Utente
10 ottobre, 2014
Si conclude oggi a Verona l'instore tour fatto di 8 incontri in cui Ermal ha presentato dal vivo i brani di Umano, risposto alle domande dei fan e firmato gli album.
Posto un articolo che ho trovato su questa Pagina facebook
Sempre dalla stessa pagina, articolo di Fegiz
Una bella intervista
Ermal Meta: «La musica è come un lupo, è lei a sceglierti»
E altri articoli
Umano, con Ermal Meta synth pop e durata di altri tempi
Ermal Meta, le cicatrici sulla schiena e la consapevolezza di poter volare ancora.
Utente
10 ottobre, 2014
AndreaESC ha detto
Comunque mi sembra che stia ricevendo buoni riscontri in fatto di vendite, vediamo se riesce a raggiungere almeno le 3.000 copie vendute prima di uscire dalla top 100 FIMI..
Non ho idea di quali siano i numeri perchè non sto seguendo le classifiche, l'unica cosa che posso valutare, per quel che può valere, è l'affluenza agli instore che mi è sembrata molto buona. Ma più che i numeri trovo molto positiva l'affezione e l'interesse che la gente gli sta dimostrando in questi eventi. Buona è anche la risposta della "critica", finora ho letto solo recensioni molto positive.
Comunque lui ha detto che ha già quasi pronte le canzoni per l'album nuovo, quindi, se sta già pensando al prossimo progetto, immagino che per lui e la sua etichetta il riscontro sia più che positivo.
Utente
10 ottobre, 2014
Intervista
Una curiosità che non c'entra con quest'album. Tra i dischi usciti da poco o che stanno per uscire ci sono brani firmati da Ermal in "Di20are" di Francesca Michielin ("Un cuore in Due"), in "Zero Gravity" di Lorenzo Fragola e in "Scriverò il tuo nome" di Francesco Renga.
Utente
10 ottobre, 2014
Tornando ad "Umano", in questo pomeriggio di febbre passato a casa ho letto un sacco di bellissime interviste e articoli.
Interviste
«”Il gran finale” non lo riscriverei! La frase “e vissero tutti felici e contenti” rappresenta la fine, e io il finale non lo voglio conoscere. È vivere la vita la parte più bella ed entusiasmante di qualsiasi favola sia mai stata scritta! Quanto a ciò che amo, sono i grandi inizi e preferisco di gran lunga l’idea del viaggio, la sudata, la camminata. La fatica di un gesto, quella mi piace soprattutto.»
Nei miei testi cerco di essere il più lineare e comprensibile possibile; poi, quando non voglio farmi capire, ci riesco benissimo… È la verità l’ingrediente che non può mancare per entrare nel cuore della gente, l’unica parte che non affonda mai.
«Il mio tempo è fatto di tanta semina, di campi infiniti, di girasoli e di grano. E di grandi nuvole nere all’orizzonte, che – spero – non si avvicinino mai. E, se proprio si dovessero avvicinare, che facessero allora un gran fragore!»
L'intera intervista qui: SociArt Network
***
Ci sono molti cantanti che mi piacciono. Tra gli italiani apprezzo molto Fossati con cui poco tempo fa ho scoperto di condividere la stessa passione per Fernando Pessoa. In ogni caso cerco sempre di non mitizzare mai, di non erigere monumenti a quello che ascolto. Provo a non essere molto incastrato all’interno dell’opera di qualcuno e divento un ascoltatore medio per riuscire a capire qual è l’emozione che mi arriva. Per me è uno studio che parte dall’idea di non cadere nel lavoro tipico del musicista ovvero quello di ascoltare un pezzo e coglierne il dettaglio tecnico a dispetto dell’emotività. Quando leggo una poesia non cerco mai di smontarla come facevo da ragazzino con i giocattoli che distruggevo per capire com’erano fatti dentro. Il motivo per cui – ride - non mi regalavano mai niente, rompevo sempre tutto: ero troppo curioso. La curiosità l’ ho fatta assopire in favore di quell’impatto di emotività che mi arriva. Non voglio vedere cosa c’è dietro il palco o la cucina di un ristorante. Mi voglio godere il momento, ora come ora mi nutre di più. Poi magari domani divento un’altra persona.
