Utente
2 marzo, 2014
Strage Is a Dacca, 20 morti: nove sono italiani. I testimoni: "Torturato chi non conosceva il Corano"
Intervento delle forze speciali bengalesi nel bar-ristorante dove un commando di jihadisti si era barricato con almeno 33 persone. Solo 13 sopravvissuti. Farnesina: 11 gli italiani nel locale, due sono sfuggiti. Morti sei terroristi, uno catturato. Tra le vittime, 7 giapponesi e un americano
di PAOLO GALLORI e KATIA RICCARDI
DACCA - Una strage di italiani. Sono nove i connazionali morti nell'attacco del commando di jihadisti che venerdì al grido di 'Allah Akbar', Allah è grande, si era barricato all'Holey Artisan Bakery di Dacca con almeno 33 ostaggi.
Le forze di sicurezza hanno assaltato il locale all'alba e dopo quattro ore di scontro a fuoco nella notte hanno tratto in salvo 13 persone ma gli altri erano stati evidentemente già trucidati. "Uccidevano chi non sapeva recitare il corano", ha raccontato un testimone. Una volta dentro il bar ristorante nel quartiere diplomatico della capitale del Bangladesh, le teste di cuoio - un centinaio di uomini del "battaglione di intervento rapido" con blindati - hanno trovato i corpi senza vita di 20 persone. Nove italiani, sette giapponesi, una studentessa indiana appena 19enne e tre bengalesi dei quali uno era cittadino americano. "Possiamo confermare che tra le vittime c'è un cittadino americano" ha detto il portavoce John Kirby solo nel tardo pomeriggio di oggi.
Dei sette terroristi del commando, sei sono stati uccisi e uno catturato. Tutti i componenti del commando erano cittadini del Bangladesh. Sono morti anche due poliziotti. Ed e stato un bagno di sangue. I feriti sono almeno 26.
Nel locale c'erano 11 italiani - lo chef più 10 ospiti a cena al momento dell'irruzione dei jihadisti. La Farnesina ha confermato i nomi delle nove vittime nel primo pomeriggio. Sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D'Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D'Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.
Lo chef è riuscito a sfuggire all'attacco terroristico arrampicandosi sul tetto del locale. "Jaco" Jacopo Bioni, veronese di 34 anni, è stato raggiunto da Repubblica. Questa la sua testimonianza. Tra gli ospiti a cena c'era anche Gian Galezzo Boschetti, grossista di abbigliamento, salvato già la sera dell'irruzione di venerdì, da una telefonata che lo aveva indotto a uscire dal locale. All'Ansa aveva già raccontato di "almeno una decina di italiani divisi in due tavoli. In uno ero seduto con mia moglie e un cliente, nell'altro c'erano sette o otto persone". Che lei fosse morta l'ha scopero solo ore dopo, riconoscendo la salma in un ospedale. "Ho visto là dei cadaveri ridotti in condizioni pietose - ha detto - per i colpi ricevuti anche con armi da taglio. Ma quello di mia moglie no. È morta colpita da un unico proiettile".
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, intervistato da Sky tg24, ha sottolineato poi che "potrebbe essersi salvato" un altro italiano tra gli ospiti a cena. "Forse si è reso irreperibile", ha detto il titolare della Farnesina, ma a seguito di ulteriori verifiche l'Unità di Crisi è riuscita ad accertare che il connazionale non era presente nel ristorante al momento dell'attacco.
Il direttore delle operazioni militari dell'Esercito, generale Nayeem Ashfaq Chowdhury, ha specificato: "Abbiamo recuperato venti corpi. La maggior parte con brutali ferite da arma da taglio. Probabilmente machete". Poi la premier Sheikh Hasina ha spiegato: "Uno dei terroristi è stato catturato, ferito e portato in ospedale. Altri sei uccisi. Siamo stati in grado di salvare 13 persone e non abbiamo potuto salvarne altre".
Dopo aver seguito lo sviluppo della situazione da Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha rilasciato con tono di profondo dolore la sua dichiarazione. "L'Italia ora piange, ma forte dei suoi valori sarà unita contro la follia di chi vuole distruggere la nostra vita quotidiana". Il presidente della Repubblia Sergio Matterella ha interrotto la visita Messico "per rendere omaggio alle vittime".
