Dotan

Home:
Bones:
Shadow wind:
Hungry:
Let the river in:

MEDIA:

Grimes

Genesis:
Go:
Flesh without blood:
Butterfly:
Kill V Maim:

MEDIA:

Oscar and the Wolf

Breathing:
Susato:
Strange entity:
Fever:
Runaway:

MEDIA:

Tamino

Cigar:
w.o.t.h.:
Tummy:
Verses:
Sun may shine:

MEDIA:

Nel creare questa playlist la prima canzone che ho voluto inserire è "Home". Ho scelto questa come apripista perché è indubbiamente il brano più emblematico e rappresentativo di Dotan, che ha raggiunto una platea più vasta. Quando avevo presentato il brano, oltre agli elementi peculiari della musicalità di Dotan (percussioni, cori, elementi naturali, richiami al folk ecc...), avevo sottolineato come nel testo ci fosse un dualismo tra il caos e l'imprevedibilità della vita (narrata sempre con riferimenti naturali) e la voglia e la speranza di raggiungere "casa", che identifica metaforicamente in generale uno stato di armonia, di serenità, di calma. 

Proprio per questo la seconda canzone che ho voluto facesse seguito ad "Home" è stata "Bones", dal momento che narra un'altra faccia della medaglia di questo dualismo. In questo caso la narrazione parte dal fatto che l'autore si trova in uno stato di smarrimento, di angoscia, sente di aver perso tutto... ma allo stesso tempo è consapevole del fatto che quello stesso punto così basso debba rappresentare un trampolino per cambiare le cose in meglio. Questo tema di speranza è trattato in modo abbastanza atipico da un punto di vista strumentale per Dotan. Qui infatti abbandona in gran parte le percussioni e si concentra maggiormente sulla chitarra, che parte da un ritmo molto più lento (a dimostrare il senso di profonda tristezza iniziale) e progressivamente acquisisce un volume maggiore, una certa luminosità nella melodia e un ritmo più rapido (che meglio si sposano con l'idea di speranza). Il mio consiglio qui è di vedere anche il video che, a mio avviso, ben racconta questo cambiamento insito nel brano. 

Il tema dello smarrimento poi viene ripreso in "Shadow wind", che per questo segue "Bones". Questa analogia però assume connotati diversi: se era uno smarrimento emotivo più volto verso la tristezza in "Bones", in "Shadow wind" è caos, è disordine, è più dinamico. Qui Dotan riprende ancora una volta le percussioni ed è l'acme della narrativa metaforica con elementi naturali.  

Mantiene le percussioni, ma le affianca ad una preponderante chitarra e adotta sonorità meno cupe il quarto brano scelto, cioè "Hungry". Se in "Shadow wind" infatti non c'è fondamentalmente una soluzione per uscire da questo disordine interiore (metaforicamente rappresentato da una bufera di vento impetuosa, violenta e dinamica), in Hungry la canzone appare meno cupa anche perché qui l'autore sa che per questo suo tormento psicologico interiore l'amore nelle sue varie declinazioni può aiutarlo. 

La playlist chiude infine con "Let the river in". Di questo brano avevo sottolineato un climax nella melodia e la seconda parte la trovo molto evocativa e intensa, motivo per cui ci tenevo che fosse questo brano a chiudere la playlist. 

Genesis

Come recita l'etimologia stessa del termine, la genesi rappresenta l'inizio di tutto, ovvero il graduale concretarsi e organizzarsi di un'opera d'arte nella mente dell'artista. Questo pezzo di fatto è universalmente riconosciuto come il punto focale della discografia della cantante: nella sua apparente semplicità riesce ad esaltare tutte le peculiarità che caratterizzano il mondo di Grimes. Unica nel suo genere, Genesis crea un'atmosfera quasi eterea in chi l'ascolta, grazie anche all'aiuto delle tecniche di loop e stratificazione utilizzate dall'interprete canadese. E sebbene ad un primo ascolto possa lasciare disorientati, la sua voce ammaliante è stata in grado di convincere anche gli esperti del settore più restii. Menzione d'onore per il videoclip, che durante l'anno del suo rilascio divenne virale, ed ancora oggi può considerarsi uno degli elementi precursori della cossidetta Tumbrl Aesthetic.

