Utente
1 maggio, 2016
Girovagando sul web, mi è capitato sotto gli occhi questo video "speciale"
Speciale perché ci sono Simba e Nala, in quella che è l'ultima apparizione di Marco ad Amici, il 2 maggio 2015.
2 maggio 2015
Non ci è mai più tornato.
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=620140211455034&id=412114655590925
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
Ieri sera a Viva Raiplay, il nuovo programma di Fiorello in onda in forma ridotta per una settimana su rai1 e raiplay, e poi solo su raiplay, è stato ospite anche Marco.
Ha duettato con Fiore e Calcutta su Anna e Marco di Lucio Dalla e prima ha fatto un breve sketch dove facendo un mini live occupava la sala concerti in cui voleva entrare Calcutta.
Ho letto tanti bei tweet e messaggi
Marco non è uno che va molto in tv negli ultimi anni, anzi, e infatti hanno sottolineato come con questo parterre di ospiti chiunque altro ci avrebbe fatto un Sanremo intero
Il terzetto Calcutta Mengoni e Fiorello è esattamente tutto ciò che ho sempre voluto ma che non sapevo di aver bisogno.#VivaRaiPlay
— Gia (@incoscientement) November 4, 2019
Anna e Marco cantata da Calcutta e #Fiorello , Mengoni con quel look finto trasandato, è tutto molto più di quanto mi aspettavo. Amadeus. Giorgia. Pippo Baudo tronista. È overdose, e ne voglio ancora. #VivaRaiPlay
— Ivan Buratti (@booratzi) November 4, 2019
Baudo, Giorgia, Calcutta, Mengoni, Antonacci: #Fiorello, in quarto d'ora, ha portato in scena più superospiti di un #Sanremo qualsiasi #showman assoluto #VivaRaiPlay
— michele de luca (@michele_de_luca) November 4, 2019
https://twitter.com/ame_cal_/status/1191444805559160832
Quando sai fare tv. @Fiorello si è saputo sempre reinventare. Immenso davvero! 🔝#VivaRaiPlay #Fiorello pic.twitter.com/WBEEjOKHot
— Domenico Fiore (@DomenicoFiore92) November 4, 2019
Utente
11 novembre, 2015
Ci si mettono pure i giornalisti
Poi c'è Marco Mengoni che è il più figo del globo terracqueo e che mette d'accordo tutti sempre e comunque, cuori per lui. Come sempre. Ma sono di partissima, si sa. #VivaRaiPlay pic.twitter.com/thl18m4NmP
— Mario Manca (@MarioManca) November 4, 2019
Utente
1 maggio, 2016
Da SocialArtist
Dal 15 novembre sarà disponibile in tutto il mondo, Klaus, il primo film animato di Netflix che vede la partecipazione, nella versione italiana, di Marco Mengoni, Francesco Pannofino, Ambra Angiolini, Cala Signoris e Neri Marcore’.
Una buona azione ne ispira sempre un’altra, anche in un luogo lontano e ghiacciato. Il nuovo postino di Smeerensburg, Jesper fa amicizia con il giocattolaio Klaus e con i loro doni i due risolvono una vecchia faida dando il via a una
valanga di tradizioni natalizie. Nato da un’idea di Sergio Pablos che, ispirato da film come Batman Begins, ha compreso l’importanza per il pubblico moderno dell’esplorazione delle origini di un personaggio di grande influenza da mettere in pratica come espediente narrativo. Ha buttato giù dei nomi storici e letterari, da Dracula a Napoleone, fino al portatore di doni più allegro al mondo. “Mi sono detto: ‘Lascia perdere’. Perché la storia che mi era venuta in mente per lui era veramente melensa”, ammette Pablos. “Però non riuscivo a togliermi dalla testa che c’era qualcosa da approfondire.” Pablos ha voluto scoprire l’uomo reale dietro la mitologia natalizia. Quali esperienze l’avevano formato? Come interagiva con la sua comunità? E ha cercato spiegazioni concrete per il volo delle renne e le discese nel camino. “Il film non è prettamente sul Natale e Babbo Natale”, afferma il produttore Matt Teevan. Fa un determinato percorso prima di arrivarci. Come se qualcuno ti dicesse: ‘Siediti, adesso ti racconto una bella storia.
