Banned
7 agosto, 2013
Ma ragazzi, state scrivendo le bibbie su Non è La Rai e ancora non c'è un post di discussione su Orlando?
Citando Wikipedia
At least 49 people were killed; approximately another 53 people were injured in the shooting, with many requiring surgery in local hospitals. This made the attack:
- the deadliest mass shooting in modern United States history,
- the deadliest incident of violence against LGBT people in the history of the United States, and
- the deadliest terrorist attack in the country since the September 11 attacks of 2001.
Utente
7 agosto, 2013
Game Ranking Winner 2017/2018
Game Ranking Winner 2020/2021
Utente
7 agosto, 2013
Banned
7 agosto, 2013
Purtroppo è così: c'è ancora tanto da fare, non tanto in merito al pazzo malato invasato figlio di buonadonna che un giorno si alza e ammazza 50 persone in un locale, quanto sul mezzo silenzio che c'è da parte di molta gente, quel non interesse perché "non mi riguarda, anzi meglio che ne stia lontano, meglio che non lo conosca, meglio che non lo capisca".
Moderatore Junior
28 novembre, 2015
Io non mi spiego ancora cosa porta un religioso integralista a passare una serata in un locale gay. Se scoprisse che era in realtà tutto premeditato sarebbe tremendo.
In ogni caso,se l'America non si da una svegliata sulla circolazione delle libere armi dopo questo e Christina Grimme non se la da più.Speriamo bene.
Banned
7 agosto, 2013
Io purtroppo ultimamente mi sento molto triste per l'umanità: vedo la civiltà umana come un grande/grandioso Progetto che non sta decollando, ma è frenato da questo odio tutto umano, che parte dalle differenze e dalla paura delle differenze.
Perché siamo infettati dall'odio? Perché abbiamo paura di un colore o di un amore? Perché non sappiamo specchiarci nell'altro e nella somiglianza con esso? Come mai ancora l'umanità non ha imparato le lezioni del passato? Quando andremo avanti? Quando lasceremo indietro la violenza? Quanto ancora dovranno soffrire, una volta ogni secolo (a momenti come un appuntamento), le persone appartenenti ad una certa categoria anziché un'altra?
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Quello che mi turba è il silenzio da parte di quelle persone che erano un continuo "Je suis Charlie", "Je suis Paris", "Je suis Bruxelles" e che invece ora tacciono. Io di solito preferisco il silenzio di fronte a questi eventi su Facebook, ma c'è gente che deve sempre e per forza far sapere la propria commiserazione al mondo che in questo caso è stata in silenzio. Come dice ouro, purtroppo l'indifferenza regna sovrana quando la cosa non ci riguarda e ci sembra distante (geograficamente e culturalmente).
Moderatore Junior
28 novembre, 2015
ouro ha detto
Io purtroppo ultimamente mi sento molto triste per l'umanità: vedo la civiltà umana come un grande/grandioso Progetto che non sta decollando, ma è frenato da questo odio tutto umano, che parte dalle differenze e dalla paura delle differenze.Perché siamo infettati dall'odio? Perché abbiamo paura di un colore o di un amore? Perché non sappiamo specchiarci nell'altro e nella somiglianza con esso? Come mai ancora l'umanità non ha imparato le lezioni del passato? Quando andremo avanti? Quando lasceremo indietro la violenza? Quanto ancora dovranno soffrire, una volta ogni secolo (a momenti come un appuntamento), le persone appartenenti ad una certa categoria anziché un'altra?
Però da un gesto estremo di una persona ci sono tante persone che si sono messe in fila per donare sangue ai feriti. L'odio fa più notizia e rimane più impresso nelle menti,ma poi ci sono tante persone che tramite la solidarietà fanno sbocciare amore.