Go

Come avrete ormai capito, è piuttosto complicato associare Grimes ad un unico genere musicale, e quest'ultimo brano che va ad aggiungersi alla playlist non fa altro che confermarlo. Ma entriamo nello specifico: uscito come singolo dopo diversi anni di silenzio, Go segna il vero e proprio punto di rottura con l'album "Visions" ed esprime senza ombra di dubbio una novità all'interno del repertorio di questa artista stravagante. Possiamo subito notare infatti la mano del produttore americano Blood Diamonds, che con il suo segno inconfondibile e le sue influenze elettroniche, contribuisce ad aggiungere un tassello mancante nella discografia della cantante. A voler dire la verità, questo pezzo venne inizialmente scritto e pensato per far parte dell'ultimo progetto di Rihanna, ma alla fine si trovarono più affinità ed elementi in comune con la vocalità di Grimes - e come possiamo dargli torto?

Non essendo mai stato un grande fan dell'EDM, devo tuttavia confessare che in un primo momento rimasi quasi spiazzato da questo singolo, ma per qualche motivo più l'ascoltavo e più mi piaceva. Non a caso quello che ancora oggi riesce a conquistarmi è proprio lo strano connubio della sua voce così delicata e raffinata, messa in netto contrasto con il drop martellante del ritornello. Certo, sono consapevole di correre un rischio enorme proponendolo in finale, ma alla fine non ho saputo resistere ed ho ceduto alla tentazione. Per chi ancora non fosse convinto consiglio la visione del videoclip, che mai come in questo caso riesce a dare quel tocco in più ad una canzone apparentemente ostica da digerire, ma che sotto sotto nasconde un significato ben più profondo. D'altronde lo sappiamo, con Grimes è una garanzia: anche l'occhio vuole la sua parte.

Flesh without blood

Primo singolo estratto da uno degli album pilastri della musica alternativa, il brano mostra la cantante sotto una luce diversa, più pop e radio-friendly. Flesh without Blood è stata infatti in grado di avvicinare l'interprete al grande pubblico, tanto da venir inserita tra le canzoni migliori del 2015 da riviste influenti come Billboard e Rolling Stone, ed ottenendo addirittura il primo posto per il Time. Nonostante le sonorità più distese e spensierate, però, Grimes descrive questo pezzo come conseguenza del "rimanere delusi da qualcuno che una volta era oggetto della nostra ammirazione". Il video musicale riesce ancora una volta a centrare l'obbietivo, ottenendo anch'esso riconoscimenti e commenti positivi da parte della critica.

Butterfly

Per la prima parte della finale ho deciso di presentarvi uno dei pezzi più affascinanti, interessanti e per certi persino un po' sottovalutato all'interno della discografia di Grimes, volendo in questo modo chiudere il cerchio anche con l'album che fu in grado di portarla alla ribalta. Butterfly rappresenta l'esempio perfetto di quello che nel mondo della musica prende il nome di dream pop, vale a dire di quel sottogenere musicale caratterizzato da una miscela di melodie, accordi, dissonanze, echi, riverberi, su cui la voce può fluttuare in totale libertà. Non a caso ciò che colpisce subito in questa proposta trasognante è proprio la particolare ed insolita struttura metrica della canzone, tant'è che più che una normale traccia musicale potremmo quasi definirla una poesia, data anche la presenza di figure retoriche ricorrenti come metafore e similitudini. L'accento allo stesso tempo viene posto sul ritornello grazie ad un continuo crescendo di suoni che culmina ed esplode sulle ultime note con il falsetto, esattamente come il richiamo di una farfalla che riesce finalmente a liberarsi in volo. L'eccentrica interprente canadese, però, non perde il suo tratto distintivo e nella coda del testo ci riporta con i piedi per terra con un bellissimo e sempre attuale aforismo: "If you're looking for dream girl, I'll never be your dream girl".

Kill V Maim

Prima di cominciare il gioco mi ero ripromesso di farvi conoscere Grimes in tutte le sue sfaccettature, indi per cui non poteva esserci scelta più azzeccata per questa terza fase. Con quella che ho poi scoperto essere a tutti gli effetti la sua traccia preferita all'interno dell'album Art Angels, la cantante cambia infatti strada e decide di puntare ancora più in alto. E se fin dai primi anni il suo problema principale è sembrato quello di gestire e filitrare la massa di stimoli che la solleticano e divertono, con questa eccentrica proposta Grimes riesce a fondere tutto il suo mondo con estrema armonia dando vita a qualcosa di "weird as hell, yet completely awesome".

