Utente
19 febbraio, 2018
Per il momento il 90% delle canzoni è tremendo, però non parliamo troppo presto perché lo scorso anno eravamo nella stessa situazione.
L'edizione migliorò grazie alle scelte interne di Cipro/Grecia/Paesi Bassi/Svizzera/Malta/Armenia/Azerbaijan, quindi direi di aspettare
Inoltre probabilmente qualche canzone crescerà sicuramente con gli ascolti da qui a maggio.
Ora devo recuperare un po' tutto, specialmente il Melodifestivalen
Ma ho già visto qualcosina di Dotter e sono così , e poi queen Anna in finale
Utente
9 settembre, 2013
🇮🇸 🇮🇸 🇮🇸 UPDATE ISLANDA 🇮🇸 🇮🇸 🇮🇸
Siamo esattamente a meno dieci giorni dalla finale del Söngvakeppnin 2020, che penso di poter dire con assoluta certezza essersi caratterizzata come la migliore nella storia quindicennale di questa selezione
In corsa rimangono cinque proposte, ma la notizia vera e propria è che in queste ultime ore sembra stare montando proprio in Islanda la vera e propria guerra santa di questa stagione di finali nazionali: l'anno scorso era successo in Romania con Bella Santiago vs. Laura Bretan (vinse poi Ester Peony in circostanze particolari e mai del tutto chiarite), quest'anno sta accadendo proprio qua con lo scontro fra Iva con Oculis Videre e Daði Freyr & Gagnamagnið con Think About Things.
La prima è emersa fin da subito come la favorita degli eurofan per una serie di concause ed ha generato un entusiasmo al limite dell'immotivato (nel senso che c'è chi l'ha definita la nuova Enya e chi si è spinto a dichiarare che il pezzo potrebbe vincere l'Eurovision ad occhi chiusi; nel sondaggio di Wiwibloggs ha vinto la palma di preferita degli utenti con il 58% delle preferenze); il secondo, già conosciuto nella bolla eurovisiva per il secondo posto raccolto dietro Svala nel 2017 con Is This Love?, è partito molto in sordina ma sta diventando virale proprio in queste ore grazie all'endorsement di diverse personalità mainstream dello spettacolo (Rylan Clark-Neal, India Willoughby, RUSSELL CROWE).
Se poi l'interesse attorno alla proposta di Iva si era raffreddato dopo l'annuncio di RÚV riguardo all'intenzione dell'interprete e del suo team di portare il brano tradotto in inglese nella serata finale, è notizia proprio di queste ore che le voci incontrollate in merito a un suo ravvedimento erano veritiere e che Iva canterà effettivamente in islandese durante la sua esibizione di sabato 29. Rimarrà in islandese anche il brano dei DIMMA (ma non esisteva una versione alternativa) mentre porteranno la versione tradotta appunto Daði Freyr, il duetto delle due hostess Ísold & Helga e la ripescata dalla giuria Nína Dagbjört.
E voi, da che parte vi schierate nello scontro del decennio? E chi credete rappresenterà l'Islanda a Rotterdam?
La line-up completa della finale:
1. Ísold & Helga, Meet Me Halfway
Musica: Birgir Steinn Stefánsson, Ragnar Már Jónsson
Testo: Birgir Steinn Stefánsson, Ragnar Már Jónsson, Stefán Hilmarsson
2. Daði Freyr & Gagnamagnið, Think About Things
Musica e testo: Daði Freyr Pétursson
3. Nína Dagbjört, Echo
Musica: Þórhallur Halldórsson, Sanna Martinez
Testo: Þórhallur Halldórsson, Christoph Baer, Donal Ryan, Sanna Martinez
4. Íva, Oculis Videre (Vedere con gli occhi)
Musica e testo: Íva Marín Adrichem, Richard Cameron
5. DIMMA, Almyrkvi (Eclissi totale)
Musica: DIMMA (Stefán Jakobsson, Ingó Geirdal, Silli Geirdal, Egill Örn Rafnsson)
Testo: Ingó Geirdal
Utente
9 settembre, 2013
Sabato interlocutorio con sole due scelte e altri due show eliminatori (il Portogallo ancora in corso mentre scrivo). Prima del vero e proprio Super Saturday di sabato prossimo avremo la Polonia domani, le presentazioni di Germania e UK giovedì e la Bielorussia venerdì
Dopo il ritiro forzato del 2019, l'Ucraina è tornata in gara con la stessa formula dell'anno scorso ovvero la finale nazionale Yevrobachennia, Natsionalny Vidbir organizzata non già dall'affiliato EBU UA:PBC ma dal broadcaster commerciale STB.
Due concessioni rispetto alla scorsa edizione: sostituzione in giuria di Jamala con Tina Karol (rappresentante ucraina nel 2006) e del produttore Yevhen Filatov con l'altro produttore Vitaliy Drozdov, nonché divieto TASSATIVO di prendere parte alla competizione a tutti gli artisti che si fossero mai recati in Russia.
La gara si disputava sulla distanza delle tre puntate: due semifinali che hanno ridotto i 16 aspiranti a 6 e una finalissima. A scegliere il vincitore una combinazione 50/50 di giuria (AKA i summenzionati Tina Karol e Vitaliy Drozdov assieme ad Andriy Danilko, ovvero l'uomo dietro il personaggio di Verka Serduchka) e televoto.
La finale doveva tecnicamente configurarsi fra Maryna Krut' in arte Krut' e il duo Tvorchi, ma alla fine è successo tutt'altro: primo posto di giurie e televoto per il gruppo Go_A e vittoria piena per loro (prima volta nella storia del Vidbir che il vincitore mette d'accordo entrambe le componenti). Al secondo posto si piazza Andrei Hayat in arte KHAYAT con Call For Love, mentre al terzo si classifica appunto Krut' con il brano 99.