Il film di Klaus, rappresenta una grossa novità in casa Netflix e come di consueto per la piattaforma, non è stato lasciato nulla al caso per questo lancio. Un film che rapisce, magari non dal primo momento ma dopo qualche minuto, che è in grado di dare una degna e originale genesi al mito di quello che conosciamo come Babbo Natale. La trama fila liscia per tutto il film, senza presentare intoppi di narrazione, e riesce a catturare l’attenzione dello spettatore ogni minuto che passa sempre di più, questo probabilmente è dovuto al fatto che la narrazione non si è basata, come suggerirebbe il titolo del film, su Klaus ma su Jesper e sulla “redenzione” dalla sua vita da figlio di papà. Molto interessante e accattivante la “faida” tra le due famiglie protagoniste del film, che pur rimanendo marginale rispetto alla trama principale, che vede l’avvicinamento di Jesper a Klaus e il suo impegno nel lavoro con il fine di scappare da quel luogo e tornare alla sua vecchia vita, riesce a dare un finale interessante al film, quasi inaspettato, e concede una dinamicità alla trama principale dando uno scossone a tutto il contesto e riuscendo a non renderlo per niente banale. L’animazione è qualcosa di davvero lodevole, non stona assolutamente, come invece accade per molti cartoni animati degli ultimi anni, ma è apprezzabile perfino dagli estimatori del vecchio stampo. Per quanto riguarda il doppiaggio non si può che esaltare la straordinaria performance di Marco Mengoni, nei panni del protagonista Jesper, che è una tra le più belle sorprese di questo film, poiché l’artista è stato in grado di regalare al pubblico attimi di grandissima comicità e divertimento, esaltati da una modulazione vocale degna di un doppiatore navigato, che in pochi sarebbero stati in grado di gestire così egregiamente a causa della quantità di parole e della velocità assegnata al personaggio, con continui cambi di intonazione e di intenzione, passando da momenti tristi a momenti di euforia in pochi secondi.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
1 maggio, 2016
Oggi inizia il tour e sono in modalità confusa e felice (anche se per me la prima sarà dopodomani)
In questo mood stavo pensando alla registrazione in presa diretta (one take come se fosse una prova) di Calci e pugni e pure la presa diretta del video di Hola a Palazzo Madama.
Voce, quest'uomo è voce pura.
e tra due giorni sentirò quella voce dal vivo.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
«Il nonno paterno si chiamava Sestilio, è vissuto con me da quando avevo 2 anni perché nonna morì giovane, mi ha fatto quasi da genitore, di più: oggi è la mia comfort zone, quello che in psicologia chiamano punto di pace. Con lui andavo a funghi, al lago di Vico, facevo passeggiate al Fontanile e oggi spesso torno là con la mente. Quando vai verso il buio, la comfort zone ti riporta a galla, ti porta via da là: sorrido sempre quando penso a mio nonno».
«Mi vedo come con i chili in più, mi è di aiuto, mi porta a fare sempre di più, sempre meglio, a non mollare la guardia mai, a non tornare là. È una fase della mia vita che mi porto dietro e con la quale combatto meglio il mostro che non c’è più. Se voglio una cosa la raggiungo con tutti i mezzi possibili».
Dipinge anche?
«Ho fatto l’istituto d’arte e mi piace, mi appassiona vedere le cose prendere forma. La pittura a olio mi permette di non chiudere mai un quadro, perché non asciuga, lo posso riprendere dopo un mese o un anno, dipende dal diluente».La canzone invece va chiusa...
«La verità è che ho un problema con gli abbandoni, come ho un problema con il sonno, di abbandonarmi all’inconscio. Anche a scuola non finivo mai, avevo tante idee, ero carico ma poi non volevo finire e il professore mi diceva: chiudi, Marco! Ma anche nella musica si può riaprire tutto. Anche ora che riparto con il tour mi sono permesso di fare cambi assurdi in alcuni pezzi. Mille lire è nato digitale ed è tornato a essere acustico, quasi rhythm and blues».Lei è un esempio raro di trentenne non attaccato al cellulare...
«Fa parte della mia vita, ma lo uso, non lo subisco: è un più».
mi piace un sacco quando si racconta, si vede che non sa chiudere le cose, i pezzi li riarrangia sempre, ogni volta che fa un tour
«Noi qui siamo messi meglio di chi ci ha preceduto, la mia generazione è più aperta in tutti i sensi e mi dispiace per le persone che ci governano non si aprano alla natura. Io sono un 30enne antico, ma anche oltre, avanti anni luce. Sono aperto a tutto, sarò l’ultimo naif ma non vedo barriere, confini, per me la Terra non è di nessuno. Non contemplo paletti e muri, non mi accorgo della tonalità della carnagione o della scelta di amare un uomo o una donna. Ma la mia vita privata è mia, se ti va di sentire la mia gioia, il mio dolore, ti senti i miei dischi. Io voglio vivere questa vita il meglio possibile, purtroppo noi trentenni, anch’io, abbiamo difficoltà a viverla, con questo tempo che corre troppo veloce. L’unico consiglio che do ai ragazzi come me è: vivete. Domani può succedere tutto»
Questo è quello che va fatto, a volte è tremendamente difficile. Però forse chi ha sofferto molto ed è riuscito a rielaborare tante cose, ci arriva prima
Utente
24 ottobre, 2013
Signorina Silvani ha detto
Marco questa sera sarà ospite della trasmissione Stati Generali, su RaiTre, con Serena Dandini e Neri Marcorè.La registrazione della trasmissione è stata fatta ieri sera a Roma.
Yeeh finalmente qualcosa di diverso dal solito fazio/xf. C'è stato anche fiorello ma quello era un evento unico.
