Admin
7 agosto, 2013
OfflinePremessa: non vuole essere un topic inteso per spalare fango su nessun artista anche perchè, nonostante siano stati fatti nomi specifici, l'impressione è che si tratti di un problema praticamente generale della discografia italiana. Tuttavia, anche visto quanto si è discusso in altri topic, mi sembrava il caso di approfondire la questione.
Così scrive Selvaggia:
“I biglietti a 10 euro o i tour cancellati sono solo alcune avvisaglie di un problema più vasto: quello di un sistema che spesso illude i cantanti di guadagnare un sacco di soldi, indebitandoli. Quello che è uscito da queste testimonianze è il ritratto dell’industria musicale e di come sia stata completamente trasformata prima dallo streaming e poi dal covid, con nuove dinamiche e nuovi rapporti di potere. Intanto, l’esplosione di Spotify e degli altri servizi di streaming musicale ha pesantemente ridimensionato le economie delle case discografiche, dal momento che i guadagni che una volta derivavano dalle vendite dei dischi non sono nemmeno paragonabili ai proventi dello streaming. Oggi cento milioni di ascolti online – un numero che solo pochi grandi nomi del panorama musicale italiano riescono a mettere insieme- fruttano alla casa discografica di turno circa 350.000 euro lordi, dei quali tra gli 80 e i 90 mila andranno poi all’artista. Significa che il successo di una canzone, anche il più cristallino, dal punto di vista discografico non ha più nessuna ricaduta economica”.
Qualcuno ha letto l'articolo intero della Lucarelli? Cosa ne pensate?

Utente
7 agosto, 2013
OfflinePurtroppo questo fenomeno è il segreto di Pulcinella anche se non sono d'accordo con i concetti espressi da Zampaglione, ormai anche quelle dinamiche sono cambiate, tantissimi artisti annullano senza farsi troppi problemi (vedasi Rkomi), la gente non è più ingenua, sa benissimo come funziona quindi tanto vale non nasconderlo.
Più che altro mi chiedo come mai questo mercato si autoalimenti: le case discografiche ed i promoter sanno benissimo che certi posti sono off limits per alcuni artisti, ci arriviamo noi pubblico... quindi non capisco perchè si indebitano volontariamente. Ok, poi l'artista sgobberà tantissimo per rimborsarli ma è comunque un investimento bruciato in partenza
Nicks Lannister

Utente
28 maggio, 2018
OfflineAnche Il Post oggi si è occupato dell'hot topic di questi giorni:
La ricostruzione di Lucarelli «non è così lontana dalla realtà», dice al Post un promoter che ha preferito restare anonimo per poter parlare liberamente della questione senza eventuali ripercussioni sul suo lavoro. I sold out finti sono «una di quelle cose che sanno tutti gli addetti ai lavori, ma che al di fuori della bolla arriva poco», e «i biglietti che vengono praticamente regalati a banche, assicurazioni e altri sponsor sono un segreto di Pulcinella», dice.
Per capire meglio però bisogna risalire alla fonte e quindi all'articolo di Lucarelli che ha fatto alzare il polverone. Per fortuna Dagospia ci viene in soccorso pubblicando parti ben più estese di quelle che erano trapelate fino ad ora 
L'ARTICOLO DI SELVAGGIA LUCARELLI

[…] Il mercato ha raggiunto il suo punto più basso una decina di anni fa, quando di fatto in Italia sono rimaste solamente tre delle grandi case discografiche preesistenti (chiamate comunemente major): Sony, Warner e Universal. Negli ultimi anni il fatturato dell’industria discografica si è pian piano risollevato, ma nel frattempo sono cambiate molte cose.
Ad esempio, fino a qualche anno fa Sony, Warner e Universal gestivano, più o meno, una cinquantina di artisti ciascuna, mentre ora ogni major ha circa 200 artisti sotto contratto. […] In generale un contratto discografico prevede che la casa discografica produca a sue spese uno o più dischi per l’artista, e che investa inoltre nel marketing e nella promozione dell’album.
Ora, con questa grande mole di cantanti sotto contratto, le case discografiche non riescono più a seguirli tutti direttamente, […] e quindi il denaro che avrebbero dovuto investire in quel progetto lo danno all’artista stesso, perché lo spenda al posto loro. Con quella somma, il cantante di turno paga un consulente esterno, una specie di manager, perché svolga per lui il lavoro che avrebbe dovuto fare la casa discografica: ad esempio la produzione del disco, la promozione, la realizzazione dei videoclip, e più in generale il management a 360 gradi. […]
Questi consulenti/manager […] non guadagnano dall’eventuale rimanenza del budget, ma hanno una percentuale sui guadagni dell’artista.
