Game Ranking Winner 2018/2019
Utente
4 marzo, 2015
Utente
8 febbraio, 2020
Quest'accoppiata è stata un'inattesa piacevole sorpresa, un po' à la mare malinconia; nella mia testa neanche ritenevo potessero esercitare reciproco interesse per una collaborazione, e infatti inizialmente avrei preferito immaginare un Brunori al posto di Paradiso, ma poi sono riuscito con gli ascolti a fare pace con la sua presenza in questo pezzo.
Lo trovo un pezzo dal taglio cinematografico, mi piace sentire le influenze cantautorali bastelliane in alcuni passaggi e soprattutto, per quanto possa sembrare paradossale, è una boccata d'aria fresca! Del video apprezzo la fotografia e trovo la sua estetica così adorabilmente indie Stavolta mi hanno convinto i YouNuts, e sì, sin d'ora un grande highlight per la stagione che si affaccia.
Utente
8 febbraio, 2020
Ero convinto che fosse un po' una collaborazione da manuale, di quelle che nascono un po' per caso per inserire qualche featuring attention-seeking negli album, e invece scopro solo ora che si frequentano ormai da un po' a vicenda e questa perla è nata nella maniera più spontanea possibile, senza la minima velleità di compiacere l'audience estiva, che legittimamente avrebbe potuto prediligere un pezzo più ritmato ad una ballad malinconica. Allego, perché mi è piaciuto e Giulia Cavaliere scrive sempre divinamente , un omaggio dell'immarcescibile Rolling Stone al pezzo.
L'estate malinconica e commossa di Tommaso Paradiso e dei Baustelle
di Giulia Cavaliere
'Amore indiano' è il coronamento di un incontro avvenuto anni fa su un treno. Diversi, ma uniti dalla devozione per la forma-canzone, Paradiso e Bianconi hanno celebrato la loro amicizia non con belle foto su Instagram, ma con un pezzo antistagionale più d'amore che di consumo
Amore indiano è una hit da estate indiana, dunque estate di San Martino, non un’antiestate, ma un’estate malinconica, più commossa che sudata, più d’amore che di consumo ed è pronta a vedersela, dicono i suoi due padri, con il reggaeton e le love song da spiaggia che impazzeranno in classifica. È una ballatona dalla struttura classica che racchiude in sé la più grande qualità estetica possibile della forma canzone: sembrare all’ascolto qualcosa che già conosci e hai dentro e, al contempo, sorprenderti grazie alle sue intuizioni melodiche, al modo in cui è vestita, con il gusto che solo sa avere un brano quando funzionerebbe anche completamente nudo, piano e voce.
A scrivere Amore indiano sono Francesco Bianconi e Tommaso Paradiso, una coppia che non vi sareste aspettati ma che, come diceva il poeta, ha tutte le carte in regola per essere qui a cantarvi nelle orecchie un pezzo che è il primo coranamento ufficiale di un’amicizia nata anni fa su un treno italiano ad alta velocità e che poi è cresciuta a passo d’uomo, con la lentezza acclusa alla cura delle cose vere.
«Eravamo soli, due solitudini sullo stesso treno, lui si è avvicinato a parlarmi ed era la persona insieme più timida e più coraggiosa e spontanea che mi si fosse mia presentata: ho visto un po’ di me in lui, la mia parte schiva e anche quella appassionata. Abbiamo fatto mezzo viaggio insieme, poi ci siamo iniziati a incontrare per scrivere canzoni».
A parlare è Francesco, lo fa in questa videochiamata a tre sull’asse Milano, Berlino e Pienza da cui Tommaso subito si unisce: «È stato un diesel il nostro rapporto, sia con Francesco che poi con Rachele è stato tutto sempre voluto, cercato e, a distanza di anni da quel viaggio in treno in cui ero timido, la nostra è diventata un’amicizia vera, duratura, che ci ha fatto arrivare a trovarci pienamente amici nel tempo, una cosa cercata, giusta. Non ci siamo fatti mai le foto su Instagram, io e Francesco, ma ci vediamo, parliamo, lavoriamo, non pubblichiamo niente, ma discutiamo di Lynch e di Kubrick, non sono molti nel nostro mondo con questo bagaglio di interessi comuni per davvero, pronti a essere condivisi».
