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Marco Mengoni - #MENGONILIVE2019
GuSpe
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28 aprile, 2019 - 13:16
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Stanno uscendo recensioni dei giornalisti STREPITOSE.

Poi le posto. Io farò un'altra data ma ho deciso di comprare i biglietti per una terza.

Il suo miglior tour. Che testa ha questo ragazzo...tanto lavoro, tonnellate di strutture, ore e ore di scelte pensatissime, il tutto per creare uno show di ampio respiro su un palco destrutturato.

Come ha scritto Alicandri su Sorrisi

--Non è detto che sia semplice seguire Marco Mengoni. Non si schiaccia solo un tasto su Instagram, non si scarica solo una canzone, ma si segue un artista che fa tantissime cose diverse, tutte tranne una: inseguire il suo pubblico.--heartheartheart

 

plsnot

GuSpe
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28 aprile, 2019 - 13:24
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Mengoni Live 2019: il racconto della prima data a Torino

Inoltre, la scaletta, un commento al concerto di Marco e tutte le dichiarazioni nell'incontro con la stampa

28 Aprile 2019 | 10:05 di Alessandro Alicandri

Non è detto che sia semplice seguire Marco Mengoni. Non si schiaccia solo un tasto su Instagram, non si scarica solo una canzone, ma si segue un artista che fa tantissime cose diverse, tutte tranne una: inseguire il suo pubblico. Avevamo già indizi molto chiari su questo, ma la prova schiacciante è “Atlantico”, il suo album più svincolato e ricco finora mai realizzato. Da qui, nasce il Mengoni Live 2019.

Marco ci tiene molto al senso del racconto e non è da meno in questo palco inaugurato il 27 aprile al Pala Alpitour di Torino, uno spazio scenico destrutturato che si costruisce canzone dopo canzone, arrivando alla sua forma finale quando il concerto è ormai finito. Marco si dev'essere chiesto come si potesse mostrare la sostanza delle cose in un live e così ha dato vita a una scenografia che non punta sull'estetica delle strutture, ma sulla ricchezza funzionale delle atmosfere, quelle che un po' connotano le varie fasi del live.

La scaletta si snoda tra un inizio molto romantico, un cuore giramondo e una coda quasi tutta da ballare. Non si sentiva da tanto tempo un Marco così libero vocalmente, sicuramente incentivato dai cantanti coristi e una band eccezionale che ha aiutato a dare una forma così soul allo spettacolo. “Proteggiti da me”, brano che porta per la prima volta al live (e al quale tiene tantissimo, fatto curioso) è la dimostrazione più chiara di questo ragionamento. Se ne sono accorti tutti: non è il repertorio di successi in faretra a essere abbastanza, ma è la tua voce e quello che hai da dire a fare la differenza.

Come ci si deve sentire a fare esattamente la musica che si vuole suonare? Come ci si deve sentire di fronte a un pubblico gigante che non vede l'ora di scoprire qual è la destinazione del loro nuovo viaggio? Molto, molto bene.

Tanto lo sapete: Mengoni gioca con la modernità ma è un uomo d'altri tempi. C'è stato un momento in cui, dopo aver spento tutte le luci, ha chiesto di mettere via i cellulari e i suoi fan hanno accettato l'invito, ascoltando tre suoi brani quasi tutti cantati al buio. Una cinquantina di accendini si sono sollevati al cielo, ricordandoci quanto è bello avere il coraggio di raccogliere le emozioni senza schermi. 

Senza tenerci al corrimano. 

Non è detto che sia semplice seguire Marco Mengoni, è proprio questa la sfida che ci ha lanciato un po' di anni fa ed è qui che trova la sua espressione più importante, quella senza barriere, quella di quei ponti volanti che abbiamo visto e collegano, incerti, le persone in carne e ossa. Non dobbiamo per forza trovare dei simbolismi, ma in questo spettacolo c'è la buona musica, c'è il buon divertimento, ma c'è soprattutto il desiderio di raccontare che tutto, da un campo di macerie al nostro cuore, si può ricostruire. 

LE DICHIARAZIONI

«Ho chiesto ai backliner e allo staff di camminare a testa alta, cercando di farsi vedere sempre, come si vedono all'inizio del concerto dietro di me».

«Il tentativo è stato di rimanere un po' più freddo all'emozione per portarla nel messaggio del canto, a tal punto che in alcuni brani ho perso il controllo e ancora in questo momento, non mi è chiaro cosa stessi facendo».

«Nel concerto ci sono vari spunti di riflessione che sono un po' il risultato del viaggio fatto in questi anni. È stato un viaggio guidato dai ritmi sudamericani, che hanno un richiamo fortissimo per me e penso per tutti».

«L'idea del palco nasce tre anni fa ed è diventata negli anni qualcosa di estremamente differente. Avevamo una chat su Whatsapp che definirei.. rovente. Ill palco che ho disegnato ha subito modifiche radicali».

«La parte europea del live ha permesso di scaldarci tutti, visto che ho una band parzialmente nuova. Le date sono state molto belle ma soprattutto utili per arrivare qui coesi e forti».

«Vedo che molti artisti coltivano e mostrano il loro senso di disinteresse verso il mondo che li circonda. Io cerco, nel mio piccolo e con i miei limiti, di sconfiggere quel male dell'indifferenza che ci allontana da tutto e da tutti».

Fonte Sorrisi

Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 14:14
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È uscito il video ufficiale con il riassunto della serata di ieri.

https://m.facebook.com/170049176435203/posts/1981572168616219/?notif_id=1556450404483392&notif_t=notify_me_page&ref=notif

 

Grazie @GuSpe, dopo leggo tutto.

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Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 14:21
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@SabriS qui la scaletta

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Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 14:26
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Recensione di Paola Gallo.