Comunque viene promosso all'interno di programmi con un certo pubblico (not everybody deserves talent) e mi piace come scelta, ma come dicevo settimane fa: sarebbero gradite anche le esibizioni in programmi più nazionalpopolari.
Utente
1 maggio, 2016
smiley ha detto
Yeeh finalmente qualcosa di diverso dal solito fazio/xf. C'è stato anche fiorello ma quello era un evento unico.
Comunque viene promosso all'interno di programmi con un certo pubblico (not everybody deserves talent) e mi piace come scelta, ma come dicevo settimane fa: sarebbero gradite anche le esibizioni in programmi più nazionalpopolari.
Eh...
Mi aspetto XF per festeggiare i 10 anni di carriera e pure qualcosa dalla De Filippi, dove manca da anni. Insomma deve festeggiare un po' in giro!
Mi piace che si riformi l'accoppiata con Marcorè, sono un duo perfetto.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
Ieri sera durante il programma le ha detto 'Serena chiama e io rispondo'.
In genere lui, col suo carattere un po' difficile a sciogliersi, preferisce andare solo in programmi dove si sente a suo agio, o perché c'è un particolare rapporto d'amicizia con il conduttore. Infatti va da Fazio, Fiorello e ora da Neri e Dandini.
Anche Maria però lo ha sempre trattato benissimo, ma ora sono quasi 5 anni che non si vede in un suo programma e anche a me piacerebbe vederlo di più in giro.
Anche perché ieri sono rimasta sconvolta dalla reazione sui social, soprattutto da parte di persone che seguono quel tipo di programma e non conoscevano Marco.
Riporto qualche tweet che farà andare in brodo di giuggiole Signorina
Che bello quando un ospite si mette a disposizione dello show in cui viene invitato senza limitarsi alla promozione del proprio prodotto. No, non sto parlando di Salvini da Mario Giordano, intendo Mengoni. #StatiGenerali
— Massimo Bozza (@MassimoBozza) November 21, 2019
E ha cantato uno dei pezzi più difficili degli ultimi 50 anni (1976) con 4 @eelst che sembravano in 12
— Rocco Tanica (@rocco_tanica) November 21, 2019
Non sono un fan ma Mengoni ha capacità vocali incredibili. #StatiGenerali #21novembre
— Valerio⛏️️️️️️️️️️️️️️️️🚵 (@Valerio864dd) November 21, 2019
https://twitter.com/andrea_pecchia/status/1197648378995318784
Amo un genere musicale diverso, ma devo dire che #MarcoMengoni è davvero bravo, ma bravo forte. #StatiGenerali
— Medardo (@stefano_gli) November 21, 2019
Ma fate fare un disco soul a #Mengoni! #StatiGenerali
— Andrea Conti ⚡️ (@IlContiAndrea) November 21, 2019
Pazzesco #Mengoni. Bravissimo #StatiGenerali
— ApocaFede (@DrApocalypse) November 21, 2019
E nel frattempo la classe di #Mengoni che canta accompagnato dagli Elii a #StatiGenerali
— Andrea Conti ⚡️ (@IlContiAndrea) November 21, 2019
Utente
11 novembre, 2015
Qualche altro tweet, apprezzatissimo dal pubblico maschile comunque (ieri sera Lionel Ricci era in tendenza )
Gli Eli sanno suonare e Mengoni è un raro esempio che i talent danno artisti di livello assoluto .. #StatiGenerali
— SteveRay (@danielesrw) November 21, 2019
Non sono il suo fan più convinto, ma Mengoni sarebbe in grado di rendere musica anche il jingle del riso senza lattosio#StatiGenerali
— Nik (@JungAndYoung) November 21, 2019
https://twitter.com/Marcova49781237/status/1197622026401386496?s=20
https://twitter.com/_IL_DIGA_/status/1197619485043236876?s=20
https://twitter.com/loyal_robin/status/1197619255455485952?s=20
https://twitter.com/arrotino50/status/1197619111863443456?s=20
Mengoni agli #StatiGenerali >>>>>>>>>>>>>>>> qualunque cosa abbiano intenzione di cantare a XF stasera
— defrogging (@defrogging) November 21, 2019
Daje @mengonimarco con Music di John Miles e sono subito... brividi bravissimo ... #StatiGenerali questa sera su @rai3 tanta ma tanta roba.
— 𝚍𝚊𝚛𝚒𝚘 µ 🐦 (@dariosci1) November 21, 2019
Utente
1 maggio, 2016
Terzo riff, con l'amico fraterno Neri Marcorè.
Da oggi è disponibile una nuova puntata de Il Riff. Marco Mengoni incontra l’amico e “manager” Neri Marcorè. Un’occasione per raccontarsi tra passato e futuro e scoprire più similitudini di quelle immaginate. #IlRiffDiMarcoMengoni
Ascoltalo qui 👉🏻 https://t.co/EjpbRvvbK1 pic.twitter.com/YwjoOphXTw— Marco Mengoni (@mengonimarco) November 25, 2019
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
1 maggio, 2016
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
adoro questi preshow dove lui arriva in tuta e riarrangia ancora una volta alcuni suoi pezzi e ne sperimenta di nuovi ogni volta.