Tutta l'intervista qui: LSDMagazine
***
“Umano” è il primo disco di Ermal Meta. Primo scritto e prodotto da solo, e in gran parte anche suonato, ma Ermal di musica sulle spalle ne ha già un bel po’. Partecipando all’ultimo Festival di Sanremo ha fatto questo nuovo passo, dopo lo scioglimento della band La Fame di Camilla e dopo aver scritto successi per i cantanti italiani più amati. Tutti abbiamo cantato una sua canzone, anche se spesso non sapevamo che l’avesse scritta lui.
Adesso con “Umano” si apre un altro capitolo della sua storia musicale. Come ama spesso ricordare citando Frank Zappa, ‘Parlare di musica è come ballare di architettura’: è vero, ma quando un disco è interessante, ben fatto e ricco di sfaccettature, è più semplice farlo.
"I libri sono pieni di musica; ogni storia è fatta di musica. Ogni volta che finisco di leggere un libro scrivo almeno due o tre canzoni che rappresentano una colonna sonora di quella storia. Quando ho finito “Il cacciatore di aquiloni” ho scritto due pezzi. Leggere è la cosa migliore che possa fare durante la giornata."
Qui il resto: Universitari.EU
Recensione
"Umano è un album sentito, che emoziona e fa sognare, che piace e fa anche ballare, la musica fa quasi da contorno ai testi, veri protagonisti di questo progetto musicale, che risaltano la qualità di questo primo lavoro da solista di Ermal Meta. È quindi davvero impossibile non elogiare e apprezzare questo album pieno di poesia."
Tutta la recensione: QubeMusic
Questo invece è un articolo sull'instore di Firenze
Ballando con i lupi ed attaccando le ali dove si hanno cicatrici: Ermal Meta conclude lo store tour, ricolmo di poesia rock ..di Giancarlo Passarella..."Credo abbia firmato tra i 1200 ai 1600 autografi, facendo altrettante foto (di cui l'87% abbracciato a variopinte fanciulle) e prestandosi ad un paio di selfie cantati.Il fido Marco Montanari gli ha prestato la chitarra acustica, pulendo le corde per un totale di 700/800 minuti … calcolate voi quante ore sono! Numeri che danno il senso del successo di questo tour ed a cui va aggiunta la componente umana e qualitativa, sennò rimaniamo ancorati a meri valori quantitativi! Ermal ha ululato con i suoi fans, tanto per usare una espressione che piace a loro ed a me ancora di più"...
...Ermal Meta ha dimostrato come si può essere semplici nel porsi in situazione pubbliche, ma nel contempo avere una sensibilità per cogliere i sentimenti umani e non vergognarsi nel raccontarli, usando il pentagramma .. lo stesso che disegna quando ti fa una dedica!. ...Qui tutto l'articolo: MusicalNews
Utente
10 ottobre, 2014
Presentazione "Umano" a Bari
Qualche foto
Intervista sul "Tempo"
*** Ermal è l'eccezione che conferma la regola. Per il vero ci aveva già convinto come frontman e qui mette su un disco che non è impegnativo o meglio, non lo fa pesare anche se si interroga sui tanti sensi della vita, l'amore, la perdita, il dolore, le generazioni in cerca di futuro, gli ostacoli che cercano di piegarti, sono “schegge”, “lettere” fendenti, “favole” da raccontare a chi non vuol sentire la verità. Noi la vogliamo raccontata da Ermal che, lo possiamo dire, spazza via con un solo colpo tutto il “commerciale” che gira in radio e a cui lui stesso ha messo una firma. Vale di più, molto di più con questa voce dalle sfumature angeliche che serena e leggera canta anche testi che sono macigni come “Lettera a mio padre”. ***
Utente
10 ottobre, 2014
JonSnow ha detto
A me l'intimità viscerale che vien fuori da "Lettera a mio padre" mi uccide , prossimo singolo per favore
Piacerebbe molto anche a me ma tecnicamente è già uscito come singolo due anni fa, nell'indifferenza più totale
Non so come funzioni di solito e quindi se si può riproporre.
