Nel testo si chiede, come si legge nell'articolo 2, che "le emittenti radiofoniche, nazionali e private" debbano riservare "almeno un terzo della loro programmazione giornaliera alla produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia, distribuita in maniera omogenea durante le 24 ore di programmazione".
Inoltre una quota "pari almeno al 10 per cento della programmazione giornaliera della produzione musicale italiana è riservata alle produzioni degli artisti emergenti". Si stabilisce, inoltre che anche che "la vigilanza sull'applicazione della presente legge è affidata all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni" e che "in aggiunta a quanto espressamente previsto dalla normativa vigente, l'Autorità, a fronte della reiterata inosservanza delle disposizioni di cui alla presente legge, può in ultima distanza disporre la sospensione dell'attività radiofonica da un minimo di otto a un massimo di trenta giorni".
Secondo gli ultimi dati, citati da Morelli, nelle dieci emittenti radiofoniche più ascoltate in Italia la quota media di repertorio italiano è inferiore al 23 per cento, con alcuni casi limite di emittenti (specializzate e non) in cui tale quota è uguale o inferiore al 10 per cento. Una proposta che richiama altri esempi in Europa, come il sistema delle "quote", già impiegato da molto tempo in Francia, dove dal 1994, con l'approvazione della legge Toubon sull'uso e la promozione della lingua francese in tutti i contesti, le radio transalpine sono obbligate a trasmettere musica francese per una quota pari almeno al 40 per cento della programmazione giornaliera.
Cosa ne pensate? Così a primo impatto non mi sembra una idea malvagia, soprattutto per la parte riguardante gli esordienti.
Poi mi chiedo come potrebbero sopravvivere emittenti come Virgin Radio
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Utente
7 agosto, 2013
Utente
24 agosto, 2015
Disgustosi. E tanto di musica italiana ne passa già tanta (a volte troppa) in radio. Non perdono occasione per far brutta figura, ogni qualvolta si impone qualcosa in ambito artistico si sbaglia, secondo me.
Si salva solo l'idea degli esordienti (immagino preferibilmente uomini bianchi ed etero), ma ci credo poco.
Utente
7 agosto, 2013
A me continua a far rabbrividire questo genere di discorsi, questo dover regolare aspetti culturali che non dovrebbero essere di loro competenza né interesse. Poi per carità io ascolto Radio Italia spessissimo per mia scelta, ma le imposizioni esterne sulle radio mi sembrano veramente troppo. Prossimo passo italianizzare i nomi degli artisti stranieri?
Utente
20 maggio, 2018
Alessandra92 ha detto
A me continua a far rabbrividire questo genere di discorsi, questo dover regolare aspetti culturali che non dovrebbero essere di loro competenza né interesse. Poi per carità io ascolto Radio Italia spessissimo per mia scelta, ma le imposizioni esterne sulle radio mi sembrano veramente troppo. Prossimo passo italianizzare i nomi degli artisti stranieri?
Ecco. Nient'altro da aggiungere.
Banned
7 agosto, 2013
Solo perchè viene dalla Lega allora bisogna trovare secondi motivi e fini o interpretazioni? Rido a waves che già allude ad una sottoselezione degli esordienti da passare..
Io sarei d'accordo. Il 23% mi sembra poco e non aiuta il nostro mercato che è sempre più difficile da navigare (sì, anche a dispetto dei volumi streaming in crescita). Più passaggi per le canzoni italiane = più successi e vendite = più budget = qualità media che sale = mercato più forte = più possibilità per chi di musica ci vive o ci vuole vivere.
E insomma 33% (dal 23%) non è il 100%, quindi non mi sembra una ignominiosa proposta di autarchia.
