Oltre al king Marco Castello, ci sono anche Cosmo e Mahmood 

Un album veramente luminoso e vivido a dispetto della copertina, che lascia invece quasi presagire un lavoro intriso di chiaroscuri emotivi.

Stilisticamente oscilla tra un'anima indie old school e un urban più ramificato, dove spiccano richiami ambient qua e là in quasi ogni canzone. Mi ha ricordato nelle intenzioni DEACON di serpentwithfeet: un album personale, quasi una lettura di un diario dove mette a nudo i propri sentimenti, anche banalmente per la propria motovettura, con una tenerezza dispiegata senza però mai sfociare nel melenso.

I pezzi che più mi hanno preso sono i singoli (tutti e tre), La chiave - per il testo soprattutto - e Tra le tue braccia (peak dell'album) perché ha tutto, atmosfera, produzione, cantato vibrante, un featuring riuscitissimo, e la capacità di toccare corde profonde già al primo ascolto. 

Che dire, un album che racconta una bella storia, senza grandi artifici o sgomitate, cantato da una voce ormai riconoscibilissima che ha trovato una sua dimensione unica nel nostro panorama, non c'è nulla che assomigli a Venerus in questo momento.