Onestamente io ascolto tutto su Spotify.. Ed in futuro molte più persone a parer mio, seguiranno il mio esempio. Quindi sì, la Fimi eventualmente dovrebbe diminuire il peso dello streaming.
Ma mi sorge la domanda: I cantanti coi streaming ricavano dei soldi?
instagram: damianorac
Utente
24 marzo, 2014
Damiano ha detto
Onestamente io ascolto tutto su Spotify.. Ed in futuro molte più persone a parer mio, seguiranno il mio esempio. Quindi sì, la Fimi eventualmente dovrebbe diminuire il peso dello streaming.Ma mi sorge la domanda: I cantanti coi streaming ricavano dei soldi?
Vengono pagati, ma i profitti sono veramente minimi...
Utente
24 marzo, 2014
Comunque io sono dell'idea che le cose vadano cambiate.. più che altro perché ovviamente le certificazioni dei singoli andranno a perdere di valore con il tempo, un po' come è successo in Australia, dove ogni canzone è almeno Oro o Platino. Quest'anno abbiamo avuto più di 40 multiplatino.. sono veramente tanti. Soprattutto per le canzoni straniere che dilagano. Le certificazioni delle italiane sono ancora negli standard...
Admin
7 agosto, 2013
Secondo me andrebbe già fatto ora provando a portare il peso complessivo degli streaming a non superare il 25-30%, non so a quanti download equivalenti corrisponde la cosa ma basta fare un paio di calcoli sull'andamento dei pezzi in top 20. A me questa cosa che pezzi italiani bellissimi non siano riusciti ad entrare nemmeno in top 10 a causa degli streaming non è piaciuta, ma in generale si tratta di un metodo che favorisce troppo una tipologia di pezzi e di artisti e talvolta non rappresenta il reale gradimento del pubblico
Utente
7 agosto, 2013
mi auguro di no, perchè diminuiranno le certificazioni, sopratutto italiane...perchè è vero ciò che dice mariomatto che molti brani a causa degli streaming non riescono ad entrare in top 10, ma è anche vero che molti con le vendite...non riuscirebbero ad ottenere certificazioni...
Utente
24 marzo, 2014
dancer83tp ha detto
mi auguro di no, perchè diminuiranno le certificazioni, sopratutto italiane...perchè è vero ciò che dice mariomatto che molti brani a causa degli streaming non riescono ad entrare in top 10, ma è anche vero che molti con le vendite...non riuscirebbero ad ottenere certificazioni...
Non si sta dicendo di togliere gli streaming, semplicemente di ridimensionarne il peso. Ovvio che gli streaming aiutano tutti alla fine, pure i pezzi italiani. Ma ai fini della classifica, la sfalsano un po'. Si potrebbe anche lasciare la situazione così com'è per le certificazioni, ma cambiare la formula per la classifica, magari aggiungendo le radio e calibrando streaming e vendite con percentuali diverse, come la Billboard americana. Un pezzo come Volevo Te della Ferreri sarebbe ampiamente top ten con questo metodo
Utente
7 agosto, 2013
Oppure si potrebbe fare in modo che per i fini della classifica e delle classificazioni il numero degli stream siano validi massimo un tot rispetto al numero di download legali. Per esempio, con un rapporto "100 streaming/1 download" un brano con 10mila download legali siano validi solo 1M di streaming (che con rapporto attuale sono altri 10mila downaload equivalenti), quindi un totale di 20mila vendite al massimo.
Utente
31 ottobre, 2015
Alex87 ha detto
Attualmente ogni 100 streaming si ha 1 download equivalente. Pensate che la crescita esponenziale dello streaming (circa +100% rispetto all'anno scorso, quando quell'equazione fu introdotta) necessiti un adeguamento di questa corrispondenza? E se sì, quanto?