Torino, 27 aprile 2019

Ho sempre valutato gli artisti e le loro performances con un metro emotivo,  sfiorata appena dalla perfezione tecnica. Mi commuovono le imperfezioni se contengono un mondo da raccontare, parole necessarie e suoni mai banali. E’ presto detto quindi che dello spettacolo di Marco Mengoni (qui la recensione di Atlantico), al debutto a Torino, mi è arrivata l’urgenza e la sincerità. La voce che si spinge  su note impensabili senza strafare (Proteggiti da me), il bisogno di affermare le proprie idee piene di umanità profonda e vuote di plastiche e surrogati. La produzione, le passerelle laterali che salgono a 7 metri di altezza,  la parete industriale del fondale dove l’artista sembra sospeso in un video in 3D che si muove al ritmo delle sue braccia, sono solo l’involucro eccezionale di un ragazzo pieno di talento, idee, inquietudine che sul palco porta innanzitutto il suo cuore, ora sicuramente più protetto rispetto a 10 anni fa ma sempre sensibile agli urti della vita.  “Sono sempre in preda alle emozioni quando salgo sul palco – racconta dopo il concerto – ma ora riesco a gestirle meglio”Marco Mengoni è il ragazzo che sente l’urgenza di inserire monologhi durante lo spettacolo, che ricorda che siamo fatti del 60% di acqua, 30% delle persone che amiamo e 10% di quello che ci manca e che stigmatizza l’indifferenza. Come racconta una delle sue canzoni fondanti: credo negli esseri umani che hanno il coraggio di essere umani.

Il palco nella testa di Marco Mengoni ha cominciato a prendere vita tre anni fa e ha subito delle piccole modifiche fino a poche ore dal debutto, così come i viaggi che gli hanno insegnato la musica e il linguaggio del mondo, dall’Africa al Sudamerica passando per Cuba che entra con una contaminazione perfetta tra Chan Chan (Compay Segundo) e Buona vita. Lo show (ideato con Claudio Santucci e Giò Forma) è sviluppato in tre parti. Si inizia con il bianco e nero e la forza dirompente di Muhammad Ali e Marco in primo piano. Il palco si svela solo con Voglio e le immagini scorrono mostrando su Dove si Vola anche immagini della città che ospita il tour (ieri la Mole Antonelliana) con un finale emozionale che sfocia in Someone like you di Adele. Il secondo tempo è l’esplosione dei colori, del ritmo, de La casa Azul, Amalia, e Onde.

Guerriero apre il terzo round e per me è impossibile non pensare alla tenacia e alla volontà che hanno portato Marco fino a qui, a 7 metri di altezza a raccontare al mondo che il talento è nulla senza la volontà. Un artista vero, ispirato, un ragazzo che ancora crede agli abbracci e che quando afferma “lo spettacolo è fatto da tutti e non solo da me” lo dice con sincerità e non per forma. Il finale lo vede per la prima volta al pianoforte con L’essenzialeHola. Ci sarà  Tom Walker in qualche tappa? Qualcuno ipotizza a Milano (1-2-4-5 maggio) ma non c’è alcuna conferma.  Nella sincerità dell’incontro con i fans c’è anche un momento in cui Marco chiede il buio degli smartphone ed una condivisione reale e non filtrata da uno schermo. E’ un po’ come se ribadisse l’importanza del momento da vivere, senza l’urgenza di mostrare. Una sorta di profeta moderno che prova a restituire un po’ di gesti, di abitudini primarie, un po’ di vita, buona.

Paola Gallo

 

 

Recensione di Radio Italia (contiene tanti spoiler e alcune imprecisioni)

#MENGONILIVE2019: L’ATLANTICO TOUR INONDA TORINO CON UNO SHOW CHE SI TRASFORMAGuarda i video della serata, scopri la scaletta e rivivi il concerto di Marco Mengoni  28-04-2019

Uno show in divenire, un palco in costruzione che cresce e si evolve, tanti mash up e contaminazioni musicali, un kabuki bianco per i giochi di ombre, 500 corpi luminosi, 12 sorgenti laser e un muro di ferro da sette tonnellate con uno schermo trasparente ad altissima risoluzione in grado di sparire all’occorrenza. E poi, ancora, un pezzo piano e voce e un momento smartphone-free. Sono solo alcuni dei colpi d’arte con cui Marco Mengoni ha sorpreso il pubblico di Torinonella prima tappa del suo tour. Lo spettacolo, che si è tenuto ieri sera (sabato 27 aprile) in un Pala Alpitour sold out è stato un crescendo diviso in tre parti e arricchito da due monologhi del cantante che hanno fatto riflettere. I primi 15 minuti del live sono stati trasmessi per la prima volta in diretta streaming sul profilo Facebook del cantante e condivisi con la tecnica del cross-posting da altre pagine, con un bacino potenziale totale di 25 milioni di utenti.

Prima parte: “Muhammad Alì”, “Voglio”, “Ti ho voluto bene veramente”, “In un giorno qualunque”, “Dove si vola”, “Sai che”, “Atlantico”, “Pronto a correre”.

Lo show inizia dietro il kabuki, con le ombre dei tre coristi che intonano un canto tribale e e quelle della band che si svelano poco a poco. Marco Mengoni appare all’improvviso sulla passerella e travolge il pubblico con la sua musica. Quando il kabuki cade, rivela una scenografia scarna e minimale, che solo alla fine della prima parte dello spettacolo inizia ad arricchirsi con tre blocchi luminosi ed estensibili calati dall’alto. Oltre ai suoi pezzi, l’artista intona anche “Someone like you” di Adele. A chiudere il primo capitolo del concerto, un monologo di Marco: “Sei l’insieme di tutte le esperienze che fai, le cose che non hai detto in tempo o affatto, sei tutto il male che eviti e quello che affronti fino in fondo… Sei fatto per il 60% di acqua, per il 30% delle persone che ami e per il 10% di quello che ti manca”.

Seconda parte: “La ragione del mondo”, “Buona vita”, “Parole in circolo”, “Proteggiti da me”, “Dialogo tra due pazzi”, “La casa azul”, “Onde”, “Amalia”.