Per quanto riguarda la poca rilevanza della notizia in Itali:purtroppo se le unioni civili e i casini che sono accaduti per farle diventare leggi non hanno interessato quasi nessuno,pensavate che le stragi a danni di persone lgbt potessero fare scalpore?Mi sa che ancora qui c'è ne ancora tanta di strada da fare
Utente
7 agosto, 2013
monechiapi ha detto
Quello che mi turba è il silenzio da parte di quelle persone che erano un continuo "Je suis Charlie", "Je suis Paris", "Je suis Bruxelles" e che invece ora tacciono. Io di solito preferisco il silenzio di fronte a questi eventi su Facebook, ma c'è gente che deve sempre e per forza far sapere la propria commiserazione al mondo che in questo caso è stata in silenzio. Come dice ouro, purtroppo l'indifferenza regna sovrana quando la cosa non ci riguarda e ci sembra distante (geograficamente e culturalmente).
Ho visto pochi amici etero pubblicare qualcosa. E questo mi è molto spiaciuto. Ma poi mi rendo conto che non è solo l'Islam (che pare essere la matrice di questa strage) a creare un clima di odio e di non rispetto. Manifestazioni come il Family Day non veicolano poi messaggi tanto più civili. Un certo mondo cristiano, anche se meno estremo e cruento, segue principi molto simili. E molti ha preferito spostare il centro della questione sulla presunta (e ancora non dimostrata tra l'altro) matrice religiosa islamica snobbando il fatto che si tratti di una strage omofoba. Da qualunque parte la si guardi è così. E l'omofobia non appartiene solo all'Islam...se si pensa che in Italia non si riesce ancora a votare una legge contro l'omofobia...e tutta la polemica nata attorno alla questione gender...
Utente
23 aprile, 2016
Io quando ho sentito la notizia l'ultima cosa che ho notato è che l'attacco fosse contro persone omosessuali, la prima cosa che ho pensato è che tanti ragazzi giovani erano usciti per divertirsi e non sono più tornati a casa, esattamente come i ragazzi della strage del 13 Novembre a Parigi. Vi terremo tutti nel cuore
Banned
7 agosto, 2013
Ma vedi Capo, l'amore in questi casi è sempre reattivo e mai il protagonista primo.
Prima c'è l'odio e non parlo dell'odio di chi ha caricato l'arma da fuoco, ma l'odio di chi si tiene a distanza, l'odio di chi condanna da dietro uno schermo, l'odio di chi fa finta di non capire, l'odio verso ciò che è altro da te.
È questo che mi fa incazzare, l'umanità potrebbe ambire a chissà quali vette e invece rimane a boccheggiare nella piccola pozzanghera di cattiveria e di paura.
Lo strazio più assoluto.
Però non condannatemi se lo penso ma se si fa un bilancio in termini di peso a livello simbolico la differenza con Parigi c'è. Va bene, non dovrebbe esserci perché le morti sono morti e fa male pensare che i morti di Orlando siano passati nell'indifferenza di molti essendo visti come "diversi". Ma un gruppo di terroristi che per le strade di Parigi e Bruxelles fa esplodere bombe e massacra gente per strada davanti a tutti, alla stazione, in un locale per concerti mi fa più impressione di uno squilibrato che uccide gente in una scuola, in un cinema, in una chiesa o in un locale gay, per di più in un Paese dove reperire armi è così facile. Non ho parole per descrivere il disgusto di chi di fronte ai fatti di Orlando è rimasto indifferente, però c'è differenza rispetto a un attentato terroristico - ciò non toglie ripeto che lo strazio di fronte alla morte è uguale in qualsiasi circostanza.
Heads up all the way
Cause it's too late to be afraid
There's no time to rest
I wanna go and see what's next
Credo che questa sensazione d'indifferenza non sia - per una volta - da individuare nel fatto che ad essere colpita è stata la comunità gay quanto piuttosto al fatto che è l'ennesima strage a colpi d'arma da fuoco che piega l'America. Stasera, al TG, sentivo dati e statistiche spaventose. Per citarne una:
Nei sette anni e cinque mesi trascorsi dal giorno in cui è diventato Presidente degli Stati Uniti d’America (20 gennaio 2009) ad oggi, per ben quindici volte, circa due volte l’anno dunque (e la media può ancora peggiorare), è stato costretto a presentarsi di fronte alla stampa internazionale, raccontando al mondo l’ennesima sparatoria di massa compiuta in un Paese considerato da tutti “emblema di democrazia e libertà”.