A rappresentare l'Ucraina a Rotterdam saranno quindi i Go_A, gruppo originario di Kiev e composto dalla cantante Kateryna Pavlenko, dal polistrumentista Taras Shevchenko, dal corista Igor Didenchuk e dal chitarrista Ivan Grigoryak. La canzone si intitola Solovey (Usignolo) ed è scritta e composta da Pavlenko e Shevchenko.
In programma per stasera era anche la finale di EMA 2020, in diretta dallo Studio 1 di RTV Slovenija a Lubiana. In gara erano 12 brani, due dei quali uscivano dal concorso per artisti emergenti EMA FREŠ che non è riuscito a smuovere particolarmente i cuori degli eurofan (ma lo stesso si poteva dire degli altri dieci). In tutto questo il vero e unico mattatore della serata è stato il presentatore Klemen Slakonja, che prima ha finto di farsi male mentre suonava Arcade per poi rientrare sul palco con diversi tipi di infortuni, poi si è esibito in un PAZZESCO medley pre-registrato in stile Tale e quale show di tutte le canzoni rappresentanti della Slovenia nella storia dell'Eurovision.
Lamp falls on the piano Klemen Slakonja bleeds Slovenia Eurovision 2020 EMA National Final Injury blood host falling on live tv technical problems stopping the broadcast pic.twitter.com/R5FcNXW31v
— 🎥 Eurovision Videos (@ESCvid) February 22, 2020
https://twitter.com/BigBettyBeyond/status/1231342608351399936
Alla fine ha vinto Ana Soklič, di cui non si sa ne età, né luogo di nascita, né alcun interessante dettaglio della sua biografia tranne che ha partecipato alla prima e unica edizione di X Faktor Slovenija (2012) classificandosi quinta. La canzone si chiama Voda (Acqua), è scritta da Ana stessa assieme a Bojan Simončič e Žiga Pirnat e non è un pezzo etnico con percussioni come quello bulgaro del 2007, ma una ballatona strappacuore in lingua. In superfinale Ana ha battuto la favorita della vigilia, Lina Kuduzović (già terza allo Junior Eurovision Song Contest 2014) con Man Like U, per 5 035 voti a 4 369.
Utente
9 settembre, 2013
Non ho mai parlato della Polonia perché non hanno fatto niente per far sì che si parlasse di loro: all'ultimo hanno organizzato una finale nazionale tramite il loro talent show Szansa na Sukces, con 21 aspiranti che sono stati ridotti a 3 in un giro di semifinali dove cantavano solo cover (rispettivamente a tema ABBA, Eurovision e Beatles )
In finale i tre superstiti hanno presentato l'ennesima cover (stavolta di canzoni vincitrici dell'Eurovision) e un inedito. La cosa più interessante è che c'era in gara anche Albert Černý, AKA il frontman dei Lake Malawi (rappresentanti della Repubblica Ceca all'Eurovision 2019), con un brano scritto assieme a JOWST (rappresentante norvegese nel 2017), Cesár Sampson (3° per l'Austria all'Eurovision 2018) e Lasse Piirainen dei Norma John (rappresentanti finlandesi nel 2017). Se siete curiosi no, non ha vinto, si è fermato al secondo posto sia per la giuria sia per il voto del pubblico via SMS.
A rappresentare la Polonia all'Eurovision sarà Alicja Szemplińska, 17enne di Ciechanów, fresca vincitrice della decima edizione di The Voice of Poland. La canzone si intitola Empires ed è una ballad vecchia e stantia scritta da Patryk Kumór, Dominic Buczkowski-Wojtaszek, Laurell Barker e Frazer Mac.
Se riconoscete i nomi non c'è nulla di strano: Kumór ha scritto Anyone I Want To Be e Superhero, le canzoni con cui la Polonia ha vinto le ultime due edizioni del Junior Eurovision. Buczkowski-Wojtaszek ha fatto lo stesso ma solo per Superhero, mentre Laurell Barker ha scritto tanto per il Melodifestivalen e per l'Eurovision in questi ultimi due/tre anni (soprattutto She Got Me di Luca Hänni, quarta classificata all'ESC 2019 per la Svizzera)
Utente
2 maggio, 2016
un po' sorpreso che Go_a mi piacciano tanto visto che non ho mai digerito del tutto le Tullia l'anno scorso ma per ora rientra tra il meglio dell'anno per quanto non sia stato un Vidbir forte come i precedenti
le altre due non le ho seguite ma ho recuperato solo i risultati e Klemens che è fantastico ho recuperato pure il suo video dove fa Melania
in Polonia avevo sentito le altre due e devo dire che avrei preferito i Lake Malawi Empire tra tutte quelle di questo genere presentate quest'anno è quella che mi piace meno. una piccola delusione visto che le due vincitrici del jesc sono molto meglio. Apprezzo molto di più Voda per quanto debba risentirla meglio
Utente
8 febbraio, 2020
Eccomi qui, non vedevo l'ora di commentare questa apertura della stagione eurovisiva!
Sono soltanto le prime 14 canzoni ma, stando a ciò di cui disponiamo, sembra delinearsi un'edizione piuttosto interlocutoria e impersonale: perfino un Portogallo 2018, ingiustamente bistrattato e rilegato ad ultima ruota del carro, quest'anno avrebbe avuto delle buone credenziali. Auspico che Azerbaigian, Bulgaria e Grecia sgancino delle bombette, perché ad oggi la situazione mi perplime.
Promuovo a pieni voti soltanto la Lituania, che propone non solo il brano più incisivo della propria storia eurovisiva, ma anche all'interno del genere indie. Quelle sonorità ipnotiche appoggiate su una voce autorevole della scuola depechemodiana, creano una commistione uditiva gradevole. Tutto sommato salvo anche il Belgio: sì, ci si aspettava di più dopo l'ottima Romantic e considerato anche il background di Alex Callier, nonché le hit che ha saputo collezionare in decenni diversi di vita della band, ma in tempi di magra come questi non posso non abbracciare una canzone come Release me, forse troppo trip hop per l'Eurovision e, in particolare, per la semifinale in cui è stata collocata, ma a me basta che facciano un figurone e, ovviamente, faranno parte della mia playlist indipendentemente dall'accoglienza che riceveranno.