Durante la notte, l'assenza di notizie dall'Unità di crisi della Farnesina sulla sorte degli italiani ostaggio del commando dell'Is nel locale che si trova a cento metri dalla nostra sede diplomatica a Dacca e non lontano dal luogo dove fu ucciso il cooperante Cesare Tavella, aveva lasciato presagire il peggio. E il peggio si è manifestato con durezza attraverso il laconico comunicato di Shahab Uddin, portavoce dell'esercito bengalese: "Uccisi venti civili. Per la maggior parte italiani e giapponesi".
Agghiacciante la testimonianza resa al Bangladesh Daily Star da Rezaul Karim, padre di Hasnat Karim, uno degli ostaggi. "Gli assalitori non si sono comportati male con i connazionali del Bangladesh. Controllavano la religione degli ostaggi. Chiedevano a ognuno di recitare versi del Corano. Quelli che li conoscevano venivano risparmiati, gli altri torturati".
C'è poi il racconto di Sumon Reza, supervisore del bar ristorante, che a Repubblica riferisce di aver visto due degli assalitori: sotto i 30 anni, magri e con armi di piccolo calibro. "Hanno usato esplosivi per respingere la polizia. Due dipendenti del locale sono stranieri: Jaco, italiano, e Diego, argentino". "Jaco - continua Reza - è sfuggito alla cattura rifugiandosi sul tetto con altri dipendenti. Poi è riuscito a saltare fuori e a mettersi in salvo. Il locale è frequentato da molti stranieri e molti italiani. Da quel che sappiamo, in quel momento stavano cenando vostri connazionali".
Il governo di Tokyo ha dichiarato che un connazionale è stato salvato ma ha confermato la morte di sette cittadini giapponesi, due donne e cinque uomini. Tutti consulenti del governo per progetti di sviluppo a Dacca. All'emittente Times Now, il colonnello Tuhin Mohammad Masud, comandante delle forze speciali, ha aggiunto che tra gli ostaggi tratti in salvo figurano due cingalesi. I media parlano anche di un argentino e due bengalesi.
Mentre in Turchia l'attentato all'aeroporto di Istanbul viene attribuito all'Is anche in assenza di una rivendicazione, questa volta lo Stato Islamico ha voluto porre il suo sigillo con grande tempestività, ben prima che le forze speciali mettessero fine all'azione terroristica. Il bilancio del triplice attentato è salito a 45 morti. Un ferito grave è deceduto oggi all'ospedale, secondo l'agenzia stampa dogan. Altre 52 persone sono ancora ricoverate nelle diverse cliniche della megalopoli turca sul bosforo, 20 delle quali in terapia intensiva.
Tale rapidità nella rivendicazione si spiega probabilmente con la necessità di mettere in chiaro la paternità del terrore in un'area della galassia del radicalismo islamico che risente anche dell'influenza di al-Qaeda. Tanto è vero che Ansar al-Sharia Bangladesh, organizzazione qaedista locale, aveva a sua volta rivendicato l'attentato. Sul suo sito, Amaq pubblicava foto di cadaveri all'interno di un ristorante, tra tavoli e piatti. Immagini orribili, dall'attendibilità non verificabile, che hanno infestato le vie digitali del Jihad.
I precedenti. Oggi in Bangladesh la premier Sheikh Hasina ha decretato due giorni di lutto nazionale dopo aver promesso a caldo di essere determinata a sradicare il terrorismo. "Che musulmani sono - si è chiesta - le persone che compiono azioni così orribili? È gente senza alcuna religione". Ma nel Paese asiatico tradizionalmente laico e tollerante, la paura sta diventando il sentimento più diffuso. Il 23 aprile un professore universitario è stato ucciso a colpi di ascia da militanti islamici. L'assassinio negli ultimi tre anni di quasi 50 intellettuali, esponenti delle minoranze religiose, difensori dei diritti umani e musulmani laicisti sta creando voragini mai viste finora.
Da la Repubblica.it
Utente
9 settembre, 2013
Con tutto il rispetto per le vittime ed i loro parenti, trovo che la copertura che la RAI ha deliberatamente deciso di destinare alla tragedia e al suo aftermath - praticamente stravolgendo il palinsesto di tutta la settimana - sia vergognosa se confrontata con altre tragedie (pure quella di Bruxelles, dove si limitarono a fare un'edizione speciale di Uno Mattina non appena giunta notizia dell'attentato) ignorate solo perchè non vi erano morti dei nostri connazionali.
Poi ci si meraviglia perchè l'italiano medio che scrive sulla pagina FB di questo o quel politico pone su due piani diversi la vita di un italiano e quella di un turco o un iracheno.
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