in ascolto 

Impressioni molto veloci:

L'intenzione: di tutto un po'. una Beyoncé che non deve dimostrare più niente a nessuno (ormai da un pezzo) gioca con i generi come mai fatto prima e porta a casa delle interpretazioni in media sempre dignitose. Come scrive pazzo, la credibilità fluttua nei pezzi più lontani dal suo mondo, ma non scende mai a livelli ridicoli, grazie alla professionalità dell'artista.

Il film: è un po' incasinato, e secondo me ha un basso replay-value proprio per questo. Si va sul sociale, ci si mette la faccia su questioni che sono sulla bocca di tutti ma che difficilmente vengono trattate per bene dai cantantucoli commerciali. Non stiamo assistendo alla nascita di una Filosofoncé o di una Obamoncé, ma comunque un applauso ci sta tutto. Chiaramente non discuto il production value che è immenso.

Le canzoni: la bellissima e potentissima Freedom spicca su tutto, mi piacerebbe andasse in radio e fosse un successo. Anche qui abbiamo sonorità dal grande appeal unite a testi con un significato. Che è proprio ciò che non accade nella traccia introduttiva di questa era Formation, che potrebbe tornare negli archivi della label e saremmo tutti molto contenti. Carino tutto il resto (All Night, 6 Inch e Daddy Lessons belle) ma anche dimenticabile, insomma niente che rimarrà né nella storia della musica (ovviamente) né nella storia di Beyoncé (meno ovviamente): ci ha dato di meglio in quel passato che temo rimarrà passato. Il momento magico con James Blake mi ha fatto saltare dalla sedia... per poi scoprire che durava 45 secondi tipo. Un intervallo insomma. 

Non è l'album della vita, né il film imperdibile dell'anno (o del mese for that matter) però non penso che Beyoncé avesse questi obbiettivi in mente: immagino volesse sperimentare ad ampio spettro (fino ad arrivare al country e a quelle venature rock con Jack White) e mandare un messaggio che bene o male é arrivato.