Per questa fase dello show, dal sapore decisamente latino, Marco sceglie una scaletta da veri appassionati e riarrangia i suoi pezzi prendendo ispirazione da tutti i suoi percorsi d’ascolto presenti e passati. C’è un mash up con “Chan Chan” di Compay Segundo - Buena Vista Social Club, si sente “A change is gonna come” di Sam Cooke e si intuiscono sonorità afro, soul, latine e persino un canto calabrese. Sui ledwall, un video che celebra la vita dalla natura alla città metropolitana, uno con i ritratti da bambini di tutte le persone che stanno lavorando a questo tour e un altro con l’alba di un cielo africano. E’ con le ultime tre canzoni che il palco si evolve ancora: i blocchi luminosi scesi dall’alto si estendono e mostrano altri nove schermi, dove si gioca con l’immagine di Frida Kahlo. Anche questo secondo capitolo dello show si chiude con un monologodell’artista, accompagnato dalla proiezione di titoli di giornali da tutto il mondo: “Siamo stati più belli di così, più buoni, siamo stati più comprensivi forse, più umani, più giusti… Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente. Sii gentile, sempre”.

Terza parte: “Guerriero”, “Mille lire”, “20 sigarette”, “Le cose che non ho”, “Non passerai”, “Esseri umani”, “Credimi ancora”, “Io ti aspetto”.

Il palco continua la sua costruzione in divenire e, durante il primo brano di quest’ultima fase del concerto, appaiono due lunghe passerelle laterali, che portano Marco Mengoni a cantare vicinissimo al pubblico e poi lo sollevano a sette metri d’altezzaPer la prima volta, l’artista si esibisce anche al pianofortee intona una strofa e un ritornello de “L’essenziale” dettando con il Pala Alpitour. C’è anche un momento smartphone-free in cui le luci del palco si spengono completamente, per rendere impossibili le riprese e le foto con i telefonini e invitare il pubblico a godersi semplicemente il momento. Anche in questo capitolo dello show, non mancano i mash up e “Credimi ancora” si fonde con “Amazing” di Kanye West e “Pastime Paradise” di Stevie Wonder. Alla fine del live, la scenografia ha preso la sua forma completa.

Bis: “L’essenziale”, “Hola”.

Il palco torna alla sua forma minimal e Marco si siede un’altra volta al pianoforte. Il saluto al Pala Alpitour è il pretesto per sottolineare che questo concerto e questo tour non sono solo di Marco Mengoni, ma sono anche delle moltissime persone che ci stanno lavorando, di tutta la band e di tutto lo staff.

https://www.radioitalia.it/news/marco_mengoni/tour/19134_mengonilive2019_l%E2%80%99atlantico_tour_inonda_torino_con_uno_show_che_si_trasforma.php?fbpage=1

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SabriS
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28 aprile, 2019 - 14:35
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Signorina Silvani ha detto
@SabriS qui la scaletta

  

Grazie mille hug

Mi sembra molto equilibrata! Mi spiace solo che non ci sia nessuna canzone di Solo 2.0, però vabbè, capisco che sia veramente difficile a questo punto, avendo un numero sempre più elevato di brani, selezionare e creare tutto ciò

Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 14:38
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Questa signora non sono io, a Torino non c'ero! lollol

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Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 14:47
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Signorina Silvani ha detto
Per me che lo seguo sin da quando faceva le date zero nei piccoli teatri, queste immagini sono da stretta al cuore.

Questo è quello che è riuscito a fare un ragazzo goffo, sovrappeso, timido, balbettante, che non usciva di casa se non infagottato in maglioni informi e che a 17 anni è andato via di casa per fare il cameriere e lavorare come tecnico del suono in uno studio di registrazione, e suonando a serate e matrimoni con la sua band, la sua attuale band, insieme da 12 anni.

Può piacere o no, ma "fategli un applauso" (cit.)

https://www.facebook.com/139630392827922/posts/1060747800716172/  

Ho scritto questo post, ieri sera, senza sapere nulla di questo monologo. piango2

https://m.youtube.com/watch?feature=share&v=2U_fpfPZ5O0

Qui i testi dei due monologhi e molte curiosità sullo show.

https://www.rockol.it/news-703280/marco-mengoni-monologhi-testo#.XMWfljbaRdY.facebook

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ale94
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28 aprile, 2019 - 14:51
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OOOOOH 20 sigarette smitten

Se trovate un video di Proteggiti da Me di ieri sera ne sarei davvero grato, sono ossessionato dalla versione di Parigi e voglio vedere / sentire come l'ha fatta ieri sera!

SabriS
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28 aprile, 2019 - 15:01
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alesca94 ha detto
OOOOOH 20 sigarette smitten

Se trovate un video di Proteggiti da Me di ieri sera ne sarei davvero grato, sono ossessionato dalla versione di Parigi e voglio vedere / sentire come l'ha fatta ieri sera!  

Eccolo smitten

Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 15:04
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Ecco cos'era quello strano marchingegno che avevo notato sulla passerella!

Ahahahah lmao

https://www.instagram.com/p/BwzE1fCCluW/?utm_source=ig_web_copy_link

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ale94
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28 aprile, 2019 - 15:14
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Grazie Sabri, questa canzone è proprio un'ossessione per me! hug

Bellissima l'idea "del trampolino" (lo possiamo chiamare così?), fa molto internascional!

Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 15:16
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Qui altre curiosità e particolari tecnici sull'ideazione e realizzazione del palco.

Al via da Torino l’Atlantico Tour di Marco Mengoni

Marco Mengoni riparte da Torino: è cominciato ieri sera al PalaAlpitour l’Atlantico Tour 2019, serie di concerti che vedranno l’artista all’interno dei più importanti palazzetti italiani. Molte le date previste da qui alle prossime settimane per il cantante, che si esibirà nuovamente a Torino questa sera per poi spostarsi al Mediolanum Forum di Assago.

Anticipato dal successo delle cinque anteprime europee di Berlino, Zurigo, Monaco, Parigi e Madrid, il tour ha già venduto quasi 200 mila biglietti e continua a collezionare sold out.