E i guadagni dell’artista, dopo l’avvento dello streaming, sono soprattutto quelli che provengono da una cosa sola: i concerti. Nell’ancien regime della discografia il rapporto economico tra incassi dei dischi e proventi dei concerti era più o meno di uno a tre (i concerti fruttavano tre volte tanto, insomma), mi spiega uno di questi consulenti, mentre ora può arrivare anche a un rapporto di uno a dieci. In pratica, il cantante guadagna dai concerti dieci volte di più di quanto incassi dai diritti delle sue canzoni. […]
I PROMOTER: l’equilibrio precario dei contratti per le tournèe
[…] La strada delle tournée è complicata, perché la struttura di un contratto ‘standard’ per una tournée è molto precisa e soprattutto asimmetrica. Qui la casa discografica in un certo senso esce di scena, perché la casa discografica guadagna appunto dalla vendita dei dischi. Dunque, il cantante firma un contratto, in esclusiva, con una nuova figura rispetto a quelle raccontate fin qui: l’agenzia di organizzazione di concerti (in gergo, promoter).
Alla firma, all’artista viene corrisposto un anticipo in denaro generalmente molto corposo: diciamo, cifra a caso per l’artista Tizio: 1 milione di euro. A quel punto il manager/consulente prende la sua percentuale, mentre l’artista deve ‘recuperare’ questo milione attraverso gli incassi dei concerti.
Il contratto prevede in genere che il 70% degli incassi, al netto del costo di produzione, vada all’artista, e il restante 30% vada al promoter. È più o meno lo standard di settore. Tramite le vendite dei biglietti, però, l’artista non deve arrivare a ‘coprire’ solo il proprio anticipo, cioè un milione di euro, ma anche il valore corrispondente alla quota del 30 percento spettante al promoter, che in proporzione ammonta a 428.000 €.
Quindi l’artista che prende un milione di anticipo è obbligato a generare incassi per quasi un milione e mezzo per ‘andare a pari’. A volte questi contratti prevedono anche che se il tour registra una perdita, […] pure quella perdita venga suddivisa: 70 l'artista e 30 l’agenzia. Il cantante si troverebbe a dover coprire altri 700.000 euro. E finché non riesce a recuperare l'anticipo e a coprire le perdite, l'artista non può svincolarsi dal contratto, nemmeno se nel frattempo è scaduto.
[…] Quindi, in questo senso, l’agenzia di concerti non perde mai. Ma del resto, i patti sono chiari: ti do un milione di euro e ti faccio fare quello che vuoi tu. Vuoi fare gli stadi? Facciamo gli stadi. Vuoi fare Marte? Ti faccio suonare su Marte. Prima o poi rientrerò della mia percentuale, è garantito.
Anche perché il promoter, a parte per alcuni tour con allestimenti faraonici, riesce spesso a contenere i costi di produzione. Ad esempio, Vivo Concerti, Friends & Partner e Magellano- tre dei promoter più grandi- fanno parte della stessa società. Quindi cosa vuol dire? Che magari, mi spiega una fonte, il palco che usano per il concerto al Forum di martedì, organizzato, mettiamo caso, da Vivo, è lo stesso palco del giorno dopo, quando c'è un concerto organizzato da Friends & Partner. Un modo piuttosto efficiente per assorbire i costi di produzione.
Riassumendo, l'artista prende un anticipo molto ricco, il promoter gli mette a disposizione le location che desidera, e se il concerto o la tournèe va male l'artista deve recuperare ancora più soldi, per coprire le perdite, quindi cambiano le location, dagli stadi si passa ai palazzetti, dai palazzetti ai club, dai club alle feste di piazza. Pare che Elodie, che avrebbe registrato un’importante perdita economica dal concerto al Forum di due anni fa, abbia cantato ad alcune convention aziendali perché deve recuperare le grosse somme che le hanno anticipato.
Perché l’artista non può svincolarsi, a meno che, ovviamente, non voglia restituire l’anticipo. E al momento non c’è notizia di nessuno che l’abbia fatto. Anche perché in molti casi ad aver firmato questi contratti sono ragazzi giovani che non hanno un grande controllo del denaro, quindi magari si comprano la macchina, si comprano gioielli, e alla fine non hanno più nulla da restituire.
