Utente
28 maggio, 2018
Sparisce la musica protetta dalla Siae da Instagram e Facebook
"Purtroppo non siamo riusciti a rinnovare il nostro accordo di licenza con Siae", ha infatti reso noto un portavoce di Meta. "La tutela dei diritti d'autore di compositori e artisti è per noi una priorità e per questo motivo da oggi avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae nella nostra libreria musicale". Replica piccata parte della Siae: "Meta ha fatto una scelta incomprensibile e unilaterale".
Impatto su reels, stories e feed di Instagram e Facebook
La decisione avrà un con un impatto sui reels di Facebook e Instagram, sui feed di Instagram e sulle stories di Facebook e Instagram. Su Facebook i contenuti non più disponibili verranno bloccati, mentre su Instagram i contenuti impattati verranno silenziati, a meno che gli utenti non decidano di sostituire l'audio selezionando una traccia audio disponibile sul catalogo. I brani che non rientrano nel repertorio SIAE continueranno infatti a essere disponibili nella libreria musicale di Meta.
Siae: "Scelta incomprensibile da Meta"
"La decisione unilaterale di Meta di escludere il repertorio Siae dalla propria library lascia sconcertati gli autori ed editori italiani". Lo spiega Siae in una nota. "A Siae viene richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell'effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti". "Colpisce questa decisione - continua Siae -, considerata la negoziazione in corso, e comunque la piena disponibilità di Siae a sottoscrivere a condizioni trasparenti la licenza per il corretto utilizzo dei contenuti tutelati. Tale apertura è dimostrata dal fatto che Siae ha continuato a cercare un accordo con Meta in buona fede, nonostante la piattaforma sia priva di una licenza a partire dal 1 gennaio 2023. Siae non accetterà imposizioni da un soggetto che sfrutta la sua posizione di forza per ottenere risparmi a danno dell'industria creativa italiana.
Mogol contro Meta: "Fanno miliardi e non pagano gli artisti"
"Queste piattaforme digitali guadagnano miliardi e sono restii a pagare qualcosa agli autori, che vivono di diritti". Lo dice Giulio Rapetti in arte Mogol alla presentazione dell'album 'Capolavori Nascosti' sul mancato accordo tra Siae e Meta. "E' una battaglia giusta quella che facciamo a tutela degli artisti, è una battaglia sacra - ha aggiunto l'ex presidente della Siae -. Il copyright è stato approvato alla Camera e al Senato ed è fermo da 7-8 mesi ai decreti attuativi, è tutto fermo e non riusciamo a capire perché, se non si sblocca è una battaglia che abbiamo perso".
Fonte: TgCom24
Cosa ne pensate? Che impatto avrà questa rottura sulla musica italiana?
Utente
11 agosto, 2021
la siae non può pretendere che vengano pagati i diritti d'autore per le reel e instastories di 30 secondi, gli artisti e le case discografiche dovrebbero ben sapere che quello è un modo per pubblicizzare e diffondere le canzoni, di cui tralaltro la piattaforma non ha nessun lucro ....a meno che a pagare direttamente l'utilizzo sia l'utente stesso, comprandosi la possibilità di poter utilizzare quel suono per una sua storia...ma credo che questo non convenga a nessuno....insomma a perderci in tutto questo è solo l'industria musicale non certo i social
Utente
28 maggio, 2018
Bento ha detto
la siae non può pretendere che vengano pagati i diritti d'autore per le reel e instastories di 30 secondi, gli artisti e le case discografiche dovrebbero ben sapere che quello è un modo per pubblicizzare e diffondere le canzoni, di cui tralaltro la piattaforma non ha nessun lucro ....a meno che a pagare direttamente l'utilizzo sia l'utente stesso, comprandosi la possibilità di poter utilizzare quel suono per una sua storia...ma credo che questo non convenga a nessuno....insomma a perderci in tutto questo è solo l'industria musicale non certo i social
Storie e Reel ormai durano 1 minuto o anche più, praticamente quasi metà canzone. Meta ha il dovere di pagare un servizio del genere (penso già lo facesse).