Questo era il video:
Utente
10 ottobre, 2014
Rudy Zerbi intervista Ermal per Witty TV
Altra recensione molto bella: Paper Street
Si chiama Umano, ma di umano ha ben poco. Tecnica raffinata e leggerezza esotica in un’anima quasi meta - umana. Si parla di lui, Ermal Meta, e del suo primo disco da solista. Il cantautore e compositore albanese naturalizzato italiano sembra davvero aver raggiunto la sua meta e ritrovato la sua metà.
Dopo l’esperienza di gruppo nella band La Fame di Camilla formata nel 2007 con cui pubblica tre album ("La Fame di Camilla" nel 2009, "Buio e Luce" nel 2010 e "L’Attesa" nel 2012) e di cui è voce e autore delle canzoni, inizia la sua scalata in solitario. Voce inconfondibile nelle colonne sonore della serie televisiva Braccialetti Rossi con "Tutto si Muove" (prima stagione) e "Volevo Perdonarti" (seconda stagione), il suo talento è di sicuro già noto per la scrittura di testi di altri grandi interpreti: Patty Pravo, Francesco Renga, Marco Mengoni, Francesco Sarcina.
Si è mosso pian piano nel cuore dei suoi Lupi (così amano definirsi i suoi fan) ed ha incantato il pubblico con Odio le favole, a Sanremo 2016, aggiudicandosi il 3° posto tra le nuove proposte e ottenendo una menzione speciale dal Premio Lunezia, ma con "Umano" ha fatto proprio centro.
L’album, pubblicato dalla casa discografica Mescal, contiene 9 tracce significative, suggestive, fatte di poesia e vita insieme, in un concentrato di musica ed emozioni. Sul palcoscenico della musica pop, fresca e d’autore, Ermal Meta indossa le vesti di scrittore, arrangiatore e produttore e dà voce a tutti gli strumenti.
Un viaggio musicale da solo, ma in compagnia di vari collaboratori come Giordano Colombo ed Emiliano Bassi alla batteria, Dario Faini al pianoforte, Riccardo Gibertini, Marco Zaghi per tromba, trombone e sax tenore e Lucio Enrico Fasino e Matteo Bassi al basso. Nulla è lasciato al caso: dalla stesura degli archi, le programmazioni e i campionamenti curati da Feiyzi Brera, fino all’illusionistica e surreale immagine di copertina realizzata da Charlie Davoli, per non dimenticare poi le fotografie di Fabrizio Fenucci.
C’è tutto, proprio tutto in questo album: il lato intimo in Lettera a mio padre, gli interrogativi in Pezzi di Paradiso, la visione salvifica dell’amore in Gravita con me, l’atteggiamento più frivolo e disimpegnato in Bionda, il mistero della vita in Volevo dirti, il disincanto in Odio le favole, l’onirico e l’inafferrabile in Schegge, i frammenti di sentimenti incancellabili in A parte te, e anche la natura pirandelliana dell’uomo troppo umano in Umano.
Le tonalità dell’anima sono i veri colori dell’album e, così, nella traccia “Umano” la ribellione alla volubilità umana (“stanco di chi cambia faccia come il vento”, “stanco di chi vince senza aver talento", "di chi rompe i denti per sentirsi duro”,“di chi ruba il pane per sentirsi furbo”) si mescola alla consapevolezza di sentirsi vivi anche nel pentimento dei propri peccati, delle proprie azioni (“mi pento del peccato di ogni respiro ma almeno se respiro posso dirmi vivo”). “L’anima ride come un ubriaco”, ma resta sempre la ricerca del futuro (“Cerco il mio futuro, gli occhi qualcuno”) e la voglia di riparare al continuo “errare” umano (“se vomito parole poi pulisco tutto”).
E se la musica è il viaggio nell’umano in note, Ermal Meta con Umano si intrufola nei suoi pensieri più profondi per scoprire l’umanità nella sua straordinaria forza e nella sua consapevole debolezza.
Utente
10 ottobre, 2014
Il 7 Maggio alle ore 20 Ermal sarà al Pala Banco di Brescia per il concerto benefico "Uomini in cANTo" organizzato dalla Fondazione ANT, organizzazione no profit per le attività gratuite di assistenza specialistica domiciliare ai malati di tumore e di prevenzione oncologica. Il concerto sarà trasmesso in diretta su Radio Italia Solo Musica Italiana.