DALLA PANDEMIA AL MONOPOLIO: LA NUOVA VITA DEI PROMOTER
Il sistema dei concerti, però, prima della pandemia era abbastanza sano, le cifre erano ancora ragionevoli e allineate con le reali possibilità di vendita. Ma con il Covid è cambiato tutto. […] La pandemia è esplosa a febbraio 2020, quando i biglietti per i concerti dell’estate che stava per arrivare erano in vendita da sei mesi o anche da un anno.
Quindi, improvvisamente, i principali organizzatori di concerti - soprattutto il maxi-gruppo costituito Vivo Concerti, Friends & Partner e Magellano- si sono trovati seduti su milioni e milioni di euro, frutto dell’incasso dei biglietti venduti. La fonte che mi ha raccontato questa storia ha stimato una cifra di circa ottanta milioni di euro, anche perché molti concerti estivi a febbraio erano già sold out.
Avevano quindi a disposizione una cifra enorme e, qui vi do una notizia incredibile, che per la maggior parte non hanno dovuto rimborsare e sapete perché? Perché in media solo il 20% degli spettatori chiede il rimborso, figuriamoci poi durante una pandemia in cui tutti avevano altre priorità. E non dovevano nemmeno spendere in produzioni di show, perché ovviamente i concerti erano stati rimandati per la pandemia. E quindi, con quei soldi, hanno provato a mettere sotto contratto quanti più artisti possibile.
[…] Ormai le grandi agenzie di live hanno tutte al loro interno una sezione che si occupa di collaborazioni con i brand. Avendo a disposizione molti artisti, quando il brand X chiama per una pubblicità, una convention, una promozione sui social, l’agenzia ha una lunga lista di nomi da proporgli.
Quindi, mi spiega la mia fonte, alle agenzie non conviene che l'artista se ne vada, anzi conviene avere tutti dentro. Tanto prima o poi, magari anche con lentezza, recupereranno l’anticipo, e nel frattempo hanno un cast da poter vendere ai brand. E questo è anche il motivo per cui questi promoter ora stanno prendendo in agenzia anche nomi fuori dalla musica (per esempio Andrea Delogu o Bianca Guaccero): perché non si occupano solo di vendere concerti.
Ovviamente, tornando ai cantanti, non obbligano l’artista a fare cose contro la sua volontà, ma l’artista è consapevole di avere, magari, accumulato un grosso debito con il promoter. E molti artisti hanno un animo particolare, una sensibilità differente, quindi a volte vanno in crisi.
Molti dei burnout tra cantanti di cui oggi si parla spesso, secondo la mia fonte, non sono dovuti solo a crisi di creatività, ma anche a dinamiche di questo tipo. E anche dall’ansia generata dagli streaming. Ora i dischi non si vendono più, si ascoltano su Spotify, e quando si dice che un singolo è diventato ‘disco di platino’ non vuol dire che ha davvero venduto duecentomila copie, ma semplicemente fatto qualche milione di ascolti in streaming.
Invece dicono ‘ha venduto’, e questo droga la percezione che l’artista ha di sé, perché non è detto che gli ascolti in streaming poi si traducano in biglietti venduti. Questo tentativo di accelerare sempre al massimo, nella promozione, negli ‘streaming’, nelle location dei concerti, ha spesso profonde ripercussioni sull’artista. Psicologiche, mentali, banalmente di autostima.
I BIGLIETTI SCONTATI: RIEMPIRE A OGNI COSTO
E qui arriviamo alla questione dei biglietti a dieci euro. Un addetto ai lavori mi racconta la sua versione della questione di Elodie e dei concerti negli stadi di questi giorni. (citiamo Elodie perché è l’esempio più interessante e recente, ma ovviamente esistono molti precedenti)
Pare che lei questi mega-concerti non volesse farli, ma sia stata convinta dal management, in questo caso la Double Trouble, perché un concerto in uno stadio è una grande promozione per il resto del tour (nel suo caso, quello nei palazzetti di questo autunno). […] Che decida o no l’artista, comunque, la prima cosa che chiedono i cantanti alle agenzie di live per qualsiasi location, dai Magazzini Generali al Forum, è sempre la stessa: lo riempiamo?
E la risposta dell’organizzatore è sempre la stessa, sempre: ma certo che lo riempiamo! Poi partono le prevendite e si rendono conto che non funzionano, ormai con gli algoritmi si capisce nei primi due giorni se riusciranno a riempire o no.