L'Albania solitamente non intercetta i miei gusti (con sporadiche eccezioni, vedi Jonida), quest'anno torna sulla ballatona senza guizzi che si risolve in un vuoto esercizio di stile. La canzone non possiede nulla e quell'assolo di violino non basta a renderla memorabile, avrei preferito di gran lunga Era Rusi al suo posto.
La Repubblica Ceca continua a deludermi con queste canzonette, questa sorta di Sean Paul low cost probabilmente ravviverà Rotterdam inserita tra una nenia e l'altra, non metto in dubbio che ci sia bisogno di canzoni come questa in una lineup così cospicua, ma il mio sogno proibito consiste nel vedere Barbora Mochowa su quel palco prima o poi ed entrambe le volte aveva una canzone sufficientemente on point.
Ho recuperato anche The Next Star for Eurovision e francamente avrei evitato l'avanzamento di Eden Alene (brava, ma ennesimo vocione tanto esteso quanto già ascoltato), a scatola chiusa avrei puntato su una cantante dai colori più opachi e accattivanti, come Ella Lee Lahav. Spero che la canzone non sia in linea con le aspettative a questo punto, che per Israele partono piuttosto tiepide.
Non male Montaigne per l'Australia, la canzone è oppressiva al punto giusto grazie anche all'apporto certosino delle coriste, e la messa in scena, se rivista come penso accadrà, può rivelarsi meno casuale e più performante per la canzone stessa, che necessita come l'aria di uno staging caratterizzato da un concept più emblematico. La canzone, ripeto, non mi fa strappare i capelli, seppur c'è qualcosa da smussare, ma non è nemmeno malvagia. Per mio gusto l'irriverente vena punk di Jaguar Jonze avrebbe avuto qualcosa in più da dire. Considerando però la minaccia del ritorno di Dami Im, so già che rimpiangerò Montaigne l'anno prossimo, quindi posso provare a entrarci in empatia fin quando non è troppo tardi.
Stendo un velo pietoso su Norvegia, Slovenia e Polonia (e il guaio è che, a differenza dell'Albania, non riesco nemmeno a pescare qualcosa di meglio dai rispettivi cucuzzari). Parabola più che discendente per le ultime due, considerando le perle che ci avevano propinato nel 2019, quanto alla Norvegia, che ha realizzato le cose formalmente in grande per poi non avere di fatto nulla a livello di sostanza, non posso che constatare quanto abbia investito energie considerevoli in risorse di fatto stantie e inefficaci. Attention puzza tanto di Danimarca 2017 e suppongo che anche il percorso sarà analogo.
L'Ucraina, complessivamente, si è ritrovata il podio più avvincente tra tutte le selezioni finora portate a compimento, per quanto avrei promosso Katya Chilly in finale al posto di qualche evitabile filler. Della band vincitrice non mi lamento, la quota etnica mi sembra ben impiantata, rivedrei giusto alcuni passaggi a livello di pulizia vocale nelle note più acute della canzone, che le giurie potrebbero non perdonarle, ma la canzone c'è e meno male aggiungerei, è per proposte peculiari come questa che l'ESC ha ragione di esistere e di allargare i propri confini.
La Lettonia vedo che è già ultima per i bookmakers e la cosa non mi sorprende, ogni anno porta una canzone fatta e finita con i controfiocchi e puntualmente non viene capita: ancora non mi capacito di come i Triana Park e Laura Rizzotto siano state prese a torte in faccia; posso capire, al limite, l'esclusione dei Carousel, che hanno osato portare una smoky song di ostica assimilazione, ma questo paese grida ancora vendetta per le ingiuste stroncature collezionate nel corso degli anni. La firma di Aminata, la forte stage presence di Samanta Tina, un testo messo al servizio dell'empowerment femminile, una struttura musicale dinamica che culmina in un tripudio dupstep, sono ingredienti che, ben mescolati tra loro, sulla carta dovrebbero portare solo ad un consenso, non dico unanime, ma comunque considerevole. Eppure, per l'ennesima volta, vedere una donna confident, sicura di sé, dotata di un'autorevolezza di notevole caratura e padrona dei propri mezzi, produce solo scetticismo. Non mi capacito di come mezzo web stia schernendo la canzone per quel "I'm a composer", mettendo in secondo piano il valore compositivo della canzone e l'estro scenico con cui è stata confezionata.
Sono curioso di ascoltare il revamp dell'Armenia, la canzone è squisitamente urban con reminiscenze puttanpop, e si candida ad essere tra le mie guilty pleasure dell'edizione.
Tra le selezioni ancora in sospeso, rispondendo alla domanda di ge_aldrig_upp, tendenzialmente sono dalla parte di Daði Freyr & Gagnamagnið per l'Islanda, però con riserva, nel senso che ritenevo la canzone presentata tre anni fa più iconica di questa. Potrebbe a lungo andare rivelarsi una joke entry o, nella migliore delle ipotesi, occupare la quota "simpatia" come naturali eredi dei Lake Malawi. Fatto sta che preferirei che si riaffacciassero l'anno prossimo con una canzone più valida. L'avversaria, paradossalmente, è in continuità con gli Hatari: in un senso completamente diverso, la ritengo disturbante e può diventare insidiosa conoscendo l'ambiente eurovisivo, però al di là di qualche suggestione creata dal solo instrumental, la canzone non riesco a farmela piacere. In sintesi: se questa è la lotta del secolo delle selezioni nazionali della stagione eurovisiva 2020, è evidente che il livello medio di quest'edizione non sia poi così esaltante.