Non è vero che la piattaforma non ha nessun lucro. Instagram e Facebook hanno indubbiamente tratto giovamento, anche in termini economici (!), dal vastissimo catalogo SIAE. È giusto che questo servizio venga pagato adeguatamente. Ora non si conoscono le cifre ma non penso che Siae chiedesse delle cifre così assurde rispetto ai guadagni colossali di Meta.
Utente
5 maggio, 2018
Da nuovo autore iscritto dal 2022 alla Siae, che ha totalizzato al momento guadagni pari a 0€ (zero euro), la cosa non mi tange.
Comunque nel mio profilo Instagram dedicato al progetto musicale non hanno tolto le musiche che ho postato, quello a quanto ho capito, si può ancora fare
Utente
31 ottobre, 2020
Il blocco non riguarda solo la musica italiana, ma anche buona parte di quella straniera... Hanno oscurato tutto il catalogo, tra gli altri, di Taylor Swift, The Weekend, Ariana Grande, Harry Styles (e tutte le storie in evidenza in cui c'erano le canzoni oscurate sono sparite)
Io, residente a Berlino, posso ancora aggiungere canzoni italiane nelle storie. Non capisco dove sta la differenza? I diritti e il catalogo SIAE cambia in base alla residenza?
instagram: damianorac
Utente
30 agosto, 2022
Waves of Music ha detto
Boh greve però.Secondo voi risolveranno a breve o davvero dovremo abituarci a social senza musica?
Durerà pochissimo o tutti migreranno altrove, come già fatto da Fedez, Pausini, Ultimo Etc Etc. Senza promozione social anche i trapper arrancherebbero.
Utente
16 gennaio, 2021
thatdamngigi ha detto
Il blocco non riguarda solo la musica italiana, ma anche buona parte di quella straniera... Hanno oscurato tutto il catalogo, tra gli altri, di Taylor Swift, The Weekend, Ariana Grande, Harry Styles (e tutte le storie in evidenza in cui c'erano le canzoni oscurate sono sparite)
Eh ma allora non era SIAE il problema... anche perché anche dall'articolo si capisce quanto non siano stati loro a spingere per eliminare il catalogo.
Ciò detto io non vedo questo grandissimo problema d'ora in poi per la promozione ma forse sto vedendo le cose da un punto di vista sbagliato, non so
Utente
28 maggio, 2018
Dabte02 ha detto
Durerà pochissimo o tutti migreranno altrove, come già fatto da Fedez, Pausini, Ultimo Etc Etc. Senza promozione social anche i trapper arrancherebbero.
Non dipende dai cantanti ma dagli autori coinvolti in un brano, tant'è che anche la discografia di questi che hai citato è in gran parte scomparsa
Utente
30 agosto, 2022
lukeyyy ha detto
Eh ma allora non era SIAE il problema... anche perché anche dall'articolo si capisce quanto non siano stati loro a spingere per eliminare il catalogo.
Ciò detto io non vedo questo grandissimo problema d'ora in poi per la promozione ma forse sto vedendo le cose da un punto di vista sbagliato, non so
Immagina un nuovo progetto su Instagram lanciato da un artista in modo muto, senza storie preview, senza storie di pubblicità, senza vip che fanno storie e la fanno diventare virale.
immagina Makumba nell’estate del 2021 senza Zorzi che dalla Puglia la rese virale con i balletti. il danno è molto grosso.
Utente
16 gennaio, 2021
Dabte02 ha detto
Immagina un nuovo progetto su Instagram lanciato da un artista in modo muto, senza storie preview, senza storie di pubblicità, senza vip che fanno storie e la fanno diventare virale.
immagina Makumba nell’estate del 2021 senza Zorzi che dalla Puglia la rese virale con i balletti. il danno è molto grosso.
Sì ma per una Makumba che va virale su IG ci sono una Bellissima, una Michelle Pfeiffer, una SNAP e una Bloody Mary che vengono rette da TikTok, in primis. Cioè oltre al 3x di Makumba quanti altri platini sono arrivati grazie agli sticker di IG?
In secundis non può essere pubblicata la traccia dall'adesivo, ma nel sottofondo va bene se a pubblicarla sono cantanti e/o case discografiche: le storie in evidenza delle certificazioni Warner sono ancora online perché la Warner possiede i diritti dell'audio.