A quel punto vanno dall'artista e gli dicono che forse è meglio cambiare la data, o la location. In alcuni casi riescono a cavarsela, come con Tony Effe, che doveva cantare al Festival Fiera Milano LIVE, in un’area che può ospitare diverse decine di migliaia di persone, e poi invece lo spostano al Carroponte, che ne tiene al massimo diecimila, e per giunta non da artista principale ma di spalla a J Balvin. Ma Elodie, in questo momento, è molto più rilevante ed esposta di Tony Effe, quindi il concerto a San Siro non si può certo spostare. E uno stadio pieno a metà sarebbe un duro colpo per la reputazione e il morale dell’artista, e a seguire del management e dell’organizzatore di concerti.
E allora entrano in gioco i biglietti scontati. I principali destinatari, di solito, sono le associazioni: i Cral, i ferrovieri, i pensionati delle Poste, i circoli dopo lavoro, le assicurazioni, le banche, tutte queste associazioni o aziende che hanno accordi proprio con le agenzie di live che a un certo punto gli danno i biglietti. C'è una sorta di referente generale che telefona per esempio ai circoli e chiede: “Ti interessano i biglietti di Elodie al Maradona? Chiedi un po', manda una mail a tutti gli associati”.
[…] E in questo modo riescono a vendere migliaia di biglietti per volta, a prezzi stracciati, certo, ma comunque utili per coprire i costi di produzione e per dimostrare all’artista che, come promesso, la location è stata riempita. Anche perché l’artista spesso non sa di queste vendite sottocosto, e altre volte non vuole sapere. Ma soprattutto per non far scrivere ai giornalisti, con tanto di documentazione fotografica, che lo stadio è stato un flop.
Il giornalista musicale Michele Monina si è occupato a lungo della questione concerti-flop:
“La triste verità è che molti promoter propongono date sovradimensionate e quando poi i biglietti non si vendono, sono problemi, anche perché di biglietti se ne può regalare un numero limitato. O annulli il tour per “problemi organizzativi" o “laringite”, lo riprogrammi poi, ma presto o tardi devi fermarti e capire cosa fare con l’anticipo, perchè sei indebitato fino al collo. Quindi fai convention, il giudice in tv, serate… […]
Oggi ci sono artisti così indebitati che sono diventati “schiavi”, dipendenti dei loro promoter. Se passi dall’Arena di Verona allo stadio di Bienno vuol dire che devi recuperare soldi… Qualche fenomeno recente che non fa fatica a vendere c’è, come i Pinguini tattici nucleari e alcune certezze come Ultimo e Max Pezzali, ma sono pochi. […]
LE STORIE INSTAGRAM DI MADAME
Insomma, per stringere: un cantante può anche ricevere 1 milione di anticipo da una casa discografica e sembra moltissimo. Magari si compra una casa. Una macchina. Non gli resta neppure la metà. Poi succede che però magari per 5 anni non abbia sufficienti stream: la casa discografica non rientra dell’investimento e il cantante non può ricominciare a guadagnare dai dischi. Il che vuol dire che la sua speranza sono i concerti, ma se non vendi dischi, è difficile che i concerti riempiano.
E quindi è un circolo vizioso che da una parte porta l’artista a non potersi fermare, dall’altra lo spreme quando c’è poco da spremere. Ovviamente non tutti i cantanti hanno questo genere di contratti, altri ne hanno di più vantaggiosi e qualcuno ha accordi meno vincolanti, ma il succo- per la maggior parte di loro- è questo.
[…] Una fonte mi racconta che tutte le cancellazioni di tour a cui stiamo assistendo quest’estate, a parte a suo dire quelle di Bresh (che non sarebbe stato pronto con la produzione del tour) sono legate alle scarse vendite. Ma non sono vere cancellazioni, direte voi: un tour estivo diventa un tour invernale, un concerto nel palazzetto diventa un live in teatro. Il sistema resta in piedi così.
ECONOMIA DI GUERRA
E il sistema va bene quasi a tutti. Va bene ai management che guadagnano in anticipo, agli organizzatori dei live che, alla fine, non vanno mai davvero in perdita. Ma va bene anche ai fan, che possono postare su Twitter le piantine degli stadi piene, esultando per il sold out del proprio artista preferito. Va bene ai giornalisti che non scrivono niente, perché poi il giornale magari vuole intervistare un artista, ma se prima ha scritto che l’artista ha ‘bucato’ il concerto, difficilmente l’intervista la rilascerà a loro.