E lo dico a ragion veduta, perché ho seguito anche la prima semifinale del Portogallo e le due dell'Estonia e non c'è nulla di promettente all'orizzonte. Strano per il primo, perché, da quanto è tornato in gara nel 2017, non mi ha mai deluso ma ci vorrà più di una rivisitazione portoghese di Edith Piaf per fare la differenza a Rotterdam. Per quanto riguarda il paese baltico è praticamente certa la qualificazione di Jaagup Tuisk, che ha voluto ispirarsi alla formula vincente di Duncan Laurence giocando col pathos emotivo, dosando però male tutti gli ingredienti e creando un mappazzone di scarsa entità. Io, con la premessa che comunque non ci sono canzoni forti o presunte tali, punterei piuttosto su una tra SHIRA e Anett x Fredi, più per le studio version delle rispettive canzoni, a dire il vero, che per le performance sul palco dell'Eesti Laul.
Avete ascoltato le cinque canzoni con cui Roxen si gioca il già suo posto per la Romania? Gli eurofan sono pazzi per la latineggiante Cherry red e temo che l'epilogo sarà proprio questo. Ma diciamocelo, non abbiamo affatto bisogno di questa canzone, e Alcohol you sarebbe la scelta più ragionevole del lotto, se non altro veicolerebbe un qualcosa di distintivo, e non l'ennesima copia di mille riassunti.
Edit: mi sono appena accorto di aver tralasciato le due big 5 annunciate. Questo elemento è più che esplicativo dell'opinione che ho di loro.
Utente
9 settembre, 2013
Il Regno Unito era partito ancora nel 2019 con grandi proclami trionfalistici: non più finale nazionale ma una democraticissima selezione interna foraggiata dalla major BMG. Poi non si è saputo letteralmente più nulla fino a ieri, quando il brano è stato annunciato da Greg James al Breakfast Show di BBC Radio 1.
A rappresentare l'Union Jack a Rotterdam sarà James Newman, 34 anni, di Settle (North Yorkshire); il brano si intitola My Last Breath ed è scritto da James stesso assieme a Iain James Farquharson, Ed Drewett e Adam Argyle.
James è fratello maggiore del più noto John, celebre per brani come Love Me Again (2013), hit in mezza Europa (Italia compresa) inserita anche nella colonna sonora di FIFA 14. Farquharson ha già preso parte all'Eurovision, vincendolo, nel 2011 per l'Azerbaijan come co-autore di Running Scared di Ell & Nikki; è tornato poi alla ribalta nel 2013 firmando Love Kills per il belga Roberto Bellarosa, poi dodicesimo. Drewett ha scritto per artisti del calibro di Little Mix, Jonas Blue, The Wanted, Olly Murs, Craig David e One Direction.
A stretto giro segue la Germania, che presenterà in serata ma ha già subito il proverbiale leak nel primo pomeriggio di oggi. Anche per loro niente più finale nazionale, ma selezione interna con scelta demandata a un comitato interno ad ARD.
Il brano proposto si intitola Violent Thing ed è cantato da Benjamin "Ben" Dolič, 22enne sloveno di Lubiana, già secondo classificato nell'ottava edizione di The Voice of Germany. Si tratta di un featuring con tale B-OK, che non è altri che Borislav Milanov - compositore e produttore bulgaro legato alla casa di produzione Symphonix Records, una delle forze più dominanti nell'Eurovision degli anni dieci, con all'attivo un secondo posto (Bulgaria 2017), un terzo (Austria 2018) e un quarto (Bulgaria 2016).
La canzone è scritta appunto da Milanov assieme a Peter St. James, Jimmy Thorén, Dag Lundberg e Martin Connor. Lundberg ha un background eurovisivo all'interno di Symphonix, nel senso che ha figurato assieme a Milanov fra gli autori di Bones (Equinox, Bulgaria 2018).
Utente
2 maggio, 2016
Ero prontissimo ad allungare la mia classifica verso il basso e invece mi ritrovo sorpreso. non considerando Diodato e l'olanda per ovvi motivi sono le migliori delle big 5. Certo è più per demerito altrui ma
la sorpresa più grande è il Regno Unito. Non è un capolavoro, non stravolgerà alcuna classifica e non riporterà gli inglesi agli antichi fasti ma è rispettabile, decente, ascoltabile e non era per niente scontato. Forse la migliore proposta inglese degli ultimi tempi dopo Molly e Lucie? Li posso vedere anche scampare il fondo classifica
la Germania per ora mi piace nonostante tra tutti i prodotti Simphonix forse è il più debole, vediamo se crescerà. In questo momento tra i big 5 la darei come quella che ha più possibilità di un buon risultato almeno in base al genere visto che per la maggior parte vediamo le conseguenze della vittoria di Duncan e dell'exploit di Tamara.
neanche due settimane e ancora in attesa di un vincitore...
Utente
19 febbraio, 2018
Oggi ho ascoltato per bene tutte le canzoni scelte e, come dico puntualmente ogni anno , mi sembra un'edizione deboluccia.
Obsessed dalla proposta Ucraina. Mixa una proposta più tradizionale (mi ha ricordato quelle queens delle Tulia) con una produzione super moderna.
Che MESS gli Hooverphonic. Ho divorato Romantic durante l'estate di 2 anni fa, e ora si presentano con sta roba? Non è brutta, ma mi hanno proprio deluso.
Non capisco l'hype spropositato per la Lituania, ma ok, è carina lo stesso, in finale quest'anno ci arrivano. Ma insomma, anche meno stracciarsi le vesti per così poco.
Lettonia e Armenia pzzsk. Serving puttanpop realness. All'inizio le trovavo tremende entrambe, o forse anche ora, però crescono un botto con gli ascolti.
Ok anche Norvegia e Albania. Due ballad "standard" ma ci stanno. Nessun guizzo particolare, ma si fanno ascoltare con piacere.
Sull'Australia ho emozioni contrastanti, canzone un po' basic, ma lei ha una voce interessante. Lo staging avrà un ruolo fondamentale
Slovenia, Polonia, Regno Unito inutili.
Germania e Repubblica Ceca hanno del potenziale, ma a me non convincono pienamente
Gli Spagnoli mi fanno tenerezza. Quest'anno ci credono tanto, ma la canzone è proprio innocua. Una proposta proprio trasparente.