Sarei disposta a pagare tanto quanto pago per un concerto, se non di più, per poterne avere una versione estesa, un'oretta e mezzo di lui con una chitarra e un pianoforte e senza scaletta che canta in un teatro.
Mi sa che sono in buona compagnia visto il successo di questi momenti
Utente
1 maggio, 2016
Veramente stupendo, a Mantova è entrato cantando Siii geeeelaaa hoooo freeeeddooooo, in perfetto stile soul e con la nuvoletta di fumo che gli usciva dalla bocca dal freddo che faceva.
Segnalo che ieri Marta ha vinto il premio BEA 2019 come miglior evento musicale, per l'Atlantico Festa.
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
11 novembre, 2015
Il Festival Italiano degli eventi e della Live Communication!
Che bello! Mamma mia che giuria nutrita!
PRESIDENTE:
LORENZO SIRONI, MANAGING DIRECTOR ITALIAN ICONS, CAMPARI GROUP
VICEPRESIDENTI:
Fabrizia De Vita, Direzione Comunicazione e Relazioni Esterne – Responsabile Comunicazione Interna, Edison
Luca Di Mola, Events Marketing Manager, BMW Italia
Paola Ferrigato, Head of Italy Business Events & Territorial Sponsorship and Donation, UniCredit
Andrea Ziella, Head of Marketing and Digital, Mattel Italy
GIURIA – AZIENDE:
Alessandra Alecci, Brand Manager, LG Electronics Italia
Laura Arduino, Director Eventi e Rappresentanza – Direzione Comunicazione e Immagine, Intesa Sanpaolo
Arianna Baldanzi, Manager of National&Corporate Events, Fastweb
Alessandro Barchetti, Marketing & Communication Director, Unes
Riccardo Belli, Events & Sponsorship Manager, Eni
Alessandra Bianco, Chief Public Relation Officer, Lavazza
Cristina Bonoretti, Group Brand Activation Manager, Barilla G. e R. Fratelli
Massimo Bullo, Marketing Director, Nintendo Italy
Cristina Cantoni, Global PR Communication Manager, Arena
Antonino Caridi, Consumer Event Manager, Davide Campari Milano S.p.A.
Massimiliano Cariola, Direttore Marketing e CRM, Porsche Italia
Alessandra Cattaneo, Direttore Marketing, Bimby
Elena Colombo, Marketing Director, Montblanc Italia
Beatrice Colosio, Communication&Digital Manager Italia, Gruppo Artsana – Chicco
Maria Conte, Congress & Event Manager, Chiesi Farmaceutici
Gaia Corradini, Corporate, Marketing e Digital Communication Manager, Bosch
Luca Corsi, Sponsorship & Events Manager Divisione Folletto, Vorwerk Italia
Daniele De Sanctis, External & Corporate Communication Director, Nexi
Silvia Del Sole, Head of Communications, Group Branding & Social Media, Reale Mutua Assicurazioni
Sergio Di Sabato, Strategic Marketing and Communication Manager, Kimbo
Romina Donazzi, Responsabile Comunicazione Commerciale Italia, BTicino
Federico Filippa, Corporate Communications Manager Italy, Amazon
Roberta Gambino, Head of Marketing & Communication, Swinkels Family Brewers Italia
Laura Giuntoli, Responsabile Comunicazione e redattrice web, Smemoranda
Sarah Gorla, Responsabile Organizzazione Eventi Rete di vendita e Eventi Clienti Location&Travel – Divisione Marketing, Comunicazione & Innovazione, Banca Mediolanum
Emanuele Landi, Executive Director of Media Sales & Partnership, FOX Networks Group Italy
Valeria Lodeserto, Marketing and Comms Senior Director, Discovery Italia
Vittoria Luciano, Marketing Manager South & East Europe, Etihad Airways
Valentina Lugli, Communication Manager HQ, FCA Bank
Francesca Mancuso, Premium Marketing Executive, American Express
Viviana Manera, Coca-Cola Italia
Daniele Menotti, Marketing Manager, Armani/Casa (Giorgio Armani)
Federica Merlo, Marketing and Segment PR Manager, Leonardo Helicopters
Iris Pavese, International Events Manager, Davines
Valentina Pedrazzi, Marketing Manager Italy, EasyJet
Rossella Pellerito, Responsabile Eventi di Gruppo – Direzione Marketing e Comunicazione, Sisal
Francesca Persio, Marketing Event Manager, Piaggio Group
Giangiacomo Pierini, Direttore Comunicazione e Relazioni Istituzionali, Coca-Cola HBC Italia
Emanuele Pietripaoli, Brand and Business Integration Director, Viacom International Media Networks Italia
Luisa Piombarolo, Brand Supervisor, Marketing Italy, Herbalife Nutrition
Gianmaria Restelli, Responsabile Comunicazione Esterna e Corporate Image, Gruppo Unipol
Annarita Rondelli, Head of Business Communication, Vodafone Italy