Utente
24 agosto, 2015
ouro ha detto
Solo perchè viene dalla Lega allora bisogna trovare secondi motivi e fini o interpretazioni? Rido a waves che già allude ad una sottoselezione degli esordienti da passare..Io sarei d'accordo. Il 23% mi sembra poco e non aiuta il nostro mercato che è sempre più difficile da navigare (sì, anche a dispetto dei volumi streaming in crescita). Più passaggi per le canzoni italiane = più successi e vendite = più budget = qualità media che sale = mercato più forte = più possibilità per chi di musica ci vive o ci vuole vivere.
E insomma 33% (dal 23%) non è il 100%, quindi non mi sembra una ignominiosa proposta di autarchia.
8 mesi di governo giallo-verde e un po' di conoscenza storica della Lega, insieme ad un po' di provocazione, questo mi portano a dire. Non capisco cosa ci sia da ridere ma okay
Io sarei d'accordo. Il 23% mi sembra poco e non aiuta il nostro mercato che è sempre più difficile da navigare (sì, anche a dispetto dei volumi streaming in crescita). Più passaggi per le canzoni italiane = più successi e vendite = più budget = qualità media che sale = mercato più forte = più possibilità per chi di musica ci vive o ci vuole vivere.
Concordo.
Io ho sempre ammirato il senso di protezione dei francesi nei confronti della loro lingua (lingua eh, non cultura/razza), che a volte può sembrare patetica, ma sicuramente dà i suoi frutti.
In Italia per motivi culturali questo conservatorismo sulla lingua non c'è mai stato, vuoi pure perché potrebbe sembrare un richiamo a tempi più bui.
A prescindere da questi discorsi, credo che il mercato discografico italiano non possa che beneficiarne, si parte da un 23% che è pochissimo! Vorrebbe dire più spazio per voci che al momento magari si sentono meno spesso.
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Utente
24 agosto, 2015
Ma questi dati da dove li hanno presi? Perchè cercando un po' in rete trovo percentuali ben più morbide, tra il 35 e il 37 per cento, secondo questo articolo di 5 anni fa:
https://www.rockol.it/news-587054/radio-italia-quote-azzurre-numeri-earone-percentuali-analisi
Invece guardando la classifica dei brani più trasmessi in radio nel 2018 trovo ciò:
Dai dati forniti da Radiomonitor si evince che, in Italia, la musica di casa nostra e quella internazionale in classifica praticamente si equivalgono: i primi cento posti della chart sono divisi quasi equamente, 51 a 49 per le canzoni italiane.
https://www.rockol.it/news-698415/musica-nel-2018-100-canzoni-piu-trasmesse-radio-radiomonitor
Allora di cosa stiamo parlando?
Quindi adesso le radio non sono nemmeno libere di scegliere chi passare.
PS: Virgin Radio found dead.
Utente
7 agosto, 2013
vike ha detto
Io sarei d'accordo. Il 23% mi sembra poco e non aiuta il nostro mercato che è sempre più difficile da navigare (sì, anche a dispetto dei volumi streaming in crescita). Più passaggi per le canzoni italiane = più successi e vendite = più budget = qualità media che sale = mercato più forte = più possibilità per chi di musica ci vive o ci vuole vivere.
Concordo.
Io ho sempre ammirato il senso di protezione dei francesi nei confronti della loro lingua (lingua eh, non cultura/razza), che a volte può sembrare patetica, ma sicuramente dà i suoi frutti.
In Italia per motivi culturali questo conservatorismo sulla lingua non c'è mai stato, vuoi pure perché potrebbe sembrare un richiamo a tempi più bui.
A prescindere da questi discorsi, credo che il mercato discografico italiano non possa che beneficiarne, si parte da un 23% che è pochissimo! Vorrebbe dire più spazio per voci che al momento magari si sentono meno spesso.
In realtà però nell'open post non si parla di musica in lingua italiana bensì di "produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia". Di conseguenza rientrano anche brani di Elisa e Maneskin in lingua inglese (esempio a caso).
