divi hollywoodiani che poi magari offrono agli spettatori performance non all’altezza”. Per la prima volta nella storia di Sanremo, un cantautore importante prende le redini della manifestazione nazionalpopolare per eccellenza. E senza dubbio è un Baglioni sorprendente quello che pian piano si sta presentando. Oltre a un cast che, al netto delle solite critiche pregiudiziali, sta convincendo quasi tutti gli osservatori e ingarbugliando i social network tra favorevoli e contrari, quello che una volta era il “Divo Claudio” si è calato nella realtà terrena di uno spettacolo di “sangue e arena”. E lo fa a modo proprio. “Questo è il Festival numero 68, il mio pass è il numero 68 e vorrei fare un’edizione che sia come il 1968, ossia come un anno nel quale tantissimi hanno sognato”. Non ci sono connotazioni politiche nelle sue parole, e ci mancherebbe visto che oltretutto il Festival andrà in onda immediatamente a ridosso delle elezioni. C’è semplicemente la voglia (eil bisogno) di sganciarsi da una ritualità festaiola che Carlo Conti ha portato al massimo livello nelle ultime tre edizioni. “Io all’Ariston farò come il sacrestano che accende le candele prima della funzione e poi chiude le porte quando tutti sono usciti”. Nel mezzo, ossia durante la messa, ci saranno altri presentatori. Forse Michelle Hunziker, forse qualche volto maschile già noto nel mondo delle fiction. Di sicuro ci saranno comici che rientrano alla perfezione nel Festival di “musica e parole” che vuole Baglioni. Non c’è il rap, ma non per scelta pregiudiziale: “In realtà per i veri rapper il mondo sanremese è ancora guardato con un po’ di diffidenza e quindi non ho praticamente ricevuto candidature”. Ne ha ricevute ben tre da menbri dei Pooh. “Prima Facchinetti e Fogli, poi Red Canzian mi hanno spedito un brano. E trovo un segno di grandissima maturità che ex membri di una band si mettano in gioco con sano antagonismo”, spiega Baglioni che si sente più un “traghettatore” che un Robespierre: “Io non voglio tagliare teste, voglio curare il Festival con spirito di servizio”. Insomma, prima di avere ascoltato le canzoni in gara (che sono il vero nodo per giudicare un Festival), l’unico appunto che si può fare adesso è l’esigua partecipazione di artiste donna: “Non ho voluto fare le quote rosa obbligatorie perché mi sembrava sbagliato. Ho semplicemente vagliato le candidature che mi sono arrivate”, dice lui che ha mostrato di poter essere più sorprendente e decisivo di quanto si pensasse all’inizio.

http://www.ilgiornale.it/news/.....74831.html

Sempre Paolo Giordano ma su Twitter

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 13:44
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Marinella Venegoni su La Stampa

Baglioni mette su il Gioco dell'Oca Al debutto da patron del Sanremone

Claudio Baglioni è un mattacchione un poco sornione. Un innamorato dei calembours, al punto da esercitarsi a trasformare i giochi di parole in gesti teatrali per stupire i più, come sta succedendo per il festival di Sanremo. Ed è probabilmente anche uno che ha passato la sua vita da rispettabile autore pop pensando, a ogni impresa, a che cosa avrebbe potuto fare per prendere amabilmente in giro il mondo di cui fa parte.

Da direttore artistico di Sanremo 18, ha scelto come prevede il regolamento venti gareggianti: ma con lui i numeri sono lievitati, trasformandosi in episodi. Artisti e/o protagonisti o autori sono stati accorpati, e la cifra di gente presente sul palco in gara fra i Big risulterà quasi raddoppiata. L'elenco dei prescelti ci parla di una montagna di richieste che il Divo Claudio ha cercato di esaudire il più possibile, indifferente alle assurdità del percorso del pittoresco Gioco dell'Oca che è andato costruendo.

La chiave ironica di questa edizione si svela in molte scelte. Per esempio, nella ripresa di carriere che erano state annunciate come finite: i Pooh saranno sul palco (tranne D'Orazio e Battaglia): Facchinetti/Fogli in coppia, Canzian da solo; mentre Elio e le Storie Tese, che tengono martedì prossimo quello che viene annunciato come l'ultimo concerto, saranno anche loro sul palco con "Arrivedorci".

La tendenza all'accorpamento di aspiranti sanremesi raggiunge il massimo con la decana delle interpreti italiane, Ornella Vanoni, ammessa in gara da Baglioni in formazione con due cantautori, Bungaro e Pacifico, autori del brano comune "Imparare ad amarsi". Un'altra accoppiata incomprensibile sulla carta è quella formata da Ermal Meta e Fabrizio Moro in "Non mi avete fatto niente". Per popolare ulteriormente il palco, si registra la reunion delle Vibrazioni con "Così sbagliato".

Uno dei vari big per modo di dire, in questo affollatissimo elenco di venti concorrenti (in realtà saranno quasi quaranta), è Renzo Rubino, assai amato da Fabio Fazio (grande amico di Baglioni, e suo sodale televisivo) che lo lanciò proprio in uno dei suoi Sanremo, senza grandi esiti successivi: qui presenta il brano "Custodire". E' il momento del ritorno anche per Noemi, dopo "La borsa di una donna" di Masini, con "Non smettere mai di cercarmi": dello stesso cast faceva parte Ron, che torna con "Almeno pensami" attribuita dalla Fondazione Dalla allo stesso rimpianto Lucio di tutti noi.

