Utente
28 maggio, 2018
L'intro musicale delle canzoni di questa 69esima edizione del Festival di Sanremo è l'onda del mare. Un'onda diversa per ogni artista che rimanda alla scenografia spettacolare e cangiante dell'Ariston. Sono 24 i cantanti in gara, per la prima volta senza distinzione tra big e giovani, che hanno provato nella consueta maratona del lunedì pomeriggio che anticipa la prima delle cinque serate della kermesse.
Un festival che guarda ai gusti dei giovani. Con la maggior parte dei concorrenti che appartiene alle nuove generazioni musicali e i veterani che duettano insieme alle nuove leve. Come Patty Pravo che canta con Briga, e almeno nelle prove non convince – forse c’è ancora tempo per amalgamare le voci, e Nino D’Angelo con Livio Cori più convincenti con il loro “ammore” in salsa rap per Napoli.
Di impatto canoro e emotivo la performance di Arisa: la voce più bella di questa edizione che nel suo brano si confronta con il senso della vita partendo, come anche altri, quasi parlando per poi esplodere di luminescenze e di ritmo. Tormentone assicurato quello dei Boomdabash, il gruppo pugliese fa ballare l’Ariston con delicatezza cantando l’amore. Convince Achille Lauro che oltre alla tradizionale trap canta un rock’n roll che si preannuncia come uno dei brani più ascoltati. Sorprende Mahmood, uno dei due arrivati al Festival dalla selezione di Sanremo giovani, con il suo rap ritmato e scandito nelle parole. Molto classica, un testo ben scritto con l’aiuto di Bungaro, la canzone di Francesco Renga che promette emozione ricordando la madre che non c’è più. Ricorda invece il nonno livornese Enrico Nigiotti con un brano ricco di nostalgia.
Impegnative le canzoni dei due romani Simone Cristicchi e Daniele Silvestri. Il primo riflette sul vivere bene la nostra esistenza, il secondo denuncia la “mala” scuola direttamente dal banco di un ipotetico alunno cui risponde il rapper Rancore. Irama si confronta invece con una canzone che racconta di una violenza di un padre su una figlia, senza però convincere fino in fondo.
Con la consueta grinta arriva Loredana Bertè che stecca nelle prove, ma solo per un problema d’audio. Un brano sull’amore difficile scritto da Gaetano Curreri per la sua ultima volta, giura, al festival. Solita classe quella di Paola Turci che esprime il meglio delle sue corde vocali con una canzone sulla capacità di superare gli ostacoli.
I Negrita arrivano con un’energia speciale e con la loro proverbiale capacità di stare sul palco. Cattura da subito un fischio che richiama Ennio Morricone. Grande presenza anche quella di Ghemon che tra rap e cantautorato racconta una storia d’amore dal punto di vista femminile.
Nessuna sorpresa per il Volo che ripete nella composizione quello che ci si aspetta dai tre tenorini. Pure Nek che rispolvera le sue sonorità sempre di grande effetto. Poca emozione con Anna Tatangelo che però puo contare già alla vigilia sul record di essere la più amata sui social network.
Ben in sintonia Federica Carta e Shade. Nonostante il nome esotico gli Ex-Otago cantano una melodica canzone d’amore con un finale a sorpresa. Performance anche durante il pezzo degli Zen Circus dove risulterà molto evidente un’altra novità di questo festival che riguarda la platea.
Chiudono le nostre pagelle Ultimo e Einar. Il primo che ha vinto l’edizione dei giovani dello scorso anno dal quale ci si sarebbe aspettati di più ed il secondo per il quale va premiata la tenacia con la quale è finalmente arrivato sul palco italiano più prestigioso
Rainews
Utente
28 maggio, 2018
Classico appuntamento del lunedì, a Sanremo. Quando fanno le prove generali aperte alla stampa. Un ascolto “diverso” da quello fatto un paio di settimane fa nella sede Rai di Milano (lì in pratica si ascoltano i dischi), ma anche da quello di domani sera in diretta Tv. Diciamo che qui s’intravede, di norma in maniera abbastanza netta, quello che succederà nei prossimi giorni. Cantano dal vivo, accompagnati dall’orchestra (ai maestri va fatto un elogio fin da ora, in considerazione dell’enorme mole di lavoro già svolta e quella che faranno da qui a sabato). Alcuni cantanti si presentano con l’abito di scena, altri arrivano mettendo “la prima cosa che ho trovato”. E poi ci sono ancora 24 ore per fare piccoli aggiustamenti, anche se arrivati a questo punto si può “aggiustare” ben poco, giusto qualche rifinitura.
