Banned
7 agosto, 2013
Giusto perché secondo me coglie alcuni punti molto importanti un po' in controtendenza con quello che leggo qua.
Matt Clifford di Entrepreneur First:
Yesterday was a difficult day, perhaps the worst in politics (except last Thursday) of my life. It feels a devastating result, but when I read the Facebook posts of my friends and the commentary on Twitter I am anxious about how we ardent Remain-ers are responding.
The really important thing is what happens next. Yes, we — largely educated, professional, urban, international, liberal — hoped to stay in the EU, but the range of possible outcomes from here is vast and the gap between the best and the worst is terrifying. There is a role for us all to play in pushing the UK towards the better ones.
The starting point, though, is surely that we refuse to demonise the Leavers. One of my recurring thoughts all day yesterday was that it was the first time that British politics has felt really scary. But when I reflect, I realise I really mean, “it’s the first time that it feels as though politics might have a negative impact on me”. For a lot of Leavers, they’ve felt like that for a long time — and this is one reason they voted Leave. The structure of our political system has allowed us to ignore this. Too often, we’ve even seen the unresponsiveness of politics to those concerns as a feature, not a bug, and pretended that this will have no consequence.
We are, even now, the powerful ones, the ones who have the opportunity to avoid the really negative economic consequences of Brexit. We’re so shocked because we’re used to winning — not necessarily in an electoral sense, but in the sense of our life outcomes. This feels like a referendum about powerlessness. I feel the Labour Party, tragically, has had nothing to say about this to a large section of the population for a long time and the rise of Corbyn, appealing largely to people who thrive under Governments of all stripes, has made things worse.
It’s easy to blame the voters for being stupid or easily influenced, as I’m seeing endlessly on social media, but it’s our fault and we need to own it. If we had an authentic relationship with the rest of the population, we’d have been able to make our case. We didn’t.
It’s telling that so many of us — me included — avoid talking politics on social media when party is the primary dividing line, but we were happy to jump in vocally on the referendum. Why? Because we were assured of a cosy consensus among those in our social circle. In retrospect, that should have worried us; a consensus that strong is not many steps removed from a conspiracy.
We are not used to despair, but so many people in our country are. If you feel your life is painful and hopeless and no one is offering any solutions, is it really so irrational to want to inject some chaos into the system? Is it crazy to think that the blowing up the status quo is the one chance to shake things up? It’s incorrect, I think, but it’s not crazy. And, again, it’s our fault. What world have we built if half the population think radical uncertainty is better than the status quo?
We lost because we didn’t know our fellow citizens and we had nothing to offer them. We just told them again and again that everything is basically ok and could be so much worse. Imagine if we’d have won, narrowly: we would have hoped to carry on as much like before as possible. That is a horribly impoverished politics and we should be ashamed of it. Spending the aftermath in a social media bubble of condescension and anger will do nothing to enrich it. Now is the time for empathy and new ideas.
Yesterday was a horrible day. But politics is always about struggling for the belief that we can build a better world. Even — especially — on the darkest days, we cannot give that up.
We are not used to despair, but so many people in our country are. If you feel your life is painful and hopeless and no one is offering any solutions, is it really so irrational to want to inject some chaos into the system? Is it crazy to think that the blowing up the status quo is the one chance to shake things up? It’s incorrect, I think, but it’s not crazy. And, again, it’s our fault. What world have we built if half the population think radical uncertainty is better than the status quo?
We lost because we didn’t know our fellow citizens and we had nothing to offer them. We just told them again and again that everything is basically ok and could be so much worse.
Imagine if we’d have won, narrowly: we would have hoped to carry on as much like before as possible.
Non condivido. Già il fatto che sia stato indetto un referendum del genere era un segnale importante e una vittoria del Remain con pochissimo scarto avrebbe comunque avuto le sue conseguenze. Si sarebbe evitato lo stravolgimento - secondo me negativo - che ci sarà invece con il Leave e però allo stesso tempo si sarebbe intrapresa una strada di cambiamento. Di certo non sarebbe stato come se nulla fosse successo.