Ultimi nomi di spessore, annunciati a notte fonda nell'infinita diretta con la gara fra i Giovani: Max Gazzé che ci fa nutrire grande curiosità per "La leggenda di Cristalda e Pizzomunno", e i Decibel di Enrico Ruggeri con "Lettera dal Duca" dove il Duca è naturalmente David Bowie.

Resta un cast con tante idee e pochi guizzi, con certi soliti nomi che ritornano fino alla noia, come se per esempio nel pop da talent non ci fossero che Noemi e Annalisa. Pochissima nuova musica, tanta fuori giro da tempo. Che peccato. Un po' mi ero illusa, che Baglioni facesse un miracolo su Sanremo: solo che lui ha scelto un'altra sceneggiatura

http://www.lastampa.it/2017/12.....agina.html

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 13:47
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Paola Gallo sul suo Blog Onde Funky

Sanremo 2018: Tra congiuntivi e duetti

1 giorno fa di Paola Gallo
Sanremo 2018: Tra congiuntivi e duetti
Milano-Sanremo, 16 dicembre 2017

Non mi è piaciuto per niente lo show televisivo e il meccanismo da talent che ha portato ai nomi dei giovani superstiti delle Nuove Proposte. C’erano un paio di candidate che probabilmente di anni ne avevano 18.000 e non 18, giusto per citare “Swanito” in una risposta a me su twitter, e hanno lasciato a casa Santiago con un brano autentico e una forte credibilità artistica. Peccato. Sono solita scrivere che ripongo tutta la mia fiducia nei giovani di Sanremo, ma quest’anno la quota è più risicata. Baglioni, Lorenzo e non Claudio, non è affatto il nuovo Gabbani e devo dirvi che una canzone che ribadisca il valore del congiuntivo mi rincuora, soprattutto se interpretata da un insegnante di matematica.

Venendo all’elenco dei big, che temevo potessero essere 25, visto il tweet sibillino dell’account ufficiale di Sanremo, premesso che sono le canzoni e non gli artisti in gara, ci ho trovato subito quella commistione artistica che Baglioni, questa volta proprio Claudio, ha reso format in tanti anni di O’Scia. Ed alcuni duetti o terzetti mi lasciano davvero piena di speranza. Enzo Avitabile e Peppe Servillo ad esempio, entrambi bravissimi e così poco popolari. Diodato con Roy Paci, altra inaspettata ma piacevolissima ipotesi di condivisione. Ermal Meta e Fabrizio Moro, tra i più onesti e sanguigni che abbia mai conosciuto ed evidentemente in possesso di un’idea musicale vincente per averla presentata in tandem. Vanoni Bungaro Pacifico infine, sulla carta poesia.

 

Ci sono anche diversi gruppi musicali e già mi vedo felice e sorridente applaudire le rime de Lo Stato Sociale e condividere la passione per i Led Zeppelin con gli appena re-uniti Le Vibrazioni. E poi i Decibel che insieme a Ruggeri sono stati punk prima di noi. Gli Eli, evidentemente, hanno scherzato anche sul concerto d’addio (Forum di Assago 19 dicembre) visto che torneranno in gara all’Ariston e i The Kolors saranno costretti a tradursi in italiano, sono curiosa.

 

Mi piacerebbe potesse vincere la canzone di Max Gazzè che porta un titolo “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” che fa presagire trame poetiche. Vincere anche senza podio, vincere l’indifferenza culturale. Sono curiosa di Giovanni Caccamo e Noemi che non mi stanno mai indifferenti e di Ron e Renzo Rubino che sono in elenco hanno sicuramente una proposta “forte”. Nina Zilli e Annalisa frequentano spesso, temo il rischio assuefazione ma sono entrambe ragazze intelligenti e quindi attendo di ascoltare i brani. Biondi e Barbarossa anche qui attendere con fiducia, il resto sono i Pooh che come gli Eli hanno solo finto di andarsene.

Aspettando di ascoltare le canzoni, vi dico che confido nel buon gusto di Claudio Baglioni che custodisce da sempre timidezza e sensibilità. Vediamo che Sanremo sarà al netto delle recriminazioni e delle teorie del complotto. Essere giovani non significa avere 20 anni ma mantenere intatto lo stupore. Ad maiora

Paola Gallo©

http://www.ondefunky.com/2017/.....remo-2018/

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17 dicembre, 2017 - 13:49
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Michele Monina sul suo sito Il Tasso del Miele

Sanremo 2018, complimenti, auguri e figli categoricamente maschi

Claudio Baglioni me l'ha messa in quel posto.

No, tranquilli, nessuno scoop. Parlo per metafore.

Sì, perché ero qui, con tutte le lame disposte sul tavolo, un ninja pronto a analizzare i venti nomi dei BIG, pronto a delineare equilibri e dinamiche, pronto anche a schifarmi di certe scelte che davo per scontate.

Ero pronto anche a sottopormi a uno spettacolo televisivo discutibile, nonostante il solito buon Federico Russo.

Poi ho sentito i nomi, che con tutti quei duetti sono più di venti, ma Claudio e la commissione mi hanno spiazzato, stupito, in qualche caso inorridito, ovvio, ma per la maggior parte colpito positivamente.

