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Utente
7 agosto, 2013
Hearstopper, adattamento di una celebre graphic novel, è ambientata in un liceo e ruota attorno a due dolcissimi protagonisti.
Un ragazzo incontra un altro ragazzo, i due diventano amici e si innamorano. Sinossi breve che vede il pacato Charlie e l’appassionato di rugby Nick conoscersi sui banchi di scuola, scoprendo ben presto che la loro improbabile amicizia si sta trasformando in un amore inatteso. Charlie, Nick e il gruppo di amici devono affrontare un percorso fin troppo familiare fatto di scoperta e accettazione di sé, aiutandosi a vicenda mentre cercano la loro natura più autentica.
Dal 22 aprile su Netflix.
Utente
7 agosto, 2013
Un pugno allo stomaco penso mi avrebbe fatto meno male.
Iniziata domenica sera e finita alle tre e mezza di notte, tutta d'un fiato.
Stupenda. Realistica. Romantica. Dolce, pura e genuina. Autentica. Trovo meravigliosamente ben fatta questa serie. Mi ha particolarmente colpito il tema trattato con assoluta naturalezza e senza minimamente coinvolgere il sesso, che non è nemmeno citato. Ormai siamo abituati a teen drama più "volgari" o sboccati come Sex Education o Elite. Questa si distingue per la sua dolcezza. E poi mi sono innamorato di Nick e di Kit Connor
Mi ha emotivamente destabilizzato, ci penso ancora da domenica scorsa.
Ai sognatori e a chi in fondo ha un cuore disneyano la consiglio.
Io l'ho trovata tremenda. Sarà che ormai un sasso ha più emozioni di me ma, dopo tre minuti, ero già annichilito dalla noia. È letteralmente sempre lo stesso canovaccio che ci propinano da anni.
Trovo inverosimile e stucchevole la fissità con cui la serie presenta il mondo: o tutto bianco o tutto nero, o tutti buoni o tutti cattivi, o amici o bulli, gli alleati da una parte e gli omofobi dall'altra. Invece non è così: spesso sono gli amici quelli con più pregiudizi o, semplicemente, quelli più ignoranti in materia. Del resto, stiamo pur sempre parlando di 14/15enni...
E poi vogliamo ancora credere alla fiaba moderna del bello della scuola che si innamora del gay insicuro? Quantomeno Biancaneve è ispirata a un fatto reale... Voglio dire: capisco il piacere di immedesimarsi in una storia che racconta un'adolescenza che avremmo voluto anche per noi stessi, ma dove sono l'isolamento, la solitudine, la noia, l'apatia, la disillusione...dove sono quelle giornate trascorse a lanciare sguardi a ragazzi che mai, mai, mai si accorgeranno di noi? Non sarebbe meglio, per una volta, guardare una serie che racconta la nostra adolescenza per com'è davvero andata e non per come avremmo voluto che andasse? Penso che ci aiuterebbe molto a elaborare (e a esorcizzare!) il nostro vissuto.
La verità è che, a un passo dai 30 anni, mi ritrovo privo di un'educazione sentimentale. Non ho avuto la possibilità, al contrario dei miei amici etero, di crescere contemporaneamente come individuo singolo e come individuo calato in una relazione. La mia prima storia, figuratevi, l'ho avuto a a 26 anni. Se mi guardo alle spalle, se guardo soprattutto agli anni del liceo, vedo un ground zero emotivo. L'unico slancio affettivo l'ho avuto quando, in prima liceo, mi sono preso un innamoramento platonico per un ragazzo etero che, ovviamente, non mi ha mai rivolto la parola. Però, quantomeno, mi ero ritrovato a scrivere il suo nome qua e là, a inseguirlo con lo sguardo per i corridoi, a sognare ad occhi aperti... E, quando mi ritorna in mente, ripenso a tutto ciò con tenerezza.
Sarà per questo, forse, che non sento il bisogno né voglio riscrivere il mio passato attraverso una serie. Preferirei una serie che racconta di un adolescente che, come me, può scoprire cos'è l'amore solo dai racconti delle amiche (etero) e grazie a un amore platonico naturalmente non corrisposto. Oppure, perché no, vorrei vedere una serie dedicata a quelle coppie omosessuali che sì ho visto formarsi ai tempi della scuola, coppie male assortite, morbose, tenute insieme solo dalla paura di non trovare, là fuori, nessun altro ragazzo o ragazza gay.
Poi boh, anche questa cosa (e non parlo nello specifico di Heartsopper ma in generale) di scoprirsi gay solo dopo che ci si è innamorati. Quasi come se l'innamoramento fosse una "pezza" per il proprio orientamento sessuale. Per la serie "no, non sono gay, sono solo innamorato di lui". E infatti poi si formano le coppie morbose di cui sopra.
Forse, se si partisse dall'accettazione di sé e, ancor prima dalla consapevolezza di sé, saremmo tutti molto più "sentimentalmente educati".
Utente
24 marzo, 2014
Sì, è vero che è molto vanilla ma è tratta da una graphic novel di grande successo ed è un ottimo adattamento dell'originale.
Ci tenevo solo a precisarlo.