E quasi sempre va bene anche all’artista, che incassa anticipi molto superiori del suo vero valore sul mercato. Forse un giorno rimpiangerà di non avere detto un no, di non avere avuto al suo fianco qualcuno che, più che al suo fatturato, pensasse alla sua carriera, alle sue reali potenzialità, perfino alla sua salute mentale.
Ma è evidente che quella della discografia, ora che l’euforia post-pandemica si è esaurita e l’inflazione tiene le persone lontane dai concerti, è tornata ad essere un’economia di guerra. E le economie di guerra non hanno come priorità e obiettivo la prosperità a lungo termine, ma semplicemente la possibilità di sopravvivere soltanto un giorno in più. Un biglietto in più. Anche scontato.

Utente
5 maggio, 2018
OfflineCol beneficio del dubbio queste sono cose che fanno accapponare la pelle 
Cioè praticamente gli artisti si fanno dare un prestito dalle case discografiche per lavorare... succedeva anche una volta ma questo era limitato ai soldi dati per fare il disco... invece qui la cosa è un po' più complessa...
Nessuno vuole più investire nella musica... le case discografiche ridotte al rango di finanziarie 

Utente
28 maggio, 2018
OfflineAlex Britti ha commentato così la notizia sui falsi sold out:
“Non faccio nomi ma tanti anni fa mi fu proposto di fare un tour nei Palasport al quale dissi di no. Se il Palasport non lo riempi, allora ti fai male e poi devi fare 30 concerti gratis per ripagare le varie agenzie che hanno speso per riempirlo e a me non va di suonare gratis. Il mio mestiere è suonare, non ostentare. Ci sono artisti che finiscono a fare gli stadi senza avere le spalle larghe, con tutte le conseguenze del caso. Non dò la colpa al sistema, nessuno ti obbliga. È una scelta, ma rischiosa. Piace l’idea dello stadio pieno. Ma bisogna saper dire di no ed essere realisti. Le scorciatoie non pagano nemmeno nella musica“.
Antonello Venditti è stato più sintetico:
“Oggi nasci con il sold out incorporato, ma il sold out è una conquista”

Utente
7 agosto, 2013
OfflineNulla che non si fosse già intuito. D' altronde qualcuno i soldi spesi per riempire teatri e palazzetti dovrà pure metterli, stiamo parlando di economia reale e non di aziende quotate in borsa che possono fare debito.
Elodie purtroppo ha cannato sia il singolo con tiziano ferro che Sanremo. Nonostante ciò grazie allo spettacolo negli stadi ora sta riempiendo i palazzetti, altrimenti sarebbe stata tragica. Direi che in questo caso alla fine la strategia ha pagato.
Per quanto riguarda gli altri cantanti purtroppo ci vorrebbe un po' di umiltà degli artisti e di correttezza di chi li gestisce. Non c'è bisogno della zingara per sapere che alcuni nomi non riempiono i palazzetti, altri non riempiono gli stadi e altri ancora non riempiono nemmeno i teatri.
Meglio fare come Emma che visto il trend degli ultimi anni ha riempito i club e poi si è fatta un forum, piuttosto che levante e Francesca che si sono lanciate in questa arena di Verona in un periodo così negativo delle loro carriere. Per fare un esempio banale.
È una narrazione verosimile e comunque già consolidata da tempo, continuo a non capire perché tutto questo clamore su un segreto di pulcinella proprio ORA (e ci siamo capiti).
Detto ciò, un concetto non mi è chiaro: secondo questa ricostruzione, il tour nei palazzetti tutto sold out ha fatto andare Elodie in forte perdita tanto da costringerla a cantare agli eventi aziendali. Quindi avrebbero pensato di fare gli stadi, per darle lustro in vista di altri palazzetti. Ma se già il precedente sold out completo l'avrebbe indebitata, quale sarebbe il fine di tutto ciò? Mi sembra un ragionamento che manca di qualche elemento.
Già se il racconto fosse stato "palazzetti andati benino - stadi in perdita ma per lancio di nuovi palazzetti che andranno benino e faranno recuperare" avrebbe senso. Così boh, sembra che lei (e tanti altri) facciano harakiri perché sono cretini 

Utente
30 agosto, 2022
OfflineScio16 ha detto
È una narrazione verosimile e comunque già consolidata da tempo, continuo a non capire perché tutto questo clamore su un segreto di pulcinella proprio ORA (e ci siamo capiti).Detto ciò, un concetto non mi è chiaro: secondo questa ricostruzione, il tour nei palazzetti tutto sold out ha fatto andare Elodie in forte perdita tanto da costringerla a cantare agli eventi aziendali. Quindi avrebbero pensato di fare gli stadi, per darle lustro in vista di altri palazzetti. Ma se già il precedente sold out completo l'avrebbe indebitata, quale sarebbe il fine di tutto ciò? Mi sembra un ragionamento che manca di qualche elemento.