Nato da un'idea bizzarra e a dir poco singolare, il singolo in questione dovrebbe essere scritto dal punto di vista di Al Pacino nel film "Il Padrino", con la differenza che quest'ultimo diventa un vampiro in grado di cambiare identità sessuale e viaggiare nello spazio. Follie a parte, Kill V. Maim è un pezzone accattivante che riesce a catapultarci in un realtà distante e futuristica, da cui veniamo inevitabilmente attratti grazie ai suoni cupi, forti e decisi. Ecco, forse ad un primo ascolto, mi rendo conto che la canzone può risultare meno immediata rispetto alle precedenti, ma scommetto che una volta fatta l'abitudine sarà impossibile restare fermi davanti ad un invito così esplicito.

Breathing

La scelta del primo brano è stata abbastanza facile ed è ricaduta su una delle mie preferite di Oscar and the Wolf, e una delle più dirette, cioè Breathing, contenuto nel secondo album, Infinity, del 2017. Oscar descrive Breathing come a sexy track, ricca di malinconia; una celebrazione della tristezza per le creature della notte. E nel video Max viene mostrato come una di queste creature, con la pelle fatta di diamanti che riflettono la luna in un paesaggio ultraterreno; Oscar assume l’aspetto che vuole mostrare ogni giorno nella terra dei suoi sogni.

Susato

Strange Entity

Se la scelta di Breathing è stata veloce, piuttosto difficile ho trovato scegliere il secondo brano; avevo quasi deciso che l’ultimo ascolto ha cambiato le carte in tavola. Sono andato indietro nel tempo fino al 2014 e all’album Entity, il primo di Oscar and the Wolf. Ho scelto Strange Entity, una delle più belle, e forse la più malinconica e triste. I continui i miss you, i lost you e come back disseminati nel testo fanno eco al tema dell’amarezza per la perdita e alla continua richiesta di essere amato anche quando l’altra persona non c’è più

Fever

Runaway

Quando ho scelto Oscar and the Wolf avevo già un'idea precisa del brano da presentare in questa fase; è dunque naturale che alla fine ho deciso di presentarmi con una canzone diversa. Stavolta si torna ad Infinity, anzi a una settimana prima di Infinity, con un pezzo descritto come  intimo, oscuro e sensuale; il brano che ho scelto è un’altra tra le mie preferite ed è Runaway.

Max spiega come l’dea alla base è che tutto ciò che desideriamo porta alla nostra distruzione perché il desiderio diventa brama e porta al caos. Runaway rispecchia la malinconica ricerca dell’eternità che esprime tutto Infinity,la consapevolezza di ciò che costa. Nel ritornello si esprime la volontà di superare la solitudine e un invito ad unirsi a lui ripetuto diverse volte. Oscar è pronto per l’Infinito, lo siete anche voi?

Cigar

Ho scelto di portare Cigar, la mia canzone preferita di Tamino (che non ho portato prima perché temevo fosse troppo cantautorale per RH) per questa fase in modo da chiudere il cerchio su ciò che fa Tamino musicalmente. Tummy ha evidenziato gli arrangiamenti minimali ma ben studiati, Sun May Shine le melodie ispirate alle sue origini (l'Egitto), Cigar è la parte da cantautore di Tamino, quindi l'enfasi è sul testo, più che altro.

Il testo è tremendamente decadente, e racconta una storia dal punto di vista di un uomo che può tornare a vivere per una notte, realizzando che, tutto sommato, valga la pena vivere nel modo in cui si preferisce, poiché l'esistenza di un uomo comune sarà sempre cancellata dalla memoria dei posteri.