Lo show di Mengoni cresce: non solo per il percorso straordinario che in pochi anni ha portato Marco ad essere uno dei protagonisti più interessanti della scena musicale italiana, ma soprattutto perché realmente lo spettacolo “cresce”, “evolve” e “si trasforma” da analogico a digitale. In due ore la scenografia, volutamente scarna e minimale all’inizio, in un crescendo svela nel corso dello show parti inaspettate con elementi scenici rivelati poco alla volta, sorprendendo e spiazzando lo spettatore.

Uno spettacolo di quasi due ore sviluppato con Claudio Santucci per Giò Forma, che già ha collaborato con Marco al precedente tour. Il concerto è diviso in tre parti: nella prima prevale il bianco e nero ad evidenziare anche la linearità del palco. Nella seconda i colori invadono la scena e, in un crescendo, si arriva alla totalità dello show del terzo blocco. Sono tre anche i livelli che costituiscono la scena: un fondale industriale che delimita la scatola scenica, un vero e proprio muro di ferro e lamiera, da 7 tonnellate di peso, customizzato con barre led, a cui si sovrappone uno schermo trasparente ad altissima risoluzione (16 x 7 mt), senza cablaggi a vista e realizzato su misura per questo show, in grado di scomparire completamente all’occorrenza e il kabuki sul proscenio che inizialmente cela l’intero impianto scenico.
Le luci, curate da Jordan Babev, già collaboratore di Phoenix ed Editors, seguono il ritmo dello show e incorniciano la scena movimentata da 150 motori. Sono 500 i corpi luminosi e 12 le sorgenti laser di ultimissima generazione realizzati per l’occasione negli USA.

Sono un assiduo frequentatore di concerti; per me seguire la crescita della dimensione del live non è solo un dovere, ma sempre un vero piacere. Anni fa rimasi folgorato da uno show dei Talking Heads, forse nasce proprio da lì il mio desiderio di creare uno show che si trasforma.” ha dichiarato Mengoni.

Sul palco con Marco Mengoni, che ha curato anche gli arrangiamenti, un gruppo di musicisti con la direzione musicale di Christian Rigano (piano e tastiere): Giovanni Pallotti (basso), Peter Cornacchia (chitarre), Davide Sollazzi (batteria), Massimo Colagiovanni (chitarre), Leonardo Di Angilla (percussioni) e, ai cori, Barbari Comi, Moris Pradella (anche chitarra) e Yvonne Park. Gli arrangiamenti vocali sono di Marco Mengoni.

“Dopo dieci anni di carriera non è stato facile definire la scaletta. Mi sono affidato all’istinto e ai brani che, più di altri, hanno segnato il viaggio di Atlantico e questo mio fortunato momento artistico.” – ha concluso Mengoni.

LA SCALETTA DEL CONCERTO
Muhammad Ali (Atlantico_2018)
Voglio (Atlantico_2018)
Ti ho voluto bene veramente (Le cose che non ho_2015)
In un giorno qualunque (Re Matto_2010)
Dove si vola (Dove si vola_2009)
Sai che (Marco Mengoni Live_2016)
Atlantico (Atlantico_2018)
Pronto a correre (Pronto a correre_2013)

Monologo Sei tutto

La ragione del mondo (Atlantico_2018)
Buona vita (Atlantico_2018)
Parole in circolo (Le cose che non ho_2015)
Proteggiti da me (Marco Mengoni Live_2016)
Dialogo tra due pazzi (Atlantico_ 2018)
La casa Azul (Atlantico_2018)
Onde (Marco Mengoni Live_2016)
Amalia (Atlantico_2018)

Monologo Mondo_Loon

Guerriero (Parole in circolo_2015)
Mille lire (Atlantico_2018)
L’Essenziale/piano (Pronto a correre_2013)
20 sigarette (Pronto a Correre_2013)/Le cose che non ho (Le cose che non ho_2015)/Non passerai (Pronto a correre_2013)
Esseri umani (Parole in circolo_2015)
Credimi ancora (Re Matto_2010)
Io ti aspetto (Parole in circolo_2015)
L’Essenziale (Pronto a correre_2013)
Hola (Atlantico_2018)

MARCO MENGONI TOUR 2019
28 aprile: Torino, PalaAlpitour
01 maggio: Milano, Mediolanum Forum
02 maggio: Milano, Mediolanum Forum
04 maggio: Milano, Mediolanum Forum
05 maggio: Milano, Mediolanum Forum
08 maggio: Roma, Palazzo dello Sport (ex PalaLottomatica)
10 maggio: Roma, Palazzo dello Sport (ex PalaLottomatica)
11 maggio: Roma, Palazzo dello Sport (ex PalaLottomatica)
13 maggio: Bari, Palaflorio
14 maggio: Bari, Palaflorio
16 maggio: Caserta, Pala Decò
18 maggio: Eboli, Palasele
21 maggio: Firenze, Nelson Mandela Forum
22 maggio: Firenze, Nelson Mandela Forum
24 maggio: Verona, Arena
25 maggio: Verona, Arena
26 maggio: Verona, Arena
29 maggio: Rimini, RDS Stadium
30 maggio: Bologna, Unipol Arena

 

https://www.onstageweb.com/foto-concerto/marco-mengoni-torino-2019-foto-concerto-27-aprile/

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28 aprile, 2019 - 15:25
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I monologhi di Marco Mengoni: "Mondo Loon" e "Sei tutto" - TESTI

Li recita sul palco, durante le date del suo Atlantico Tour, come intermezzo dell'articolato spettacolo

Lo spettacolo che Mengoni porta sul palco per il suo Atlantico Tour è molto articolato e diviso in tre blocchi distinti. A dividerli ci sono due monologhi che l'artista recita, come a segnare un cambio di passo e intodurre una nuova porzione dello show.