Perché equilibri e dinamiche ci sono, anche piuttosto chiare, ci sono un bel gruppetto di artisti Friends & Partners, ci sono quelli in quota Rai, almeno uno del team Rtl 102,5, per dire, ma nell'insieme il parterre è quantomeno spiazzante, e già mi sembra qualcosa.

C'è un errore clamoroso di principio, una cosa che spicca come una bestemmia in chiesta, ma nell'insieme il parterre è quantomeno spiazzante.

C'è un altro aspetto che potrebbe indurre qualcuno a azzardare critiche, se non fosse che in genere sono io a azzardare critiche e non intendo azzardarle a riguardo, ma nell'insieme il parterre è spiazzante.

Ci sono nomi che si sapevano, anche piuttosto inutili, ma anche parecchie sorprese. E ci sono nomi che mi fa assai piacere vedere lì, e ancora più piacere mi farà vederli sopra le assi dell'Ariston.

Non ci sono altri nomi che invece si davano per certi, anche nelle ore precedenti alla diretta tv, e questo pure fa parte del giochino di Sanremo. Alcuni così certi che vi potrei canticchiare pure la loro canzone, ascoltata nei giorni precedenti (sì, sono tra quelli cui gli artisti fanno sentire le loro canzoni), e su questo suppongo si apriranno dibattiti.

C'è almeno una assenza secondo me imperdonabile, perché avrebbe in un colpo risolto tre problemi, ma ci arrivo.

Ma andiamo con ordine.

Ieri a Sanremo si è svolto Sarà Sanremo. E fin qui niente di strano. Sarà Sanremo è un programma di Rai 1 nel corso del quale gareggiano i giovani che ambiscono a finire in gara a Sanremo Giovani, appunto, quelli che ambiscono a finire in gara a Sanremo Giovani tra gli otto di Area Sanremo e, soprattutto, il programma di Rai 1 durante il quale Claudio Baglioni, direttore artistico e condottiero del prossimo Festival della Canzone Italiana, per bocca di Claudia Gerini e di Federico Russo ha annunciato i venti concorrenti in gara.

Venti si fa per dire, perché tra duetti e duetti i concorrenti in gara, lo vedremo a breve, sono molti di più. Tutti o quasi uomini, per altro, salvo pochissime eccezioni.

E qui è il primo problema.

Partiamo da una premessa.

Che quest'anno si era di fronte a una grande possibilità ce lo siamo detti un po' tutti, appena è saltato fuori il nome di Claudio Baglioni.

Che quella grande possibilità era incappata in una deludente brutta piega l'avevo detto solo io, ma questo ruolo di Cassandra ormai me lo vivo pure bene.

Che un refolo di speranza ci fosse ci era parso plausibile quando avevamo cominciato a sentire nomi come quello di Vittorio De Scalzi, Avion Travel, Enzo Avitabile.

Della serie, vuoi vedere che Claudio se ne fotte delle pressione del suo promoter Ferdinando Salzano, degli uomini e donne salzaniani che per settimane, per mesi hanno mediato per lui con discografici e artisti, e alla fine ci regala la sorpresa di un cast stellare, di quelli che ci riconciliano non solo e non tanto con Sanremo quanto proprio con il mondo della musica?

Così sembra essere stato.

Con i distinguo cui si accennava prima e che a breve andrò a spiegare.

Diciamo che è stato anche così.

Ci sono grandi nomi e i soliti nomi e nomi che non potevano che esserci.

Mancano clamorosamente le donne, e questa è una faccenda grave, non poco in un mondo, quello dello spettacolo, decisamente maschile. Mancano anche praticamente tutti i giovani, i giovani musicalmente parlando intendo, e anche questa è una scelta che lascia perplessi.

Manca quasi totalmente il mondo dei talent, se non per alcuni nomi che dai talent sono usciti ormai anni fa, e questa invece sembra una indicazione di intenti condivisibile.

Insomma, parlando sempre di figurine disposte sul tavolo, il lavoro di un bravo architetto, in effetti.

Da dove cominciare?

Volessimo seguire l'iter dovremmo andare di cinque nomi in cinque nomi, per quel che riguarda i Big, alternando il tutto alla gara tra i giovani. Ma di seguire l'iter, in tutta onestà, non me ne frega un cazzo. Per cui procedo random, che dove peschi peschi bene.

Partiamo dai BIG, quindi, questi, in ordine di comparizione:

1) Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, Il segreto del tempo (Friends & Partners)

2) Nina Zilli, Senza appartenere

3) The Kolors, Frida (Friends & Partners)

4) Diodato e Roy Paci, Adesso

5) Mario Biondi, Riaverti (Friends & Partners)

6) Luca Barbarossa, Passame er sale

7) Lo Stato Sociale, Una vita in vacanza

8) Annalisa, Il mondo prima di te (Friends & Partners)

9) Giovanni Caccamo, Eterno

10) Enzo Avitabile e Beppe Servillo, Il coraggio di ogni giorno

11) Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, Imparare ad amarsi

12) Renzo Rubino, Custodire

13) Noemi, Non smettere mai di cercarmi

14) Ermal Meta e Fabrizio Moro, Non mi avete fatto niente (Friends & Partners)

15) Le Vibrazioni, Così sbagliato

16) Ron, Almeno pensami (Friends & Partners)

17) Max Gazzè, La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

18) Decibel, Lettera dal duca

19) Red Canzian, Ognuno ha il suo racconto (Friends & Partners)

20) Elio e le Storie Tese, Arrivederci

Abbiamo indicato direttamente chi è in capo al promoter del promoter, così non ci torniamo più sopra, che avremo modo di approfondire ulteriormente più avanti. Chiaramente, nessuno viene dalla montagna, mancano gli artisti che calcheranno il palco nella serata dei duetti, e immaginiamo che lì ci saranno molti altri pronti a soddisfare necessità promozionali di scuderia, e mancano i superospiti, per cui diciamo che la base di partenza è questa.