Heads up all the way
Cause it's too late to be afraid
There's no time to rest
I wanna go and see what's next
Utente
24 ottobre, 2013
matteo.m ha detto
La petizione ha quasi raggiunto i 2 milioni.Per me il punto non è di ripetere la competizione elettorale, perché sarebbe ridicolo. Il punto è che il parlamento inglese dovrebbe tener conto del fatto che si tratta di una maggioranza "minima". E quindi non andare avanti con l'approvazione parlamentare. Ricordiamo che non c'è una maggioranza parlamentare a favore della Brexit.
Detto ciò, i dati mostrano che la maggioranza degli elettori conservatori hanno votato per l'uscita, mentre la maggioranza dei Labour e i liberali hanno votato per il remain. Quindi per i Tories sarebbe una specie di suicidio a questo punto opporsi al volere del proprio elettorato... però è l'unica speranza credo.
Altro fattore di speranza è il caso in cui i sondaggi mostrino che la gente ha veramente cambiato idea. I sondaggi non sono come il voto ufficiale, ma se ci fosse veramente un sentimento popolare che si sta spostando, in quel caso il parlamento potrebbe tenerne conto.
Ma la vedo durissima.
Ok, mettiamo che il parlamento non approva quindi non escono(anche se la vedo difficile). Non possono però neanche tornare a "tutto come prima" dopo il casino che hanno combinato. Ieri le borse sono state un disastro, sarebbe ora che il Regno Unito si decidesse se si sente europeo oppure no. Sono sempre stati trattati con i guanti, hanno avuto quasi sempre concessioni speciali e anche per i confini e immigrati (molti che hanno votato leave l'hanno fatto per questo motivo) non facendo parte della area Schengen hanno avuto maggiore autonomia nei controlli.
Se continuiamo a trattare il Regno Unito sempre come caso speciale allora l'UE non è meglio di quello che ci dicono. Si potrebbe fare un referendum nel resto dell'europa se vogliono o no che rimangano (non hanno la democrazia solo loro)
Si torna sempre allo stesso punto, non dovevano arrivare a questo punto. Cameron che si dimette perché vince il leave in un referendum da lui voluto è ridicolo.
I sondaggi non servono a niente se chi ha votato no ora mi dice: se potessi tornare indietro cambierei perché non pensavo uscissimo veramente (!!!) oppure chi ancora non sapeva cos'era l'unione europea. Pensarci prima di votare? Se ne parla da mesi quindi potevano informarsi...
edit. Poi bisogna vedere se ci sarà ancora il Regno Unito visto che il leave ha vinto solo in Inghilterra e Galles
Banned
7 agosto, 2013
vike ha detto
Non condivido. Già il fatto che sia stato indetto un referendum del genere era un segnale importante e una vittoria del Remain con pochissimo scarto avrebbe comunque avuto le sue conseguenze. Si sarebbe evitato lo stravolgimento - secondo me negativo - che ci sarà invece con il Leave e però allo stesso tempo si sarebbe intrapresa una strada di cambiamento. Di certo non sarebbe stato come se nulla fosse successo.
Sì concordo perfettamente, però questo lo sai tu e lo so io, nelle campagne pro-Remain nessuno l'ha detto.
Questo è proprio il punto di chi ha scritto: c'è stato un problema di comunicazione (quello tra classe povera e ceto medio/dirigente) che UK si porta addosso da tempo immemore, sia a livello di forma che di sostanza vera e propria.
E ora, ne paga le conseguenze.
Utente
24 marzo, 2014
dede_91 ha detto
"Migliore costituzione d'Europa" quando è stata scritta, forse. Perché non credo che la nostra costituzione abbia vinto un premio. Ce lo siamo detti da soli....attualmente è troppo lenta la procedura espressa dalla nostra costituzione.
comunque, per ritornare IN
i vostri ragionamenti (io pensavo di andare, io che vivo qua...) sono egoisti tanto quanto i loro, no?