Il primo blocco si chiude con un cartone realizzato appositamente da Cristian Eduardo Carlos Caipa e Diego Molina. All'animazione è abbinato il monologo "Sei tutto", scritto dallo stesso Mengoni con Alessandra Scotti. La chiusura del testo - “Sei fatto per il 60 per cento di acqua. Per il 30 dalle persone che ami e per 10 di quello che ti manca” - cede il passo a "La ragione del mondo".

Ecco il testo:

SEI TUTTO
(di Marco Mengoni e Alessandra Scotti)

Un corpo:
due braccia
e due gambe,
un viso con due occhi, un naso e una bocca.
Sei l’insieme di tutte le esperienze che fai:
le cose che non hai detto in tempo o affatto.
Sei tutto il male che eviti
e quello che affronti fino in fondo,
la forza che sei riuscito a trovare
insieme agli errori che hai commesso.
Sei il tempo che pensavi perso,
che si rivela prezioso
tutte, ma proprio tutte le lacrime che hai versato,
sei le sorprese che ti sono riuscite e le promesse che non hai mantenuto.
Sei il sapore del cemento tutte le volte che sei finito a terra e i sorrisi dopo ogni caduta.
Sei il tuo cuore che batte a un ritmo tutto suo.
Sei ogni cosa che hai visto e tutto quello che hai dimenticato, di cui ti sei pentito.
Sei fatto per il 60 per cento di acqua,
per il 30 delle persone che ami
e per il 10 di quello che ti manca.

Alla chiusura del secondo blocco del live arriva un secondo monologo, sempre firmato Mengoni-Scotti. Qui Marco invita a riflettere su titoli forti dei giornali di tutto il mondo che compaiono sugli schermi. Questo il testo:

MONDO LOON
(di Marco Mengoni e Alessandra Scotti)

Siamo stati più belli di così, più onesti, più buoni
siamo stati più comprensivi forse, più umani, più giusti:
eravamo bambini con il desiderio di diventare grandi
e adesso siamo adulti con il terrore di invecchiare.
Con l’ansia di vivere in città pulite e in case perfette
di avere caldo quando fa freddo
e freddo quando fa caldo…
Con l’ansia di aspettare, di non trovare quello che vorremmo
il mare è la nostra discarica
e la terra il nostro supermercato sempre aperto.
Con l’ansia di condividere ogni esperienza, non siamo più in grado di goderci niente,
non abbiamo più memoria, che non sia ram.
Siamo sempre in contatto, ma siamo sempre più soli:
anneghiamo nelle nostre paure, ma sempre con il sorriso stampato sul volto.
Abbiamo creato una realtà in cui insultarsi è consentito
e invece che scappare
ci perdiamo il nostro tempo.
Non ci sorridiamo più: ci guardiamo con sospetto
facciamo così fatica a comprendere gli altri
che preferiamo allontanarli, chiudere gli occhi, considerarli nemici.
“Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai niente.
Sii gentile. Sempre”

Rockol ha voluto dedicare un articolo ai testi dei due monologhi di Marco. Belli belli

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28 aprile, 2019 - 15:44
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Atlantico Tour 2019: Marco Mengoni torna sul palco. E lo fa in grande

A tre anni (esatti) di distanza dal Mengoni Live 2016, il cantante è tornato al Pala Apitour di Torino. La prima data dell'Atlantico Tour è un gioco di equilibri, dove il palco diventa cosa viva e la musica si muove tra passato e presente, con un occhio (anche) all'attualità. Per ricordarci, dice, che «Siamo stati più umani di così»

Il palco, nella tappa torinese che ha riconsegnato Marco Mengoni al calore dei live, è arrivato solo con la seconda canzone, Voglio. Prima, è stato il buio: un gioco di luci, un telo bianco a coprire i coristi e la loro danza tribale, la voce di Muhammad Alì. «I’ma gonna show you how great I am». Marco Mengoni, in completo bianco, l’ha aperto così l’Atlantico Tour: solo, su un palco non illuminato, attorno un po’ di nebbia. Ha cantato Muhammad Alì, e l’entusiasmo è stato tale che al Pala Alpitour di Torino i seggiolini si sono mossi dolcemente, cullati dalla voce di Mengoni, dal ritmo che hanno impresso loro i fan battendo i piedi a terra. Poi, il telone bianco è caduto e dietro il cantante si è svelato l’insieme dei musicisti. Soprattutto, si è svelato il palco, cosa viva e creatura pulsante.

Sulle prime, è stato essenziale, scarno e senza luci. Ma, con il progredire dello show, si è trasformato, facendosi amico e compagno della musica di Mengoni. Un cantante atipico, senza manie di protagonismo, che, in un omaggio sincero all’universo creato negli anni, ha saputo fare un passo indietro. A parlare, sabato sera, sono stati i brani e l’emotività che si portano appresso. Sono state le immagini, i video, i colori scelti per enfatizzare ciascun sentimento.

La città, con il suo urbanismo monocromatico e il suo carico di malinconia, ha dato forma alla prima parte del tour, ad Un giorno qualunqueDove si vola, mashata con la Someone like you di Adele. Poi, sulle note di Pronto a correre, la scena è cambiata. Tre pod sono calati dall’alto e led immensi si sono accesi. Il ritmo è cresciuto e il coro del brano ha preso la forma di una dichiarazione d’intenti. «Solo, controvento, ricomincerò», ha cantato Mengoni.

Quando la musica si è spenta, sul palco, ha fatto capolino un cartone animato, con tanto di personaggi e voce narrante. È stato un intermezzo. Lo spettacolo è stato rotto da un filmato-con-monologo, utile a traghettare lo spettatore alla seconda parte della serata. A parlare, invisibile all’occhio, è stato Mengoni. «Carpe diem», è sembrato dire alle migliaia di fan ai suoi piedi, con i nasi all’insù rivolti allo schermo. «Siete i vostri rimpianti, la somma dei vostri errori e delle vostre esperienze», ha detto. Poi, di nuovo, è tornata la musica.