Domenica 3 aprile alle 17 sarà invece al Centro Commerciale Auchan di Fano (Pesaro e Urbino, Marche) per la presentazione del disco e il firmacopie.
Recensione da: Losthighways
Umano – Ermal Meta
Io, le favole le adoro; da inguaribile rocker dal cuore di panna adoro i regni incantati, gli amori con l’happyfuckinending, gli arcobaleni e gli unicorni.
Allo stesso modo, però, in un periodo storico, musicalmente parlando, in cui il manierismo, la manipolazione forzata, l’over stupore ad ogni costo, sembra essere sfuggito di mano a molti musici, come adoro le favole, amo anche le canzoni dalla forma classica, dove strofa, ritornello e special si alternano ordinatamente, senza crisi d’identità, e dove i testi sono semplicemente comprensibili.
Quando ho sentito cantare a piena voce da Ermal Meta che “odia le favole”, ci son rimasta ovviamente male. Poi ho ascoltato interamente il suo ultimo album ed ho capito che forse le cose non stanno proprio così.
Mettiamo un po’ di ordine: Umano è il primo album solista di Ermal Meta: qualcuno di voi (dai su, non nascondetevi tutti adesso) lo avrà forse visto qualche mese fa sul palco dell’Ariston di Sanremo in gara con i “giovani”; altri (questo fa più figo, potete smettere di nascondervi ed alzare la mano) se lo ricorderanno come frontman de La fame di Camilla. Ad altri ancora il nome suonerà familiare come autore di hit radiofoniche prestate ad artisti tipo Mengoni, Patty Pravo, Renga e via dicendo.
Per riassumere: Ermal Meta è un musicista, made in Albania, con un grande background esperienziale che, con il suo primo lavoro da “single” uscito lo scorso febbraio per Mescal, ci conferma le sue doti da poeta romantico 2.0, raffinato, diretto e misurato.
Misurato, sì, passatemi il termine: nessuno dei 9 brani dell’album è inutilmente agghindato solo per colpire o schiaffeggiare; il senso della misura è evidente.
Nei testi si parla di amori traditi, di quelli ricambiati, di lettere scritte e mai spedite, di sentimenti: si parla e si respira, dall’inizio alla fine, umanità.
Odio le Favole vi trascinerà con la sua melodia; Gravità con me vi farà danzare grazie ad una cassa in quattro adagiata su un tappeto elettronico un po’ dance, un po’ elettropop anni 80; Umano, diretta, cruda, malinconicamente toccante, vi si attaccherà sulla pelle, come un cerotto su una ferita.
35 minuti in cui non mi è molto chiaro, alla fine, se Ermal le odi davvero le favole, ma poco importa; con un album così, io, continuo a crederci ancora. Provate pure voi.
Utente
10 ottobre, 2014
Prove aperte ai fan per Ermal Meta.
Dalla pagina della MESCAL
Sessione di prove aperte di Ermal Meta
I giorni 15 e 16 Aprile prenotandosi per tempo e in base alla disponibilità di posti si potrà accedere alla sessione di prove che si terrà a Milano.
Per informazioni e prenotazioni scrivete a [email protected]
RECENSIONE da Shiverwebzine
Ermal Meta - Umano (2016 - Mescal)
Mario Mucedola
Ermal Meta è un finto sconosciuto. Benché a guardarlo sul palco di Sanremo si potesse pensare a lui come un fratello non dichiarato di Dente, a causa di quella capigliatura di chi è appena uscito dalla galleria del vento di Maranello, tutti noi conosciamo abbastanza bene il ragazzo. Tra il 2009 e il 2012 era il frontman della band pugliese La fame di Camilla, che nonostante uno dei nomi meno appropriati della storia della musica, riuscì a ritagliarsi uno spazio sulle emittenti musicali nazionali con “Storia di una favola” che li spedì dritti prima al MEI, poi su Radio Rai 1, infine sul palco dell’Ariston per presentare “Buio e luce”, brano che però malgrado fosse divenuto un mezzo tormentone, funzionò da preludio alla rottura della band.