Ma nessuno vieta di andare. Sarà semplicemente più difficile. Ovviamente questo non è il punto della situazione (anche se per chi è già là comunque questa è una mezza tragedia).
Chi è ancora qua può trovare possibilità diverse o adattarsi, chi è già lì e si è fatto una vita lì, ma non può ancora chiedere la cittadinanza, avrà beghe.
Ma indipendentemente da tutto questo, trovo che sia proprio una scelta suicida a livello economico. A meno che non riescano ad ottenere degli accordi privilegiati con il continente, per evitare le dislocazione all'estero delle aziende, la perdita di potere d'acquisto della Sterlina e tutto il resto.
E' ancora tutto aperto. Ma intanto nell'incertezza la borsa sta facendo danni, soprattutto a noi italiani, visto che la nostra è praticamente posseduta dalla City e visto che siamo il terzo debito pubblico più grande al mondo. E la situazione di incertezza durerà per mesi e mesi. Almeno fino ad ottobre, quando si capirà se faranno ricorso o no a questo benedetto articolo 50. Nel frattempo ci saranno accordi sottobanco che non stabilizzeranno il mercato, ma serviranno solo a favore accordi migliori in seguito per il Regno Unito, se condotti bene.
Insomma, la situazione non è delle migliori, indipendentemente dalle situazioni personali.
Utente
1 maggio, 2016
Hanno scelto di andare fuori? Che restino fuori per un po' così capiscono le conseguenze.
Mi dispiace solo, e tanto, per gli europei che vivono là e ormai sono integrati e che si scoprono non accettati fino in fondo. Parlo con cognizione di causa per i tanti italiani che conosco e vivono là da anni e che ci sono rimasti malissimo
" Ah ... anche poeta ! "
Utente
7 agosto, 2013
Scusate ma non volevo porre il tema se la nostra costituzione sia UNA DELLE (devo sottolinearlo, sorry) migliori d'Europa, ma sul fatto che - se non cambia radicalmente il meccanismo informativo - andremo a dire "il nostro parere" sul fatto di modificare pesantemente decine di articoli essendo informati da pochi elementi (slogan ?) che i fautori del si o del no ci passano nelle campagne o nei talk show. Quindi sostanzialmente disinformati e portati a votare secondo il parere di quelli di cui ci fidiamo di più, anzi di quelli che ci stanno più simpatici o meno antipatici perché in quanto a fiducia (nel senso di persone che fanno veramente quello che hanno dichiarato nei programmi o nelle campagne) sarebbe dura basarsi.
Il mio tema era/è quello della comunicazione ed informazione in generale quando ci si reca a votare. Vedo una profonda analogia con il voto inglese che - dalle reazioni del poi - ho percepito (magari sbaglio perché non sono in UK) che sia stato basato pesantemente su fattori emotivi, sul gradimento o meno del premier, e su tanti altri fattori non legati al contenuto vero per cui si votava e/o sulle possibili conseguenze anche a breve.
E da qui la mia sintesi: con tutte le sorgenti di informazione (media, web..) che abbiamo nel 2016, sembrerebbe impossibile che la massa vada ad un voto sostanzialmente "non informato" o informato da poche frasi "giuste" della o delle persone "giuste"... ed invece mi pare proprio che sia andata così (e che sarà a breve così anche per noi su un tema diverso ma molto molto importante).
(PS non volevo e non voglio andare oot ma cercare di concretizzare il mio pensiero con un esempio che ci tocca e ci toccherà a breve; la cosa è molto complessa e non credo di potermi esprimere con sicurezza per un si o no, se non facendo un atto di fiducia, perché non conosco tutte le differenze tra l'adesso ed il "come sarebbe dopo", e quindi dare un mio parere documentato, esattamente come penso non le abbiano più di tanto potute capire i britannici in questo voto di Brexit)
PP. SS. Concordo con la linea "dura". Se deve essere Brexit che sia exit sul serio ed in fretta. Se no, se il voto come ci ripetono è "solo consultivo" immagino che qualcuno possa trovare una soluzione, se veramente la vogliono trovare (ma costituzione del regno unito a parte non sono convinto che sia così).