Il secondo blocco dello show ha preso l’avvio da La ragione del mondo e, sul palco, sono arrivati i colori. Prima l’arancione, poi, con Buona vita, il verde della natura: i boccioli che diventano fiori e il bruco che si fa farfalla, le zebre placide in mezzo alla savana e il traffico veloce della metropoli. Lo schermo si è oscurato solo quando la voce è esplosa, su Proteggiti da me e su quella gelosia urlata ad un palazzetto adorante. È stato un attimo, poi è tornato il viola, il viso di Frida Khalo pitturato con i colori del Messico. È stata La casa Azul, l’era della luce che ha sfiorato il culmine con Amalia e un palco che è mutato fino ad assumere la forma di un quartiere popolare portoghese. «Sudate», ha urlato Mengoni, chiedendo ai fan di ballare sui ritmi latini e su quelli tribali. «Questa parte, arriva tardi perché tardi ho imparato a lasciarmi andare a liberarmi dai miei patemi d’animo», avrebbe spiegato poi, a margine del concerto. Ma il pubblico non avrebbe sentito, trascinato via dai balconi e dalle case colorate che a fine canzone sono sfumate in un altro monologo, il più importante.

«Siamo stati più belli di così, più onesti, più buoni. Siamo stati più umani di così», ha ricordato Mengoni, mentre il grande schermo alle sue spalle ha lasciato correre i titoloni della stampa internazionale, specchio di un’era viziata in cui si è «sempre in contatto, ma sempre più soli», dove «si annega nelle proprie paure, ma con il sorriso sul volto». Dove l’altro è il nemico e i social media hanno rotto ogni magia. «Be pitiful, for every man is fighting a hard battle», ha detto il cantante, invitando i propri fan a spegnere i telefonini. «Siate sempre gentili, perché ogni uomo sta combattendo una battaglia di cui non sapete nulla». Il pensiero, mutuato da Ian McLaren, ha accompagnato il pubblico alla terza e ultima parte della serata. Guerriero l’ha introdotta, e, sullo schermo, si sono affastellati video virali, di reciproco aiuto e solidarietà.

Il palco, pian piano, è tornato a farsi semplice. Le luci hanno soppiantato i colori, lo schermo si è spento e Mengoni ha chiuso la serata con i bis, L’essenziale e poi Hola. «Nell’Atlantico Tour, ho portato tutti gli ascolti che ho fatto per confezionare questo album: la musica latina, i ritmi tribali, il soul perché, come tutti, io vengo dall’Africa e dall’Africa sento il richiamo», ha detto lui che alla creazione del live ha partecipato in prima persona, conferendogli una forza altrimenti impensabile. Nella misura, e dunque nella consapevolezza, è stata la bellezza dell’Atlantico Tour, nel suo equilibrio. Mengoni ha lasciato che parlasse l’arte. La ricerca di uno spettacolo pirotecnico non ha cannibalizzato la musica e la musica non si è risolta in una stasi egoriferita.

Tutto si è bilanciato, in un sottile gioco di equilibri utile (anche) a ricordare come su un palco, gentilmente, possa fare capolino la politica, il simbolo di un impegno civile. Come un cantante possa dare una piccola scossa allo spettatore che, senza bandiere né proclami, gli ricordi di «essere umano». Mengoni, ai live, è tornato con il botto. E, nel farlo, ha restituito l’immagine del ragazzo che è stato, semplice e buono. «Voglio vivere il mondo nel mondo: andare al bar e aiutare chi posso», ha detto il cantante,vagheggiando di una signora in Twizzy, presa dentro da un’Alfa rossa. «Ho testimoniato», ha ribadito, con il candore di un sognatore vero. Di quelli che, ad occhi chiusi, con il microfono rivolto alla platea e le braccia larghe ancora si permettono di cantare per sé, spettatori di un successo che desta sempre meraviglia.

Vanity Fair

Signorina Silvani
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GuSpe
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28 aprile 2019

Marco Mengoni, la recensione del concerto di Torino

 
Marco Mengoni debutta a Torino con l'Atlantico Tour . Due ore di musica, parole, impegno, allegria, melanconia, coraggio, un viaggio nella storia e nell'anima di un artista che, poco o tanto, ci rappresenta tutti. La recensione
(@BassoFabrizio
Inviato a Torino)

Non poteva che aprirsi con un pugno al cuore l’Atlantico Tour di Marco Mengoni. Di bianco vestito, con un telo a coprire le scenografie, a Mengoni è bastata una canzone per frantumare l’ansia. Certo il brano è Muhammad Alì, non un lato B qualunque, ma non fa molta differenza. Lui è carico, il Pala Alpitour è carichissimo. Dubbi? Per chi li avesse si sciolgono dopo Voglio e con le prime parole: “Da tempo mancavo da un palco, è la prima volta e sono pronto”. Si vede che ha voglia di scatenarsi, con Ti ho voluto bene veramente dietro di lui luci e fumo creano uno scenario quasi alpino, omaggio, forse inconsapevole, a quelle Alpi che biancheggiano maestose a pochi chilometri dal palazzetto. Chitarra acustica per l’attacco di In un giorno qualunque, in una versione di una dolcezza infinita: è la conferma che si possono rendere unici giorni qualunque come trasformare in giorni qualunque giorni che potrebbero essere unici. Dietro di lui immagini metropolitane con bus griffati e ideogrammi orientali. Con Dove si vola si entra nell’insondabile universo delle aspettative, cosa ti aspetti da me, cosa mi aspetto da te. La voce vola e quei desideri si librano con lei. E’ ancora nostalgia conSai che dove “sono tornato a vedere quel posto dove pioveva col sole” e c'è quella coppia che era davvero felice con poco. Sinuosi i suoi movimenti in Atlanticoe poi arriva Pronto a Correre che parte con un acuto che legittima l’”hai detto che non vuoi più camminare” a fianco a me, parole che segnano, parole che scandisce a braccia larghe; e quando canta “grazie per avermi fatto male non lo dimenticherò” a sottolineare la forza delle parole ci sono laser che punteggiano il Pala Alpitour. La scena bianco e nero è i colori dell’anima, quella bella e quella ambigua. Il palco si svuota e arriva un monologo a cartoon, mentre Marco rifiata e cambia camicia, che spiega quanto ognuno di noi è la somma delle sue esperienze e lo motiva questa figura che sembra uscita da un Carosello degli anni Settanta.