Ermal allora inizia a nascondersi dietro il palco, a prestare la sua penna ai più bisognosi e così dal 2012 scrive sistematicamente per gente che non ha avuto la nostra stessa fortuna, ovvero quella di avere un cognome: Annalisa, Chiara, Emma, poi anche Marco Mengoni, Francesco Sarcina e Francesco Renga, arrivando addirittura a scrivere brani per Patty Pravo. Nella sostanza possiamo riassumere che se vi è capitato di ascoltare una qualsiasi radio nel 2015, quasi sicuramente avrete sentito un brano scritto da Ermal. Ma non di soli diritti d’autore si campa, così Ermal Meta nel 2016 decide di “metterci la faccia” e affrontare la prova del primo disco da solista, Umano, che coincide nuovamente col passaggio da Sanremo del ragazzo pugliese. Il brano sanremese, “Odio le favole”, che credo chiuda il cerchio col lavoro iniziato nel precedente gruppo, è un brano che non ha avuto il meritato riconoscimento dalla platea dell’Ariston ma fortunatamente sta riscuotendo un buon successo nell’airplay radiofonico, un brano giovane e disilluso che parte dai sogni bambini e arriva ad un presente fatto di incomunicabilità, come purtroppo spesso avviene. “Ti manco e non lo so/Mi manchi e non lo sai” nella sua semplicità riesce ad essere una frase d’impatto che entra facilmente in testa, e ad esempio è l’unica cosa che ricordo di Sanremo. Questo spirito di “leggerezza” invade quasi tutto il disco, che passa da atmosfere più elettroniche con “Gravita con me” (se lo tira fuori come prossimo singolo sentirete prestissimo parlare ancora di lui) e “Umano” a brani dal sapore più rock come “Volevo dirti” e “Bionda”, un pezzo se vogliamo facilone per colpa di quel tutturututtu infernale alla fine ma provaci tu a togliertelo dalla testa. La qualità dei testi è sempre sopra la norma, a testimonianza di quanta dimestichezza abbia Ermal con le parole.
Solitamente quando un autore si cimenta dietro il microfono i risultati sono quasi sempre rivedibili. Invece Ermal Meta, forte forse anche dei suoi trascorsi non delude affatto le aspettative, tra interpretazioni leggere e altre toccanti ed anche quando tocca alle ballad come A parte te, il risultato è un delicato mosaico di polaroid che non ha nulla di forzato se non la necessità di esprimersi. Siamo di fronte a un disco carismatico, figlio di un autore che ha già tutto chiaro in testa. Attacchiamo le vele al cuore e facciamoci spingere.
Utente
10 ottobre, 2014
Aggiorno un po' questo topic.
Il prossimo singolo dovrebbe essere "Volevo Dirti", lo hanno detto in radio ma non è stato ancora annunciato ufficialmente.
Questa canzone Ermal l'ha scritta più di un anno e mezzo fa, fu presentata alle selezioni per Sanremo 2015 ma fu scartata.
RECENSIONE di "Umano" di Fabio Fiume su AllMusicItalia
RECENSIONE: UMANO – ERMAL META
Fabio Fiume
Ermal Meta ovvero quando le linee del pop sono tirate da una mano ferma.
La semplicità si rivela essere sempre il miglior ingrediente per arrivare ad un pubblico vasto e se poi condisci il tutto con una sapienza ben radicata nella materia che proponi, in questo caso la musica, anche quelli con la puzzetta sotto al naso, i cultori del bello ( dove spesso alla voce bello corrisponde quella di incomprensibile ) possono unirsi al coro dei consensi, senza sentirsi per questo defraudati del loro fiero status di nemici dalla musica radiofriendly.
Se ascolti Umano, il primo disco da solista di Ermal Meta, puoi trovarci tutto questo; una linearità pop come poche, che arriva dritta grazie ad una scrittura pulita, identificabile con una forma canzone finanche solita, ovvero strofa, inciso, strofa, inciso, variazione, inciso di chiusura, ma il tutto supportato da testi scorrevoli si, ma non banali, di vita quotidiana si, ma di uno che però non è che sta li a fare l’uncinetto ( mi perdonino gli amanti della disciplina ), di amori finiti si, ma per cui non restare fermi a martellarsi le gonadi, metabolizzandoli con addirittura un pizzico di seraficità e distacco, di dolori personali infine si, ma che appaiono però vinti, estirpati alla radice; ergo non commiserazione ma reazione.
