Utente
7 agosto, 2013
A Il Fatto Quotidiano.it parla il cantautore che torna con un nuovo brano e si scaglia contro il format televisivo del momento, citando anche due colleghi.
A quindici anni dal tormentone Io sono Francesco, il cantautore milanese Francesco Tricarico torna con La mela, che racconta con un realismo quasi rassegnato la situazione attuale del nostro Paese, tra uomini della Provvidenza e incapaci. Intervistato da Il Fatto Quotidiano.it, stronca i talent show: "Sono la barbarie. La musica non deve essere quello, è una cosa ridicola. Siccome la musica in crisi, poi, non è solo un fenomeno tra i tanti ma il fenomeno, perché gli investimenti sono tutti lì. Se ci fossero anche altre cose, non me ne fregherebbe nulla, ma ahimè me ne frega perché vedo tutti inginocchiati davanti a certi personaggi, davanti al potere dei talent. Probabilmente lo farei anche io se mi chiedessero di condurne uno, perché in fondo siamo tutti poveri e si fa tutto. Ma a volte ci si svende e la musica non si meritava di abbassarsi a questo". La musica al tempo dei talent? "Non c’è più mistero, non c’è più poesia. Esci da un talent, sei Mengoni, sei Emma, sappiamo tutto di te, sei controllabile, ricattabile. Sei normale, mentre una volta la normalità non c’era, c’era l’eccezione. Oggi l’eccezione preoccupa, siamo alla normalizzazione di qualcosa di anormale, di aggressivo, di rivoluzionario. Prima si aggregavano le persone, adesso che ti aggreghi? Andando a sentire Emma non ti aggreghi, ma potrei fare anche tutti i nomi di chi è uscito da un talent. E parlo da ascoltatore, non da interprete, perché a parte qualche canzone io non sono mai passato in radio, sicuramente per colpa mia e mancanza mia. Ma la musica è stata svilita da tutte le persone che ci lavorano attorno: dall’editoria musicale fatta coi piedi, dai talent che trattano la musica con le categorie di giusto e sbagliato, categorie che non ci dovrebbero essere".
fonte blogosfere
Utente
24 aprile, 2015
Io ho sempre adorato Tricarico e concordo su alcuni punti in generale, ma fare di tutta l'erba un fascio non è mai giusto.
Vorrei comunque ricordargli che ha collaborato anche lui con un talent. Qualche anno fa ha scritto una canzone per Matteo Macchioni durante Amici, prestando anche la sua voce. Quando uno dice determinate cose ti aspetti che, perlomeno, non abbia mai messo piede in questo sistema...
Utente
7 aprile, 2015
Ormai è il classico trovare cantanti che si scagliano contro le logiche dei talent ma in qualche modo entrano poi a farne parte.
Ci sta il sostenere di essere contrari al meccanismo di questi programmi, ma non si puo', come avete detto giustamente voi, etichettare poi tutti questi ragazzi solo per il modo in cui hanno raggiunto la popolarità. Ci sono elementi validi che sono emersi dai talent, i quali hanno doti evidenti ma magari, senza partecipare al programma, non sarebbero diventati nessuno. Allora è giusto che vengano chiamati cantanti di serie b? Se uno è bravo lo è indipendentemente dalla strada che ha scelto di percorrere. Trovo molto più sensato il ragionamento di Bersani, ad esempio, il quale dice che non è a favore dei talent ma dai talent sono emersi ragazzi validi.
Utente
7 agosto, 2013
da "il fatto" ci si può aspettare qualsiasi cosa, anche una non proprio corretta esposizione delle parole di Tricarico. Memorabile la BALLA su Francesca:
... Francesca: “Non voglio tornare sui banchi di scuola” ...
Frase mai pronunciata e anzi tutti sanno quanto Francesca ci tenesse a concludere la scuola!
Utente
3 agosto, 2014
io penso questo, (magari scrivo cavolate)...i talent sono manovrati dalle case discografiche che, da quel che leggo qua e la, sono parecchio in crisi..... mirano ad un vincitore e quello è, ne esaltano a dismisura le qualità, con l'ausilio dei tecnici e giornalisti del settore e via sul mercato musicale...MA rimanendo sempre nello stesso orticello senza rischiare... se una volta si guardava alla "qualità" o l'eccezione di un cantante e si puntava fortemente su di esso, oggi si punta alla "quantità" inteso come numerio di cantanti da arruolare nella propria major..siano essi molto meritevoli oppure mediocri., scopo far "cassa"...questi ragazzi vengono sbattuti tutti sul mercato con l'illusione di chissà quale florido avvenire e, come spesso succede, dopo un paio d'anni spariscono dalla scena principale e devono accontentarsi ed esibirsi nel loro paesello d'origine!!! su 100 ragazzi, 10 riusciranno a sopravvivere "nell'alta società" diciamo cosi, della musica ....hanno PAURA le case discografiche di proporre cantanti atipici e chissà quanti cd di prova di talenti che rappresentano 'l.eccezione" saranno nei cassetti delle scrivanie di queste major!!..a tal proposito ricordo B.Antonacci quando fu giudice ad Amici l'anno passato, disse che fece fatica ad emergere, ricevette parecchie porte in faccia... alle case discg. mandava cd di canzoni, andava a fare provini e la risposta era sempre la stessa "cantare, non è la tua professione, vai a fare il geometra", fortuna vuole che con ostinazione continuò a scrivere finché qualcuno credette in lui.....mi domando, per come vedo io le scelte del mercato discorg. (come esempio) oggi come oggi, un estroverso come Celentano (parliamo all'inizio carriera) verrebbe preso in considerazione da una major??..penso proprio di no!
Utente
7 aprile, 2015
Alla fine i talent sono diventati il più grande strumento per mettersi in mostra. Faccio l'esempio di Mengoni, solo perché è quello su cui sono più informata. Prima di x factor ha provato a proporsi alle case discografiche, ma ha ricevuto tante porte in faccia, a volte con la scusa "canti troppi bene". Non mi ricordo (forse la Maionchi?) disse che sarebbe emerso anche senza talent. Secondo me non è detto, ci sono tanti ragazzi bravi che non vengono presi in considerazione.
Poi che il meccanismo del talent per i ragazzi sia spesso dannoso è vero. Sul fatto che sono trattati come prodotti usa e getta sono d'accordo, ma non sono d'accordo con chi li etichetta senza analizzarne la bravura ma anteponendo il fatto che non abbiano fatto la classica gavetta. Anche perché molti di loro, anche se in modo diverso, l'hanno fatta.
Utente
7 agosto, 2013
Beh la mia sensazione è che il numero di talent in Italia rischia di essere sproporzionato rispetto allo spazio che c'è sul mercato - specie se il "mercato" è solo l'Italia e se si canta in italiano; non penso che noi possiamo garantire un ragionevole successo e guadagno economico a molto più di 1 (massimo 2) nuovi lanci di nuovi talenti all'anno ... soprattutto tenendo conto di quanto la musica internazionale porta via delle nostre classifiche (più di metà della Top 10, o della Top 50)
Concordo che i ragazzi non hanno colpa; se questo è IL mezzo, logico che ci vadano. Ed aggiungerei anche che indipendentemente dalla diversità di "classe" tra Amici ed X factor (in termini "culturali" di trasmissione musicale intendo) non mi pare corretto tout court "bollare" chi esce dall'uno o dall'altro con il bollino della trasmissione da cui vengono magari anche facendo i "radical chic" . Vanno ascoltati e basta.
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