C'è un enorme vuoto normativo in questo momento che riguarda chi, come me e un monte di altra gente, ha attività commerciali che esulano dalla sussistenza, chiamiamola così. Se è comprensibile che farmacie e alimentari siano aperti, che devono fare in questo momento i bar? Le tabaccherie? I negozi di abbigliamento? Le cartolerie? 

Perché se dobbiamo tenere chiuso vorremmo saperlo prima che succeda qualcosa di brutto, e soprattutto devono sospendere tutte le scadenze.

Questo navigare a vista è oggettivamente insostenibile e porta una confusione e un pressapochismo che non fa che male a tutti.

JoJo ha detto
Aldilà delle misure di sicurezza messe in atto, assolutamente necessarie, io rimango attonito per come la narrazione in Italia dell'emergenza coronavirus è stata affrontata e switchata letteralmente nel giro di un secondo.

La scorsa settimana i mostri erano quelli che si erano fatti prendere dal panico, quelli che cercavano disperatamente  "amuchina e mascherina", quelli delle corse al supermercato. "Andate a mangiare fuori", "andate a teatro", ci dicevano. E quelli che "è solo un'influenza", "muoiono solo gli anziani", anche un po' a macchinetta (sì, anche gli studenti di medicina, i quali sono molto presenti nella mia time-line di FB e IG per quello li cito).  

Guarda, avrai percepito un cambio drastico nella narrazione ma in realtà analizzando più a fondo si tratta soltanto dell'evoluzione di una vicenda che non si conosceva ancora bene.

Gli idioti che correvano a svaligiare i supermercati, compare vagonate di amuchina e mascherine erano da biasimare allora e sono da biasimare adesso. Non si tratta di una infezione sanguinolenta ed estremamente mortale che porterà in una settimana all'apocalisse, e, per quanto grave, il problema fondamentale in questo momento è evitare il collasso del SSN. Mi viene in mente invece l'Ebola, decisamente più letale ma anche grazie a questo più circoscritta come epidemia.

In momenti come questi è fondamentale mantenere la calma e cercare di non fare allarmismi, e questo non significa essere superficiali. Di slogan come "Milano non si ferma" si è riempita la bocca anche gente che stimo come Beppe Sala, perché fondamentalmente siamo davvero abituati a non fermarci mai e a dover essere sempre in giro, sempre connessi, sempre produttivi.

Purtroppo contestualmente non sono state prese le misure adatte fin dall'inizio, dalla quarantena a chi tornava dalla Cina, da restrizioni più severe e più precoci, volendo andare più indietro penso anche ai tagli vergognosi fatti negli anni su quel sistema sanitario, su quei medici, infermieri, tecnici e tutto il personale che è da settimane che non ha più una vita per salvare quella degli altri.

Questo post non vuole condannare nessuno. Mi piange il cuore sia quando leggo di quelle persone in fuga dalle città del nord che non hanno saputo guardare oltre il proprio naso mettendo a rischio tanti altri, ma anche quando leggo che queste persone vengono additate come dei criminali. Persone che, probabilmente, si sono trovate ad affrontare un problema più grande di loro, in una condizione di paura, sole. E in queste situazioni alla fine quello che ne risulta è sempre una totale mancanza di empatia e una morbosa voglia di dare sempre la colpa a qualcun altro.

E su questo punto non siamo d'accordo. Fra l'altro quelli in fuga dal nord seguono in ordine di tempo gente dal Nord, dalle prime zone rosse, che inspiegabilmente era in giro a infettare mezza Italia. E per queste persone non provo empatia, perché dimostrano soltanto un egoismo smisurato e incarnano il menefreghismo dell'italiano tipico. Anche io mi trovo in una situazione del genere, sono "solo", lontano dalla mia famiglia per almeno 4 settimane, chiuso in casa. Eppure non mi passerebbe mai per la testa di fare una cosa del genere, tralasciando il fatto che al momento sono più al sicuro qui che in un aeroporto/ in giro per treni. Come generazione critichiamo tanto i "Boomer", facciamo meme, ci sentiamo più furbi… be', alla prova dei fatti ci stiamo rivelando tali e quali.

Nella situazione in cui ci troviamo l'empatia la riservo per i malati, il personale sanitario, i loro familiari e sì, anche per chi in politica, alla protezione civile, nelle forze armate si sta prendendo cura di noi. Per tutti gli altri, statevi a casa e coltivate i vostri hobby fino ad aprile, se volete salutare la famiglia ci sono le videochiamate.

C'è molta confusione, anche qui. Chi dice che è limitato ai comuni, chi dice che non è proprio possibile uscire di casa se non per motivi necessari. Ma a questo punto non avrebbe senso tenere bar e ristoranti aperti, anche se fino alle 18. Non vedo motivi necessari per andare al bar o a mangiare al ristorante. Quindi è limitato agli spostamenti dal comune a fuori e viceversa, evinco.

Io lavoro in un negozio di cancelleria/articoli ufficio/scolastica/copisteria.

Oggi ci hanno dato le mascherine e i guanti per prevenzione. Facciamo entrare uno per volta e non facciamo più andare i clienti sul retro in zona scaffali da soli... so che il capitolo mascherine è controverso e probabilmente non servono a nulla, però i titolari hanno deciso così.

Eh sì lo Smart working sembra proprio una bella cosa, peccato che la percentuale di chi possa attuarlo è molto esigua. Io stesso pur facendo un lavoro prevalentemente d'ufficio (al punto vendita ci vado poco) sono vincolato prevalentemente al programma gestionale che bisognerebbe installare a casa ma sarebbe un casino.

Senza contare che ordini e preventivi sono calati drasticamente negli ultimi giorni.

Ipotizzo che potremmo arrivare a chiudere per qualche giorno, se continua così.

IEL87 ha detto
Io lavoro in un negozio di cancelleria/articoli ufficio/scolastica/copisteria.

Oggi ci hanno dato le mascherine e i guanti per prevenzione. Facciamo entrare uno per volta e non facciamo più andare i clienti sul retro in zona scaffali da soli... so che il capitolo mascherine è controverso e probabilmente non servono a nulla, però i titolari hanno deciso così.  

Sono utili le mascherine, il problema è che non bastano per tutta la popolazione. Bisognerebbe privilegiare malati, operatori sanitari e persone fragili (anziani, immunodepressi)