Che dire?

Sono nomi ondivaghi.

Ce ne sono di notevoli, in accoppiate che potrebbero regalare gioielli o essere semplicemente frutto del tentativo, riuscito, di accontentare più gente possibile. C'è la presenza felice de Lo Stato Sociale, che degli indie è la realtà assolutamente più interessante. Nonché l'unica presente quest'anno. Nella gestione Conti questa casella è rimasta costantemente vuota, quindi sembra già un passo avanti. Qualcosa, mi sbilancio, che potrebbe avere lo stesso effetto dei Subsonica, nei primi anni zero. Perché Lo Stato Sociale hanno un potenziale mainstream incredibile.

Non ci sono invece rapper e trapper, il che connota Sanremo ancora una volta come qualcosa distantissimo dal paese reale, per vecchi (e in questo l'età media dei concorrenti fa il resto).

Chi scrive è però piuttosto felice di questa scelta, perché di vedere rapper scimmiottare i popper si era rotto le palle, e i trapper italiani proprio non li capisce.

Ci sono poi grandi nomi. Alcuni grandissimi.

I Decibel di Enrico Ruggeri, Ron, si mormora con una canzone inedita di Lucio Dalla, e Ornella Vanoni in compagnia di due giganti come Toni Bungaro e Gino Pacifico. Loro innalzeranno, con sfumature diverse che andranno dal rock bowieano, se il titolo non tradisce, del trio milanese, alla nostalgica grandezza del cantautore bolognese, per arrivare a un inedito trio che non può che regalarci meraviglie.

Ci sono Ermal Meta e Fabrizio Moro, coppia già annunciata, che se riesce a superare quella patina di depressione che a volte accompagna la loro musica e la loro immagine, patina, solo patina, potrebbe far bene.

C'è Renzo Rubino, a mio avviso uno dei più compiuti cantautori degli ultimi trent'anni.

C'è Max Gazzè con la canzone col titolo più bizzarro, e già sappiamo che sarà lui a coprire la quota dell'eccentricità.

C'è lo scontro fratricida tra Roby Facchinetti e Riccardo Fogli vs Red Canzian, in pratica i Pooh che, dopo aver annunciato l'addio, averlo anche portato in scena sul palco dell'Ariston come superospiti, tornano in scena come solisti.

Ecco, questo scontro è forse più interessante televisivamente che musicalmente, ma Sanremo è anche e soprattutto un programma televisivo per il pubblico di Rai 1, non esattamente fatto da sbarbini (uso questo termine che mi colloca immediatamente tra i fruitori tipo del canale, anche se, giuro, non lo guardo se non a Sanremo, dove non lo guardo dalla televisione).

C'è poi la bomba inaspettata di Elio e le Storie Tese che annuncia l'addio alle scene e va al Festival con un brano, non come superospiti, un brano che si intitola Arrivedorci.

C'è la bombetta delle rinate Vibrazioni, appena riformatisi, sembra apposta per l'occasione. Lo spazio lasciato dal suicidio dei Modà potrebbe consentire loro di riprendere una carriera che aveva fatto belle cose.

Poi ci sono loro, Diodato e Roy Paci e Enzo Avitabile e Beppe Servillo, con questi ultimi che sicuramente vinceranno il premio della critica regalandoci, si suppone, gran bella musica e i primi che mettendo insieme penne molto interessanti e presenze sceniche così in apparenza distanti tra loro non possono che stupire.

Sì, la parola che più mi rappresenta al momento, rispetto al cast, è questa. Non sempre e solo in positivo, ma stupire.

Annalisa, si sa, è una mia passione personale, per cui spero porti un brano a fuoco, più a fuoco di quanto ci ha fatto sentire con Benji e Fede e anche ultimamente da sola. Lei è una bella voce in cerca d'autore, non può permettersi di fare male.

C'è pure Noemi, che all'ultimo Festival si era mossa bene. Per lei, come per Annalisa, sarebbe forse il caso di ragionare su una carriera che prescinda da Sanremo, magari a partire da questo Sanremo. Come dire, ok, saltate ma poi statene alla larga.

Poi ci sono i The Kolors, per la prima volta in italiano, che devono davvero dimostrare qualcosa dopo il risultato negativo del loro ultimo album. Loro vivono sicuramente male l'essere usciti da Amici e l'essere finiti sotto l'ala iperprotettiva di Rtl 102,5, ma hanno delle potenzialità interessanti. Staremo a sentire.

Se i The Kolors devono dimostrare qualcosa, impresa ancora più infida è quella di Nina Zilli, forse all'ultima spiaggia dopo la manciata di copie messe insieme con l'ultimo prescindibilissimo lavoro targato Canova. Lei è la dimostrazione, ce ne fosse bisogno, di come la tv può fare danni.

Mario Biondi, Giovanni Caccamo e Luca Barbarossa, presumibilmente in romanesco, chiudono il cerchio. Per Barbarossa potremmo anche essere contenti, gli altri due, detto con voce neutra da navigatore satellitare, ne potevamo serenamente fare a meno.