Il premio per la più cheap va per direttissima alla Francia. Ma che èèèè
Passare da Amir, Alma, Madame Monsieur (e mettiamoci pure Bilal dai) a questo...
Comunque io senza parole per gli eurofan che ci piazzano quasi sempre in bottom 5 nelle loro classifiche, perché al momento Fai Rumore in mezzo a 'sta roba fa un figurone esagerato. E non lo dico solo perché sono Italiano, ma ora come ora abbiamo la canzone migliore.
Comunque nessuna mi ha dato il winner-feeling.
@BlueBlau pazzesca la tua icon , io spero proprio in quella regina di Dotter
Utente
9 settembre, 2013
La selezione bielorussa Nationalnyi Otbor, già sul ciglio dell'orlo della cancellazione da qualche anno, è stata alla fine confermata anche per questo 2020. Le modalità d'ingaggio erano le solite, ma con qualche differenza sostanziale:
- le iconiche audizioni online non più aperte a tutto il mondo ma ai soli cittadini bielorussi
- 12 acts (invece di 10 ammessi) alla finalissima trasmessa in TV
- l'orrendo meccanismo di voto con i giurati che si esprimevano in stile Zecchino d'Oro è stato sostituito da un più democratico split 50/50 fra giuria e televoto
La finalissima si è tenuta stasera presso lo studio televisivo "600 Metrov" a Minsk, con Evgeny Perlin e Helena Meraai (5° classificata allo Junior Eurovision 2017) alla conduzione. In giuria comparivano svariate stelle comete del panorama musicale bielorusso (Koldun, Zena), alcuni HoD di varie nazioni (Stig Karlsen, Tali Eshkoli, Joana Levieva-Sawyer) ma soprattutto, atteso quanto una cartella esattoriale di Equitalia, William Lee Adams di Wiwibloggs.
I giurati hanno lanciato al primo posto Fire di tale Yan Yarosh (una sorta di Arcade in salsa bielorussa), relegando alle piazze d'onore il progetto VAL con Da vidna (una versione sfigata del pezzo lituano di quest'anno) e Anastasiya Malashkevich con Invisible (una cosa estremamente brutta e vecchia, che però aveva come punto d'interesse la presenza di Ylva e Linda Persson come coriste).
Il televoto ha ribaltato la situazione, regalando il primo posto al gruppo CHAKRAS con La-ley-la (un gorgheggio lungo tre minuti), mentre i VAL si piazzavano al secondo posto e KeySi con Chili Pepper al terzo. Dalla somma delle due classifiche emergeva la vittoria dei VAL con 20 punti, seguiti da Yan Yarosh e dalle CHAKRAS a 18.
Rappresenterà quindi la Bielorussia a Rotterdam il gruppo VAL (Uladzislaŭ Paškievič, Valeryja Hrybusava) con il brano Da vidna (Fino all'alba), scritto e composto da loro stessi assieme a Mikita Najdzionaŭ. Si tratta della prima proposta in lingua bielorussia dal 2017, quando i Naviband portarono l'iconica Historyja majho žyccia (Storia della mia vita) classificandosi diciassettesimi a Kiev.
Qui l'esibizione live:
Utente
9 settembre, 2013
Krishoes ha detto
ge_aldrig_upp ha detto
VAL con Da vidna (una versione sfigata del pezzo lituano di quest'anno)
Se non si ha niente da dire, meglio non dire niente?
Però è un po' vero che gareggiano nello stesso "ambito", se così vogliamo chiamare questo tipo di pop un po' alternativo ma radio-friendly. Fra le 19 proposte selezionate finora io mi sento di "incasellarle" nello stesso gruppo, e sarebbe così anche se ad esempio ce la facesse Think About Things in Islanda stasera (per quanto sia molto diversa per tipo di formazione e mood)
On Fire è un po' più votata verso l'elettronica, questa più sulla dance-finto-tropical, ma alla fine non sono sicuramente l'unico ad aver paragonato le due - tanto più che sono pure nella stessa semifinale e si toglieranno sicuro voti a vicenda (anzi, come è più probabile, la prima fagociterà la seconda)
Utente
2 maggio, 2016
è la scelta migliore che avevano come selezione buona, soprattutto quest'anno abbiamo visto e vedremo di peggio ma nessuna mi pareva fosse veramente in grado di passare la semifinale. Le scelte migliori erano proprio Val e Chakras e tra le due ha vinto proprio quella che ha più possibilità di raccogliere qualcosa visto che difficilmente avrei visto le giurie puntare su la-ley-la.
Devo ancora inquadrarla ben benino ma non mi dispiace e poi abbiamo un'inaspettata proposta in lingua, che è sempre un bene
Utente
9 settembre, 2013
Anche questo Super Saturday è andato! Quattro nazioni (Estonia, Moldavia, Croazia, Islanda) hanno scelto il loro rappresentante mentre tre (Portogallo, Serbia, Svezia) hanno tenuto una puntata eliminatoria, per un totale di sei ore e mezza di spettacolo dal kick-off estone ai risultati portoghesi
Con le quattro scelte di ieri sera arriviamo al giro di boa dell'edizione: finora hanno scelto 21 nazioni su 41, ma già altre tre ci aspettano entro stasera (Romania, Serbia, presentazione Grecia)
Ha scelto innanzitutto l'Estonia, giunta al suo climax con 12 finaliste uscite dopo due serate eliminatorie da una rosa di 24. La puntata finale della dodicesima edizione di Eesti Laul si è tenuta a Tallinn, come sempre nella familiare cornice della Saku Suurhall di Tallinn (già sede dell'Eurovision 2002), con Karl-Erik Taukar e Tõnis Niinemets alla conduzione. Il format era lo stesso a cui siamo stati abituati in questi ultimi anni: primo turno con split 50/50 fra una giuria internazionale di nove elementi e il televoto, poi superfinale a 3 giudicata al 100% dal pubblico estone.