Alessandra92 ha detto
In realtà però nell'open post non si parla di musica in lingua italiana bensì di "produzione musicale italiana, opera di autori e di artisti italiani e incisa e prodotta in Italia". Di conseguenza rientrano anche brani di Elisa e Maneskin in lingua inglese (esempio a caso).
Sì hai ragione, io mi riferivo alla legge francese che invece fa espressamente menzione della lingua.
Fra l'altro l'approccio proposto dalla Lega (produzioni italiane, non per forza in lingua) è più lungimirante. Facendo delle ricerche ho visto infatti come quella legge in Francia sia sempre più problematica proprio perché molti artisti francesi hanno un repertorio anche in lingua inglese.
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Utente
11 novembre, 2015
Waves of Music ha detto
Ma questi dati da dove li hanno presi? Perchè cercando un po' in rete trovo percentuali ben più morbide, tra il 35 e il 37 per cento, secondo questo articolo di 5 anni fa:https://www.rockol.it/news-587054/radio-italia-quote-azzurre-numeri-earone-percentuali-analisi
Invece guardando la classifica dei brani più trasmessi in radio nel 2018 trovo ciò:
Dai dati forniti da Radiomonitor si evince che, in Italia, la musica di casa nostra e quella internazionale in classifica praticamente si equivalgono: i primi cento posti della chart sono divisi quasi equamente, 51 a 49 per le canzoni italiane.
https://www.rockol.it/news-698415/musica-nel-2018-100-canzoni-piu-trasmesse-radio-radiomonitor
Allora di cosa stiamo parlando?
Bravissimo, ero a pensare alla stessa cosa. In radio io sento moooolto più del 23% di musica italiana.
Se il problema non sussiste perdere tempo a ragionare su queste cose è ancora più ridicolo.
Continuiamo col fumo negli occhi...
Utente
24 agosto, 2015
Dalla pagina fb dell'avvocato Cathy La Torre:
Come spiegare il clima di totale follia e totale sconnessione tra propaganda e realtà che stiamo vivendo in questi anni in Italia?
Prendiamo la proposta della Lega che obbliga le Radio a passare il 33% di canzoni italiane.
Uno dice: beh dai, è giusto. Basta con questa invasione di canzoni straniere. Brava la Lega.
Prima gli italiani. Applausi per il capitano.
Bene. Bravo. Bis.
Ok. La percentuale di canzoni italiane trasmesse dalle radio italiane nel 2018 è stata (rullo di tamburi) il 48%.
Con un picco del 53% raggiunto il 22 giugno (dati ufficiali EarOne riportati dal Sole24Ore).
Quindi non solo le canzoni italiane trasmesse sono già il 33%, ma sono perfino molte, molte di più.
Però la Lega ha convinto milioni di italiani che è in corso un'invasione di canzoni straniere. E sulla scorta di questa convinzione costruita a tavolino, propone leggi che andrebbero perfino a penalizzare i cantanti italiani.
Perché una menzogna tanto stupida?
Perché tanto nessuno va a controllare i dati reali e perché crea consenso. E' sempre tutto lì.
E' ciò che accade da anni con l'immigrazione reale. L'Italia è uno dei paesi europei con il minor numero di rifugiati, di stranieri e gli sbarchi sono crollati dell'80% già 6 mesi prima che arrivasse al governo Salvini.
Questi sono i fatti, sono i dati riportati nero su bianco sullo stesso sito del Ministero degli Interni (quello di Salvini).
Solo che gli elettori non vanno a spulciarsi i numeri sul sito del Ministero.
Gli elettori - comprensibilmente - si limitano a guardare la tv e facebook, dove viene raccontata una realtà in cui siamo invasi da orde di stranieri, in cui i reati vengono commessi solo da stranieri, in cui perfino sulle radio siamo invasi da stranieri.
E poi viene raccontato che Salvini, che in 7 mesi ha giusto fermato 3-4 barche con alcune decine di disgraziati a bordo (i quali dopo le sceneggiate di solito sbarcano comunque), ha risolto il problema degli sbarchi.
