Game Ranking Winner 2018/2019
Utente
4 marzo, 2015
Utente
7 agosto, 2013
L'editoriale di @Massyallmusic sul nuovo album di Michele. A fine articolo c'è anche la videointervista del sito.
MICHELE BRAVI PUBBLICA “LA GEOGRAFIA NEL BUIO”, UNA MAPPA CHE, ESPLORANDO IL DOLORE, NE RIVELA I CONTORNI
Un disco che non vuole insegnare niente ma che ti tende la mano, e ti insegna a tenderla, attraverso 10 canzoni
Venerdì 29 gennaio uscirà finalmente il nuovo album di Michele Bravi, La Geografia del buio. Un disco che ha subito uno slittamento, dalla primavera ad oggi, a causa dell’emergenza sanitaria. Slittamento che, mi permetto di asserire, sarà costato al suo autore e interprete, Michele, non poco.
Questo perché La Geografia del buio è un album complesso eppure semplice al tempo stesso. È un disco senza tempo, come il dolore, quello vero che, nonostante il tempo che passa, non ci abbandona mai del tutto. Ma è anche un album frutto di un’urgenza, anzi, più di una… l’urgenza di comunicare, quella di imprimere come un pittore su una tela una cartina, quella che aiuta ad orientarsi nel buio per l’appunto, quella di far arrivare una serie di messaggi, importantissimi, a chi ascolta.
Chi segue All Music Italia sa che raramente parlo di dischi. Sono un semplice ascoltatore, con un buon intuito e una spiccata sensibilità, che da 15 anni lavora nella musica. Di dischi lascio parlare chi come Fabio Fiume, il nostro critico musicale, ne ha le competenze tecniche (e arriverà a breve la sua recensione), o chi, come il nostro Prof di latino Davide Misiano, conosce la lingua italiana come le sue tasche, partendo dalle sue radici.
Ma ci sono eccezioni… Dischi che vanno oltre la tecnica, il suono e le leggi del mercato. Ci sono dischi che sono indispensabili, e in Italia capita sempre meno. Per il sottoscritto La Geografia del buio è un album indispensabile. Per questo ho scelto di scriverne.
Come racconta Michele, questo album nasce da uno strappo della vita, uno di quelli che ti segna. E già in questo, nel racconto del disco, Michele si distingue per un’assoluta lucidità… siamo tutti esseri umani, non ci sono strappi peggiori e altri meno. Ognuno soffre per il proprio strappo in proporzione e in base al suo vissuto, il dolore dell’anima non ha un’unità di misura… che sia una perdita, la fine di un amore o un grave trauma.
Michele in questo disco racconta il suo strappo, le sue conseguenze, il percorso verso la convivenza con esso, senza porlo mai al di sopra di qualcosa. Semplicemente racconta il suo dolore senza vergogna o pudori. Perché è questo che oggi ci spaventa più di ogni altra cosa… mostrare il nostro dolore, apparire deboli e, credetemi, per i giovani questo vale ancora più che per noi. Non a caso si rifugiano in canzoni che parlano di soldi, successo, f**a, lusso.
Bravi con questo disco tiene fede a una promessa fatta a una persona, quella persona che lo ha salvato quando ormai c’era solo buio, nessun senso dell’orientamento, nessun suono e persino la realtà era distorta… la promessa di portare lo stesso messaggio di speranza a tutti.
Per il sottoscritto il messaggio più importante di questo disco è che non è detto che si esca dal buio, non è detto che dopo il buio si possa ritornare alla luce… Bisogna invece imparare a riconoscerla la luce, che, spesso, ha dei colori diversi da quelli a cui eravamo abituati prima dello strappo.
Per questo La Geografia del Buio è un disco importante, perché è un disco che attraverso il dolore racconta la speranza. Un disco che potrà far sentire meno soli tanti ragazzi ma non solo, anche persone che magari per età anagrafica non sono più ragazzi, come me. Persone che hanno ancora quella sensibilità e quelle fragilità spesso associate solo alla giovinezza.
La Geografia del buio è un disco che ti tende la mano… che ti accarezza il viso, che ti abbraccia senza prometterti che sarà per sempre. È un disco che, grazie anche a Cheope e Federica Abbate, racconta una storia che andava raccontata, perché nessuno si debba più vergognare di parole come dolore, psicofarmaci, psicologia, psicoterapia, analisi.
Ed è un disco che suona benissimo. Francesco “Katoo” Catitti che, a mio avviso aveva già dato il meglio di sé con il precedente disco di Michele, in questo album è perfetto. Ogni suono è al suo posto. Drammatico quando serve, malinconico al punto giusto, pomposo quando le parole meritano di essere enfatizzate.
Personalmente posso dirvi, per quel che conta, che non aspettavo un album da quando, nel 2003, Tiziano Ferro pubblicò 111. Non dico altro. Anzi sì, un’ultima cosa. Ognuno, in base al proprio trascorso di vita sarà colpito da una o più canzoni, io nell’ordine da La Storia del mio corpo, Maneggiami con cura e La Promessa di un’alba.
La Geografia del buio è un disco necessario. Forse non per tutti ma per quelli per cui lo sarà, è un disco che potrebbe accompagnarli per tutta la vita. Un album che non segue logiche radiofoniche, di marketing o dello streaming. Per questo complimenti a tutti quelli che hanno permesso che prendesse vita e ci hanno creduto.
Uno dei messaggi più importanti di questo disco mi ricorda una frase che ripete spesso Papa Francesco… “Nessuno si salva da solo“. Che altro aggiungere se non una parte del testo di Storia del tuo corpo.
“Il mio corpo è una casa che mi porto addosso
sopra i muri ha scritto quello che è successo
l’ho buttato sopra una poltrona senza cura
come fosse di un’altra persona
E l’ho spogliato e dato al vento come una bandiera
l’ho aperto e chiuso come avesse dietro una cerniera
e l’ho sentito urlare ‘Vivimi, vivimi, vivimi
ti prego bruciami come fiammiferi’
Ho gli occhi così assenti
che tu mi dici ‘quasi non esisti’
ho gli occhi così persi
come buttare due monete per caso in mezzo a un prato
piccoli movimenti
la vaga percezione di una vita fuori
fammi capire se mi senti, mi vedi
chiama forte il mio nome
fai qualcosa di estremo
o ricommetto l’errore
Stare nascosto nel mio corpo
stare nascosto“
Utente
20 marzo, 2019
Ero molto curioso di ascoltare quest'album, tanto che ho aspettato la mezzanotte, nonostante io ascolti quasi solo voci femminili.
Sono rimasto positivamente colpito, era quello che mi aspettavo e anche di più.
Condivido con gli utenti che hanno commentato prima di me l'entusiasmo per Storia del mio corpo, è bellissima, credo sia la più bella di tutto l'album.
Per ora Maneggiami con cura è la canzone che preferisco di meno, forse perché dal titolo mi aspettavo di più.
In ogni caso, basandomi sul primo ascolto, il mio giudizio è molto positivo
Utente
7 agosto, 2013
Dopo un primo ascolto semi-approfondito posso dire di essere molto molto molto colpito. Michele è riuscito a trasmettermi emozioni incredibili. Al momento la mia preferita (oltre alle già conosciute "La vita breve dei coriandoli" e "Mantieni il bacio") è senza dubbio "Maneggiami con cura". Non vedo l'ora che arrivi la versione fisica...
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