Forse Ermal ci avrà dovuto lavorare un po’ su per arrivare a tale risultato ma ad esempio la canzone sul padre mostro, Lettera a mio padre, è davvero il giusto connubio tra la rabbia di una vita e la propria resurrezione che la sconfigge, tra quello che non è stato un padre “ti sputano nel mondo solo per avere un pasto facile” e quello che ti auguri sarai tu “forse un giorno diventerò padre e gli dirò di cambiare le stelle”; la reazione che induce ascoltandola è solo gioia che ti fa vedere come un cuore pulito trova la sua strada per venire fuori dalle tenebre.
Le musiche di Umano galleggiano tra il terreno fertile che è quell’enorme bagaglio che un trentenne di oggi si porta dietro, ovvero gli anni 80, oggi decisamente più lodati di quanto non fossero derisi dai puritani del rock allora. Ermal se ne è cibato ( la sua voce ricorda molto da vicino quella del Nik Kershaw di Wouldn’t it be good) e qui li rende nell’incalzare elettronico di Gravita con me o negli echi della già nota Odio le favole ( terza tra i giovani a Sanremo ) dove sei avvolto tra i tuoi pensieri per cercare di capire perché se “io ti voglio ancora bene e pure tu” te ne sei andata? Sarà perché sei una stronza? Eh si! Quando ce vo, ce vo!
E poi c’è A parte te che i più riconosceranno come Sempre sarai, singolo portato al successo da Moreno, avvalendosi di un signor featuring, ovvero nostra signora delle interpreti Fiorella Mannoia. Vi dirò: sapete che preferisco l’interpretazione di Meta? Non per l’indiscutibile Fiorella, ma forse per il senso più preciso che ha il pezzo tutto in questa versione, quel qualcuno del racconto che non c’è più, ma che puoi permetterti anche di non percepire si parli di lui perché, sarà per quel sospiro iniziale o per la voce che si rompe sul finale, il mood del brano ti è già chiaro così, ti ha già preso.
Dicevamo semplicità di discorsi pop no? Volevo dirti è la ricerca della pace quotidiana tra le proprie certezze e pareti, a dispetto di un mondo dove la guerra dei pochi sono in tanti a farla, mentre la title track è il continuo combattimento tra il nostro essere umani e la nostra anima, coscienza correttiva di ogni nostra negligenza, che ci fa preferire un lampione ad una stella, solo perché quella luce è più vicina, ma alla fine appese ad un filo sottile ci sono tutte le stelle che abbiamo osservato. Schegge è la passionale chiosa di un disco che il suono del vinile, a mio avviso, renderebbe perfetto. Suona di tutto Ermal Meta ed anche in Umano sono pochissimi gli interventi di altri musicisti, come chi ha ben precisa nella mente la strada da seguire per arrivare a chiudere il cerchio della propria proposta, senza la paura che una volta chiuso questi non sia perfettamente circolare. Sarà la sapienza musicale di cui prima, sarà l’esperienza pregressa con la band La Fame di Camilla, guidata per quasi un decennio, o forse il tempo speso ad affinare la propria scrittura dando brani ad altri artisti, ma oggi Ermal Meta ha messo sulla schiena le ali come artista; se poi queste siano attaccate su delle cicatrici egoisticamente a noi non può che far piacere. Ne giova il racconto, ne raccogli i frutti Ermal!
INTERVISTA a TgCOM24
Questo video invece è di qualche settimana fa. Ospite a Radio2 Social Club Ermal canta "Arriverà l'amore", brano scritto per Emma Marrone.
Sono attualmente in rotazione radiofonica due brani cofirmati da Meta: "Luce che entra" di Lorenzo Fragola e "Ossigeno" di Francesco Sarcina. All'album di quest'ultimo, "Femmina", Ermal ha partecipato come autore, arrangiatore, produttore e backing vocals.
