Utente
7 agosto, 2013
E' un argomento molto dibattuto anche qui su Reality House e ognuno di noi ha un'idea diversa al riguardo. Quel che è certo è che la musica Pop ad oggi risulta svantaggiata nelle classifiche e nelle certificazioni rispetto agli esponenti dei generi in voga tra i giovani (Trap, Rap ecc..)
Ecco la lettera che All Music Italia scrive al presidente della FIMI, che ne pensate?
Io vi riporto solo le proposte che sono state fatte perchè sarebbe troppo lunga pubblicare. La lettera intera la trovate QUI
Mi sento di ipotizzare e proporre due soluzioni.
La prima: separare le classifiche di vendita da quelle dello streaming, e creare quindi due nuove classifiche settimanali per album e singoli da affiancare a quelle di vendita. Da una parte le vendite reali, dall’altra gli ascolti. Più trasparente di così! E magari rivedendo i parametri anche per le certificazioni, aumentando la quota di streaming equivalente a una vendita.
La seconda: segnalare in modo altrettanto trasparente nella classifica FIMI (e di conseguenza nelle certificazioni) le percentuali del venduto e dello streaming. Idem per le certificazioni (cosa che tra l’altro il nostro sito ha cercato di fare mesi fa), indicando per ogni certificazione le percentuali di copie vendute e di copie ascoltate in streaming che hanno fatto ottenere la certificazione alla canzone o all’album.
Parlo di percentuali nella consapevolezza che difficilmente si arriverà, in Italia, a comunicare le cifre delle copie effettivamente vendute. E’ un comportamento che non comprendo e che non approvo, ma qui stiamo parlando di un cambiamento culturale, non metodologico, quindi evito di dilungarmi sul tema.
Mi piacerebbe conoscere il suo parere su queste due proposte.
Grazie per l’attenzione
Utente
26 gennaio, 2018
Ma con i metodi proposti, sbaglio io o cambierebbe poco a livello di conteggi? Vi sarebbe solo una maggiore trasparenza. Io sarei più per l’iniziare a conteggiare anche i numeri di Youtube e non fare un conteggio cumulativo degli ascolti streaming, ma personalizzato agli utenti. Tu, tizio hai ascoltato il brano tot volte, è come se lo avessi acquistato, i tuoi ascolti non si sommano più (non solo per un giorno). E cambiare di conseguenza le soglie di certificazione. Alzare ancora il numero di ascolti equivalenti a una vendita non ha molto senso.
Utente
24 agosto, 2015
Mah, si... maggior chiarezza la vogliamo tutti, ma le soluzioni da lui proposte non cambierebbero mica tanto le cose. Anzi.
Fosse per me, al conteggio di download e streaming andrebbero aggiunti Youtube e radio, un pò per rivitalizzare le vendite (che lo streaming aveva riportato su, anche troppo, per tornare ad abbassare con queste nuove soglie), un pò perchè più canali di riferimento si includono più le classifiche saranno veritiere: fa un pò specie vedere 'Mi parli piano' attorno alla 50 pur essendo stata molto alta in radio ed Itunes, o la canzone di Carboni, prima in radio, attorno alla 40, affossata (ovviamente) dallo streaming.
Non so se Fimi deciderà mai di includere questi fattori, ma ora come ora, visto che non c'è modo per agire direttamente sulla trap, abbasserei nuovamente il numero di ascolti validi per le vendite da 130 a 100. Almeno sarà un pò più facile per tutti ottenere un riconoscemento.
Utente
7 agosto, 2013
Secondo me le radio già fanno troppo influenzando le classifiche, ci manca solo che le conteggiamo anche.
Ne abbiamo visti troppi di pezzi inutili dei soliti noti farsi settimane se non mesi in alto in radio e perle che sono state immeritatamente snobbate.
E' anche vero che se Emma avesse estratto Mi Parli piano prima l'avrebbe certificata e non è colpa dei conteggi, quanto in realtà dell'essersi andata ad infrangere con i tanti tormentoni estivi.
Questo metodo ad oggi mi sembra abbastanza corretto, sarebbe bello avere trasparenza sul numero di copie, ma non lo fanno perchè altrimenti le case discografiche dovrebbero mettere le cifre ridicole di vendita di album e singoli smentendo i roboanti comunicati stampa.
Utente
24 agosto, 2015
Gennj931 ha detto
Questo metodo ad oggi mi sembra abbastanza corretto, sarebbe bello avere trasparenza sul numero di copie, ma non lo fanno perchè altrimenti le case discografiche dovrebbero mettere le cifre ridicole di vendita di album e singoli smentendo i roboanti comunicati stampa.
Davvero ti sembra un metodo corretto?
Moderatore Junior
28 novembre, 2015
EQuello che dice il direttore di All Music Italia é sbagliatissimo riguardo gli artisti Pop e Trap. Non sto qui a spiegarlo perché non ho tempo al momento, ma la distinzione che vorrebbe lui non ha totalmente senso e poi vorrei capire in cosa sono penalizzati o sotto stimati Ermal o Laura rispetto a uno Sfera Ebbasta. Più sensato il discorso di avere dei dati di vendita al quale fare riferimento.