Già se il racconto fosse stato "palazzetti andati benino - stadi in perdita ma per lancio di nuovi palazzetti che andranno benino e faranno recuperare" avrebbe senso. Così boh, sembra che lei (e tanti altri) facciano harakiri perché sono cretini
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Paradossalmente è vero, i palazzetti anche se fai sold out rischi di andare in pari o addirittura in perdita per i costi di allestimento, produzione. Il fattore che può fare la differenza è a quanto metti i biglietti, e da lì hai un margine di ricavo maggiore. Un Olly che ti fa un sold out porta a casa molto più soldi di una Elodie a parità di vendite e capienza. Perché Elodie ha un carrozzone maggiore tra band, coriste, ballerini anche famosi, scenografie, pali, pedane idrauliche, ospiti, camerini da allestire, sicurezza. Il tutto più è complesso, più ha costi di montaggio/smontaggio/produzione enormi. Un Olly sale sul palco, band con due chitarre e va via. Ecco perché si raddoppiano le date in certi posti, si fa si per accontentare i fan ma in realtà è un modo per andare più in attivo perché hai già tutto montato, le prove son state fatte, tutta la troupe e già li e la seconda serata porta sempre più ricavi della prima anche se magari non è stra piena. Quindi se per certe date Elodie fosse andata in perdita, anche se sold out, non mi stupirei.

Utente
7 agosto, 2013
OfflineScio16 ha detto
È una narrazione verosimile e comunque già consolidata da tempo, continuo a non capire perché tutto questo clamore su un segreto di pulcinella proprio ORA (e ci siamo capiti).Detto ciò, un concetto non mi è chiaro: secondo questa ricostruzione, il tour nei palazzetti tutto sold out ha fatto andare Elodie in forte perdita tanto da costringerla a cantare agli eventi aziendali. Quindi avrebbero pensato di fare gli stadi, per darle lustro in vista di altri palazzetti. Ma se già il precedente sold out completo l'avrebbe indebitata, quale sarebbe il fine di tutto ciò? Mi sembra un ragionamento che manca di qualche elemento.
Già se il racconto fosse stato "palazzetti andati benino - stadi in perdita ma per lancio di nuovi palazzetti che andranno benino e faranno recuperare" avrebbe senso. Così boh, sembra che lei (e tanti altri) facciano harakiri perché sono cretini
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I biglietti per lo stadio costano di più e quindi ci metti di meno a recuperare i debiti. Poi non hai venduto tutto e quindi ne hai aggiunto un altro ma hai potuto metterti in condizione di fare un tour enorme nei palazzetti che sta andando bene e quindi ti copre
Nicks Lannister

Utente
28 maggio, 2018
OfflineNicksFactor ha detto
I biglietti per lo stadio costano di più e quindi ci metti di meno a recuperare i debiti. Poi non hai venduto tutto e quindi ne hai aggiunto un altro ma hai potuto metterti in condizione di fare un tour enorme nei palazzetti che sta andando bene e quindi ti copre
Possibile che sia così, l'altro lato della medaglia è che non devi mai fermare la "macchina" sennò questi (presunti) debiti ti seppelliscono. E infatti ora non solo via al tour nei palazzetti ma anche nuovo feat con Sfera per continuare a rimanere sempre in vista. Il senso dell'arte non dico che scompare ma sicuramente risulta essere estremamente compresso.

Utente
24 novembre, 2021
OfflineIndipendentemente dalla questione economica, credo che entrambe le mosse siano abbastanza comprensibili: sia il tour nei palazzetti per poter dare più vita all’album e arrivare quantomeno a una certificazione che appoggiarsi a un feat esterno per la stagione estiva e rimanere in hype durante questo periodo. Sono tappe che numerosi artisti che hanno partecipato a Sanremo negli anni poi hanno percorso, secondo me è una strategia consolidata che semplicemente funziona e permettere di spremere bene quello che è possibile per poter concludere poi l’era una volta finito il tour.

Utente
25 novembre, 2017
OfflineScusate, ma… il tour di Elo nei palazzetti non era andato tipo benissimo? O sto volando io? Mi ricordo che ha fatto tanti raddoppi e non penso che in quel caso ci fossero tutti ‘sti biglietti scontati, no?