Sì! Decisamente … se non vogliamo svalutare troppo le certificazioni
Anche se la questione è complessa, perché lo Streaming è ormai importante per chi ascolta musica ed è già un notevole specchio per intercettare i gusti della gente. È giusto tenerne conto e, in prospettiva, potrebbe diventare anche l'unico metodo di rilevazione del gradimento su un brano, un album, un artista (anche se mi auguro che non avverrà mai).
Pertanto:
1) I conteggi streaming devono valere per le classifiche e per le certificazioni fino alla soglia del 50% delle vendite di un singolo. Oltre quella soglia, i conteggi vengono registrati, ma congelati e quindi temporaneamente non validi, a meno che le vendite digitali di quel brano non si rialzino oltre la soglia del 50%, permettendo di acquisire altri streaming per arrivare a quella percentuale.
Lo Streaming è ormai indicativo, quindi finchè non supera il 50% non fa altro che confermare un trend di vendite digitali … e quindi è più che veritiero.
2) Tutti gli Streaming in eccedenza, temporaneamente non validi, devono rimanere registrati e archiviati; perché possono essere utili come nel caso sopra descritto; in ogni caso perché in prospettiva, qualora sparissero anche le vendite in digitale (o l'uso dello Streaming dovesse diventare troppo dominante), allora tutti i brani e gli artisti avrebbero già in archivio tutti i conteggi (sia quelli validi, sia quelli non validi) che a quel punto verrebbero stimati nella loro interezza.
3) Premesso tutto questo, darei maggiore risalto alle classifiche degli Streaming (oltre la classifica di vendite), pubblicizzandole di più. Anche se il dato complessivo non potrebbe essere utilizzato nella sua interezza, rimane un dato troppo importante per decretare il consenso di un brano e di un artista. Un po' come succede per la classifica delle Radio. Ecco! Darei alla classifica Streaming quel tipo di risalto mediatico, con pubblicazione settimanale. Magari con un premio a fine anno per gli artisti con i migliori risultati. Invece la pianterei proprio con tutta quest'importanza sulle classifiche Airplay, che, secondo me, non servono a una mazza.
Infatti, mentre l'ascoltatore, tramite acquisto cd, digitale o ascolto Streaming può democraticamente decidere cosa scegliere … quindi a chi dare il consenso, nel caso delle radio questo non è possibile, perché le radio trasmettono solo una parte della musica che viene pubblicata, promuovono pezzi in base a scelte editoriali o a statistiche personali. Ci sono pezzi di grande successo, che vendono tanto e in radio fanno fatica a essere trasmessi, altri pezzi che non vendono più di 15.000 copie e che scalano l'Airplay manco fossero le hit dell'anno. Che razza di consenso è? Un successo radiofonico, scelto dagli addetti ai lavori, che però non spopola nelle vendite e, magari nemmeno su Youtube? Ridimensionerei questo tipo di classifica che a volte genera mediaticamente "falsi vincitori" stagionali, che poi fanno fatica a racimolare mezza certificazione ...
Banned
7 agosto, 2013
Si era già discusso di questo.
Gli streaming è giusto che valgano, a spanne, per quel che pesino nel mercato discografico.
Quindi se negli US "spotify pays an average of $0.007 per play" e "Spotify said it has kept just 30% of the money from subscriptions" (pure iTunes si tiene il 30% o ricordo male?) è facile dirsi quanto, grosso modo, dovranno pesare gli streaming rispetto al download.
L'unico accorgimento è quello di arginare i download in loop, o altri ascolti artificiali, perché è ovvio che non generino ritorno.
Spotify peraltro parrebbe già difendersi da ciò, é che la nostra FIMI dorme proprio (manco dovessero filtrarli loro).
Tutte le altre idee rischiano di essere arbitrarie, distrorsive di quale sia un legittimo riscontro, ritorno.
Una volta che si sia certi della "naturalezza" di essi, gli streaming possono anche essere l'85% del totale.
Al massimo, come già detto, dovrebbero aggiungere YT (considerando anch'esso in base a quanto generi, più o meno, una visione di videoclip su yt).
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