Venerdì sera sul canale televisivo americano FX è andato in onda il nuovo documentario realizzato dal New York Times che ripercorre la travagliata vita dell'icona del pop. Dalla nascita artistica, al successo mondiale fino alla caduta, alla controversa conservatorship e al movimento #FreeBritney.

Riassunto per chi non conoscesse la storia. 

Tutto parte dal famoso mental breakdown di Britney del 2007 le cui cause sono da attribuire alla forte pressione dei media lungo tutta la sua carriera, pressioni relative soprattutto alla sfera privata della vita della star (il passaggio da adolescente prodigio a donna, il fidanzamento con Justin Timberlake, il matrimonio con Kevin Federline, il ruolo di madre; nel documentario sono inserite parti di interviste con domande che oggi sembrano sconcertanti, prime pagine con titoli tanto sensazionalistici quanto devastanti, ecc). A questo si somma, ma queste sono sempre rimaste speculazioni più o meno provate, una famiglia che spesso la spreme più del dovuto, in particolare il padre Jamie. Il culmine arriverà con il ricovero e la riabilitazione, nel 2008, dopo cui Britney viene dichiarata dal tribunale incapace di gestire la propria vita. Inizia la famosa conservatorship, che dura ancora oggi, che vede il padre Jamie come colui che si occupa della vita di Britney, dagli aspetti finanziari fino ad aspetti di vita quotidiana (non sono mai stati resi chiari i dettagli della conservatorship ma è risaputo che Britney non possa nemmeno guidare se sola). 

La vita di Britney è cambiata molto dal 2008 e la sua salute si è ristabilita. Il movimento #FreeBritney nasce dunque dalla presa coscienza da parte dei fan dell'inutilità di restrizioni così rigide della libertà personale. È molto difficile stare dietro alla vicenda perché le informazioni sono molto private e si è cercato da sempre di tenerle nascoste (la motivazione ufficiale è la protezione della privacy dei figli di Britney). Inoltre, Britney è sempre stata molto silent su tutta la questione, quasi come se non ne fosse mai venuta a conoscenza. Ma da qualche tempo, grazie alle informazioni comunicate dal suo legale, Britney ha fatto sapere che "[Britney] welcomes and appreciates the informed support of her many fans" e "Although the sealing motion is supposedly for her 'protection,' Britney herself is vehemently opposed to this effort by her father to keep her legal struggle hidden away in the closet as a family secret.". 

Il documentario è diventato virale e sui social non si parla che di questo. Tantissimi anche i giornali, anche quelli italiani, che stanno finalmente trattando la storia. Anche le celebrities si stanno spendendo per dare voce al movimento, mai prima come ora, con gli hasthtag #FreeBritney e #wearesorryBritney. Miley Cyrus, che è sempre stata una grandissima supporter del movimento, Sarah Jessica Parker, Courtney Love, Bette Midler, Khloe Kardashian, Hayley Williams, Sam Smith, sono alcuni nomi ma la lista è lunghissima e aumenta ogni giorno. Molto forte è anche il backlash che stanno ricevendo alcuni intervistatori così come Justin Timberlake.

Il documentario non è stato autorizzato da Britney: alla fine del doc compare la dichiarazione del NYT secondo cui è stata inviata una richiesta di partecipazione a Britney, a cui non è mai seguita risposta, neanche di conferma ricezione. Speculazioni parlano di un altro documentario che propria la stessa Britney pare stia realizzando.