Sulla carta il leitmotiv di questa selezione doveva essere lo scontro finale fra Jaagup Tuisk, 18enne cantautore al debutto nel mondo della musica, ed Uku Suviste, veterano dell’Eesti Laul e della musica estone. Fra i due, come già accaduto l’anno scorso con Stefan Airapetjan, si è inserita la proposta di Anett Kulbin e Frederik Küüts (Anett x Fredi), che con Write About Me hanno stravinto a sorpresa il voto della giuria. Al round finale hanno dunque avuto accesso queste tre proposte, lasciando Egert Milder e la sua Georgia (On My Mind) – dedicata ai trascorsi del cantante in Erasmus a Tbilisi – al quarto posto del classificone.
La superfinale ha sovvertito i pronostici della vigilia, premiando Uku Suviste per un distacco che dalle indiscrezioni dovrebbe assumere le dimensioni del plebiscito (si parla di oltre 33 000 voti raccolti, contro gli 8k di Jaagup e i 7k di Anett x Fredi). Se queste cifre fossero confermate si tratterebbe però del numero più basso di voti raccolti da quando è stata adottata questa formula (il 2015).
Vince dunque Uku Suviste, 37enne di Võru, con il brano What Love Is scritto e composto da lui stesso assieme a Sharon Vaughn, prodotto da Dimitris Kontopoulos e indirettamente finanziato da Philipp Kirkorov. Uku conquista il titolo dell’Eesti Laul alla terza partecipazione: nel 2017 si era fermato in semifinale, mentre l’anno scorso fu secondo con Pretty Little Liar (sempre prodotta dal dream team Kirkorov/Kontopoulos). La partnership con Kirkorov nasce dalla sua partecipazione a The Voice Russia, avvenuta nel 2018 e conclusasi con la sua eliminazione in semifinale.
I moldavi avevano deciso di bypassare la loro storica finale nazionale O melodie pentru Europa, che anno dopo anno stava registrando nuovi record negativi di interesse – ma a metà dell’opera hanno cambiato idea e l’hanno semplicemente riproposta ingrandita e con un nuovo nome (Finala națională 2020). In gara c’erano ben 20 cantanti, dalle super celebs a gente che aveva registrato il brano nella propria cameretta (non scherzo). Lo spettacolo è andato in onda dai TRM Studios di Chișinău ed è durato oltre tre ore.
Non c’è stata nessuna sorpresa rispetto alle previsioni dalla vigilia: a vincere è stata Natalia Gordienco (già rappresentante moldava nel 2006), che come Uku Suviste in Estonia era chiaramente spinta dal Dream Team di Kirkorov. Gordienco ha vinto sia il voto delle giurie (64 punti su un massimo di 84) sia il televoto, dove ha prevalso con un totale di 3 022 voti raccolti. Al secondo posto troviamo un’altra vecchia conoscenza ovvero Pasha Parfeny (11° all’Eurovision 2012 sempre per la Moldavia), mentre al terzo si classifica Maxim Zavidia che aggiunge una medaglia di bronzo all’argento del 2019 e al quinto posto del 2016.
Parfeny è secondo al televoto con 1 617 preferenze, Catarina Sandu terza con 824 e Zavidia quarto con 650: in linea di massima, il trend è positivo rispetto agli anni passati, dove si poteva andare sul podio con meno di 300 preferenze. In gara c’era anche Geta Burlacu – già rappresentante moldava nel 2008 – che però si è ritirata per motivi personali prima della finale. La cosa divertente è che ha comunque raccolto sette voti
Rappresenterà dunque la Moldavia a Rotterdam Natalia Gordienco, 32enne cantante pop di Chișinău, con il brano Prison scritto e composto da Philipp Kirkorov, Dimitris Kontopoulos e Sharon Vaughn. Come già detto, Gordienco torna all’Eurovision dopo ben 14 anni: aveva già partecipato assieme ad Arsenium degli O-Zone e al rapper Connect-R nel 2006, classificandosi al ventesimo posto in finale con il brano Loca (Pazza).
La Croazia ha riproposto anche quest’anno il DORA, storica finale nazionale che viveva quest’anno la sua ventunesima edizione. La location era la stessa del 2019 (il palazzetto dello sport Marino Cvetković di Opatija) e pure il meccanismo (split 50/50 fra giurie locali e televoto) e il numero di brani in gara (16). Era stata annunciata Netta Barzilai come ospite a sorpresa, ma ha preferito rimanere a casa per colpa del coronavirus.
Non c’è granchè da dire sui brani perché anche quest’anno hanno scelto di rivelarli soltanto durante la finale, limitando l’hype al rilascio di inutili snippet da 30 secondi usciti giovedì sera a caso su un canale Facebook.
A vincere è stato Damir Kedžo, 32enne cantante di Omišalj (Castelmuschio) super conosciuto in tutti i Balcani, con la ballata Divlji vjetre (Vento selvaggio) scritta e composta da Ante Pecotić. La vittoria di Kedžo è maturata tramite un secondo posto con le giurie e una vittoria al televoto; Mia Negovetić, prima per i giurati e seconda per il popolo croato, ha dovuto accontentarsi della piazza d’onore in quanto da regolamento i pareggi venivano sciolti in favore del miglior piazzato al televoto. Al terzo posto si è piazzata Indira Levak, ex voce solista dei Colonia anch’essi in gara (ottavi).
Arriviamo all’Islanda, che ha portato a casa un’altra edizione stupenda del Söngvakeppnin malgrado il proverbiale disfattismo dei fan di tutta Europa. La finale si è tenuta ieri sera, come da molti anni a questa parte presso il palazzetto dello sport Laugardalshöll a Reykjavik, con alla conduzione il confermatissimo trio del 2019 composto da Fannar Sveinsson, Benedikt Valsson e Björg Magnúsdóttir.
