HO PENSATO SEMPRE (Berto)

Il tema dell’accettazione di sé abbinato all’amore ha un suo perché ed è comunque abbastanza originale all’interno del panorama musicale attuale, nel senso che così su due piedi non mi viene in mente un possibile corrispettivo del testo di Ho pensato sempre. Però in linea di massima l’idea di partenza è interessante.

Alcune scelte di parole mi lasciano un po’ così, a partire da quel “LEGGER sorriso” ripetuto più volte nel ritornello – i troncamenti possono avere un senso quando si tratta di parole che vengono troncate regolarmente anche nell’uso comune, ma in questo caso legger sorriso mi fa pensare più alla Divina Commedia e all’Ariosto che a una canzone moderna che parla di un argomento in qualche modo attuale. Mi suona stranissimo poi quell’hai arginato la paura DAL mio viso – magari “arginare dal” si potrà anche dire in italiano corrente, ma avrei preferito hai arginato la paura sul mio viso o (soprattutto) hai cancellato la paura dal mio viso.  Non mi piacciono per nulla la ripetizione di “dietro un manto” alla fine della prima strofa e di “ignoranza” alla fine del bridge, sembrano rendere il tutto più ampolloso e pesante di quello che punta ad essere e faccio un po’ fatica ad immaginarmeli trasportati in una canzone. La redeeming feature di Ho pensato sempre è sicuramente il bridge, che mi è piaciuto parecchio e più di tutto il resto mi ha fatto immaginare come questa canzone possa essere una volta messa in musica (io l’ho pensata come una power ballad, non so se anche nelle intenzioni dell’autore :/ )

LA PRESENZA NEL SILENZIO (Alessandro27)

Apro e chiudo parentesi: quando scrivete un testo cercate di separare strofe e ritornelli in un modo che sia riconoscibile :/ ho dovuto rileggere due/tre volte e servirmi dell'evidenziatore di Word per capire quale fosse la struttura della canzone, la mia prima impressione era a metà fra un canto lirico greco e Processo a me stessa della Oxa quando in fin dei conti si trattava di un semplice strofa/ritornello/strofa/ritornello/bridge/ritornello.

Il testo è molto intimo e tratta un tema sicuramente usato e abusato (l’amore declinato come cercare di venire a patti con la consapevolezza di essere stati lasciati) in modo coerente e non stucchevole. Non mi è dispiaciuto l’espediente del cambiare alcune parole fra una strofa e l’altra e soprattutto ho trovato molto forte il finale “e amo in un solo modo” che va a riprendere le strofe. La cosa che un po’ mi ha bloccato è stata il fatto che ho fatto un po’ fatica (e non solo con questa) ad immaginarmela come canzone; nel caso la vedrei come una ballad lenta, quasi parlata, magari soltanto piano e voce o addirittura accompagnata da un violino strappalacrime o finanche un’intera sezione di archi.

NON È AMORE (Ouro)

Non c’è tanto da dire: testo semplice ma molto efficace nel suo stile, dice tanto senza dire troppo, immediatamente riconduce ad un immaginario molto pop in cui è facile rivedersi e ritrovarsi. Il tema dell’one night stand ha una sua dignità e personalmente mi convince molto per il modo in cui viene presentato - grazie anche al titolo, perentorio e draconiano, di “Non è amore” che subito va a mettere in chiaro le priorità del protagonista.