Silena Rovida, Event Production Manager, Wired (Condé Nast Italia)
Patrizia Rutigliano, Executive Vice President Relazioni Istituzionali, CSR e Comunicazione, Snam
Alessandra Salsedo, Responsabile Eventi e Sponsorizzazioni – Relazioni Esterne , Open Fiber
Giovanna Solito, Senior Brand Manager IT, Philadelphia e Jocca, Italy
Paolo Teoducci, Events & Experience Design Manager, StartupItalia – Milano
Stefania Termite, Head of Marketing & Commercial Communication, Illimity bank
Assunta Timpone, Media Director, L’Oréal Italia
Alessandra Tomasi, Event Manager, Huawei Mobile Italia
Rebecca Varoli Piazza, Country Director Italy, Herbalife Nutrition
Romana Vona, Sales & Trade Events Lead, Birra Peroni
ASSOCIAZIONI:
Laura Caserta, Responsabile Comunicazione e Raccolta Fondi da Donatori Privati, Telethon
Marina Faccioli, Responsabile Area Partneriati, Croce Rossa Italiana, Comitato Nazionale
Carla Leveratto, socio, ADCI
Vittorio Meloni, Direttore Generale, UPA
OSSERVATORI – Club degli Eventi e della Live Communication:
Alfredo Accatino, Chief Creative Officer, Filmmaster Events
Marina Brezza, Content Director, FeelRouge Worldwide Shows
Marco Jannarelli, Presidente, NEXT Group
Mario Viscardi, Direttore Ceativo, Piano B
Sono molto contenta, l'Atlantico Fest era veramente meritevole, un gioiellino, organizzato benissimo, interessante e poi spaziava fra varie arti Bravi davvero
Utente
1 maggio, 2016
Marco, lasciaci un po' in pace, riposati un attimo!
Chi ha voglia di giocare? #AtlanticoIlGioco pic.twitter.com/6kBmQxJNEX
— Marco Mengoni (@mengonimarco) November 28, 2019
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Marco Mengoni ritratto per 7 dal grande fotografo Douglas Kirkland
Trent’anni compiuti da meno di un anno mentre girava il mondo, in solitaria, con un sacco da 60 litri in spalla, Marco Mengoni non si riconosce come il rappresentante perfetto della sua generazione. Quella generazione della terra di mezzo, nata a cavallo della caduta del Muro, orfana delle ideologie e non ancora abbastanza figlia delle nuove tecnologie per essere definita nativa digitale. Generazione sfigata per alcuni, o per dirla più nobilmente, la nuova classe disagiata, come l’ha definita il brillante sociologo Raffaele Alberto Ventura anche lui trentenne, generazione allevata fra speranze illimitate e trovatasi a fare i conti con possibilità e sogni mozzati. Lui, Marco Mengoni, ha una storia diversa, fuori dalle gavette lunghe come quelle dei suoi compagni di generazione e di canto, il fenomeno indie per esempio; lui è fuori dalla trappola bamboccioni, con dieci anni di carriera alle spalle, da X Factor a Sanremo: quest’anno festeggia con oltre 50 dischi di platino e un lungo tour sold out in Italia e in Europa. Intanto dopo il successo delle date estive a emissioni zero, il 6 novembre è ripartito il suo Atlantico Tour che l’8 novembre sarà a Milano.
L’impegno per l’ambiente
Impegnato per l’ambiente, e ambasciatore (volontario) per National Geographic, Mengoni è ormai artista multimediale, è il primo con podcast personale, il riff di Marco Mengoni, una serie da lui progettata con Beppe Sala primo ospite. Corteggiato anche dai regi sti per un salto attoriale, si roda con il doppiaggio: dopo essere stato protagnista del film di animazione Lorax e Simba nel Re Leone, darà voce a Jasper in Klaus, primo film di animazione di Netflix. Condivide, dunque, Mengoni, le insicurezze e le fragilità della generazione (quasi) mancata, ma rifiuta l’etichetta di privilegiato, lui quello che ha se lo è guadagnato, per quanto con gavetta lampo. E ci tiene a raccontarla, questa gavetta, mentre ti accoglie nel suo studio - al pianterreno di un palazzone moderno milanese, tana di pensieri e di registrazioni - in quasi disarmo: pantaloncini al ginocchio, similciabatte e capelli a modo loro, «un po’ anarchici in questo periodo: chissà cosa direbbe mia nonna Jolanda, il mio riferimento di immagine che dice che bisogna essere sempre in ordine anche se non si deve uscire». Ma sempre pronto ad arrovellarsi sui suoi presunti privilegi.
Cominciamo da qui: trentenne a metà?
«Io sono un po’ un’eccezione proprio perché a trent’anni ho già 10 anni e passa di carriera...».
Fortunato?