E come ha giustamente detto la Clinton: era proprio necessario dare questo "emblema di democrazia e libertà" (leggasi: un mitragliatore d'assalto) in mano a una persona già all'attenzione delle forze dell'ordine?
Utente
1 maggio, 2016
Di fronte a fatti come questo ho difficoltà a scrivere. Non l'ho fatto nemmeno per Parigi, per Bruxelles e per le decine di vittime ogni giorno in Siria o Iraq, perchè ho come una sorta di pudore a parlare di situazioni che portano tanto dolore.
Questa strage non la vedo diversa, nelle intenzioni, rispetto a quella del Bataclan. Al Bataclan si è voluto colpire il mondo occidentale, rappresentato dalla musica rock e quindi "demoniaca", al Pulse si è voluto colpire la comunità LGBT. In entrambi i casi è un voler distruggere chi non è allineato alla mentalità dei killer.
Ciò che è evidentemente diverso è la reazione alle stragi, quella del Bataclan ha suscitato un'onda emotiva che quella di Orlando non ha avuto. Ci stiamo abituando? Ci stiamo assuefacendo? Sta diventando normale convivere con il terrorismo? Ci potrebbe essere pure un'altra ragione, inaccettabile al pensiero, però alcune dichiarazioni raccapriccianti che ho letto oggi sui giornali e alcuni titoli dei giornali stessi mi portano a pensare proprio a questo. Eh sì, c'è ancora tanta tanta tanta strada da fare.
" Ah ... anche poeta ! "
Moderatore Junior
28 novembre, 2015
ouro ha detto
Ma vedi Capo, l'amore in questi casi è sempre reattivo e mai il protagonista primo.Prima c'è l'odio e non parlo dell'odio di chi ha caricato l'arma da fuoco, ma l'odio di chi si tiene a distanza, l'odio di chi condanna da dietro uno schermo, l'odio di chi fa finta di non capire, l'odio verso ciò che è altro da te.
È questo che mi fa incazzare, l'umanità potrebbe ambire a chissà quali vette e invece rimane a boccheggiare nella piccola pozzanghera di cattiveria e di paura.
Purtroppo la pozzanghera ci sarà sempre,altrimenti sarebbe un mondo perfetto e pulito dove tutto gira per il verso giusto. E ripurirlo non serve a niente,ci sarà sempre qualcuno che sporcherà l'acqua. Sta a tutti noi però fare capire a più persone possibili che ci sono vie più faticose ma che permettono una tolleranza reciproca verso gli altri che sono diversi da noi.
Utente
2 marzo, 2014
Io sono senza parole e lo sono doppiamente dopo aver letto questo:
Orlando, i gay non possono donare sangue per i feriti: "Questo è pregiudizio"
Comunità lgbt in rivolta contro le restrizioni alle donazioni di sangue per gay e bisex. L'esperto dell'Istituto superiore di sanità: "Le discriminazioni praticate in Usa sono ingiustificate, non è questione di scienza ma di pregiudizio"
di FRANCESCA DE BENEDETTI
13 giugno 2016
C’è bisogno di sangue, a Orlando, per soccorrere i feriti del locale gay Pulse. Eppure i gay non possono donarlo. “Qui noi Lgbt siamo una comunità, una famiglia. Questo massacro non colpisce alcuni, tocca tutti”, spiega Fatriana Evans, sopravvissuta. Ma la comunità, dopo aver versato il sangue di 50 persone, non può aiutare chi negli ospedali della città sta lottando per la vita. La Food and Drug Administration, la authority americana, dice che se hai avuto rapporti con qualcuno del tuo stesso sesso la tua donazione non è ben accetta, a meno che tu non abbia praticato l’astinenza per almeno un anno. “Ci sentiamo impotenti. È un oltraggio che il nostro sangue possa essere versato, ma non donato”, denuncia l’attivista lgbt John Paul Brammer, lui che su Twitter si definisce anzitutto "gay" e "latino", proprio come la maggioranza delle vittime di Orlando. Non esistono basi scientifiche a supporto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale: "Non è una questione di scienza ma di pregiudizio", spiega a Repubblica Stefano Vella, esperto di Aids dell'Istituto superiore di sanità.