Insomma, sulla carta un grande cast.

In cui spiccano appunto le assenza di cui sopra.

Quelle dei rapper, quelle dei trapper, quelle dei cantautori indie, quelli dei cantautorini indie diventati pop, alla Calcutta o Paradiso, per intenderci, quelli dei fuoriusciti dalle ultime edizioni dei talent, da Riki a uno di quelli usciti da X Factor. Assenza che ci sollevano dal dover dire, ma perché?

Ci sono anche assenza che invece ci fanno sanguinare, metaforicamente, il cuore.

Non voglio fare nomi, perché parlare di trombati non fa bene, ma alcune canzoni che erano date per certe avrebbero anche meritato.

Uno solo mi sento di farlo, Loredana Bertè, che è pure nel roster Friends & Partners, la sua assenza all'ultimo è un vero mistero.

Claudio Baglioni l'ha proprio messa in quel posto, non solo a me, evidentemente.

Ci sono le band, assenti nell'ultima edizione. Ce ne sono addirittura cinque, dagli storici Decibel, forse il nome che più mi rende felice, a Elio e le Storie Tese, passando per Lo Stato Sociale, che rende felicissima mia figlia Lucia, i The Kolors e le rinate Vibrazioni.

Il neo di questa edizione sono però le donne. O meglio, l'assenza delle donne.

Ci sono, tra concorrenti e duetti, quasi trenta nomi, e solo quattro sono femminili. Anche senza tirare in ballo le quote rosa, davvero troppo poche.

Un nome in particolare mi spiace non leggere nel cast, quello de Le Deva. Il quartetto vocale che vede allineate Verdiana, Greta, Laura Bono e Roberta Pompa ha tirato fuori uno degli album pop più interessanti in circolazione e ha presentato al Festival una gran bella canzone su un tema importante. Avrebbe decisamente meritato spazio, e con una sola mossa Baglioni avrebbe portato su quel palco, sia un gruppo seguito da giovani che quattro nomi femminili, ma sicuramente essere indipendenti in un mondo di major non ha giovato loro.

Peccato davvero.

Nell'insieme comunque, sulla carta, siamo abbondantemente sopra la sufficienza. Non fosse per la faccenda dell'assenza femminile il cast migliore degli ultimi anni, forse degli ultimi quindici anni.

Fortuna che poi arrivano i giovani, e posso ritirare fuori le lame. Perché qui la faccenda va decisamente peggio.

Li guardi, li ascolti e pensi: Madonna, se questi sono i giovani, vien da dire, l'umanità non ha speranza. Poi uno pensa che no, non stiamo parlando del futuro dell'umanità, ma di Sanremo, e allora quell'uno alza le spalle e dice: chi se li è mai cagati i giovani di Sanremo?

Discorso Sanremo Giovani. Baglioni ha portato da dodici a sedici i ragazzi che si contenderanno i sei posti per l'Ariston. A sentirli viene da chiedersi perché.

Primo gruppo in gara, Santiago, con un reggaeton che lascia il tempo che trova, Lorenzo Baglioni che porta il cabarert in gara, carino e tutto, ma che due coglioni 'sti calambour, Dave Monaco non pervenuto, Nyvinne avrebbe potuto vincere, Alica Keys de noantri dotata però di un tocco personale. Non a caso non arriverà al Festival.

Nel secondo gruppo, con il candidato alla vittoria Mirkoeilcane, ci sono Luchi, Eva e Iosonoaria. Porca della puttana, la più originale, Iosonoaria, non prende neanche un voto dalla giuria, passa ovviamente Mirkoeilcane con una canzone alla Minchia signor tenente di Faletti sui barconi dei migranti e Eva, che ha un look pazzesco. E basta. Iosonoaria, prodotta da Ferdinando Arnò, era aria pura e classe.

Terzo gruppo, c'è Giulia Casieri, la sosia di Giulia Bevilacqua, che canta un funky-rap con un buon ritornello ma senza nerbo, Davide Petrella, candidato alla vittoria finale, ma clamorosamente trombato, forse perché ha presentato una canzone che ha la base fatta con le suonerie di un vecchio Nokia, lo stonatissimo José Nunes da Pioltello con una canzone che ridefinisce, almeno in attesa del prossimo Festival, il concetto di imbarazzo (by the way, avendo così a lungo parlato di Pioltello, gli sconsigliamo di tornare in città, perché dopo questa figura di merda potrebbe girargli male da quelle parti), e Antonia Laganà, inutile come chi provi a fare new-soul con venature jazz senza essere Erykah Badu, che ovviamente passa, con Giulia Bevilacqua Casieri.

Quarto gruppo. Mudimbi segue il trend di Gabbani con molto più stile di Lorenzo Baglioni, ha un gran flow e padronanza di palco, una scrittura originale e una buona canzone, Il Mago, ma è di San Benedetto del Tronto, quindi è una merda. La diciottenne Carol Beria è la più giovane in gara, e a parte questo non ha detto altro, sembra mia nonna per attitidine e modernità, e mia nonna è morta nel 1987. Ultimo è un rapper, credo, che poi canta come un Zarrillo. Che paura. Aprile & Mangiaracina sono le ostinate di Sanremo, ci riprovano in tutte le salse tutti gli anni. Che due coglioni.