Il punto debole di Non è amore è a mio parere il bridge, che per qualche motivo sembra meno all’altezza del resto della canzone e un po’ il punto dove “crolla il palco” a livello di musicalità (anche se per forza di cosa me la devo immaginare, magari nella realtà ci starebbe alla grande). Neanche a farlo apposta vedrei bene questo pezzo in quella stessa chiave electro/pop che ha contribuito all’affermazione di Se avessi un cuore di Annalisa – magari inconsciamente può avere influito a livello di ispirazione? 😀

NON È SOLO MAGIA (Alessandra92)

Onestamente non mi ha fatto impazzire, ho capito quale fosse l’intento dell’autrice ma non sono sicuro che sia stato effettivamente realizzato. Ammetto l’idea che sia un mio limite, ma un’esplosione di zucchero come questa è difficile da mandare giù tutta in una botta, anche a causa dei tanti, troppi clichè (la pioggia come lacrime del cielo, Agosto come stato d’animo – queen Giusy che in Novembre è riuscita ad esaltare un mese diverso dai soliti ed inflazionatissimi - abbassare le difese, il sole che non tramonterà, ecc. ecc.). Anche qua, per favore, il troncamento di “scegliere” in puoi sceglier se vuoi lasciamolo al Dolce Stil Novo e all’epica cavalleresca del ‘500 🙂

La prima impressione era stata a metà fra una colonna sonora di un film Disney (anche per la costruzione lessicalmente particolare della prima strofa, che mi ha fatto pensare a quando si prova a tradurre in italiano un brano in inglese cercando di soddisfare a tutti i costi i vincoli imposti dalla metrica) e una traccia #12 di un qualsiasi CD di Alessandra Amoroso – il che può essere preso come un complimento o una critica a seconda dei casi, quindi preferisco lasciare con il beneficio del dubbio

NON SO (TI HO AMATO) (Mario.)

Prima mia reazione: perché la prima strofa ha undici versi e la seconda nove? Tra le due preferisco la prima, dove il tema della canzone viene tratteggiato mediante immagini forti e riconoscibili – mentre il tutto si perde un po’ nella seconda. È carino il “vorrei, ma non so” con cui si chiudono i ritornelli, anche se il ma è un no finale mi è apparso un po’ troppo perentorio date le premesse esposte nel resto della canzone.

L’argomento è un po’ la versione light di quello già trattato ne La presenza del silenzio, anche se forse qui si riflettono più i pensieri dell’interlocutore del brano di Alessandro27 di fronte a un’eventuale richiesta di tornare assieme. Allo stesso tempo non mi sono sentito coinvoltissimo da Non so, anche qui ho un po’ ritrovato qualche luogo comune (cercare di non naufragare…guardando il tempo passare) e ho trovato il risultato un filo banale per i miei gusti.

PRIMA O POI (Jojo Rxx)

Il gimmick di scrivere tutta la canzone in terza persona non mi convince e rende la prima strofa difficile da capire concettualmente e un po’ pesante, anche a causa dei continui e repentini cambi di soggetto oltre che delle troppe parole lunghe (sopravvento, effetti collaterali, divoreranno, illusioni dilagano) che veramente fatico ad adattare a un ritmo che possa avere senso all’interno di una canzone. La seconda strofa risente un po’ dello stesso difetto: la vicinanza fra “attraverso il suo corpo (lei) spera che” e “(lui) la tratta come se fosse vergine” – ma i pronomi li ho dovuti aggiungere io – fa un po’ perdere l’orientamento a chi si concentra esclusivamente sul testo. Come fa poi un amore a ritornare “attraverso il suo corpo”? E che senso ha il “persuasa” prima di “non riesce a dirsi che/solo quelle gambe lui vuole?” Di cosa si è persuasa?

Mi piace di più il ritornello, in cui ho voluto vedere un’impostazione molto uptempo/pop

QUALCOSA CHE NON SO CAPIRE (NicksFactor)

La prima cosa che mi ha colpito è stata le strofe in 12 versi invece dei regolari 16 (“scrivo solo in dodici non più in ventiquattro, così finisco prima e guardo Sky Sport 24” nuovo state of mind) ma devo ammettere di essere rimasto piacevolmente colpito dall’originalità e dalla freschezza di Qualcosa che non so capire. So per esperienza che è difficile scrivere un testo pseudo/rap senza risultare parodistici e/o poco credibili, ma l’autore ci riesce abbastanza e devo ammettere che le varie citazioni (Marina Rei, Lucia Mondella, KING Stefano Bartezzaghi) mi han fatto abbastanza urlare e hanno tutte un loro perché all’interno del contesto. L’outro poi è veramente potente, specialmente quel lui c’è con il quale si chiude la canzone – e soprattutto apprezzo la scelta di evitare le parole “cuore” e “amore” tratteggiandole tramite le altre immagini usate, tutte abbastanza forti e credibili pure da un punto di vista linguistico.