E cosa rispondono quegli elettori quando racconti i fatti, quando gli mostri la realtà? "Ahaha rosicate", "ahaha pidioti", "ahah vi brucia eh".
Che sono le tipiche reazioni di chi non accetta che lo si svegli da un sogno, da un mondo di fantasia che si è costruito e lo fa sentire protetto, migliore, vincente.
E pazienza che questo mondo di fantasia stia distruggendo quello reale. L'importante è illudersi, vivere in una bolla.
Fino al giorno in cui, quella bolla, scoppierà.
Utente
7 agosto, 2013
Quindi i dati sono finti e bravo (e grazie) Waves a cui è bastata una ricerchina - suppongo veloce - per smentirli (ma era facile da immaginare che il 23% fosse farlocco).
Ma vedo che i proseliti aumentano, se pure su un forum come Reality House (è un mio vanto, ma credo che abbiamo l'utenza media più scaltra del web) c'è chi arriva a difendere questa follia un po' di magone mi viene.
Gli artisti italiani imparassero a fare produzioni più accattivanti e MODERNE se vogliono soppiantare la musica straniera sia in radio che nelle playlist dei giovani fruitori di musica.
Che strano uomo avevo io, con gli occhi dolci quanto basta...
La FIMI retwitta un articolo dove vengono elencati i dati ufficiali del 2017 poiché, scrivono, il 2018 è ancora in analisi.
#OnAir • Qual è la percentuale di musica italiana che viene effettivamente trasmessa dalle #radio? 📻
Ecco i dati ufficiali del 2017 👇@rockolpoprockhttps://t.co/mxlmBE9vqn— FIMI (@FIMI_IT) February 20, 2019
La media nel 2017 tra tutte le radio è di 31.98% ma bisogna considerare che ad alzare il livello ci sono le varie radio che trasmettono solo musica italiana. Fra le grandi, l’unica che trasmette più del 30% di musica italiana è RTL (escluse Radio Italia ecc).
ci sono anche i dati SIAE 2010-2017 (quindi direi più validi della analisi del singolo anno dove magari in quello specifico anno le hit italiane hanno avuto più successo delle altre e dove si considerano gli autori delle canzoni)
Radio Italia 95,4%
Rai Radio 43,5% (radio 1 e radio 2 insieme)
RTL 38,8%
Radio 105 32,4%
RDS 26,7%
Radio Kiss Kiss 21,9%
Deejay 15,5%
Radio 101 12,1%
Virgin 4,9%
Ma vedo che i proseliti aumentano, se pure su un forum come Reality House (è un mio vanto, ma credo che abbiamo l'utenza media più scaltra del web) c'è chi arriva a difendere questa follia un po' di magone mi viene.
A me a primo impatto non era sembrata un'idea super malvagia, soprattutto negli intenti - sostenere le produzioni italiane e gli emergenti - ma da qui a definirmi leghista ce ne vuole
Sarà che spesso cerco di considerare le proposte a prescindere da chi le propone, proprio per non cadere nel pregiudizio "Ah, è della Lega, sarà sicuramente una proposta neofascista!"
Poi okay, quando ho aperto il topic non ero particolarmente interessato ad andare a vedere se effettivamente quel 23% fosse esatto, ma guardando i dati che ha condiviso dede è evidente che tante radio molto ascoltate hanno percentuali basse.
Il discorso sulla qualità delle produzioni secondo me lascia il tempo che trova, perché non è che musica straniera sia necessariamente sinonimo di qualità
Rimane il fatto che la produzione musicale italiana, soprattutto degli emergenti, vada in qualche modo sostenuta. Ora a freddo la proposta mi sembra un po' scema, ma credo sia meglio discuterne piuttosto che alimentare il clima del "è una follia!", noi VS loro, progressisti VS conservatori ecc, che in questo periodo storico può far bene soltanto a una delle due parti.
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