Vanno a Sanremo Mudimbi, Eva, Mirkoelicane, Lorenzo Baglioni, Giulia Casieri e Ultimo. Nyvinne avrebbe meritato più di buona parte dei passati. Pazienza.

L'impressione è che, come al solito, abbiano messo prodotti scadenti di fianco a chi vincerà per rendere la vittoria più agevole.

Impressione che con i due nomi di Area Sanremo diventa realtà.

Dal Buco Nero del Festival arrivano infatti i due più scarsi, Leonardo Monteiro e Alice Caioli. Nomi che erano stati già oggetto di una soffiata, e intorno ai quali girano voci non piacevolissime, al punto che la commissione di Area Sanremo aveva fatto un comunicato in cui prendeva le distanze dalla scelta. Un po' come dire, non siamo d'accordo che abbiate scelto quei due nomi che però noi abbiamo messo nella lista. Non metterli? Far passare invece qualcuno di meritevole, che so?, Roberta Giallo? Andate a cagare, dai.

Area Sanremo ha ormai chiuso la sua stagione, e l'ha chiusa malissimo, l'unica sarebbe chiuderla con quest'anno, con buona pace dei tantissimi giovani cantanti che ci hanno buttato sopra soldi e speranze. E soprattutto con buona pace di chi l'ha gestita nel tempo.

So di aver occupato militarmente un buon lungo lasso di tempo, ma di cose da dire ce n'erano parecchie.

Della giuria preposta a votare i giovani, composta da Gabriele Salvatores, Ambra Angiolini, Irene Grandi, Francesco Facchinetti e Piero Pelù preferirei non parlare, che ci sono almeno un paio di amici che vorrei mantenere come tali.

Della giuria che invece ha portato a Villa Ormond questi sedici cantanti, composta da Claudio Baglioni, Massimo Giuliano, Claudio Fasulo, Duccio Forzano, Massimo Martelli e Geoff Westley, nessuno dei quali è invece mio amico, né credo lo diventerà mai, posso dire che sulla carta ha fatto scelte che apprezzo, più di quante, sulla carta, non apprezzi. Il fatto che siano tutti uomini, e tutti uomini di una certa età li ha forse distratti nel lasciare fuori donne e giovani. Toccherà farsi un giro al porticciolo turistico, dove sono gli Yacht per sentire un motto sempre in voga: w la figa.

https://www.iltassodelmiele.com/single-post/2017/12/16/Sanremo-2018-complimenti-auguri-e-figli-categoricamente-maschi

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Ernesto Assante su Repubblica

Il cast di Sanremo 2018: Baglioni "vola" tra originalità e tradizione
di ERNESTO ASSANTE 16 dicembre 2017

Sarà veramente Sanremo? A dire il vero la selezione dei Big in gara in questa edizione 2018 targata Claudio Baglioni fa pensare a tutto tranne che al classico, vecchio, immutabile festival. Perché? Forse i big in gara sono degni del Premio Tenco, del Mei, di qualche rassegna colta o indie? No, non arriviamo a tanto, ma di certo la selezione dei cantanti che concorreranno per la vittoria finale è quantomeno “originale”, anche se non abbiamo ancora avuto il piacere di ascoltare le canzoni, decisamente orientata verso la qualità, pur non dimenticando qualche necessità pop.

Baglioni ha deciso di alzare l’asticella e di schierare un cast estremamente vario e ricco, ma con una notevole quota di nomi che big davvero non sono e che hanno un repertorio fuori dal mainstream nazionale. Nomi come quello di Diodato e Roy Paci, certamente sconosciuti al pubblico abituale di Sanremo e di RaiUno, o come quello de Lo Stato Sociale, band in grado di sovvertire gli schemi della canzone e quindi anche di poter sorprendere sul palco dell’Ariston, o una coppia napoletana di eccellenza assoluta come quella formata da Enzo Avitabile e Peppe Servillo.

No non sarà un festival come tutti gli altri, con Bungaro e Pacifico, Giovanni Caccamo, Renzo Rubino, vecchie e nuove glorie di una canzone d’autore che cerca rinnovamento. Ma a compensare abbiamo il duo Pooh di Robi Facchinetti e Riccardo Fogli, e un singolo Pooh come Red Canzian, una divina della canzone nazionale come Ornella Vanoni, la grnade voce di Mario Biondi e quella travolgente di Noemi, un colosso della canzone italiana come Ron. Ma poi c’è Nina Zilli, c’è Annalisa, ci sono Ermal Meta e Fabrizio Moro, c’è Luca Barbarossa, c’è il grande Max Gazzè, ed il quadro si fa allo stesso tempo più chiaro e più confuso, soprattutto se si aggiungono i Kolors e Le Vibrazioni, i Decibel e Elio e le Storie Tese (sciolti? Forse no). Più chiaro perché sembra evidente che, nonostante il necessario bilancino, Baglioni abbia voluto innovare la meglio delle sue possibilità, puntando tutto sulla musica più che sui personaggi. Innovazione mitigata da scelte più “leggere”, da qualche concessione pop, da un paio di necessari nomi sanremesi. Più confuso perché forse non fotografa esattamente, come sarebbe stato meglio, la situazione attuale della musica italiana. Sarebbe stato chiedere troppo? Probabilmente si, lo sappiamo che stiamo esagerando e che il cast proposto da Baglioni è probabilmente il migliore da anni.