Clima rilassato, da club, per La ragione del mondo: sembra essere assorbiti in una dimensione vintage ma le parole sono di una attualità sconcertante. Pochi secondi di buio, un grazie al pubblico e poi una canzone che nasce da “un augurio che mi ha bussato nella testa nel cuore di una notte. Un augurio, una buona sorte, una buona vita. Facevo un percorso musicale di ascolto che partiva più o meno da qui…” e il suo qui è il latineggiante Buona Vita. Dopo un brano così allegro e ottimista non potevano che arrivare le Parole in Circolo, uno iato gospel ed ecco Proteggiti da Me e quel “se solo avessi capito che era tutto sbagliato” e quindi Dialogo tra due pazzi che ha una linea sottile fantastica, quella di chi parla due lingue. E’ una festa che accompagna La Casa Azul e, prima che arrivi Onde, Mengoni dice ai fan che li vede ballare poco, che li vuole fare sudare. E’ ipnotico il rosso e il verde delle onde che tinteggia il Pala Alpitour, sembra una surfata psichedelica. Marco Mengoni sembra ballare la capoeira, è indemoniato e il pubblico ora sì che fa vibrare gli spalti. Ed eccoci in compagnia di Amalia che ha la melanconia di poesia di Jorge Amado. Il monologo Mondo Loon racconta di quello che siamo stati da ragazzini con i nostri desideri e che ora abbiamo la paura di invecchiare e l’ansia di non trovare quello che vorremmo. Difende il mare e la certezza che non sappiamo più goderci niente. Non ci sorridiamo più e ci guardiamo con sospetto: meglio allontanarli gli altri e considerarli nemici e invece ogni persona che incontri combatte una battaglia di cui non sai nulla: sii gentile.

Un boato di gioia e forza interiore accoglie Guerrierocon le sue suggestive immagini, poi si va a Mille Lire, unità di misura superata ma che resta sempre un punto di riferimento per tanti argomenti, che siano pratici o più filosofici. Si scivola verso il finale ed ecco il primo e unico medley dell’Atlantico Live: con maestria e magia Mengoni si mette al pianoforte e accenna LEssenziale. Poi chiede di spegnere tutte le luci, tutti i telefonini, per vivere un momento senza tecnologia e arrivano unite come in una sequenza cromosomica 20 Sigarette, Le cose che non ho eNon Passerai. E’ sempre al pianoforte quando invoca la necessità di Essere umani e soprattutto il coraggio di crederci. Di questi tempi non è facile farsi responsabili di parole così forti, così nette. Bravo Marco. Rosseggia il videowall su Credimi ancora: sembra di essere in un film di fantascienza, due livelli ma una realtà, quella del credere. Che poi sia in se stessi o in un’altra persona non fa differenza, quel che conta è la fiducia. Esaltante il finale rock, quasi metal. Ora sì che è standing ovation, il Pala Alpitour è sedotto e Marco carica per il gran ballo finale. Si comincia con Io ti aspetto e le mani levate verso l’alto: ora il palco sembra un veliero e lui corre da una parte all’altra avvicinandosi fascinosamente al pubblico. I saluti sono in t-shirt. L’attesa per il finalone è minima e in due atti. Il primo è L’Essenziale: dopo l’accenno al pianoforte non poteva mancare la versione integrale di questo brano che ormai è un inno e tutti cantano in perfetta armonia. L’arrivederci è una festa, è una enorme Hola: laser rossi screziano il Pala Alpitour, Marco si siede al piano...canta “non mi capirai mai né domani né ora….come fai a vivere se intorno al cuore hai il Muro di Berlino”. Tutte le parole, quelle che hanno accompagnato per due ore l’Atlantico Tour, confluiscono nell’Hola perfetta. Quell’onda sulla quale solo chi è padrone di se stesso sa scivolare a cuore e mente aperti.

 

Fabrizio  Basso per Sky

Signorina Silvani
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28 aprile, 2019 - 21:27
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Iniziata la seconda data a Torino

Intanto sulla APP resoconto della prima serata

 

Non è semplice raccontare a parole quanto è accaduto ieri sera a Torino, al Pala Alpitour, dove Marco ha aperto il suo #MengoniLive2019. Non è facile, perché è impossibile riprodurre l'emozione contenuta nell'urlo del pubblico che lo ha accolto quando, poco dopo le 21, Marco è apparso sul palco intonando immediatamente Muhammad Ali. La cronaca racconta che le poltroncine del palazzetto hanno vibrato. Possiamo darvi, però, il backstage dell'inizio, ovvero i momenti che hanno portato Marco sul palco:

Facciamo un piccolo passo indietro per raccontare dello stupore di chi ha varcato i gate in realtà aumentata - trovandosi così in ambienti e situazioni completamente differenti - e anche del divertimento generale di quanti (e sono statti tantissimi!) hanno partecipato al primo #MarcoMengoniLiveQuiz, il gioco che tornerà anche stasera e in tutte le sere di concerto. In tanti hanno indovinato tutte e 10 le risposte, e tutti si sono divertiti a partecipare

Ecco, "partecipazione" è la parola che più si adatta a questo spettacolo costruito da Marco in modo tale che tutti fossero protagonisti: da qui anche la diretta in streaming della prima parte del concerto, condivisa in cross-posting sulle pagine facebook dei più grandi media nazionali. Un'idea che nessuno mai aveva messo in pratica prima d'ora e che si è realizzata anche grazie alla collaborazione di Facebook.

