Maria De Filippi e Harrison Ford

Maria De Filippi e Harrison Ford

Qualsiasi programma, dopo dodici anni di messa in onda, ha il diritto e il dovere di rinnovarsi e cambiare pelle. Succede all’estero, succede da noi con altri programmi longevi come Striscia, Affari Tuoi. Lo stesso Grande Fratello, accortosi dell’errore commesso nell’insistere tre (o sei?) anni sulla stessa formula, ha rischiato grosso e dovrà cambiare faccia per poter pulire la sua fedina televisiva e tornare ad essere il programma di un tempo, almeno a livello d’ascolti.

L’operazione riesce meglio quando alla guida di un programma c’è una profonda conoscitrice della televisione italiana e internazionale come Maria De Filippi. Una capace di cogliere le tendenze e farle sue, inglobandole nei suoi macrocontenitori (C’è posta, Amici, Uomini e Donne) su cui faticheresti a tracciare un fil-rouge che ne spieghi format e caratteristiche distintive. Maria, probabilmente a ragione, la vede come l’unica strategia possibile per sopravvivere a ritmi televisivi che corrono a una tale velocità dal fare definire vecchio un programma che due anni prima non lo era.

Amici, dopo due annate negative, è cambiato ancora. Del reality show per ragazzi di cui tutti ci siamo innamorati in tenera età non c’è più niente. Gli si criticava l’eccessivo aspetto emozionale, le troppe liti, il trash, lo scavare nella vita dei concorrenti. Il tutto è andato a esaurirsi, come una curva normale che ci ha salutato a cavallo delle vittorie di Alessandra Amoroso ed Emma Marrone, non a caso diventate le uniche vincitrici simbolo di cui Maria può e vuole vantarsi.

Amici è quindi incappato in quel percorso già visto a Italia’s Got Talent: un grande show di prima serata. Registrato, curato in ogni aspetto. Con grandi ospiti, musiche, volumi adeguati e tagli ad hoc per assicurare ritmo (ma senza la frenesia moderna di X Factor su Sky), ma anche tanta rassicurazione e facile leggibilità. Perché andare al sabato sera significa accedere a un pubblico più adulto (non diciamo anziano) e tutto si deve giustamente adeguare. Come in Italia’s Got Talent, quindi, la competizione viene meno e tutto diventa un unico pretesto per fare buona e sana televisione.

Encomiabile in tal senso l’aver tenuto uguale il regolamento per tre (ma anche quattro, vi anticipiamo) puntate. Da quanto non accadeva? Anche questo, forse, perché importa poco adattare il meccanismo in base a ciò che accade e all’evoluzione dei personaggi. Tutto è scritto e anche le eliminazioni (a due a due) si succedono stancamente e interessando poco alla core-audience di quest’anno.

Come a Got Talent, appunto. Al telespettatore non interessa chi esce, non interessa chi vince (any news dai tre – ma anche quattro – vincitori?). La tv si accende alle 21 e si spegne alle 24, letteralmente. Mentre altri programmi generano hype, fanno parlare di sé anche fuori e sconvolgono classifiche di iTunes e social network per delle semplici esibizioni di cover, Amici è stravisto, ma solo in quelle tre ore di messa in onda. Come un grande show di intrattenimento del sabato sera.

E così l’evoluzione da reality a show d’intrattenimento s’è definitivamente completata quest’anno. Chissà se un giorno si riuscirà mai a toccare davvero anche quell’altro genere televisivo che da sempre Amici vanta, invano.

Alex87

 

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