C'è un brano firmato da lui anche nel nuovo album di Francesco Renga, "Scriverò il tuo nome", uscito venerdì. Si tratta della canzone "Il Bene".
Utente
10 ottobre, 2014
Dopo il successo che l'iniziativa ha riscosso a Milano, Ermal Meta ripropone l'esperienza della sala prove aperta ai fan a Roma il 21 e 22 maggio. E potrebbero esserci altre date in altre città.
Confermato "Volevo Dirti" come secondo singolo estratto dall'album "Umano".
Intervista a Vanity Fair
Ermal Meta: «Io sono un lupo»
Una delle firme più «utilizzate» dai cantanti italiani (ri)presenta il suo album Umano con un nuovo singolo e un tour in sala di registrazione, da maggio. Dedicato a chi coltiva la curiosità, e vorrebbe fargli alcune domande
Ermal Meta dice: «Dopo aver lasciato La fame di Camilla mi sono concentrato sulla scrittura, ma non avevo mai preso in considerazione l’idea di scrivere per altri, fino al giorno in cui me l’hanno chiesto». Così, poi, è capitato che tra i brani più amati del mercato discografico italiano ormai ci sia sempre di mezzo il suo nome (vedi alla voce: Pronto a Correre o Io ti aspetto di Marco Mengoni, Occhi profondi o Arriverà l’amore di Emma, ma anche Straordinario di Chiara, Un cuore in due di Francesca Michielin, Luce che entra di Lorenzo Fragola, Non mi interessa di Patty Pravo, eccetera. Fino a Fedez, Clementino, Francesco Renga tra gli altri).
Il cantautore in questione è Ermal Meta che incontriamo in occasione del suo compleanno, pretesto ben riuscito per il rilancio del suo disco Umano: sta funzionando molto bene, sia in radio sia come vendite, ma dopo Sanremo quasi nessuno ne ha parlato. Forse perché Ermal era nella categoria Nuove Proposte, dove è arrivato terzo.
Non importa il motivo, tra un brindisi e una canzone acustica, voce e chitarra, è il momento di ascoltare il suo nuovo singolo Volevo dirti, in rotazione da maggio, e parlare dei suoi live nelle sale di registrazione, a contatto diretto con i suoi fan (o anche solo i curiosi), della sua musica e della sua arte. Scoprendo che non è solo bravo a scrivere musica, ma anche a raccontarla.
A quanti anni ha iniziato a suonare?
«Mi sono avvicinato alla musica a cinque anni. Sono figlio di musicisti, mia mamma suonava il violino. Sono cresicuto con un’insegnante in casa, severissima tra l’altro. Non ho mai voluto imparare da lei perché vedevo quanto era severa con i suoi alunni. Io ho trovato il pianoforte».A dodici anni invece ha dovuto lasciare l’Albania, dove è nato, per trasferirsi in Italia. È stato un trasferimento difficile?
«Non è stato per nulla traumatico, anzi. La musica è stata la costante che mi ha accompagnato nel passaggio e la realtà è che, se penso a quel periodo, mi sembra sia la vita di qualcun altro. Avevo quasi tredici anni quando sono arrivato di qua. Ora ne ho 35 e il cambio di lingua, il mio pensiero, si è sviluppato con la lingua italiana. Ricordo tutto, ma da lontano».La prima canzone quando è arrivata?
«A dieci anni. Mi piaceva una ragazza, ma i suoi genitori non la lasciavano mai uscire. Ho scritto una canzone dove li prendevo in giro. Della ragazzina non ricordo neanche il nome, ma la canzone me la ricordo. Ho poi iniziato a scrivere davvero intorno ai 15 anni, con le band della scuola».E le canzoni per altri?
«Me l’ha chiesto il mio precendente editore, “scrivi tante canzoni, perché non le scrivi anche per altri?”. Non ci avevo mai pensato, non per snobberia, ma non faceva parte dei miei piani. Scrivevo per me stesso, ho voluto provare, anche se all’inizio ho avuto qualche difficoltà. Finivo un brano e pensavo andasse bene, poi capivo che non l’avrei mai cantato. E se una canzone non emoziona te per primo, allora non va bene. Io ora le canterei tutte»Rispetto a quando si scrive per se stessi l'approccio è diverso?