Ma ecco, nell’ordine in cui hanno provato (che quasi certamente non sarà lo stesso con cui usciranno domani sera), i miei giudizi, che ovviamente mi riservo di ritoccare dopo il passaggio Tv.
FRANCESCO RENGA Aspetto che torni (dirige il maestro Roberto Rossi) – Il pezzo non esalta, è una canzone dai contenuti intimistici che cita il padre e la madre. Ma la voce è una certezza e il vincitore di Sanremo 2005 la canta da par suo (voto 6)
NINO D’ANGELO E LIVIO CORI Un’altra luce (dirige il maestro Fabio Gurian) – Un brano lento, d’atmosfera. La prima strofa la canta Cori, poi entra Nino, quindi le due voci si amalgamano alla perfezione, con un Nino D’Angelo che non ti aspetti: la sua voce è filtrata dall’autotune. Testo in napoletano, che prova a unire la Napoli di ieri con quella di oggi. E ci riesce (voto 7)
NEK Mi farò trovare pronto (dirige il maestro Massimo Zanotti) – Parte lenta, ma già dopo la prima strofa diventa uno spensierato brano pop “alla Nek”, ballabile. A metà pezzo Filippo scende in platea (quest’anno c’è un gioco scenico che permette di aprire e chiudere le prime due file di poltrone), e qui scatterà l’applauso. Ha fatto di meglio (voto 6+)
THE ZEN CIRCUS L’amore è una dittatura (dirige il maestro Carlo Carcano) – C’è il tic tac di un orologio che scandisce il tempo. Tempo che diventa sempre più incalzante, così come cresce il phatos a mano a mano che Andrea Appino canta le sue strofe. Molto bello il testo. E il tutto è sottolineato da una coreografia fatta da due tamburini e due sbandieratori che si presentano in scena abbigliati tipo soldati di Star Wars. Un particolare: il simbolo che caratterizza le bandiere è un’emoticon che ride (voto 7 e mezzo)
IL VOLO Musica che resta (dirige il maestro Adriano Pennino) – Dice un vecchio detto: “Se non è zuppa è pan bagnato”. E la saggezza popolare, si sa, c’azzecca quasi sempre. Ignazio, Piero e Gianluca sono qui per festeggiare i 10 anni di carriera, una carriera che gli ha regalato parecchie soddisfazioni. Ma anche se sono più grandi, non si discostano troppo dal genere che li ha resi famosi: siamo sempre dalle parti della romanza moderna, stavolta con un piccolo aiuto di Gianna Nannini, che ha dato al brano un indirizzo leggermente più pop (voto 5)
LOREDANA BERTÈ Cosa ti aspetti da me (dirige il maestro Massimo Zanotti)– Loredana sta vivendo una seconda giovinezza. Ha ritrovato la grinta di un tempo, e parte aggressiva, con quella voce roca dei bei tempi. Il fatto è che poi bisogna “spingere”, e qui qualche problema c’è (voto 6-)
DANIELE SILVESTRI Argentovivo (dirige il maestro Enrico Gabrielli) – Un testo davvero bello, lungo e complicato, che richiede più ascolti. È la storia di un ragazzo disadattato di 16 anni, convinto di vivere in una sorta di prigione da 10: “Non capiscono un cazzo”, ripete più volte. A dare ancora più forza al tutto c’è la presenza di Rancore, uno dei nostri migliori rapper. All’inizio lui e Daniele sono seduti su due banchi di scuola. In mezzo al palco troneggia una batteria, perché il ritmo è uno degli elementi dominanti (voto 8)
FEDERICA CARTA E SHADE Senza farlo apposta (dirige il maestro Pino Perris) – Qui siamo dalle parti dell’inutile. Almeno alle prove, si presentano sul palco agghindati come ragazzettti che devono fare la recita all’oratorio. Carini entrambi, svolgono il compitino (lui rappa, lei canta nel modo più melodico possibile), ma non lasciano niente. La domanda è: perché una ragazza di 20 anni appena compiuti e un ragazzo di 31 devono fare cose così? (voto 2)