Allora diciamo che questo festival ci potrebbe piacere. Noi inguaribili ottimisti, nonché fedelissimi seguaci nel festival nel bene e nel male, festeggiamo la presenza di artisti del calibro di Avitabile, Diodato, Roy Paci, Servillo, che rappresentano una parte rilevante dell’arte musicale italiana che la televisione colpevolmente dimentica, siamo contenti di una una serie di personaggi capaci di coniugare pop e qualità come Noemi, Nina Zilli, Annalisa, Gazzè, Decibel, Elio e le Storie Tese, Barbarossa, Biondi, Bungaro, Pacifico, Meta, Moro o di grandi personalità come Vanoni e Ron; pensiamo sia saggio avere cantanti dal successo indiscutibile come Fogli e Facchinetti, e anche dei divi da talent come i Kolors. Mentre meno ragionevole, sulla carta è avere in gara Rubino o Caccamo e non avere nessun rapper, nessun esponente della nuova canzone italiana, che in un simile e sensato mix non solo avrebbero avuto ragion d’essere ma avrebbero arricchito e reso più credibile il cast. Ma sarebbe forse stato, lo ripetiamo, chiedere troppo e tanto vale, con un pizzico d’ironia, dire che con Claudio Baglioni al timone, “Sanremo è Sanremo” è un vecchio slogan che potrebbe essere per la prima volta da anni smentito dai fatti.

http://www.repubblica.it/spett.....184267375/

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 14:03
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Andrea Conti su twitter

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 14:26
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Andrea Laffranchi sul Corriere.it

Sanremo 2018, ecco i Big: da Elio a Fogli e Facchinetti, meno talent ed ex vincitori

Il cast annunciato in diretta su Rai1. Tra i big in gara il ritorno di Barbarossa, Vanoni, Gazzè. Le «strane» coppie Avitabile-Servillo e Meta-Moro

di Andrea Laffranchi

SANREMO Tanta nostalgia. E ogni generazione avrà la sua. Meno talent. Niente rap. Tanti ex vincitori. È questa la prima firma di Claudio Baglioni sul Festival che ha annunciato il cast ieri in diretta su Rai1. La nostalgia c’è. Ma non è quella che pesca fra le mummie di stampo baudiano anni 80. Vietata l’ironia sul titolo con cui si presentano gli ex Pooh Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: «Il segreto del tempo». A proposito di Pooh, non ce ne libereremo mai: c’è anche Red Canzian. Chi chiama Battaglia e D’Orazio per capire chi televotano? Si guarda al passato. Soprattutto nell’Albo d’oro. I Pooh lo avevano vinto. Come Luca Barbarossa che torna dopo essersi reinventato fra teatro e radio. Non si giudica un brano dal titolo ma «Passame er sale» sarà ironia o sorriso amaro?

Partecipazione numero 11 e due vittorie per il senatore Enrico Ruggeri con i Decibel che erano già stati qui nel 1980 con «Contessa». Un altro col curriculum da primo posto (nel ‘96) è Ron («Almeno pensami»). Ornella Vanoni non molla. Sarà l’ultima tappa della carriera? Questa volta chiederà una mano a due autori di classe come Pacifico e Bungaro («Imparare ad amarsi»). A proposito di autori eleganti, ma ci spostiamo al contemporaneo, ecco Giovanni Caccamo («Eterno»), vincitore fra i Giovani 2015, e Renzo Rubino («Custodire»). Gruppi che danno l’addio: ci sono Elio e le Storie Tese in odore di tour (nonostante avessero promesso un solo show finale). Gruppi che si rimettono assieme: Le Vibrazioni («Così sbagliato»). Categoria convertiti alla lingua italiana. Il soul di Mario Biondi presenta «Rivederti» e The Kolors ci racconteranno di una certa «Frida». In passato avevano cantato in italiano, ma erano episodi secondari o cover.

In calo la quota ex talent. Nessuno di quelli freschi. Se lo capisce anche Sanremo, forse un’epoca va verso il tramonto. Oltre ai Kolors ci sono soltanto Annalisa («Il mondo prima di te») e Noemi («Non smettere mai di cercarmi»), ormai abbonate a Sanremo. Una tacca in più anche per Nina Zilli («Senza appartenere») e un ritorno sempre centrato per Max Gazzè («La leggenda di Cristalda e Pizzomunno»). Non è Festival se non c’è la strana coppia. Quella di quest’anno è Ermal Meta e Fabrizio Moro. «Non mi avete fatto niente» si annuncia come un progetto cantautorale, impegnato. Sembrano strani, ma non lo sono avendo collaborato in passato, Diodato e Roy Paci («Adesso»): cantautorato e contaminazione. Ci sarà molto teatro per Enzo Avitabile e Peppe Servillo («Il coraggio di ogni giorno»). La goliardia universitaria dello Stato Sociale «Una vita in vacanza». Per tanti un nome sconosciuto, ma circa 60 mila presenze nell’ultimo tour li hanno spinti fino a qui.

Ci sono anche i Giovani. Si sono proposti in 650, alla serata di ieri ne sono arrivati 16 giudicati da una commissione presieduta da Baglioni, il televoto e una giuria con Ambra Angiolini, Gabriele Salvatores, Piero Pelù, Francesco Facchinetti e Irene Grandi.

http://www.corriere.it/spettac.....31b7.shtml

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 15:07
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Teolino ha detto

Paolo Giordano

- E’ un cast sorprendente perché riporta in primo piano le carriere dei singoli artisti e non la loro popolarità magari frutto di sovraesposizione social.