«Sì me lo ripeto sempre. Però è anche vero che quando avevo 16 anni me ne sono andato via da casa ed è iniziato il mio cambiamento, sono andato a cercare altro da quello che non mi dava più il mio paese di 8 mila anime, Ronciglione, anche se è un bellissimo borgo medievale in Alto Lazio, anche se mi ha dato tantissimo e radici forti. Mi sono buttato, ci ho provato e tutti i giorni mi sveglio e penso come sono stato fortunato! Non ho cercato quello che è avvenuto, cercavo di seguire la mia passione, non la fama».
Non cercava la fama, il piccolo Mengoni, ma era affamato parecchio, di vita, come predicava Steve Jobs. Insomma, non è rimasto lì a vivere con i soldi dei nonni, come dice Ricolfi nella Società signorile di massa, e neppure è stato a piangere sulla vita agra come dice Ventura parlando della sua generazione, “non siamo stati preparati per questa vita agra ma per una vita meravigliosa che non esiste”. «Sentivo che dovevo andare», riprende Mengoni, «e un giorno ho detto a mio padre e mia madre: voglio andare via. Mamma, mamma italica doc, si è messa a piangere, papà ha detto: “Se passi da quella porta devi mantenerti, io non ti darò niente”. Adesso lo ringrazio. Vivevo in una casa umile, al Tuscolano, pagavo mi pare 250 euro. Facevo il fonico in uno studio registrando pubblicità, e facevo il barista in un pub a Frascati. Già al paese lavoravo, a 14 anni facevo il cameriere, i turni d’estate; ero un solitario, lo facevo per combattere la timidezza. Mio padre mi ha insegnato a faticare e poi io sono de coccio, Capricorno ascendente Vergine: ho vissuto la prima parte della vita più testardo, come il Capricorno, ora sono più preciso, Vergine. Sono stati anni di fatica, ma ho imparato come fare la spesa, come arrivare a fine mese. Ancora oggi faccio quasi tutto io, in casa, e metto a posto prima che arrivi la signora che viene per le pulizie».
Gavetta dunque ci fu, anche se lampo, non lunga come quella dei cantanti indie...
«Ma mi pare che Calcutta abbia la mia età. Non credo che conti un anno in più o in meno di gavetta. Conta cosa una persona pensa di fare della propria vita. E poi questa cosa indie mi fa strano, è la ghettizzazione di una cosa libera come la musica. Indipendenti o non indipendenti, non importa se parti da un’etichetta piccola o meno: De André, Dalla, Battisti che cosa erano?».
Comunque anche se Mengoni è partito presto, una famiglia alle spalle c’era, e bella tosta. A cominciare dai nonni...
«Il nonno paterno si chiamava Sestilio, è vissuto con me da quando avevo 2 anni perché nonna morì giovane, mi ha fatto quasi da genitore, di più: oggi è la mia comfort zone, quello che in psicologia chiamano punto di pace. Con lui andavo a funghi, al lago di Vico, facevo passeggiate al Fontanile e oggi spesso torno là con la mente. Quando vai verso il buio, la comfort zone ti riporta a galla, ti porta via da là: sorrido sempre quando penso a mio nonno».
Questo è il nonno della natura, che le ha insegnato l’amore per le piante, e da lì viene anche l’idea del tour Fuori Atlantico e dell’impegno per il clima?
«Io nasco con questa cosa del rispetto della natura dentro. Mio nonno non sapeva niente della plastica, ma aveva rispetto per la natura. Sapeva che la terra può dare tanto ma devi rispettare i suoi tempi, lasciarla riposare».
Pensieri e passioni verdi prima di Greta, dunque?
«Per me è bello vedere questa ragazzina piccola, giovane, che accusa “voi fate grandi bilanci, ma qui fra 50 anni non esistiamo più”. Qualsiasi cosa ci possa essere dietro. Io poi nel mio piccolo con questa campagna Planet or Plastic? di National Geographic non obbligo nessuno a fare nulla, mi piace instillare un minimo di pensiero nelle persone, è così difficile in questo mondo che va veloce. C’è grande generalizzazione nella velocità di pensiero, che non è velocità intelligente, ma semplicemente sorvola. Io sono nato nel rispetto verde, nei vivai prendo sempre le piantine che stanno male, le più brutte, quelle che devo salvare. È egoismo pulito, mi fa star bene come le bugie bianche: riscattando le piantine sto bene».
Con i limoni sul suo terrazzo non è andata proprio così, che quasi morivano, come ha raccontato a settembre al Tempo delle donne in Triennale, la festa-festival del Corriere, parlando di clima e ambiente con l’architetto Stefano Boeri...
«Si, ho preso una pianta di limoni, e per proteggerla, l’ho messa dentro casa; poi mi hanno detto che non si fa, che i limoni devono stare fuori... ma ora splendono di nuovo».
Prima ha parlato di psicanalisi.