Utente
5 aprile, 2018
Dal blog della FIMI
Musica, cosa è successo fra Meta e Siae (e quali saranno le conseguenze: godrà TikTok?)
17 marzo 2023
La bomba scoppiata ieri nell'universo digitale italiano con la rimozione e il silenziamento dei contenuti musicali da parte del colosso americano dei social media su Facebook ed Instagram potrebbe avere effetti devastanti sull’intera filiera musicale.
Vediamo di capire come si è arrivati a questo scenario unico nel panorama europeo e che dimostra l’enorme potere delle piattaforme nel decidere vita e morte dei contenuti messi a disposizione online.
Un primo elemento da tenere in considerazione è la nuova Direttiva sul Copyright approvata nel 2019 dal Parlamento EU e recepita in Italia alla fine del 2021. La direttiva con il famoso art.17 è intervenuta sulla definizione e sugli obblighi delle grandi piattaforme. Nella legge italiana, che applica alla lettera il disposto comunitario, si legge all’art. 102 sexies che si intende per prestatore di servizi di condivisione di contenuti online un prestatore di servizi della società dell’informazione che presenta cumulativamente i seguenti requisiti:
a) ha come scopo principale, o tra i principali scopi, di memorizzare e dare accesso al pubblico a grandi quantità di opere o di altri materiali protetti dal diritto d’autore;
b) le opere o gli altri materiali protetti sono caricati dai suoi utenti;
c) le opere o gli altri materiali protetti sono organizzati e promossi allo scopo di trarne profitto direttamente o indirettamente.Al comma 3 si specifica poi quello che è la vera caratteristica innovativa del portato comunitario che ha sostanzialmente modificato la posizione delle piattaforme: i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online, quando concedono l’accesso al pubblico a opere protette dal diritto d’autore o ad altri materiali protetti caricati dai loro utenti, compiono un atto di comunicazione al pubblico o un atto di messa a disposizione del pubblico per i quali devono ottenere un’autorizzazione dai titolari dei diritti, anche mediante la conclusione di un accordo di licenza, ottenuta direttamente o tramite gli organismi di gestione collettiva e le entità di gestione indipendente di cui al decreto legislativo del 15 marzo 2017, n. 35. Pertanto è stato introdotto, a differenza di quanto avveniva in precedenza, un obbligo di ottenere una licenza preventiva e, nel caso del diritto d’autore, di negoziare questa licenza con le società di gestione come la Siae.
Teniamo conto che per quanto riguarda i diritti per i contenuti musicali discografici le piattaforme negoziano invece con le case discografiche, anche per quanto attiene agli artisti che con queste ultime hanno un contratto discografico. Nel caso di Meta, le case discografiche avevano già un accordo in essere a livello globale, così come molti aggregatori di musica indipendente. Vale la pena anche ricordare come l’autorizzazione ottenuta ai sensi della legge sul diritto d’autore include anche gli atti compiuti dagli utenti che caricano sulla piattaforma del prestatore di servizi opere protette dal diritto d’autore quando non agiscono per scopi commerciali o la loro attività non genera ricavi significativi, ovvero il cosiddetto User Generated Content (UGC).
Veniamo poi alle responsabilità introdotte con la Direttiva nell’ordinamento italiano. All’art 102 septies si specifica che i prestatori di servizi di condivisione di contenuti online, in mancanza dell’autorizzazione di cui all’articolo 102-sexies, sono responsabili per gli atti non autorizzati di comunicazione al pubblico e di messa a disposizione del pubblico di opere e di altri materiali protetti dal diritto d’autore, salvo che dimostrino di avere compiuto i massimi sforzi per ottenere un’autorizzazione secondo elevati standard di diligenza professionale di settore. Da quello che emerge dalle posizioni di Meta e Siae le due entità avrebbero negoziato questa autorizzazione e relativa licenza senza però individuare una soluzione, non solo economica. Secondo quanto emerge dal comunicato di Siae la società americana avrebbe opposto il “rifiuto di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright”, ovvero le informazioni e i metadati necessari a definire il perimetro di rappresentatività e la possibilità poi di valutare il peso del repertorio Siae e di conseguenza consentire la ripartizione.