ULTIMO I tuoi particolari (dirige il maestro Diego Calvetti) – Il vincitore di Sanremo Giovani dell’anno scorso sta crescendo bene, però stavolta non dà il meglio di sé. Onestamente non capisco perché tanti lo diano per favorito: vabbè che a Sanremo mica vince sempre la canzone migliore, ma stavolta ce ne sono almeno una decina più belle (voto 6+)
PAOLA TURCI L’ultimo ostacolo (dirige il maestro Massimo Zanotti) – Ormai possiamo annoverarla tra le “signore” della canzone italiana. È elegante e tiene il palco alla grande. Però stavolta la canzone non è esaltante (voto 6)
MOTTA Dov’è l’Italia (dirige il maestro Fabio Gurian) – Lui rappresenta al meglio la nuova canzone d’autore. Dice che questo brano “è nato dall’urgenza di raccontare l’attualità del nostro Paese”. È un brano coinvolgente e avvolgente, con un ritornello che potrebbe diventare un tormentone: “Dov’è l’Italia amore mio / mi sono perso anch’io”. A me piace molto (voto 8)
BOOMDABASH Per un milione (dirige il maestro Valeriano Chiaravalle) – A mio avviso questo è uno dei brani che più risente, in negativo, del passaggio da disco a versione live. Probabilmente grazie alla sua ritmica reggae e alla melodia solare acchiapperà lo stesso. Ma così sembra né carne né pesce. Vediamo cosa succede col passaggio Tv (voto 6)
PATTY PRAVO CON BRIGAUn po’ come la vita (dirige il maestro Diego Calvetti) – Il pezzo non è male (lo ha composto Gaetano Curreri), ma l’amalgama tra i due è poco convincente. Poi Patty, che comunque è sempre “divina”, già da tempo ha problemi col live (voto 5 e mezzo)
SIMONE CRISTICCHI Abbi cura di me (dirige il maestro Roberto Rossi)– L’incipit è fuorviante: “Solo quattro accordi e un pugno di parole”. In effetti è così, ma sono quattro accordi e un pugno di parole giuste che colpiscono direttamente allo stomaco. Simone, in una dimensione sempre più teatrale, ci regala una bellissima preghiera laica che “affronta il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro, che sia esso un compagno, un padre, una madre, un figlio, o Dio”. Finale da brividi, con un uso dell’orchestra davvero magistrale (voto 8)
ACHILLE LAURO Rolls Royce (dirige il maestro Enrico Mecozzi) – Dall’anima alla plastica. Un’operazione costruita a tavolino che magari funziona, ma che di “vero” non ha niente. Lauro cita Elvis e si presenta sul palco di bianco vestito come lui (forse, come ho già scritto altrove, per ucciderlo un’altra volta), affiancato dal produttore Boss Doms tutto glitterato che suona la chitarra. Riferimenti triti, già visti e fatti meglio almeno mille volte (voto 3)
ARISA Mi sento bene (dirige il maestro Fabio Gurian) – Incontrata a Milano una settimana fa, ha detto senza troppi giri di parole: “Il mio cognome è Pippa, ma non mi rappresenta”. Piacciano o no le cose che fa Rosalba, la sua è la voce più bella tra quelle attuali. E stavolta ha pure un pezzo davvero coinvolgente, in pratica due canzoni in una: un inizio lento, che poi si trasforma in un pezzo da musical, da grande musical. Ascoltandola non si smette di battere il piedino (voto 7+)
NEGRITA I ragazzi stanno bene (dirige il maestro Valeriano Chiaravalle) – Se vi piace il vero rock, ascoltate loro, non Lauro. Introdotto da un fischio western, cavalca l’onda sudamericana della band di Pau, Drigo e Mac. Quel “non mi va” ripetuto spesso è la sintesi di un rifiuto generazionale. Bello il testo, cui ha collaborato Il Cile (voto 7+)