"You, look at me now
With those hollow eye sockets and smile
And it seems all a lie, what they’ve told me so far
And you, show me that life
Isn’t all about extending your time
No, it’s the perfect time for a bottle of wine

And why, do I still care?
About all who might recall me
For everything dies, so does memory
And why, am I still surprised?
About all who pray their sins away
Aren't they too a part of this grand ballet"

Un dettaglio che mi ha conquistato del brano, ma questa è una cosa più personale, è il video, incentrato attorno al pupazzo di uno scheletro. Nel video, c'è un frame che rimanda al "Teschio con sigaretta accesa" di Van Gogh (solo che al posto della sigaretta c'è un sigaro), quadro che a me piace davvero tantissimo, ho anche appeso una sua riproduzione a casa, e questo dettaglio mi ha reso molto "simpatico" il video della canzone. Andando a ricercare qualcosa in più, ho letto inoltre che l'intera idea del brano è nata proprio dal "Teschio con sigaretta accesa", durante una visita al Van Gogh Museum ad Amsterdam, e proprio lì Tamino ha abbozzato le prime righe del brano e l'idea del video.

"I wanted to portray a dead man obtaining the chance to live again one last night. During his time alive he does whatever he pleases, just like when he was among the livings."

So che il brano può sembrare ancora più cupo, ma io lo trovo davvero reale, e mi è piaciuto molto sin dal primo istante. Spero accada lo stesso per voi!

w.o.t.h.

Il titolo è l'abbreviazione di "Will of this heart", e credo sia il brano che mostra di più le influenze arabe di Tamino, oltre che l'aiuto nella scrittura del suo primo album da parte della Nagham Zikrayat, un'orchestra di immigrati attiva in Belgio. 

Si tratta di un brano abbastanza sperimentale, che utilizza parole e atmosfere che si possono ritrovare nei canti egiziani tradizionali, riportate ad una realtà più attuale.

"Hey it was you who found some water in this desert
And it was you who robbed the forest from its fire
You were the first to show a bird its feathers
You were the one to gift a bird its voice"

La melodia del brano appare quasi ripetitiva: ciò che fa variare il brano è la performance vocale di Tamino, che riesce a dare spessore a molte porzioni del brano, soprattutto il bridge, che trovo davvero potente.

Tummy

Tummy è uno dei brani di Tamino più abbordabili per chi non ama melodie sull’etnico, quindi ho deciso di presentarlo come primo più che altro per far conoscere le sue qualità di scrittura. Questo brano mi ha colpito perché pare essere senza tempo, non è collocabile in molti filoni della musica cantautorale attuale, perché nella sua apparente semplicità, ha delle linee melodiche stupende, profonde e quasi decadenti, che accompagnano il testo malinconico ed evocativo. Una canzone d’altri tempi ricollocata ai giorni nostri, che vi chiedo di ascoltare lasciandovi trasportare dalla melodia e apprezzandone la semplice complessità.

Verses

Ho deciso di portare la canzone più spoglia di Tamino, nonché tra le poche canzoni d'amore dell'album. È una canzone d'amore piuttosto cupa, considerando le immagini nel testo, ma in linea con le atmosfere del resto dell'album.

Yesterday I was a word, left with no voice to speak it
Now I am a happy song, placed on the lips of a woman
In her presence I light up, as the earth under the sun
By her sound my verses flow, please don't you ever stop singing

La prima strofa, per me, è la parte migliore dell'intero brano. Lascio giusto il testo perché non ha bisogno di grosse spiegazioni, si introduce la metafora dei "verses" sin dalla prima frase. Musicalmente il brano è molto semplice, simile in questo a Tummy, ma con un arrangiamento meno ricco e molto intimo che si adatta perfettamente al testo. Non è una canzone eccessivamente originale nei suoni, ma mostra come Tamino sappia scrivere brani anche su tematiche più comuni e vicine a noi.

Sun May Shine

Con Sun May Shine ho voluto evidenziare due aspetti fondamentali di Tamino: la presenza di melodie arabeggianti e il falsetto. Il brano non è di facile ascolto, ma rispetto a Tummy è più particolare nei suoni, che sfruttano anche l’orchestra belga Nagham Zikrayat, un’orchestra di rifugiati che ha aiutato Tamino nel realizzare così coerentemente dei suoni che di base hanno solo sfiorato la sua vita, essendo sì di origine egiziana, ma cresciuto in Belgio.

Ho sempre cercato di immaginare che ruolo potessero avere le musiche etniche traslate nel contemporaneo, e questa canzone, oltre ad altre che spero di presentare in seguito, mi ha dato la risposta.

AViVA

Bad Gyal

Ella Vos

Snoh Aalegra

TENDER

The Blaze

The Zen Circus

Yombe

Zola Jesus