Per il resto, per quanto riguarda le classifiche il fatto di aggiungere Youtube spero che avvenga il più tardi possibile, anche perché che parliamo di Classifiche di VENDITA non di POPOLARITÀ. Il solo fatto che lo fanno in USA e purtroppo anche in UK non significa dobbiamo farlo anche noi(e personalmente trovo che mosse del genere diano colpi gravissimi al mercato invece che aiutarlo.)
Poi per il fattore certificazioni-soglie che sta risultando di nuovo a galla sul topic mi spiace vedere che dopo mesi di discussioni siamo sempre allo stesso punto di partenza però anche io continuo a pensarla come le altre volte, quindi eviterò di fare Don Chisciotte contro i mulini a vento
Edit: mi correggo, ho visto il post di Genni e
Utente
7 agosto, 2013
Waves of Music ha detto
Davvero ti sembra un metodo corretto?
Aggiungerei youtube, ma per il resto lo trovo efficace.
Onestamente non se ne poteva più di vedere canzoni sconosciute certificate di solo streaming dopo un paio di mesi, oppure di pezzi che prendevano 350k copie quasi come stessimo parlando di Roma Bangkok quando in realtà sono molto meno popolari.
Se guardo le certificazioni avute da gennaio non mi sembra di vedere grandissime ingiustizie, forse si è perso valore del fatto che un disco d'oro o un disco di platino dovrebbero essere di per sè grandi risultati. E' un po' come quando si svaluta la moneta.
Cambierei qualcosa negli album e farei contare di più lo streaming, ma sui singoli sono concorde.
Ad esempio nell'ultimo sanremo nessuno meritava una certificazione tra quelli fuori dal podio, e infatti nessuno l'ha lontanamente vista. Mentre col vecchio conteggio si sarebbero avuti dischi d'oro a gogò.
Utente
7 agosto, 2013
salvatore92 ha detto
Parliamoci chiaro ragazzi: ad oggi raramente si acquistano brani su Itunes e raramente si acquistano album fisici. Ormai tutti usano i servizi di streaming.
Per questo non si può ritornare a 100, che era la quota prevista quando lo streaming era ancora agli albori. Anzi credo che si continuerà ad alzare progressivamente
Utente
24 agosto, 2015
Gennj931 ha detto
Per questo non si può ritornare a 100, che era la quota prevista quando lo streaming era ancora agli albori. Anzi credo che si continuerà ad alzare progressivamente
Ora però parliamo soltanto di ascoltatori Premium! Chiaro che con tutti gli utenti senza distinzioni 100 ascolti per 1 download sarebbero follia, ma così per me ci starebbe.
Alla fine, sinceramente, e sapete come la penso su di lui, ma che 'Cupido' sia solo multiplatino è assurdo. Per quanto si è sentita ''dovrebbe'' essere almeno al quadruplo...
Utente
21 novembre, 2017
Ragazzi quello che dire è interessante e in parte giusto ma non tiene conto di una cosa voi siete (e non lo dico ovviamente con una connotazione negativa) "nerd" della musica. Guardate dati, classifiche, singoli, uscite etc... voi conoscete i meccanismi più di altri, siete maggiormente informati e a volte sgamate cose che altri nemmeno vedono.
Il grande pubblico però assorbe solo notizie per titoli e articoli.
Se viene scritto che la Pausini o Ermal Meta o altri artisti pop prendono un disco di platino e Sfera un triplo platino, o Gemitaiz un platino, non vedono la differenza tra streaming e venduto. Vedono solo l'informazione e da quello che trapela è che qualcuno sta andando molto meglio di altri. Lo streaming è il futuro ben venga, ma alla fine basterebbe maggior trasparenza... almeno le percentuali.
Utente
7 agosto, 2013
La risposta del direttore della FIMI a All Music Italia
Gentile Massimiliano,
rispondo alla lettera aperta che riguarda le classifiche e le certificazioni con una premessa: l’evoluzione del mercato discografico, sia dal punto di vista tecnologico sia dal punto di vista creativo, è irreversibile. Possiamo accompagnarla, cercando di intercettare al meglio mutazioni repentine che sono per lo più generate dal basso, ovvero dai fan di musica, e soprattutto da quelli più giovani, ma non possiamo tornare indietro o impedire artificialmente il progressivo crescere di un’onda travolgente.
In tutto il mondo il rap o urban, ad esempio, sta sconvolgendo il mercato.
Gode di una formidabile miscela di ingredienti. I fan sono giovanissimi, sono iper tecnologici e sono consumatori compulsivi di musica.
Le classifiche sono solo la fotografia del mercato, e questa fotografia oggi ci offre questo panorama creativo. Le classifiche italiane hanno introdotto elementi di moderazione, come la rilevazione esclusivamente limitata agli ascolti premium, che ora sono stati seguiti anche da altri Paesi, come ad esempio la Francia.
Lo streaming nel nostro Paese ha superato anche le vendite fisiche nel primo trimestre, gli abbonati continuano a crescere. Non c’è una discriminazione di genere, semplicemente i fan di musica sono cambiati e gli intermediari tradizionali, tipo stampa e radio, hanno perso quella capacità di orientare il pubblico, che ormai, grazie ai social, si è costruita una propria identità musicale.
In conclusione posso solo dire che è importante adattarsi al cambiamento altrimenti il rischio di fare la fine dei dinosauri è dietro l’angolo.
Enzo Mazza
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