Che il giovane rapper sia cresciuto lo si capisce già dal titolo che ha voluto dare al suo nuovo disco: SignorHunt, così, secco, perentorio e relativamente adulto. Ma che sia cresciuto lo si capisce soprattutto dal lavoro che ha realizzato: "Finalmente un album che mi rappresenta in pieno" racconta euforico il rapper Rocco Pagliarulo, in arte Hunt MC, classe 1994,"realizzato con la tempistica giusta, un anno e anche più di lavoro, tra scrittura, pre-produzione e produzione, anche perché ci sono state molte collaborazioni, ognuna con un suo carattere particolare, e questo implica molte giornate di sperimentazione. Se dovessi definirlo io direi che è un album più consapevole". Consapevole significa tante cose, uno sguardo più maturo, orizzonti più ampi, una maggiore densità nella ricerca nei testi.
"Ho voluto tagliare con tutti gli impegni dal vivo e concentrarmi solo sull'album, ma è stato anche un anno molto intenso di esperienze personali, ho potuto vivere di più la mia sfera intima, dopo un periodo travolgente, e quindi alla fine è stato un viaggio dentro me stesso, oltre che di denuncia verso quello che c'è fuori, parlo anche dell'idea dell'amore, della possibilità di avere un figlio, insomma è anche il racconto di un percorso di crescita". Che passa anche attraverso la voglia di collaborare non solo con compagni di viaggio e di genere, oltre che di territorio, vedi soprattutto il bellissimo pezzo con Clementino (O' reggae de guaglione), per non parlare di J-Ax e Guè Pequeno, ma anche con nomi decisamente lontani dal suo mondo, vedi Chiara, Mario Biondi, e in un certo senso anche Enzo Avitabile, lontano perlomeno come generazione, col quale ha inciso Eco del mare, una delle migliori tracce del disco.
Non ho cercato di chiamare nomi blasonati a tutti i costi, ma artisti che mi permettessero di fare un upgrade di stile, di spessore. Il pezzo con Enzo è molto introspettivo, ma accomuna tutti, può piacere a ogni età, un pezzo per così dire adulto, ma anche a suo modo giovanile. E poi Enzo è proprio black, a prescindere dal pezzo, il processo di collaborazione è stato magico, non è facile per noi ragazzini collaborare con musicisti più grandi, possono emergere dei lati che non ti fanno d'andare d'accordo, e invece con Enzo mi sento di lavorare allo stesso tempo con un maestro e con un amico, un compagno. Oltre alla collaborazione sul pezzo, ha curato i sax di tutto l'album. Ha condiviso molte ore di studio con me. Per rimanere in ambito napoletano ho voluto realizzare un pezzo generazionale con Clementino, Speaker Cenzou e Zulù dei 99 Posse, per dialogare anche col passato, con chi prima di me ha fatto grandi passi in quella scena.
Tra le collaborazioni più singolari spiccano quelle di Mario Biondi e Chiara, questa sì che è una uscita forte dell'ambito hip hop. "La verità è che c'era la voglia di mettersi del tutto in gioco. Mario Biondi rappresenta una frangia che in America va a braccetto con l'hip hop, lì campionavano Ray Charles e Barry White, anche noi campioniamo, ma quelle voci ce le l'abbiamo anche in Italia, quindi perché non collaborare con i talenti nostrani? Mi sembrava il giusto compromesso per l'Italia, un suono che si avvicina all'hip hop, che del resto parte dalla black music, dal jazz dal blues. Per quanto riguarda Chiara, il discorso prescinde dal pop. Volevo inserire voci femminili, l'hip hop va colorato, e non l'avevo mai fatto prima, quindi ho chiamato Chiara e anche una corista dalla voce araba che appare in vari punti del disco. La voce di Chiara si è prestata molto bene, i nomi fanno parte del pop, ma il risultato è soul, anche Chiara è diventata soul.
Un discorso a parte va fatto per Neffa. Il lato singolare della sua presenza (in Se mi chiami) è nel rovesciamento di ruoli. Un tempo era Neffa a rappare e c'erano voci che cantavano la strofa melodica, ora è successo esattamente l'opposto, Rocco Hunt rappa e neffa canta la strofa melodica. "Ma sì, anche la presenza di Neffa è un omaggio alla scena anni Novanta, e non voglio mettermi sul suo piano, ha fatto la storia dell'underground, ma mi ritrovo perfettamente nel suo percorso, partito dall'hip hop per arrivare al cantato puro. La cosa più bella di questa esperienza è che mi sono preso tutto il tempo che serviva spalmando nel tempo queste collaborazioni. E alla fine la musica è unita da un solo filo conduttore, che sono io".
Fonte: La Repubblica
Non ho mai apprezzato Rocco Hunt, ma mi sono preso del tempo per ascoltare questo album e devo dire che sono rimasto molto sorpreso. Album molto buono visto il genere che tende ad appiattire e a far sembrare uguale ogni traccia.
A dir poco STUPENDA è Eco del mare.
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