EX-OTAGO Solo una canzone (dirige il maestro Dario Paini)– Una ballad che parla d’amore in modo non convenzionale, usando il linguaggio della quotidianità: “Resta con me / perché da solo non ho fame / poi non è bello cucinare / solo per me”. A mio avviso è uno dei pochi casi in cui l’orchestra anziché aggiungere atmosfera, toglie un po’ di mordente, andando a intaccare quel sapore indie-pop che è il marchio di fabbrica della band (voto 6)
EINAR Parole nuove (dirige il maestro Pino Perris) – Perché un ragazzo di appena 25 anni debba presentarsi a Sanremo con una canzone così insapore resta un mistero doloroso (voto 4)
ANNA TATANGELO Le nostre anime di notte (dirige il maestro Adriano Pennino) – Secondo me Anna è più brava rispetto alle canzoni che canta. Forse con un po’ di coraggio in più nelle scelte potrebbe salire un paio di gradini. (Nota a margine: il titolo è stato preso pari pari dall’omonimo romanzo di Kent Aruf. Per questo, le dò un voto in più, sperando che qualcuno dei suoi fan entri in libreria per comprarlo) (voto 5 e mezzo)
GHEMON Rose viola (dirige il maestro Valeriano Chiaravalle) – Stavolta il rapper campano propone un brano lento, molto intenso, dall’anima soul, che nel finale regala atmosfere oniriche (voto 7)
IRAMA La ragazza con il cuore di latta (dirige il maestro Giulio Nenna) – Al primo ascolto aveva fatto un effetto migliore. Qui emergono le fragilità della canzone, che comunque resta un pezzo interessante in quanto affronta un argomento forte (la violenza di un padre su una figlia) con parole non scontate. Ma certe scelte affievoliscono il tutto: Irama porta sul palco un coro gospel di 6 elementi, che anziché sottolineare la drammaticità del testo ottiene l’effetto “aggiungi un posto a tavola”. Peccato (voto 6 e mezzo)
ENRICO NIGIOTTI Nonno Hollywood (dirige il maestro Federico Mecozzi) – Brano introspettivo e autobiografico dal taglio cantautoriale, nel senso migliore del termine. Enrico ha iniziato anni fa un percorso di crescita che ora sta dando i suoi frutti. Molto bello il testo, non banale la costruzione musicale, con un finale davvero avvolgente (voto 8)
MAHMOOD Soldi (dirige il maestro Dario Faini) – Tra i due vincitori di Sanremo Giovani, lui è decisamente il migliore. Presenta una canzone attuale, con un ritornello facile facile, di quelli che restano in testa. Nella versione registrata usa l’autotune, dal vivo no: la sfida consisteva nel capire l’effetto che fa. Diciamo che non è male (voto 6+)
I MIEI PREFERITI (in ordine alfabetico): Simone Cristicchi, Motta, Enrico Nigiotti, Daniele Silvestri
ALTRI 5 CHE MI PIACCIONO (sempre in ordine alfabetico): Arisa, Nino D’Angelo e Livio Cori, Ghemon, Negrita, The Zen Circus
Spettakolo
Utente
11 novembre, 2015
Sanremo, emozioni e stecche dei big nella prova generale
Qualche stecca, qualche problema tecnico, un po' di emozione, ma anche incoscienza tra i debuttanti, la tranquillità dei veterani, tra look total black (o quasi) e tenute sportive. Sul palco dell'Ariston, arioso, ampio, con l'orchestra alle spalle dei cantanti e una platea mobile nelle prime file che si apre e si chiude, è un lungo pomeriggio di prove, a poco più di 24 ore dall'inizio del 69/o festival di Sanremo.Il primo a rompere il ghiaccio è Francesco Renga, con l'aplomb di chi il festival lo conosce bene, come il suo amico - stavolta però in gara contro - Nek, che porta una sferzata di energia. Il Volo conquista un applauso convinto dalla platea, che conferma il buon posizionamento del trio nel panorama delle scommesse sui possibili vincitori del festival. Gli Zen Circus sono di grande impatto scenico: con la band arrivano 4 uomini vestiti di nero, che ricordano i black block, 2 con le bandiere e 2 con i tamburi.