La formula era la stessa degli ultimi anni: primo turno con le cinque canzoni superstiti giudicate da una giuria internazionale di 10 membri e dal televoto, superfinale a 2 con le due più votate alla mercede del solo televoto (però con somma dei voti fra prima e seconda sessione). Come avevo già teasato due settimane fa, tutto sembrava apparecchiato per uno scontro a due tra la favorita degli eurofan (Iva) e quella del volgo (Daði Freyr og Gagnamagnið), anche se col passare dei giorni questi ultimi avevano recuperato terreno grazie all’endorsement di svariate personalità mainstream dello spettacolo (i maligni dicono foraggiate da Netflix, che ha firmato un contratto di finanziamento della partecipazione islandese per l'edizione in corso). Tutto questo non è stato possibile perché Iva ha salutato la competizione già al primo turno, superata dalla metal band DIMMA che settimana dopo settimana è cresciuta tantissimo e ha del tutto meritato l’approdo in superfinale. Assieme ad Iva si sono accomodate ai tavolini le ex hostess di Icelandair Ísold & Helga e la supermodella Nína Dagbjört, la cui cagnetta Birta è stata una delle star assolute della serata.
IT'S TIME. RETRIEVE THE EMERGENCY CANINE. #12Stig #songvakeppnin pic.twitter.com/N36zFqLnbM
— Pif Paf Blog (@ESCPifPaf) February 29, 2020
Lo scontro finale è stato ritardato di parecchio a causa di un problema con la backing track di Think About Things, che ha costretto Daði e i suoi a ripetere l’esibizione. Nel frattempo si sono esibiti anche gli HATARI, con un medley di Klefi (Cella) feat. Bashar Murad e dell’iconicissima vincitrice dell’edizione passata Hatrið mun sigra (L’odio prevarrà). A seguire abbiamo avuto i KEiiNO, sesti all’ultimo Eurovision per la Norvegia, che hanno presentato invece la loro Spirit In The Sky e un nuovo singolo inutile. Finalmente alle 23:30 sono state aperte le buste: i pronostici della vigilia sono stati rispettati, con la vittoria di Daði Freyr og Gagnamagnið sui DIMMA per un margine ancora da svelare.
Daði Freyr Pétursson ha 27 anni, è un cantante/cantautore/musicista polistrumentista e vive a Berlino. Il suo gruppo Gagnamagnið (“Soglia dati”) è formato dalla di lui moglie Árný Fjóla Ásmundsdóttir, la di lui sorella Sigrún Birna Pétursdóttir, l’attrice Hulda Kristín Kolbrúnardóttir, lo studente di antropologia Jóhann Sigurður Jóhannsson e l’insegnante di islandese Stefán Hannesson. Sempre in questa formazione (ma con il gruppo non accreditato) Daði si era rivelato a tutta l’Islanda nel 2017, quando con il brano Is This Love?/Hvað með það? si era classificato secondo al Söngvakeppnin da semisconosciuto mettendo paura all’eventuale vincitrice Svala.
La canzone si intitola Think About Things, è dedicata ad Áróra Björg (la figlia appena nata di Daði e Árný) ed è scritta e composta da Daði stesso.
Utente
9 settembre, 2013
VARIE ED EVENTUALI/8
🇵🇹 Portogallo
É cominciata da due settimane ormai l'edizione 2020 del Festival da Canção, che sembra essersi caratterizzata per una moria generale dei principali favoriti.
Nella prima semifinale (andata in onda il 22 febbraio) la scure è caduta sui Blasted Mechanism, sostenutissimi dalla "bolla", ad onor del vero però estremamente deludenti nella prima - e a questo punto unica - performance della loro Rebellion. Ce l'ha fatta ma senza convincere l'altra grande favorita Bárbara Tinoco con Passe-partout, meglio Elisa Silva con la ballatona Medo de sentir (Paura di sentire) che ha strappato un lungo giro di applausi. Ce l'hanno fatta anche Throes + The Shine con Movimento e Filipe Sambado con Gerbera amarela do Sul (Gerbera gialla del sud) eseguita in full drag queen regalia.
Nella seconda semifinale (29 febbraio) è invece stato fatto fuori il gruppo Dubio feat. +351, che sembrava aver raccolto un minimo di consensi all'interno di una puntata dal livello decisamente più basso rispetto alla prima. Accedono alla finale Kady con Diz só (Dì solo), Elisa Rodrigues con Não voltes mais (Non tornare mai più), Tomás Luzia con Mais real que o amor (Più vero dell'amore) e Jimmy P con Abensonhado (Benedetto)
🇷🇸 Serbia
Tra ieri e l'altro ieri si sono svolte anche le due semifinali del Beovizija, che stasera presenta la sua finale con i 12 acts rimasti in gara.
Le favorite della vigilia sono tutto sommato due: Oči meduze (Gli occhi di Medusa) di Andrija Jo, apparso molto in difficoltà nella sua semifinale, e Hasta la vista del trio femminile Hurricane nel quale milita anche Sanja Vučić, già rappresentante serba nel 2016. Possibili outsider potrebbero essere Kolači (Biscotti) di Marko Marković - un chiaro tributo alla tradizione del turbofolk balcanico à la Goran Bregović - e Bomba (La bomba) della leggenda della musica serba Neda Ukraden.
Utente
2 maggio, 2016
quando il tuo preferito non vince neanche quando è il favorito grazie Estonia
Eesti Laul non proprio avvincente ma qualcosina di carino c'era: Rasmus, Traffic, Georgia, Anett e Ferdi e naturalmente il mio preferito Jaagup che se scelto finiva dritto tra le mie preferite. invece Uku si va ad aggiungere al grande numero di delusioni. preferivo di gran lunga la sua lo scorso anno
per la Moldavia non è una sorpresa, me l'aspettavo anche se volevo Moldovita. va ad aggiungersi al mucchio...
Croazia pure va in quella direzione ma l'apprezzo di più delle altreper il mio debole per il genere. ho recuperato qualcosa visto che non sono riuscito a seguire e mi sembra la scelta migliore.
fortunatamente ci pensa l'Islanda a salvare la serata. Daði mi era piaciuto a primo ascolto, quando ancora non avevo capito che era lui e che mi piaceva già l'altra volta (per quanto tifassi e tifo ancora Svala) ed era nettamente il migliore. certo magari con Iva andavi sul sicuro per una top 10 ma visto l'andazzo ormai chissene
e ora speriamo per stasera aspetto la Romania per salvare il baraccone, che tempi...
