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Utente
7 agosto, 2013
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Non solo Mahmood, ma anche Elodie, Tommaso Paradiso, Margherita Vicario, Federica Carta...per tanti artisti della Island sono uscite o stanno per uscire produzioni a distanza ravvicinata l'una dall'altra.
Non è certamente un caso o un non saper dove battere la testa da parte della Island, ma, secondo me, un progetto studiato forse ancora prima della crisi nel mondo della musica provocata dal lockdown. Già da tempo si parlava della possibilità di far uscire solo singoli e non più album (se non ricordo male i primi a far un annuncio in tal senso furono gli One Republic), ma al di là del fatto se sia giusto o meno, se questo modo di produrre musica verrà fatto proprio da tutti gli artisti oppure no, è palese che l'emergenza coronavirus ha messo ancora più in discussione l'opportunità di produrre il cd fisico che ha mercato soprattutto grazie agli instore, dando ancora più spazio alle playlist.
Ecco qui che forse nasce l'idea di puntare tutto sullo streaming e far uscire produzioni a distanza ravvicinata che vanno a riunirsi nelle playlist...tanto che problema c'è se al singolo che è uscito poco tempo fa e sta andando bene, se ne aggiunge un altro? Se a me piace continuerò ad ascoltarlo e ascolterò anche quello nuovo e anche quello che si aggiungerà poco dopo...
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7 agosto, 2013
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Per loro dal punto di vista commerciale, eliminare i dischi è una manna dal cielo. Per chi come me ama comprarli invece è na tragedia. Poi i concept album sarebbero davvero una perdita.
Avremo ancora più gente che lancia singoli random per rincorrere il successo
Banned
7 agosto, 2013
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Attenzione ai profitti di album fisici e a quelli dei singoli (molto minori). E a quelli dei live, che fanno la parte del leone.
Immagino Elodie sia ad esempio un'artista (per ora) a profitti bassi, per via che non ha ancora fatto un concerto - non e' riuscita a riempire due posti da 500 persone (pre-covid) sotto l'onda di tutti i singoli di successo e di Sanremo, e che di album veri (non virtuali dal doppio conteggio degli stream) ne avra' smerciati molto pochi. In aggiunta ha sempre produzioni e product value di alto livello, quindi alti costi.
Pero' fa parte di una strategia piu' grande di lei, nel senso che l'etichetta deve avere un qualcosa per ogni settore, e Elodie fa il suo nel settore donna pop - poi i soldi a casa li porta Mahmood, per dire, ma ci serve qualcuno che riempia la casella donna pop e lo faccia molto bene, dato che la Universal / Island non e' una etichetta di nicchia che fa solo una cosa.
Pero' eliminare il ramo album non lo faranno mai, specie per alcuni artisti. Per altri forse, ma dubito.
Io guardo al modello corea e rifletto, intanto... qualcuno e.g. Marco Mengoni e il suo fandom agguerritissimo e comprante - due aggettivi non sempre sovrapponibili - lo ha gia' fatto con me, nelle molteplici versioni di un album fisico con copertina diversa e canzoni speciali...!!!
Utente
24 ottobre, 2013
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È cambiato il modo in cui la musica viene consumata, ecco perché i cantanti rilasciano musica con maggiore frequenza. Inoltre, a causa di questi cambiamenti i singoli rilasciati dopo l'uscita dell'album faticano maggiormente ad avere successo. Mahmood (and co) rilasciamo tanti singoli prima (da solisti & collab) perché vogliono crearsi un pubblico.
Utente
24 dicembre, 2017
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ouro ha detto
Attenzione ai profitti di album fisici e a quelli dei singoli (molto minori). E a quelli dei live, che fanno la parte del leone.
Sono d'accordo. A mio parere, molto probabilmente chi pubblica singoli a go-go cerca di mantenere alta la popolarità (o, più semplicemente, l'attenzione del pubblico su di sé) in un'epoca in cui rischi di scomparire dall'oggi al domani, soprattutto se hai avuto un boom improvviso e non hai saputo costruirti un fandom sufficientemente fedele (basti solo pensare a tutti gli ex talent durati una sola stagione). A un certo punto però, bisogna affrontare la prova del 9, e spesso i numeri dei singoli non corrispondono ad altrettanto successo con album (il secondo album, in particolare) e conseguente tour...