«No, il mio processo artistico è lo stesso. Non penso mai a chi andrà la canzone, la compongo per me. Faccio il musicista, l’operaio della musica, non mi considero un artista. A volte, quando si scrive per qualcun altro, l’unica attenzione che bisogna fare è nell’uso di determinate figure e parole, che non si possono utilizzare perché non si adattano a chi canterà la canzone. Per me invece scrivo le cose che canto e canto le cose che scrivo. Faccio della libertà il mio campo di gioco. Noi uomini, noi umani, siamo contenitori di infinito».Per questo l'album si chiama Umano?
«Sì, perché sono gli essere umani i veri super eroi. Sono estensioni di quello che c’è di divino in noi. Siamo aggrappati alla vita dopo migliaia di anni, resistiamo. Umano è tutto quello che ci interessa veramente: l’amore, la mancanza, una partenza, un ritorno, una presenza lieve o pesante. Ogni capitolo dell’album è tratto da questo».Non vorrebbe essere famoso tanto quanto gli artisti a cui dona le sue canzoni?
«A me va bene così, io sono una persona serena, in pace. Ho qualche guerra nell’armadio, ma la tengo per più avanti. Musicalmente sono sereno, faccio il mio lavoro, il musicista, e ho la fortuna immensa di vivere di questo. Se le mie canzoni poi le canta qualcun altro a me va bene lo stesso. A Sanremo sono andato perché a Carlo Conti era piaciuta Odio le favole e ho avuto la grande opportunità di farmi ascoltare. Mi piacerebbe tornare in gara, ho già scritto una canzone, devo solo decidere se presentarla. Io sono qui, se la gente vorrà entrare a casa mia la porta è aperta».Aperta lo è davvero, visto che ha proposto un tour negli studi di registrazione dove lavora.
«Qualche anno fa, facendo un concerto a Napoli, all’improvviso ho fatto salire quanta più gente possibile sul palco. L’emozione sul volto delle persone che non si erano mai trovate lassù, durante una canzone dal vivo, era incredibile. Ho pensato di voler riproporre quella situazione, di vedere la curiosità di chi ha voglia di fare domande».Quante persone accoglie in “casa”?
«Dieci, quindici ogni ora. Andiamo a prenotazione e chi si registra prima, entra prima. Ho paura che il mondo non sia più curioso e le statistiche di Youtube lo dimostrano: dopo un minuto e venti la gente skippa il video che sta guardando. Eppure dietro a quel video c’è tanto lavoro: io voglio mostrarlo, far scoprire le pause della musica, stimolare la curiosità delle persone. Venite, potete farmi tutte le domande che volete».
Finora quali domande le hanno fatto?
«Mi chiedono di tutto, da quella tecnica su pedali e suoni, ottave e quarti, a musica e matematica, al suono di una canzone. Ho spiegato e continuerò a farlo, faccia a faccia. So che non è un’esperienza comune, ma io non ho nulla da nascondere. Non sono mai andato nella direzione in cui andavano gli altri, fin da bambino. Perché non sono una pecora. Sono un lupo».
Una curiosità: Ermal ha scritto una canzone, dal titolo "Big Boy", per Sergio Sylvestre di Amici 15.
Most Users Ever Online: 2564
Currently Online: Scio16, Gennz, Olimpico85, anto1994, Giulio23, Danieletw, Davidex, Wasabi, Going19, kikketta
617 Guest(s)
Currently Browsing this Page:
2 Guest(s)
Top Posters:
Olimpico85: 46383
pesca: 33124
KassaD1: 26612
xello: 25444
pazzoreality: 24095
Newest Members:
egisto
Roberto
giuseppe
Sam smith
nicolas
Forum Stats:
Groups: 6
Forums: 207
Topics: 26861
Posts: 1390081
Member Stats:
Guest Posters: 7
Members: 22818
Moderators: 9
Admins: 3
Administrators: RealityHouse, Alex87, mariomatt
Moderators: sadida83, Fob92, BB, Latinista, Alby, amers, Edre, monechiapi, Capo Horn