«Sì, perché non dedicarsi un’ora a settimana a giocare con i propri pensieri, le paure, le immagini? Insieme a un’altra persona che può tirare fuori, è un aiuto, uno sport mentale, una disciplina, un’ora di lezione».
Ops, lapsus... sarebbe un’ora di terapia. Lei a 16/17 anni era un altro Marco, con chili in più, che adorava la Nutella...
«Sono arrivato a pesare 105 chili, forse mangiavo per combattere l’insicurezza, sì anche la Nutella... poi quasi naturalmente, forse per un cambiamento ormonale, sono arrivato a 62, ho perso quasi 40 chili. Ora sono 83».
In quale immagine si ritrova di più, nel Marco di oggi o nell’adolescente?
«Mi vedo come con i chili in più, mi è di aiuto, mi porta a fare sempre di più, sempre meglio, a non mollare la guardia mai, a non tornare là. È una fase della mia vita che mi porto dietro e con la quale combatto meglio il mostro che non c’è più. Se voglio una cosa la raggiungo con tutti i mezzi possibili».
Come per tutti quel periodo non è stato facile. È stato anche vittima di bullismo?
«No, semmai io il bullismo me lo facevo da solo, io con me stesso. Mi privavo di tutto, di uscire, di mettere gli occhiali da sole; sempre stato un lupo solitario, poco sociale: molto forte la parte animale ma quella sociale meno, mi vergognavo a fare tutto, anche a mettere una maglietta».
E gli occhiali?
«Pensavo: poi mi guardano. Ora chiamo il taxi e prenoto al ristorante, sono migliorato! Ma all’inizio quel che mi ha aiutato molto è stato lavorare fuori 24 ore a contatto con il pubblico. Fare il cameriere è stata la prima forzatura».
E poi?
«Mi sono messo in situazioni scomode, come viaggiare da solo: prima dell’ultimo album Atlantico sono partito da solo con il mio zaino, certe volte ho anche avuto paura, facendo l’autostop a Cuba un signore che mi aveva dato un passaggio imbrocca una stradina, entra in un cancello, mi sono detto è finita, chiamo la Farnesina, ma in realtà poi quel signore era veramente alla ricerca di benzina (di contrabbando!) ed è ripartito».
In questi dieci anni Mengoni è stato anche chiamato da Lucio Dalla che, colpito dalla sua voce, ha voluto incidere con lei la meravigliosa ballata Mary Louise .
«Tutto è iniziato con una terribile gaffe da parte mia. Mi chiama questo numero sconosciuto, alla prima non ho risposto, alla seconda uno mi dice sono Lucio e io dico Lucio chi? e ho riattaccato. Poi mi hanno chiarito che mi cercava davvero Dalla e non mi trovava, e sono andato a Bologna in questa casa bellissima e parliamo, parliamo, e io friggevo perché erano venute le sette di sera e alle nove avevo il treno. Abbiamo registrato in mezzora. Oggi l’avrei fatta diversa, forse meglio, ero giovane. Ma mi spiace che i 12enni di oggi non avranno modelli di riferimento come Dalla, De André, Gaber ma anche Lauzi, Endrigo... Non sanno chi è Michael Jackson! Meglio o peggio non so, mi dispiace per loro perché non gli insegnano ad ascoltare questi capolavori, molti di loro dovrebbero essere nei libri di scuola».
Lei è nato a X Factor , ma oggi non lo segue neppure in tv?
«Non guardo la tv: in salone ho lo schermo, ma la tengo bassa inchiodata su tre canali, mi fa compagnia quando dipingo, ma non voglio distrazioni».
Dipinge anche?
«Ho fatto l’istituto d’arte e mi piace, mi appassiona vedere le cose prendere forma. La pittura a olio mi permette di non chiudere mai un quadro, perché non asciuga, lo posso riprendere dopo un mese o un anno, dipende dal diluente».
La canzone invece va chiusa...
«La verità è che ho un problema con gli abbandoni, come ho un problema con il sonno, di abbandonarmi all’inconscio. Anche a scuola non finivo mai, avevo tante idee, ero carico ma poi non volevo finire e il professore mi diceva: chiudi, Marco! Ma anche nella musica si può riaprire tutto. Anche ora che riparto con il tour mi sono permesso di fare cambi assurdi in alcuni pezzi. Mille lire è nato digitale ed è tornato a essere acustico, quasi rhythm and blues».
Lei è un esempio raro di trentenne non attaccato al cellulare...
«Fa parte della mia vita, ma lo uso, non lo subisco: è un più».
Sulla scala che va dall’analogico al digitale lei dove si piazza?
«Io mi sento nel mezzo; e voglio rimanere lì, in equilibrio».
Per un trentenne privilegiato come lei, niente vita agra?
«In un certo senso vale anche per me. La società va veloce e non esiste più quella consacrazione lì dei nostri punti di riferimento, alla Dalla o alla De André. Devi metterti alla prova di continuo. Non è detto che il mio prossimo disco vada bene. Chi nasce oggi, o è nato da un po’, la sente da subito l’instabilità, non voglio usare la parola precarietà. Ma questa instabilità, dovuta a un’evoluzione che coinvolge tutta la società, la senti. Niente ora è in equilibrio. Sono nato con le cassette, durate poco, poi sono venuti i cd, poi il digitale e poi chissà».