Un'altra cosa che mi chiedo: da un punto di vista del profitto, 100.000 copie date quasi esclusivamente dallo streaming, valgono quanto 100.000 copie acquistate in negozio o tramite download digitale? Si tratta quasi sicuramente di una domanda retorica, perché mi sembra evidente che le case discografiche cerchino di vendere una "realtà" fatta di migliaia di copie vendute e di successi stratosferici, che nei fatti non corrisponde a un guadagno altrettanto importante, proprio a causa della "provenienza" di quelle vendite.
La mia sensazione è che, tolti i best seller (ad es. Mengoni e Amoroso tra gli ex-talent, nonché i grandi big della canzone italiana come Vasco, Ligabue, Pausini, etc.), a livello discografico la partita non si giochi più sull'acquisto concreto di un prodotto musicale, ma su aspetti decisamente più astratti quali l'attenzione (quante visualizzazioni, quanti ascolti, etc.) e la viralità (quindi l'essere "di moda" o il puntare sul tormentone, tanto che ormai si cerca il ritornello facile facile anche al di fuori dell'estate); in altre parole si punta su un "carpe diem" liquido, dando però l'impressione che la posta in gioco non sia rappresentata da ingenti somme di denaro, bensì da un mucchietto di briciole...
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Utente
31 luglio, 2019
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marcop3 ha detto
Per loro dal punto di vista commerciale, eliminare i dischi è una manna dal cielo. Per chi come me ama comprarli invece è na tragedia. Poi i concept album sarebbero davvero una perdita.Avremo ancora più gente che lancia singoli random per rincorrere il successo
Concordo e sottoscrivo in toto.
Anch'io rimango ancorato all'idea dell'album, poi se proprio dovesse scomparire il fisico (a causa dei sempre meno lettori cd a disposizione) pazienza (anche se si potrebbero fare tirature limitate per pochi), ma almeno in digitale lo pretendo.
Anche perchè spesso gli album contengono quelle canzoni più genuine, dove gli artisti osano di più ma che poi per ovvi motivi radiofonici/commerciali non vengono estratte.
Se vivessimo in un mondo di soli singoli, tutto questo verrebbe a mancare, sarebbe un vero dispiacere per me ad esempio non sentire più nuove ballad che ormai con classifiche e radio non sopravvivono più salvo rare eccezioni.
Invece qualora decidessero di fare più uscite singole fino ad un album (anche con non singoli) mi starebbe bene perchè mi rendo conto che oggi come oggi, dove la musica viaggia alla velocità della luce, ascoltare un album intero per l'80% di inediti, se lo ascolterebbero volentieri solamente i fan fedeli di quel determinato artista.
In tempi di crisi economica sarebbero grandi investimenti persi. Invece sviscerare a poco a poco un album mantiene alto l'hype e mi sembra il giusto compromesso.
Che poi mi fa sorridere perchè negli anni 2000 quando avevo poco meno di 12 anni io già lo facevo con i miei cantanti del cuore, mi compravo o mi facevo regalare un determinato cd e poi sapendo (ai tempi c'erano tempi biblici) che il disco successivo sarebbe uscito anni dopo. Centellinavo gli ascolti, per prendere confidenza con tutti i pezzi, ne ascoltavo uno alla volta di settimana in settimana per gustamerlo di più (esempio 1 settimana traccia solo 1 + eventuale singolo in radio, 2 settimana solo traccia 1 + eventuale singolo + traccia 2 e così via...in tal modo un album da 11 tracce me lo custodivo inedito per un bel pò).
Oggi ammetto che non resisterei, complice anche il web 
13 dicembre, 2019
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Unpopular opinion: capisco che il cd abbia una valenza simbolica. Rappresenta il progetto, il lavoro, come un libro o un palazzo. Un'opera insomma.
Quello che non mi convince è che molto spesso capita che i non singoli non vengano cagati dal pubblico perchè non passano in radio o non sono virali e i non fan non vanno a scavare nell'album dell'artista in questione. In questo caso fare uscire esclusivamente singoli significherebbe dare la stessa dignità a tutti i pezzi, ma ciò comporta dover aver tutti pezzi bomba e non fillerini.
Per quanto riguarda il modello coreano, è totalmente diverso. Là gli album servono per raggiungere i firmacopie. Più album compri e più hai la possibilità di entrare al firmacopie e per alcuni gruppi la gente ne compra in bulk (60-100 copie).
Diventano poi dei cimeli perché sono super personalizzati e ricchi di contenuti extra.
A volte, poi, i fan fanno vere e proprie raccolte fondi per comprare migliaia di album e fare numero.
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