Utente
28 ottobre, 2019
La mia top 21:
1. Germania
2. Belgio
3. Australia
4. Regno Unito
5. Norvegia
6. Estonia
7. Repubblica Ceca
8. Lettonia
9. Armenia
10. Bielorussia
11. Polonia
12. Croazia
13. Italia
14. Slovenia
15. Ucraina
16. Moldova
17. Islanda
18. Lituania
19. Albania
20. Francia
21. Spagna
Utente
9 settembre, 2013
Dei piani greci sapevamo da un po’: scelta interna di Stefania Liberakakis, 17enne greco-olandese nata a Utrecht e già rappresentante dei Paesi Bassi al Junior Eurovision 2016 come 1/3 del gruppo vocale Kisses. Come quelli di Estonia e Moldavia, anche questo brano risente della longa manu del Dream Team di Philipp Kirkorov (popolarissimo autore e produttore musicale russo) e Dimitris Kontopoulos (autore greco con all’attivo dieci partecipazioni all’ESC, fra cui due secondi posti con Shady Lady di Ani Lorak (Ucraina 2008) e Hold Me di Farid Mammadov (Azerbaijan 2013), e due terzi posti con You Are The Only One di Sergey Lazarev (Russia 2016) e Scream sempre di Lazarev (Russia 2019).
La canzone si intitola Superg!rl ed è scritta e composta da Dimitris Kontopoulos assieme a Sharon Vaughn e al collettivo di autori Arcade (Pavlos Manolis, Anastasios Rammos, Diverno, Gabriel Russell).
Per la prima volta in molti anni la Romania ha abbandonato la sua storica selezione nazionale per affidarsi ad un’artista (Roxen) e a una serata dove sarebbe stata scelta soltanto la canzone all’interno di un carnet di cinque proposte. I brani sono stati annunciati il 21 febbraio e hanno subito catturato l’entusiasmo degli eurofan, in parte per la loro contemporaneità (quattro chiaramente ispirati al mondo di Billie Eilish declinato in vari modi, uno una hit estiva sbatticù palesemente scarto di Inna) in parte per i fighissimi video ufficiali.
La selezione si è tenuta stasera presso il palazzetto dello sport “Roman Iamandi” di Buzău, con alla conduzione Elena Gheorghe e Connect-R (rispettivamente rappresentante rumena nel 2009 e rappresentante moldavo nel 2006). La cosa più interessante della serata erano i numerosissimi ospiti: Dora Gaitanovici ha cantato un medley di ex proposte romene, Ulrikke Brandstorp e Natalia Gordienco i loro brani per il prossimo Eurovision, Sandro Nicolas (rappresentante cipriota a Rotterdam) un medley di Fuego di Eleni Foureira e Replay di Tamta, Loreen (proprio lei) uno show di mezz’ora con le sue hit eurovisivo-melodifestivaliere inframmezzate da singoli.
Era chiaro fin dal giorno del rilascio dei pezzi che Roxen aveva la sua preferita nella ballata Alcohol You, e come previsto è stato proprio questo pezzo a guadagnare il favore di pubblico e giuria. Si ferma al secondo posto Storm (Billie Eilish ma in chiave più eurovisivo-generica) mentre al terzo abbiamo Cherry Red (la hit estiva uptempo che però aveva riscosso grande entusiasmo all’interno della fanbase).
Roxen è il vero nome di Larisa Roxana Giurgiu, 20 anni, artista di Cluj-Napoca di genere deep house. Il suo brano Alcohol You è scritto da Ionuț Armas, Breyan Isaac e Victor “Viky Red” Bourosu. Isaac è un produttore di Boston che ha lavorato con artisti del calibro di David Guetta, Flo Rida, Pitbull, Wiz Khalifa, Nicki Minaj e Charlie Puth, mentre Viky Red aveva partecipato come artista alla selezione rumena del 2012 classificandosi in decima posizione.
Si è tenuto stasera anche l’ultimo atto del Beovizija serbo, quest’anno organizzato in tre giorni (due semifinali e una finale fra venerdì 28 e domenica 1). Lo spettacolo si è tenuto presso lo Studio 8 di RTS a Belgrado ed ha avuto la bellezza di quattro conduttori (Dragana Kosjerina, Jovan Radomir, Kristina Radenković e Stefan Popović).
Lo scontro doveva essere fra le Hurricane ed Andrija Jo, ma quest’ultimo ha ben pensato di suicidarsi con due performance al limite del giustificabile fra venerdì e stasera. Un secondo posto al televoto è stato una magrissima consolazione per l’interprete di Oči meduze (Gli occhi di Medusa), demolito dalle giurie fino alla decima posizione. Per le Hurricane invece tutto facile, 24 punti totali con un primo posto sia per i giurati che per il televoto. Le piazze d’onore vanno, un po’ a sorpresa, a Naiva con Baš, baš (Davvero, davvero) e ad Igor Simić con Ples za rastanak (Ballo d’addio): la prima raccoglie 15 punti (terza per le giurie, quarta al televoto), il secondo 14 (secondo per le giurie, settimo al televoto). Andrija Jo chiude in quarta posizione, mentre la 69enne beniamina del pubblico serbo Neda Ukraden si piazza settima.
Hurricane è il nome di un gruppo vocale tutto femminile formato da Sanja Vučić, Ivana Nikolić e Ksenija Knežević. Vučić torna all’Eurovision dopo 4 anni: aveva già partecipato da solista nel 2016, classificandosi diciottesima con Goodbye (Shelter). Knežević è invece figlia del cantante Nenad Knežević in arte Knez, rappresentante del Montenegro (e ultimo a portare in finale il piccolo paese dei Balcani) nel 2015. Il brano si intitola Hasta la vista, è interamente in serbo ed è scritto da Vučić e Kosana Stojić su musica di Nemanja Antonić.
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