Cose che non mi hanno fatto impazzire: un paio di errori grammaticali nella prima strofa (what’s with tutti questi troncamenti, sboccian a gennaio è pesantissimo da sentire 😐 ), l’immagine della tata nel ritornello (si usa ancora la parola “tata” nel 2017 in un contesto diverso dal titolo di S.O.S. Missione Tata?) e in generale un repertorio di immagini e riferimenti un po’ troppo soft per i miei gusti e per il modello di riferimento, anche se capisco che l’obiettivo perseguito fosse un altro. Altra cosa è che non so se si possa definire come una canzone d’amore vera e propria, quanto una descrizione di cosa l’amore rappresenta in generale. Comunque una bella sorpresa.

ROMANZO INCOMPLETO (Amers)

Mi è piaciuta l’idea di presentare un triangolo tra un uomo e due donne, originale e fuori dai canoni del panorama musicale (o almeno, su due piedi non riesco a trovarne un altro esempio). Le strofe hanno una loro coerenza, il ritornello è giusto e in particolare mi hanno colpito le due immagini non troppo convenzionali della birra ghiacciata e del romanzo incompleto, specialmente quest’ultima proprio giusta e coerente con l’argomento trattato (parlando di una storia interrotta sul più bello dall’ingresso di quest’altro uomo). L’ultima strofa, con la rivelazione del fatto che l’interlocutrice della protagonista sia sposata (il che mi ha ricordato una delle mie canzoni italiane preferite, Raccontami di te di Masini) tramite l’immagine dell’anello al dito, è quella che personalmente mi ha colpito di più, anche per quel senso di inevitabilità e rassegnazione al destino che a mio parere chiude degnamente questo racconto.

Non mi è piaciuto invece il fatto che le strofe siano di lunghezza e metrica diversa l’una dall’altra, il che rende un po’ difficile “immaginarsi” la realizzazione di questo testo all’interno di una canzone. Per il mio gusto personale vedrei Romanzo incompleto come un pezzo midtempo à la versione italiana di Kacey Musgraves/Martina McBride, con strofe lente e scandite per poi arrivare a uno stacco deciso con il ritornello “sarai sempre…”

SCONOSCIUTI (Forrest)

La prima domanda che mi faccio è chi siano gli “sconosciuti” del titolo. In una canzone dove il titolo non è compreso nel testo della canzone mi aspetterei che comunque questo spiegasse o introducesse il tema di cui si vuole parlare, ma qua succede veramente? I due protagonisti della storia son tutto fuorché sconosciuti, si baciano, si mordono, si lasciano ma con una forte consapevolezza del loro rapporto messo in discussione (gli occhi di chi ha visto l’amore passare…decidendo di lasciarlo andare). “Sconosciuti” perché al momento i due sono talmente lontani da sembrare due sconosciuti? Già il fatto che mi devo fare questa domanda mette in luce il fatto che il titolo non ha raggiunto il suo obiettivo. Non capisco 😐

Mi piaciucchia l’attitudine della prima strofa, coerente con la personalità del pezzo – anche se mi ha convinto molto meno la struttura delle successive tre strofe, tutte di lunghezza e metrica diverse dalla prima (la più riuscita). Farei cantare Sconosciuti a un’interprete donna molto “ruspante” (tipo Ira Green di The Voice).

SALVO @JoJo