Legati entrambi all’armonia, al gusto per il classico, ai grandi maestri, a tutta una grandiosa esperienza musicale del passato e del presente che li unisce, Tommaso si dichiara apertamente un grande studioso delle canzoni dei Baustelle, mentre Francesco sottolinea il comune fascino primigenio per il pop e per la molteplicità di modi con cui la forma canzone, che è chiusa, può essere aperta e può rinnovarsi, grazie a diversi stratagemmi.
«I nostri stratagemmi sono diversi, ma abbiamo in comune questa devozione direi quasi religiosa nei confronti della canzone. Per questo siamo reciprocamente affascinati da come ci muoviamo in questo solco. C’è una comunanza che ho individuato subito, fin dalle prime cose dei Thegiornalisti. Scrivere canzoni è meraviglioso ma anche molto difficile da fare, una cosa che ho capito di Tommaso è il suo talento pazzesco, avevo già scritto con altri ma lui è vulcanico, ha diecimila idee tutte buone: può succedere che quando ti trovi con una persona con un piano o una chitarra nella stessa stanza non venga nulla. Lui ha una facilità, ha un talento melodico straordinario. Ero nella stanza con una persona piena di idee, con la visione, e il mix in testa come spesso abbiamo noi Baustelle, o come quando i grandi registi dicono che hanno già il montaggio in mente mentre stanno girando». Al lavoro in studio, insieme alla band, anche il fido Matteo Cantaluppi, uno dei massimi ideatori e produttori del new sound italiano che negli ultimi quindici anni ha riportato qui il passato glorioso della nostra canzone fondendolo con nuove chiavi sonore, dalla timbrica all’arrangiamento.
Amore indiano è stata scritta per il piacere di scrivere qualcosa insieme, senza essere mai stata finalizzata a diventare un featuring ma col desiderio di mettere a punto una Long and Winding Road dove le strade restano ventose e separate per unirsi nel desiderio e nell’intento più magico dell’impresa amorosa; sarà l’unico feat del prossimo album di Tommaso Paradiso, in uscita il prossimo autunno, ma per il momento è il manifesto antistagionale di un comune sentire e creare canzoni, dice Paradiso, «è una fase in cui le parole, il verso, lo slogan hanno molto preso il sopravvento, ed è bello entrare in studio con qualcuno che pensa alle settime, alle pentatoniche, non abbiamo fatto la scuola di Morricone e Petrassi ma anche solo poter scrivere tra musicisti, oggi, è una rarità».
Utente
7 dicembre, 2020
L'ho riascoltata diverse volte, "sforzandomi" (e gia qui qualcosa non va parlando di Tommaso) ma non trovo sinceramente la quadra.
E non vedo neanche Tommaso rientrare ai fasti di un tempo, pur sperandoci ogni volta che pubblica qualcosa, da solo ò in collaborazione non fa differenza.
Secondo me ha sparato troppo da quando si è separato dai Thegiornalisti, un overdose espositiva e creativa davvero lunga e sfiancante che lo ha prosciugato letteralmente.
Per ritrovare un pò di creatività occorre in genere fermarsi, anche per un lungo periodo. Serve a ricaricarsi e trovare nuovi spunti di qualità e bellezza che possano reggere il confronto con i vecchi brani che Paradiso ci ha regalato. E' un percorso obbligato per poter poi durare nel tempo e dare un senso di solidità alla propria carriera.
Le ultime tracce sembrano invece buttate li in una notte con 4 accordi e via, lanciate nell'arena in tutta fretta solo per il gusto di esserci, ò la paura di non esserci.
Spero abbia vicino qualcuno dotato di saggezza che lo preservi, lo consigli e non sia circondato invece da squali ed avvoltoi che lo consumano fini a stritolarlo.
Perchè il declino ad oggi è palpabile.
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