Recensione (non so se è lunga, io più corta di così non riesco a farla). 

Il secondo album, per ogni artista, rappresenta la prova del 9. Rappresenta la conferma per fidelizzare chi già ha imparato ad amarlo e la prova a conquistare altri ascoltatori. Per Chiara Galiazzo rappresenta un ritorno sulle scene dopo un'esposizione mediatica assurda: X factor, Sanremo e un primo album molto carino, ricco di firme eccellenti, ma costruito con troppa velocità. Ecco, Un giorno di sole è stato sicuramente costruito con più tempo e ha permesso a Chiara di esprimere tutti i colori della sua voce, anche quelli che nell'album precedente ancora non erano usciti fuori. In questo album, a differenza del primo, mancano firme importanti e a livello testuale questa cosa un po' si sente. Sì, perché la lacuna maggiore di alcuni pezzi è rappresentata proprio dai testi, a volte approssimativi e un po' banali. I pezzi di quest'album sono accomunati da due elementi: da un lato un sound internazionale e molto pop, dall'altro dei ritornelli tremendamente orecchiabili. 

L'album potrebbe essere suddiviso in tre momenti: uno più intimo, uno folk e l'altro super-pop. Il momento intimo è quello in cui la voce di Chiara riesce maggiormente ad emozionare e a raccontare ogni singola parola. In questa categoria rientrano pezzi che rappresentano i momenti migliori dell'album: Il rimedio la vita e la cura (9) è un inno all'amore, una dichiarazione d'amore non scontata e liberatoria. Amore infinito (9) è il pezzo più struggente che racconta il bisogno di dirsi addio per ritrovare sé stessi, nonostante la sofferenza causata dalla fine. Qualcosa resta sempre (8,5) è un pezzo che ci mette di fronte alla finitezza delle cose, anche dei sentimenti, ma"dove sembra non ci sia niente, qualcosa resta sempre". Il meglio che puoi dare (8) si racconta soltanto con la frase "mi hanno detto che la vita è ciò che accade mentre tu più del viaggio vuoi la meta".

Il momento folk è caratterizzato da due pezzi: uno carino, l'altro mediocre. Il primo, Nomade (7,5), è il pezzo più estivo, dove viene fuori una Chiara più selvaggia e libera, soprattutto vocalmente. Il secondo, Ruba l'amore (5), è uno dei momenti peggiori dell'album, poiché è caratterizzato da un testo banale e infantile. 

I 5 brani rimanenti rappresentano il momento super pop: sound internazionali e influenze elettroniche e suoni che strizzano gli occhi alle sonorità oltreoceano. Tra questi spicca, sicuramente, Il senso di noi (8), caratterizzato da una base che ricorda lo stile dei Coldplay, con la voce che esplode nel ritornello e un testo ricco di immagini oniriche che incitano a lasciarsi andare e a perdersi per ritrovare, appunto, il senso di noi. La vita è da vivere (6,5), Che valore dai (6) e Siamo adesso (6) spiccano solo per il sound e per gli incisi orecchiabili, ma non per testi particolarmente interessanti. Ultimo di questo gruppo il singolo apripista Un giorno di sole (5): sound bellissimo, ritornello martellante, ritmo moderno e incalzante. Il problema è il testo: grammaticalmente scorretto (licenze poetiche?!?) e estremamente banale. 

Tutto sommato l'album resta un buon lavoro, con qualche pecca. L'unica grande certezza è la voce di Chiara, sempre coerente con ogni testo, con ogni brano. Un'interprete d'altri tempi! 

VOTO 70/100