- “In realtà per i veri rapper il mondo sanremese è ancora guardato con un po’ di diffidenza e quindi non ho praticamente ricevuto candidature”.

- questo senza dubbio

- sì? Però negli ultimi tre anni c'è sempre stato almeno un rapper all'Ariston

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 15:09
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Mirton ha detto

Teolino ha detto

Paolo Giordano

- E’ un cast sorprendente perché riporta in primo piano le carriere dei singoli artisti e non la loro popolarità magari frutto di sovraesposizione social.

- “In realtà per i veri rapper il mondo sanremese è ancora guardato con un po’ di diffidenza e quindi non ho praticamente ricevuto candidature”.

- questo senza dubbio

- sì? Però negli ultimi tre anni c'è sempre stato almeno un rapper all'Ariston  

Ha detto anche che non è riuscito a convincerne nessuno e che magari se avesse avuto più tempo forse ci sarebbe riuscito.

“...non c'è il rap tra i Big perché i rapper affermati ancora vedono Sanremo come un mondo lontano. Forse se avessi avuto più tempo ne avrei convinto qualcuno".

Da Androkronos

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17 dicembre, 2017 - 15:17
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Teolino ha detto
Marinella Venegoni su La Stampa

La chiave ironica di questa edizione si svela in molte scelte. Per esempio, nella ripresa di carriere che erano state annunciate come finite: i Pooh saranno sul palco (tranne D'Orazio e Battaglia): Facchinetti/Fogli in coppia, Canzian da solo; mentre Elio e le Storie Tese, che tengono martedì prossimo quello che viene annunciato come l'ultimo concerto, saranno anche loro sul palco con "Arrivedorci".

This.

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17 dicembre, 2017 - 15:18
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Teolino ha detto

Ha detto anche che non è riuscito a convincerne nessuno e che magari se avesse avuto più tempo forse ci sarebbe riuscito.  

Quindi non è che non si siano candidagi i rappers ma non è riuscito a convincere quelli che voleva lui ma non si erano candidati autonomamente.

Diciamo che questo è il tratto distintivo del festival di Baglioni: una parte dei cantanti li ha chiamati lui anche se non si erano candidati come previsto dal regolamento e per completare i cast ha scelto quelli che si sono presentati spontaneamente. Tutto ciò può essere un bene o un male, lo scopriremo ascoltando le canzoni, però perde senso il prevedere un meccanismo per cui ci si debba candidare e presentare dei brani; a questo punto avrebbero potuto lasciare direttamente libertà di chiamata senza far perdere tempo a quei cantanti che hanno inutilmente seguito le regole.

http://i64.tinypic.com/20f2hoz.jpg

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 15:18
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Teolino ha detto

Mirton ha detto

Teolino ha detto

Paolo Giordano

- E’ un cast sorprendente perché riporta in primo piano le carriere dei singoli artisti e non la loro popolarità magari frutto di sovraesposizione social.

- “In realtà per i veri rapper il mondo sanremese è ancora guardato con un po’ di diffidenza e quindi non ho praticamente ricevuto candidature”.

- questo senza dubbio

- sì? Però negli ultimi tre anni c'è sempre stato almeno un rapper all'Ariston  

Ha detto anche che non è riuscito a convincerne nessuno e che magari se avesse avuto più tempo forse ci sarebbe riuscito.

“...non c'è il rap tra i Big perché i rapper affermati ancora vedono Sanremo come un mondo lontano. Forse se avessi avuto più tempo ne avrei convinto qualcuno".

Da Androkronos  

Ovviamente la frase che ho riportato è di Baglioni non di Giordanokiss

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17 dicembre, 2017 - 15:33
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Sarei curioso di sapere a quale rapper avrebbe voluto far cambiare idea Baglioni

Waves of Music
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17 dicembre, 2017 - 15:38
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Grazie Teolino per la raccolta di informazioni 🙂

Mi fa piacere che si parli della scandalosa assenza di donne.

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 15:39
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Mirton ha detto
Sarei curioso di sapere a quale rapper avrebbe voluto far cambiare idea Baglioni  

Piacerebbe saperlo anche a me, la mia sensazione è che avrebbe voluto Coez.

allego
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17 dicembre, 2017 - 15:42
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Teolino ha detto

Piacerebbe saperlo anche a me, la mia sensazione è che avrebbe voluto Coez.  

Secondo me lo avrebbe voluto a Sanremo ma non credo che sia annoverato tra i rapper di cui parlava perchè obiettivamente è quasi più da considerare un cantautore piuttosto che un rapper puro

Teolino
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17 dicembre, 2017 - 15:42
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Waves of Music ha detto
Grazie Teolino per la raccolta di informazioni 🙂

Mi fa piacere che si parli della scandalosa assenza di donne.  

Di nulla!

Fa piacere anche me, sarebbe stato strano se non se ne fosse parlato... comunque sia la maggior parte degli addetti ai lavori sono stati sorpresi positivamente, pure Monina. Il più contento è Assante, la meno positiva la Venegoni.

allego
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17 dicembre, 2017 - 15:59
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Però boh, cioè è vero che probabilmente questo cast è molto meno tradizionale di quanto possa essere sembrato a tutti al primo impatto, però allo stesso tempo non mi sembra nemmeno chissà quale innovazione epocale.

Voglio dire, ci sono stati tanti altri cast altrettanto variegati

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