Attenti a non iniziare una caccia alle streghe però. Molto spesso le discrepanze tra iTunes e Spotify sono naturali. Il pubblico che ne fa uso è diverso e anche il bacino di utenza è ormai abissale (1:20??). Inoltre Spotify risente delle playlist (che non sono sempre delle frodi, come sentivo dire da qualcuno); ma al contrario funzionano in base a algoritmi ben calibrati (altrimenti lo stesso Spotify smettere di attrarre ascoltatori se forzasse semplicemente canzoni che non piacciono). In pratica l'algoritmo permette alla canzoni presenti in playlist di salire di posizione qualora siano particolarmente riascoltate da utenze eterogenee e via di lì. Chiaro che poi c'è un lavoro editoriale dietro a chi finisce tra le 50/100 canzoni. 

Comunque credo che oggi giorno sia difficile sfondare su Spotify senza l'appoggio della casa discografica o senza avere un reale appoggio di pubblico (come succedeva qualche anno fa su iTunes con certi tipi). Tra l'altro Spotify sta diventando anche un buono strumento per scegliere i singoli da parte delle case discografiche. L'esempio di "Havana" è lampante. Il primo singolo ha floppato quindi la casa discografica ha fatto uscire due promo single che sono entrati nelle playlist e gradualmente proprio Havana si è imposta come la scelta del pubblico e ha scalato le classifiche.

Non è molto diverso dal passato. Non è che prima ci fosse un modo genuino o non filtrato per avere successo. Le radio vi sembrano un modo libero di usufruire della musica? Forse Spotify/YouTube è la più grande liberalizzazione mai accaduta nel panorama musicale: che ci piaccia o meno. E' normale che le CD si riservino un mezzo di influenza però; ma le radio sono un monopolio molto più rigido da questo punto di vista imho.