Utente
7 agosto, 2013
Alex87 ha detto
Vorrei essere spensierato come Ouro e ridere anche io di quello che è successo, ma vivendo nella parte migliore del Regno sono solo che preoccupato che le scelte scellerate di gente ignorante pesino più o meno indirettamente anche su di me. A partire dalla svalutazione della sterlina per finire alle opportunità lavorative.Questa gente dovrebbe semplicemente perdere il diritto di voto per sempre, esattamente come quelli sgamati a fare voto di scambio o farsi le foto in cabina in Italia.
«Se c’era una città che aveva tutto da perdere dal Leave, questa era Sunderland. E la paura dell’altro non basta a spiegare un voto contro i propri interessi. I tassisti hanno battuto la città all’insegna del «Riprendiamoci il Paese», ma il censimento del 2011 dice che solo il 3,6 dei residenti è nato all’estero, contro una media nazionale dell’11,5%. Senza contare questa città e quest’area dal 2007 a oggi hanno ricevuto dall’Unione Europea rispettivamente 23 e 130 milioni di sterline. L’insegnante Linda Moragh dice che alla base di tutto c’è la nostalgia di un mondo più semplice. «Sappiamo che è una battaglia persa, perché non abbiamo i mezzi per sopravvivere come comunità. È tutto troppo grande e globalizzato, e sappiamo che verremo travolti. Ma almeno ci siamo ribellati». Dice di aver votato Leave come omaggio alla memoria del padre, aviatore della Raf. Aveva ragione la bibliofila Janet, tutto o quasi gira intorno ai ricordi. All’evocazione di una Inghilterra idealizzata che non c’è più, e comunque vada non tornerà.»
Utente
7 agosto, 2013
ouro ha detto
Mi potreste spiegare perché esigereste la linea dura "avete scelto fuori, ora fate i bagagli subito, questa è la porta"?È proprio una curiosità, niente di più.
Io sono per una scelta netta perché siano chiare le conseguenze, e lo siano al più presto.
Se poi queste conseguenze stanno bene ok, ce ne facciam0 tutti una ragione; se invece - una volta che stanno emergendo conseguenze e magari problemi - un popolo si rendesse conto di avere fatto una emerita caz..., dato anche che il referendum è "consultivo", che trovassero il modo di rientrare, ma senza se e senza ma e soprattutto senza troppe sfumature di grigio...
Moderatore Junior
28 novembre, 2015
Banned
7 agosto, 2013
Brexit, Alta Corte: "Londra deve avere ok parlamento su uscita dall'Unione europea"
L'Alta Corte britannica si è pronunciata: è necessaria l'approvazione del Parlamento perché il Regno Unito inizi il processo di uscita dall'Unione Europea. La sentenza significa che il governo non potrà attivare l'articolo 50 del Trattato di Lisbona, che sancisce l'avvio dei negoziati per l'uscita, senza avere l'ok di Westminster.
Il sasso che ha provocato la valanga sulla Brexit è stato lanciato all'inizio del mese di ottobre da Gina Miller, una businesswoman di 51 anni, britannica di origini sudamericana (è nata in Guyana). È stata lei a presentare ricorso all'Alta Corte di Londra contro la decisione del primo ministro Theresa May di invocare l’articolo 50 del trattato europeo nel marzo prossimo, senza sottoporre il procedimento a un voto del Parlamento.
Adesso che il ricorso è stato accolto dai giudici, la premier dovrà affrontare una votazione alla camera dei Comuni e a quella dei Lord, spiegando che tipo di Brexit vuole realizzare, e potrebbe verosimilmente essere sconfitta. A quel punto il governo dovrebbe cambiare strategia e tutto sarebbe possibile: un Brexit meno dura, per esempio restando dentro al mercato comune (e dunque mantenendo la libertà di immigrazione), un nuovo referendum, elezioni anticipate. Magari, in ultima analisi, niente più Brexit.
Continua su La Repubblica
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