Thehumming ha detto
Mi dispiace molto dirlo, ma ora che tutta questa storia è venuta fuori e se ne parla ovunque credo che la carriera di Elodie ne subirà delle conseguenze non indifferenti.
È una polemica sterile e abbastanza inutile: non ci sarà nessun danno sul lungo termine. Il nome di Elodie è solo un modo per far uscire cosa succede dietro le quinte. Anche perché lei personalmente non ha fatto nulla lol non è mica passata a fare la bigliettaia fuori San Siro.

Utente
30 agosto, 2022
OfflineThehumming ha detto
Mi dispiace molto dirlo, ma ora che tutta questa storia è venuta fuori e se ne parla ovunque credo che la carriera di Elodie ne subirà delle conseguenze non indifferenti.
Io non capisco perché la gente attribuisca sta cosa ad Elodie. Sarà successo a lei, ma prima di lei è successo a molti e dopo succederà ancora a più gente visto che ora tutti vogliono fare palazzetti e stadi.
ma secondo voi i the kolors hanno annullato i palazzetti “perché troppo in là ed abbiamo ora voglia di vedervi” cit,
no semplicemente si sarebbero rovinati, visto che non vendevano, ed han rescisso il contratto entro termini con una penale minima. Già con Assago son andati in perdita.
Dabte02 ha detto
Scio16 ha detto
È una narrazione verosimile e comunque già consolidata da tempo, continuo a non capire perché tutto questo clamore su un segreto di pulcinella proprio ORA (e ci siamo capiti).Detto ciò, un concetto non mi è chiaro: secondo questa ricostruzione, il tour nei palazzetti tutto sold out ha fatto andare Elodie in forte perdita tanto da costringerla a cantare agli eventi aziendali. Quindi avrebbero pensato di fare gli stadi, per darle lustro in vista di altri palazzetti. Ma se già il precedente sold out completo l'avrebbe indebitata, quale sarebbe il fine di tutto ciò? Mi sembra un ragionamento che manca di qualche elemento.
Già se il racconto fosse stato "palazzetti andati benino - stadi in perdita ma per lancio di nuovi palazzetti che andranno benino e faranno recuperare" avrebbe senso. Così boh, sembra che lei (e tanti altri) facciano harakiri perché sono cretini
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Paradossalmente è vero, i palazzetti anche se fai sold out rischi di andare in pari o addirittura in perdita per i costi di allestimento, produzione. Il fattore che può fare la differenza è a quanto metti i biglietti, e da lì hai un margine di ricavo maggiore. Un Olly che ti fa un sold out porta a casa molto più soldi di una Elodie a parità di vendite e capienza. Perché Elodie ha un carrozzone maggiore tra band, coriste, ballerini anche famosi, scenografie, pali, pedane idrauliche, ospiti, camerini da allestire, sicurezza. Il tutto più è complesso, più ha costi di montaggio/smontaggio/produzione enormi. Un Olly sale sul palco, band con due chitarre e va via. Ecco perché si raddoppiano le date in certi posti, si fa si per accontentare i fan ma in realtà è un modo per andare più in attivo perché hai già tutto montato, le prove son state fatte, tutta la troupe e già li e la seconda serata porta sempre più ricavi della prima anche se magari non è stra piena. Quindi se per certe date Elodie fosse andata in perdita, anche se sold out, non mi stupirei.
Si sono d'accordo ma quello che non stavo capendo è: perche lanciare un nuovo tour nei palazzetti PIÙ GROSSO se queste sono le premesse? Non afferro proprio la strategia
Edit: scusate, non avevo letto le risposte successive
KassaD1 ha detto
Scusate, ma… il tour di Elo nei palazzetti non era andato tipo benissimo? O sto volando io? Mi ricordo che ha fatto tanti raddoppi e non penso che in quel caso ci fossero tutti ‘sti biglietti scontati, no?
Si, era andato benissimo e sono state aggiunte altre date per i sold out rapidi. Probabilmente stando a queste informazioni non è un vero "benissimo" ma il tour è costato più del ricavato nonostante i sold out. Però avrebbero dovuto almeno pronosticarlo

Utente
30 agosto, 2022
OfflineScio16 ha detto
Dabte02 ha detto
Scio16 ha detto
È una narrazione verosimile e comunque già consolidata da tempo, continuo a non capire perché tutto questo clamore su un segreto di pulcinella proprio ORA (e ci siamo capiti).Detto ciò, un concetto non mi è chiaro: secondo questa ricostruzione, il tour nei palazzetti tutto sold out ha fatto andare Elodie in forte perdita tanto da costringerla a cantare agli eventi aziendali. Quindi avrebbero pensato di fare gli stadi, per darle lustro in vista di altri palazzetti. Ma se già il precedente sold out completo l'avrebbe indebitata, quale sarebbe il fine di tutto ciò? Mi sembra un ragionamento che manca di qualche elemento.