Tra due trentenni come lei, Chiara Ferragni e Luigi Di Maio, chi sceglie?
«Loro sono più forti di me nella comunicazione, troppo forti nell’autocomunicarsi».
Dunque?
«Ferragni».
La conosce?
«No».
La vuol conoscere?
«Non c’è mai stata l’occasione ma se capitasse le farei tanti complimenti. Lode a una giovane che si interessa di queste cose, mi genufletto: io non ci sarei mai arrivato con la dedizione alla tecnologia che mi contraddistingue. Un genio, la Ferragni».
Quindi assolve il fenomeno influencer?
«Mi sento vecchio, più che 30 anni ne sento 50, e quando ragiono su questo fenomeno, capisco di essere controcorrente. Capisco tutto, capisco mia cugina più piccola che segue queste persone che influenzano superficialmente — con trucchi, parrucchi, abiti — ma in altri casi si spingono oltre. Condizionano le persone in modo più profondo, acquisiscono un gran potere. Io vado in punta di piedi, per paura di condizionare gli altri. È molto più debole la sensibilità reattiva, diciamo la capacità critica che c’è dietro uno schermo, ed è troppo facile tutto oggi, anche distruggere le persone. Io sono sicuro che, se si dovesse pagare per un commento, la gente ci penserebbe di più».
È una proposta?
«Diciamo una proposta di riflessione. Io ho 30 anni e mi sono aiutato, analizzato, fatto analizzare, fatto gavetta più o meno lunga, ai like e dislike sono vaccinato. Per questo la mia vita privata sui social non mi va di mettercela, se è privata non mi va di mettere in mezzo persone che non c’entrano con la mia fama. Io faccio questo mestiere e io devo essere fucilato in piazza, ma non voglio che i miei cari siano massacrati. Ci tengo a proteggere le piante, figurarci le persone che mi stanno accanto!».
Torniamo alla generazione precaria e post ideologica e ai punti di riferimento che non ci sono.
«È la società che si è posizionata nel mezzo del nulla. Mi sembra tutto coerente nell’incoerenza. Dalle idee nette, dai punti di riferimento siamo passati alle tante possibilità, per cui si può far tutto e forse non si può far niente. Siamo in una nuvola che ci sta traghettando in un pianeta di concretezza, che speriamo arriverà. C’è transizione su tutto. Non dico che sia negativo in assoluto, l’evoluzione per andare avanti ha bisogno di periodi di stallo. E come se noi stessimo guardando il blocco di marmo della Pietà: prima o poi costruiremo un braccio definito, apparirà il panneggio michelangiolesco. Ci avviciniamo, spero che sarà più o meno così».
Però c’è molta fluidità, anche di genere
«Noi qui siamo messi meglio di chi ci ha preceduto, la mia generazione è più aperta in tutti i sensi e mi dispiace per le persone che ci governano non si aprano alla natura. Io sono un 30enne antico, ma anche oltre, avanti anni luce. Sono aperto a tutto, sarò l’ultimo naif ma non vedo barriere, confini, per me la Terra non è di nessuno. Non contemplo paletti e muri, non mi accorgo della tonalità della carnagione o della scelta di amare un uomo o una donna. Ma la mia vita privata è mia, se ti va di sentire la mia gioia, il mio dolore, ti senti i miei dischi. Io voglio vivere questa vita il meglio possibile, purtroppo noi trentenni, anch’io, abbiamo difficoltà a viverla, con questo tempo che corre troppo veloce. L’unico consiglio che do ai ragazzi come me è: vivete. Domani può succedere tutto».
Fino a quando le piacerebbe vivere?
«Il più a lungo possibile per vedere come va a finire».
Fino a quando?
«Facciamo 180 anni».
CARTA DI IDENTITA’
Carriera — Marco Mengoni ha iniziato la carriera nel 2009 vincendo X Factor e firmando un contratto discografico con la Sony Music. Ha partecipato due volte al Festival di Sanremo: nel 2010 è arrivato terzo con il brano Credimi ancora, nel 2013 ha vinto con L’essenziale, brano che lo ha portato all’ Eurovision Song Contest, classificandosi in settima posizione
Il Tour — Il 19 ottobre 2018 ha pubblicato in contemporanea i singoli Voglio e Buona vita, che hanno anticipato il suo quinto album registrato in studio: Atlantico. All’album è seguito il tour Fuori Atlantico, tutto a impatto zero, che ha preso il via lo scorso 14 luglio al Labirinto della Masone a Fontanello (Parma). Il 6 novembre è invece partito l’ Atlantico Tour, che l’8/9/10 novembre porterà Mengoni al Forum di Assago e che ha visto l’uscita del doppio album live Atlantico on tour