Utente
5 maggio, 2018
Rileggendo la lettera che il direttore di All Music Italia ha inviato a FIMI relativamente al metodo di conteggio delle vendite, sono giunto a questa riflessione: gli addetti ai lavori ed il pubblico discutono e si accapigliano per capire se siano più importanti in termini di classifiche i dischi venduti, i download, gli streaming a pagamento e gratuiti, le visualizzazioni di youtube quando invece il riscontro del successo di un artista si basa quasi esclusivamente sulla presenza di spettatori ai suoi concerti.
Verrà un giorno in cui potremo avere a disposizione anche una classifica dettagliata con il numero di biglietti staccati annualmente sul territorio nazionale per ogni singolo artista?
Penso che siano dati già a disposizione degli addetti ai lavori ma non mi sembra che siano molto propensi a renderli pubblici.
L'unico inghippo forse sorgerebbe per quelle manifestazioni in cui si esibiscono più cantanti, in tal caso bisognerebbe quantificare forfettariamente la quota di biglietti venduti per singolo artista anche se è chiaro che talvolta la gente si reca ad un festival per vedere i personaggi di punta che sono di solito un paio. E poi c'è tutta la questione degli eventi gratuiti, come quantificarli?
Voi che ne pensate? Sarebbe utile pubblicare questi dati (o perlomeno una classifica) e renderli di facile reperibilità?
Utente
20 maggio, 2018
Secondo me no. Le classifiche sono un'arma per decretare il successo di un prodotto e di conseguenza dell'artista che lo ha rilasciato.
Nel caso di iTunes e Spotify ovviamente hanno tutti l'obiettivo di far bene e stare più in alto possibile. Se si riesce nell'intento ben venga, se non ci si riesce amen. Ci si riprova con il lancio di un nuovo singolo o con l'archiviazione di un'era, oppure si adottano strategie commerciali differenti per riuscire nell'intento di imporsi ai vertici.
Istituire una classifica delle presenze ai concerti significa creare una competizione stremante a chi vende più biglietti. Per raggiungere i vertici in questo caso non basta solo una strategia di marketing che porti il consumatore a decidere di venire ad un tuo spettacolo, ma obbliga l'artista ad essere costantemente su un palco e a fare più date degli altri.
La ricerca delle posizioni di vertice nella classifica dei biglietti più venduti porta inevitabilmente gli artisti ad essere sovraccaricati di impegni pur di raggiungere l'obiettivo (concerti 7 giorni su 7), con tutte le conseguenze fisiche e psicologiche che ne derivano.
Credo che dietro vi sia proprio un problema etico di fondo.
Utente
20 maggio, 2018
NicksFactor ha detto
Davvero siamo arrivati al punto che ci sarebbe chi farebbe sette concerti alla settimana pur di vincere una classifica?
Beh, una classifica ha un primo posto e un ultimo posto. Dei vincitori e dei vinti.
Finché rimane un discorso tra appassionati di numeri è un conto, ma istituire una classifica ufficiale di chi vende più ingressi significa far entrare nel discorso comune che chi è al vertice di tale classifica ha più successo, quando magari chi è al primo posto è stato in concerto per 7 giorni consecutivi e il quarto, ad esempio, ha fatto solamente 3 date in una settimana.
Il voler primeggiare su una classifica ufficiale porterebbe gli artisti a spremersi al massimo e a correre da una parte all'altra del Paese, con possibili conseguenze a livello fisico e psicologico.
Secondo me avere una classifica annuale di biglietti staccati creerebbe troppa competizione e porterebbe gli artisti a vendere biglietti a prezzi stracciati. Sarebbe interessante però avere dei dati come quelli forniti da billboard su incassi e biglietti venduti di una data, non al fine di decretare un primo ed un ultimo posto, quanto piuttosto comprendere quanto sta andando bene un tour rispetto ad un altro. Dei concerti dei cantanti stranieri sappiamo veramente fino all'unità del biglietto venduto (anche delle date italiane eh), non vedo perché non farlo anche qua da noi! E più che istituire una classifica annuale sarebbe bello avere una hall of fame dei tour in Italia di maggior successo nella storia (a livello mondiale ce l'abbiamo per esempio!)
Utente
1 maggio, 2016
Il costo di un biglietto di un concerto deve essere equo, non stracciato.
Dietro ad un tour come si deve, che rispetta tutte le norme di sicurezza (fondamentale per gli spettatori, artisti e operai), in piazze o palazzetti sicuri, con musicisti all'altezza, suoni, luci, assistenti e tecnici, trasporti veloci da una location all'altra, ci sono dei costi non indifferenti.
Già le vendite fisiche sono calate, con lo streaming non guadagnano nulla, come li vogliamo far campare questi artisti e tutto l'indotto che c'è intorno?
Ci vogliono biglietti a prezzo consono.
Io farei una sorta di percentuale, tipo un rapporto sbigliettamento/prezzo del biglietto, da aggiungere alle attuali norme per il conteggio delle classifiche.
Detto questo, non ce lo vedo Vasco Rossi che fa biglietti a prezzi stracciati per essere primo in FIMI, che gli frega ?
" Ah ... anche poeta ! "
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