Già se il racconto fosse stato "palazzetti andati benino - stadi in perdita ma per lancio di nuovi palazzetti che andranno benino e faranno recuperare" avrebbe senso. Così boh, sembra che lei (e tanti altri) facciano harakiri perché sono cretini
![]()
Paradossalmente è vero, i palazzetti anche se fai sold out rischi di andare in pari o addirittura in perdita per i costi di allestimento, produzione. Il fattore che può fare la differenza è a quanto metti i biglietti, e da lì hai un margine di ricavo maggiore. Un Olly che ti fa un sold out porta a casa molto più soldi di una Elodie a parità di vendite e capienza. Perché Elodie ha un carrozzone maggiore tra band, coriste, ballerini anche famosi, scenografie, pali, pedane idrauliche, ospiti, camerini da allestire, sicurezza. Il tutto più è complesso, più ha costi di montaggio/smontaggio/produzione enormi. Un Olly sale sul palco, band con due chitarre e va via. Ecco perché si raddoppiano le date in certi posti, si fa si per accontentare i fan ma in realtà è un modo per andare più in attivo perché hai già tutto montato, le prove son state fatte, tutta la troupe e già li e la seconda serata porta sempre più ricavi della prima anche se magari non è stra piena. Quindi se per certe date Elodie fosse andata in perdita, anche se sold out, non mi stupirei.
Si sono d'accordo ma quello che non stavo capendo è: perche lanciare un nuovo tour nei palazzetti PIÙ GROSSO se queste sono le premesse? Non afferro proprio la strategia
Edit: scusate, non avevo letto le risposte successive
Elodie è quella che è grazie ai live. Vedi i live come degli investimenti che l’artista fa su se stesso, perché è tutta pubblicità e da lì poi arrivano contratti, deal con Amazon, spotify o reti nazioni, pubblicità e via dicendo. Bada che un tour non è mica SEMPRE in perdita, sennò sembrano scelte folli, nello specifico ci sono palazzetti che hanno costi minori, e le stesse date al sud hanno costi di mano d’opera, alloggi e tutto ciò che ruota attorno nettamente inferiori che al nord e quindi maggiori ricavi che bilanciano le perdite. Però è quasi sempre tutto in bilico tra rimetterci o guadagnarci poco o nulla.
Ciò che è SICURO è che un artista non diventa ricco con i tour, ma lo fa per investire sulla sua carriera. Vi siete mai chiesti perché le pop star americane fanno tour per 2 anni e magari 150 date? Mica perché lo vogliono, no perché nei tour c’è una soglia di date (calcolata) dove da li in poi inziano i ricavi, prima di quella soglia lavorano gratis e fanno show per coprire i costi. Piu grosso è lo show più questa soglia si alza ( vedi Madonna, U2, Coldplay..) Parliamo però di nomi grossi, se invece pensi all’Italia ed hai gia poche date e per di più non sold out che si sommano, alla fine del tour ti trovi indebitato. E li se un artista ha i soldi e ( magari) sponsor coprono i costi ( Blanco Tony effe Elodie), sennò annullano ( the kolors… Bresh…).
Il merchandising lo si fa per avere introiti liquidi netti che vanno quasi tutti nelle tasche dell’artista.
Annalisa per esempio st’anno ora ha un’esclusiva di vendita con VISA, che quindi finanzia. Un partner così ti copre le spalle, ma non tutti hanno sta fortuna.
quindi perché si fanno i tour? Si fanno perché i fan li vogliono, si fanno perché servono all’immagine del cantante, perché un cantante senza tour perde la fanbase pagante e diventa un cantante da singoli random.
i tour in Italia non si fanno per diventare ricchi. Anzi, tranne rare eccezioni Vasco Rossi ai tempi d’oro, ed ora i PTN che hanno staccato quasi mezzo milione di biglietti ( 420k)
E tenete gli occhi su Irama, perché io son curioso di capire come uscirà da san siro indenne, perché per ora è un disastro annunciato che potrebbe fare scuola.
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