Lorde, vent'anni e tanto talento dalla Nuova Zelanda, torna a 4 anni di distanza dall'album 'Pure Heroine', che la ricoprì di premi e apprezzamenti. Ella (suo vero nome) si è presa i suoi tempi, spaventata dalla celebrità e temendo di non avere più nulla di interessante da dire. Poi il tempo passa, arriva la prima grande delusione d'amore E l'ispirazione torna. Ed ecco che nell'arco di due anni nasce 'Melodrama'.

Green Light, il primo singolo, parte come una malinconica ballata per esplodere in un ritornello dance e ritmatissimo, un accostamento senz'altro particolare ma che il pubblico sembra aver apprezzato.

Sober, tra cori e ritmi tribali, si distacca del tutto dal precedente brano con un testo ispirato e sincero che parla dell'essere giovani, della ricerca dello sballo, fisico ed emotivo, e dell'essere emotivi e attenti ai propri sentimenti. 'We pretend we don't care, but we fucking care'.

Homemade Dynamite, per me il punto più alto dell'album, è semplicemente irresistibile. Se le strofe sono squisitamente pop e interpretate con il suo solito trasporto e la sua vocalità piena e graffiante, il ritornello è sussurrato, un suggestivo accavvallarsi di cori circondati da una base ricchissima di bassi e suoni (lei stessa ha spiegato che l'intento è quello di far sembrare la sua voce un sussurro nella confusione di una discoteca). 'Blowing shit up with Homemade D-d-d-dynamite' vi perseguiterà a lungo.

The Louvre, nuovamente, ha una struttura che si potrebbe definire atipica: strofa, ritornello 'contenuto' e rilassato, e poi un lungo post-ritornello con una produzione dai tratti epici, quasi da colonna sonora. Al termine della canzone, un lungo outro suonato da una chitarra elettrica che riprende il tema delle strofe. Davvero un brano interessante e curatissimo.

Liability, responsabilità. Testo maturo e riflessivo, accompagnato da un semplice pianoforte. Sincera, semplice, toccante.

Hard Feelings/Loveless, due canzoni in una. Se nella prima di parla di sentimenti difficili ('Hard feelings', appunto), sempre con una produzione sontuosa, cori e vocalizzi particolari, nella seconda Lorde ci parla della nostra generazione 'Senza amore' (Loveless). La seconda parte della canzone è ancora più atipica rispetto alla prima, con un ritmo quasi trap, mescolato a suoni tribali e disco-dance.

Sober II (Melodrama), un'altra bellissima ballata dopo 'Liability', con un giro d'archi melanconico ci riporta ai sentimenti di confusione e inadeguatezza che Lorde già ci ha comunicato con alcuni brani precedenti a questo.

But who am I?
Oh how fast the evening passes
Cleaning up the champagne glasses

Gotta wonder why we bother
All the glamour and the trauma
And the fucking melodrama...

Writer in the dark, brano intimo e dai tratti quasi gotici, è molto suggestivo, rilassato, una ballata atipica con un ritornello in cui la voce della cantante si trova particolarmente bene ad esprimersi. Ancora una volta, cori, archi e una produzione attenta e curata.

Supercut ci riporta al primo singolo, con un inizio rilassato e malinconico per arrivare ad un ritornello decisamente movimentato. Anche nelle tematiche il brano richiama 'Green Light', la cantate rivedere nella sua mente un 'Supercut', un montaggio quasi cinematografico, della sua relazione.

Liabilty (Reprise) è un interludio che riprende la quinta traccia, ma questa volta la canzone, pur durando poco più di due minuti, è decisamente meno 'classica' della ballata che riprende: troviamo cori, vocalizzi e un tamburo a tenere il ritmo di sottofondo.

Perfect Places, secondo singolo estratto dall'album, è irresistibile. Una canzone pop perfettamente costruita con strofe e pre-ritornello incalzanti e piacevoli per esplodere poi in un ritornello corale,liberatorio e urlato. Ancora, ci si interroga sul senso della vita e sulla ricerca di quei 'posti perfetti' (materiali e non) dove riuscire a stare meglio, da soli o con qualcuno.

Trovo quest'album una piccola opera d'arte musicale, e consiglio fortemente l'ascolto!

Voto: 90/100