Come anche Daniele Silvestri e Rancore: seduti a due banchi di scuola gridano, convincenti, il disagio di un 16enne. E il rapper è una sorpresa: quando tocca a lui, diventa padrone assoluto della scena. Attirano l'attenzione, in modo particolare, anche Achille Lauro, con un inaspettato completo giacca e pantaloni bianchi camicia nera - un po' gangster, un po' tamarro - che inchioda tutti con il suo brano ironico, Nino D'Angelo e Livio Cori, accoppiata azzeccata, e Arisa. Anche lei in completo bianco, si concede il vezzo di un'asta del microfono che si illumina di mille luci, in perfetta sintonia con il brano dalle sonorità in stile Abba che fa muovere la testa a tempo alla sala. Ultimo, candidato alla vittoria, si nasconde dietro il suo pianoforte per lasciare spazio a una canzone intensa e intima. Irama, anche lui ben quotato, è supportato da un coro gospel, ma è costretto a ripetere: l'esecuzione non è perfetta e si nota.
Anche Patty Pravo con Briga attira l'attenzione, ma non in bene: scoordinati, fuori tempo e Patty, elegantissima, se ne rende conto «Una prova un po' così..», ammette. Lo charme di Paola Turci non delude, con la sua eleganza e la sua voce graffiante; Loredana Bertè stupisce con la sua sobrietà, al netto degli ormai consueti capelli blu: entra, prova, ringrazia e se ne va. Simone Cristicchi a teatro si sente a suo agio e si vede, sfrutta le scale che portano alla platea per sedersi e chiudere la canzone così.
Gli Ex-Otago osano ancora di più e scendono tra il pubblico ad abbracciare una ragazza seduta tra le prime file. Pau dei Negrita gioca a fare il figo, i Boomdabash con il loro reggae fanno muovere il pubblico, Motta incanta con il suo brano dedicato a un'Italia che non riconosce più. Enrico Nigiotti sembra capitato all'Ariston per caso, ma la canzone afferma il contrario.
Non lasciano troppo il segno, in termini di esecuzione, Ghemon, Anna Tatangelo, Federica Carta e Shade (anche se c'è da giurarci, il loro sarà successo radiofonico), così come Einar, che non riesce a replicare la prova a Sanremo Giovani che gli è valsa il pass tra i Big. Mahmood, invece, ultimo ad esibirsi, spinge sull'acceleratore e convince.
Utente
11 novembre, 2015
Davide ha detto
...EX-OTAGO Solo una canzone (dirige il maestro Dario Paini)– Una ballad che parla d’amore in modo non convenzionale, usando il linguaggio della quotidianità: “Resta con me / perché da solo non ho fame / poi non è bello cucinare / solo per me”. A mio avviso è uno dei pochi casi in cui l’orchestra anziché aggiungere atmosfera, toglie un po’ di mordente, andando a intaccare quel sapore indie-pop che è il marchio di fabbrica della band (voto 6)
Spettakolo
è Dario Faini (non Paini) a dirigere l'orchestra
Utente
7 agosto, 2013
Secondo me alla fine la spuntera' la canzone che si distingue, come sempre
Il tema sociale ha sempre fatto parte di questa categoria, ma quest'anno sembra che vada per la maggiore ed alla fine puo' rischiare di annoiare
Alla fine la spuntera;' una canzone piu' leggera, ad occhio
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