"Una battaglia da combattere". I vincoli sulle donazioni da parte di omosessuali risalgono in America al 1983, quando a fronte dell'emergenza Aids l'Fda impose il divieto a vita per chi avesse avuto rapporti con qualcuno dello stesso sesso. Un anno fa, dopo le pressioni della società civile, le restrizioni sono state alleggerite: gay e bisex possono donare, ma a patto di essersi tenuti alla larga dai rapporti per un anno. Insomma in America la strada della donazione è meno difficile per un etero che ha avuto rapporti multipli non protetti, piuttosto che per un omosessuale monogamo. Anche Paesi come l'Australia e la Gran Bretagna hanno regole simili a quelle statunitensi. "Alleggerire il divieto è stato già qualcosa, ma continua a non essere la soluzione ideale perché stigmatizza i gay e i bisex, la scienza non giustifica questa discriminazione", dice David Stacy di Human Rights Campaign, e con lui altri esponenti delle associazioni per i diritti civili. Dopo i fatti di Orlando, l'indignazione della comunità lgbt cresce. Non a caso Brammer firma dalle colonne del Guardian un appello appassionato: "Noi, che celebriamo il Pride in questi giorni tragici, non dovremmo dimenticarci le nostre radici. Il nostro Orgoglio è anzitutto la celebrazione della nostra resistenza, dell'audacia di esistere. Perciò, ancora, dobbiamo resistere. E, ancora, abbiamo tante battaglie da combattere".
"Pregiudizi senza basi scientifiche". "La policy sulle donazioni, che è datata ed è un simbolo di oppressione, deve finire. Voglio un futuro in cui poter essere solidale", dice Brammer. Ma questa discriminazione ha basi scientifiche oppure no? E in Italia come funziona? "In Italia questo vincolo non c'è, né per il sangue né per i trapianti", ci spiega Stefano Vella. L'esperto di Aids dell'Istituto superiore di sanità non lascia spazio ai dubbi: "Non esistono categorie a rischio, ma comportamenti a rischio, e valgono a prescindere dall'orientamento sessuale. Confermo che il problema non è essere omosex o etero, visto che non esistono basi scientifiche per dire che un particolare orientamento sessuale sia più promiscuo di altri. In poche parole, non è la scienza a dare alibi a queste discriminazioni. Le restrizioni praticate in America hanno origini puramente politiche, sono basate sul pregiudizio che un gay sia più promiscuo. Ma non è la scienza a dirlo. È la politica, è il residuo di un pregiudizio che risale all'epoca dell'epidemia di Aids. Ma oggi l'Aids colpisce al 90% gli etero, i pregiudizi sono un errore clamoroso".
Da La Repubblica.it
Utente
24 marzo, 2014
Il fatto che le persone omosessuali dichiarate non possano donare il sangue senza aver avuto rapporti per un anno è la cosa più ridicola che si possa sentire.
Se ho avuto rapporti protetti e faccio il test regolarmente non vedo perché non dovrei donare?! inoltre il sangue viene ovviamente testato. Quindi è puro Medioevo. Senza considerare che pure gli etero fanno sesso a rischio. Quindi è anche discriminatorio.
Utente
1 maggio, 2016
Sono stata di recente a compilare il modulo per donare il sangue all'Avis. Tra le tante domande c'era quella sull'appartenenza ad una categoria "a rischio" e tra le caselle c'erano i rapporti omosessuali, in mezzo ai tossicodipendenti e agli alcolisti. Dunque anche qui in Italia si parte dal pregiudizio che un omosessuale abbia più rapporti promiscui, esattamente come negli USA. Ci sono rimasta molto male, perchè è assolutamente vero che non esistono categorie a rischio, ma comportamenti a rischio, anche e soprattutto degli etero, quindi se il modulo di iscrizione venisse corretto ed aggiornato, sarebbe un ulteriore piccolo passo in avanti verso un'Italia più civile.
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