Questo aspetto dei dati è molto chiaro all’art. 110-quater della legge italiana. I soggetti ai quali sono stati concessi in licenza o trasferiti i diritti e i loro aventi causa hanno l’obbligo di fornire agli autori e artisti interpreti e esecutori, anche tramite gli organismi di gestione collettiva e le entità di gestione indipendenti di cui al decreto legislativo 15 marzo 2017 n. 35, con cadenza almeno semestrale, informazioni aggiornate, pertinenti e complete sullo sfruttamento delle opere e prestazioni artistiche, e la remunerazione dovuta.
Ora vediamo gli effetti pratici del mancato accordo: Meta ha annunciato e dato il via alla rimozione dei contenuti musicali tutelati da Siae ma questo coinvolge ovviamente tutti i soggetti che stanno dietro al brano musicale e che hanno in realtà, come si è visto sopra, una licenza in essere con Meta. L’approccio del social media è pertanto molto aggressivo e colpisce un intero settore che dal consumo di musica sulle piattaforme come Facebook e Instagram ha ricavato oltre venti milioni di euro nel 2022 secondo i dati FIMI. Non è assolutamente accettabile che un soggetto in posizione dominante come Meta possa agire in questo modo in assenza di una licenza con uno solo dei soggetti dal quale deve ottenere i diritti. Meta ha capitalizzato in maniera estensiva l’uso della musica che è diventato centrale nei canali social e fan, creator e brand hanno fatto affidamento su questa ampia disponibilità di contenuti messi a disposizione dall’industria musicale. Intere pianificazioni di campagne social, attività di marketing e promozionali sono state cancellate in una notte.
Meta con questa iniziativa ha voluto colpire l’intera filiera musicale italiana come ritorsione al mancato accordo con Siae creando un’enorme frustrazione nella comunità artistica e industriale e questo non è in nessun modo accettabile.
I danni potrebbero essere ingenti e peraltro l’iniziativa potrebbe essere controproducente per la stessa piattaforma con un esodo di massa degli utenti verso altri canali come TikTok, data l’importanza che la musica ricopre nei social media. Le registrazioni vanno immediatamente rimesse online e va ripreso il negoziato con Siae in buona fede.
Utente
28 maggio, 2018
Quindi in base a quello che scrive FIMI l'accordo è saltato non perché Siae avanzasse pretese in termini economici ma perché Meta si è rifiutata di condividere i dati relativi allo sfruttamento del catalogo come prevede la legge italiana.
Se le cose stanno in questi termini capisco il motivo per cui la Siae si sia dichiarata sconcertata. Per non andare contro la legge non mi pare che la Siae potesse comportarsi diversamente. Mi chiedo per quale motivo Meta si rifiuti di condividere i dati del repertorio Siae. Forse quei dati potrebbero rivelare che il repertorio Siae ha un peso maggiore di quello che Meta intende pagare?
In ogni caso trovo che il modo in cui Meta ha agito abbastanza scorretto. Nel giro di 24 ore ha annunciato la rottura e ha eliminato di tutto e di più danneggiando il lavoro di moltissimi creator. Sembra proprio una becera dimostrazione di forza
Utente
7 agosto, 2013
Davidex ha detto
Quindi in base a quello che scrive FIMI l'accordo è saltato non perché Siae avanzasse pretese in termini economici ma perché Meta si è rifiutata di condividere i dati relativi allo sfruttamento del catalogo come prevede la legge italiana.Se le cose stanno in questi termini capisco il motivo per cui la Siae si sia dichiarata sconcertata. Per non andare contro la legge non mi pare che la Siae potesse comportarsi diversamente. Mi chiedo per quale motivo Meta si rifiuti di condividere i dati del repertorio Siae. Forse quei dati potrebbero rivelare che il repertorio Siae ha un peso maggiore di quello che Meta intende pagare?
In ogni caso trovo che il modo in cui Meta ha agito abbastanza scorretto. Nel giro di 24 ore ha annunciato la rottura e ha eliminato di tutto e di più danneggiando il lavoro di moltissimi creator. Sembra proprio una becera dimostrazione di forza
Che io sappia il problema è che Meta non vuole dichiarare i propri guadagni orizzontali a nessuno che non sia la finanza od il fisco, per una questione di privacy. SIAE invece voleva sapere con precisione millimetrica quando guadagnasse da ogni singola stories con la musica
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