Tantissime le novità, come il palco - con le due passerelle laterali che volano sul pubblico, come lo schermo gigante che non nasconde la sua struttura massiccia eppure quasi invisibile, o come le luci, che tanto hanno colpito per la loro bellezza e delicatezza.

Non è facile raccontare le emozioni di questa prima serata. Meglio lasciare spazio a chi ne ha già scritto, inserendo qui una prima rassegna di quanto è stato pubblicato questa mattina sui media.
La rassegna completa nei prossimi giorni, com'è consuetudine.

Appuntamento dunque a questa sera a Torino, sui social con #MengoniLive2019e anche con il #MengoniLiveQuiz, che torna alle 20:30 anche questa sera!

https://static.marcomengoni.it/view/updates/mengoni-live-2019-che-serata

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28 aprile, 2019 - 21:47
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Marco che scalda la voce prima di entrare in scena.

Il mio sogno è ascoltare Mengoni mentre si fa la doccia.

https://www.facebook.com/388140017915231/posts/2359762450752968/

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Signorina Silvani
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29 aprile, 2019 - 8:00
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Grandissima serata anche la seconda a Torino, dai commenti che ho letto pare che il pubblico, caldissimo la prima sera, ieri fosse addirittura hot, in quanto lo stesso Marco ha messo via l'emozione del debutto e si è esibito in maniera sfrenata.

Ora si va ad Assago, la sua location di casa e io non vedo l'ora di esserci! excited

Qui video-riassunto de Il Corriere della Sera.

https://video.corriere.it/mengoni-debutto-sold-out-torino-atlantico-tour/8f1c19b6-699e-11e9-9fa7-3789e57c1b85 

Ancora più completo il video di TGCom24

https://www.tgcom24.mediaset.it/2019/video/marco-mengoni-conquista-torino-guarda-le-immagini-piu-belle-del-concerto_3108210.shtml

Articolo dell'Adnkronos

Un palco che cresce e si trasforma, 26 canzoni e oltre due ore di concerto. Debutta così dal Pala Alpitour di Torino l’Atlantico Tour di Marco Mengoni, il ritorno live del cantante a tre anni dal tour precedente. Uno show che evolve, con la scenografia del palco che progressivamente si arricchisce di elementi, da scarna e minimale all’inizio a composita e colorata, da analogica a digitale. Anticipato dalle cinque anteprime europee di Berlino, Zurigo, Monaco, Parigi e Madrid, il tour ha già venduto quasi 200 mila biglietti e, dopo quello del debutto di ieri sera a Torino, continua a collezionare sold out. Due ore di concerto aperte da ‘Muhammad Alì’, con Mengoni che, vestito di bianco, appare a sorpresa sul palco, all’estremità della passerella.

 "Era tanto tempo che non ero sul palco e non ricordavo che foste così... così...", è il primo saluto emozionato dell’artista al pubblico di Torino. Un’emozione da palco gestita con più maturità e consapevolezza, spiega l’artista, incontrando la stampa al termine dello show. "Sono molto contento quest’anno di essere più freddo, prima mi tremavano le gambe all’inizio del concerto. Quest’anno salgo sul un po’ più maturo, so gestire meglio l’emozione, anche se alcuni brani più sentiti li sento veramente molto".
  

Impalcature e tecnici a vista, vestiti Armani, come il cantante e i musicisti, per uno spettacolo di oltre due ore, sviluppato con Claudio Santucci per Giò Form, scandito in tre atti. Nel primo prevalgono il bianco e il nero e la linearità del palco, nel secondo i colori invadono la scena e, in un crescendo, nel terzo atto si arriva alla totalità dello show. Sono tre anche i livelli che costituiscono la scena: un fondale industriale che delimita la scatola scenica, un muro di ferro e lamiera, da sette tonnellate di peso, con barre led, a cui si sovrappone uno schermo trasparente ad altissima risoluzione.

Le luci, curate da Jordan Babev, già collaboratore di Phoenix ed Editors, seguono il ritmo dello show e incorniciano la scena movimentata da 150 motori, con 500 corpi luminosi e 12 sorgenti laser. Dopo il brano di apertura, con uno speciale arrangiamento, il cantante nel primo blocco passa a ‘Voglio’, ‘Ti ho voluto bene veramente’, ‘Sai che’ e ‘Altantico’, chiudendo con un cartone realizzato da Cristian Eduardo Carlos Caipa e Diego Molina.

L’animazione segue il monologo ‘Sei tutto’, scritto dallo stesso Mengoni con Alessandra Scotti, già autrice e collaboratrice nel precedente progetto. La seconda parte del concerto, inondata di colori, è quella di ‘Buona vita’, ‘Parole in circolo’, ‘Proteggiti da me’ e ‘Amalia’. Un blocco che si conclude con un secondo monologo, sempre firmato da Mengoni e Scotti, dove la voce di Marco invita a riflettere su titoli forti dei giornali di tutto il mondo che compaiono sugli schermi. Il terzo atto si apre con ‘Guerriero’ e con le immagini dedicate agli eroi moderni e ai salvataggi.

Sulla scena calano due lunghe passerelle laterali e su una di queste Mengoni conclude il brano a 7 metri d’altezza. Lo show continua con ‘Essenziale’ e ’20 sigarette’. Qui Mengoni chiama il buio totale sul palco e invita il pubblico a mettere da parte i telefonini. "In due ore di spettacolo abbiamo chiesto al pubblico di concedersi due minuti di silenzio, di ascolto e di concentrazione.

Era l’unico escamotage a cui abbiamo pensato per far spegnere i cellulari e godersi il momento", spiega l’artista. Spettacolo che continua con ‘Esseri umani’, per chiudersi con ‘Io ti aspetto’. Mentre nel bis Mengoni canta una versione riarrangiata di ‘Essenziale’ e ‘Hola’. Accompagnato, sempre, dal pubblico.

https://www.adnkronos.com/intrattenimento/spettacolo/2019/04/28/via-torino-atlantico-tour-marco-mengoni_7jJp4KNsNYLOLMHy92XAGO.html?refresh_ce

 

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