Comunque a me è piaciuto. Poi bisogna dire che di serie angst a sfondo lgbt ne abbiamo già a centinaia. Sì, è vero che c'e qualche stereotipo/semplificazione, ma anche un fondo di verità. A me è tornato in mente lo spirito con cui ho vissuto la mia prima storia d'amore (al netto del ragazzo che credeva di essere etero e si scopre bisex. E comunque ci sono anche queste realtà).
Utente
7 agosto, 2013
Fob92 ha detto
Io l'ho trovata tremenda. Sarà che ormai un sasso ha più emozioni di me ma, dopo tre minuti, ero già annichilito dalla noia. È letteralmente sempre lo stesso canovaccio che ci propinano da anni.Trovo inverosimile e stucchevole la fissità con cui la serie presenta il mondo: o tutto bianco o tutto nero, o tutti buoni o tutti cattivi, o amici o bulli, gli alleati da una parte e gli omofobi dall'altra. Invece non è così: spesso sono gli amici quelli con più pregiudizi o, semplicemente, quelli più ignoranti in materia. Del resto, stiamo pur sempre parlando di 14/15enni...
E poi vogliamo ancora credere alla fiaba moderna del bello della scuola che si innamora del gay insicuro? Quantomeno Biancaneve è ispirata a un fatto reale... Voglio dire: capisco il piacere di immedesimarsi in una storia che racconta un'adolescenza che avremmo voluto anche per noi stessi, ma dove sono l'isolamento, la solitudine, la noia, l'apatia, la disillusione...dove sono quelle giornate trascorse a lanciare sguardi a ragazzi che mai, mai, mai si accorgeranno di noi? Non sarebbe meglio, per una volta, guardare una serie che racconta la nostra adolescenza per com'è davvero andata e non per come avremmo voluto che andasse? Penso che ci aiuterebbe molto a elaborare (e a esorcizzare!) il nostro vissuto.
La verità è che, a un passo dai 30 anni, mi ritrovo privo di un'educazione sentimentale. Non ho avuto la possibilità, al contrario dei miei amici etero, di crescere contemporaneamente come individuo singolo e come individuo calato in una relazione. La mia prima storia, figuratevi, l'ho avuto a a 26 anni. Se mi guardo alle spalle, se guardo soprattutto agli anni del liceo, vedo un ground zero emotivo. L'unico slancio affettivo l'ho avuto quando, in prima liceo, mi sono preso un innamoramento platonico per un ragazzo etero che, ovviamente, non mi ha mai rivolto la parola. Però, quantomeno, mi ero ritrovato a scrivere il suo nome qua e là, a inseguirlo con lo sguardo per i corridoi, a sognare ad occhi aperti... E, quando mi ritorna in mente, ripenso a tutto ciò con tenerezza.
Sarà per questo, forse, che non sento il bisogno né voglio riscrivere il mio passato attraverso una serie. Preferirei una serie che racconta di un adolescente che, come me, può scoprire cos'è l'amore solo dai racconti delle amiche (etero) e grazie a un amore platonico naturalmente non corrisposto. Oppure, perché no, vorrei vedere una serie dedicata a quelle coppie omosessuali che sì ho visto formarsi ai tempi della scuola, coppie male assortite, morbose, tenute insieme solo dalla paura di non trovare, là fuori, nessun altro ragazzo o ragazza gay.
Poi boh, anche questa cosa (e non parlo nello specifico di Heartsopper ma in generale) di scoprirsi gay solo dopo che ci si è innamorati. Quasi come se l'innamoramento fosse una "pezza" per il proprio orientamento sessuale. Per la serie "no, non sono gay, sono solo innamorato di lui". E infatti poi si formano le coppie morbose di cui sopra.
Forse, se si partisse dall'accettazione di sé e, ancor prima dalla consapevolezza di sé, saremmo tutti molto più "sentimentalmente educati".
Visto che hai ottime capacità di scrittura, prova a buttare giù un soggetto con le caratteristiche che prediligi e proponilo, hai visto mai...
Admin
7 agosto, 2013
Fob92 ha detto
Io l'ho trovata tremenda. Sarà che ormai un sasso ha più emozioni di me ma, dopo tre minuti, ero già annichilito dalla noia. È letteralmente sempre lo stesso canovaccio che ci propinano da anni.Trovo inverosimile e stucchevole la fissità con cui la serie presenta il mondo: o tutto bianco o tutto nero, o tutti buoni o tutti cattivi, o amici o bulli, gli alleati da una parte e gli omofobi dall'altra. Invece non è così: spesso sono gli amici quelli con più pregiudizi o, semplicemente, quelli più ignoranti in materia. Del resto, stiamo pur sempre parlando di 14/15enni...
E poi vogliamo ancora credere alla fiaba moderna del bello della scuola che si innamora del gay insicuro? Quantomeno Biancaneve è ispirata a un fatto reale... Voglio dire: capisco il piacere di immedesimarsi in una storia che racconta un'adolescenza che avremmo voluto anche per noi stessi, ma dove sono l'isolamento, la solitudine, la noia, l'apatia, la disillusione...dove sono quelle giornate trascorse a lanciare sguardi a ragazzi che mai, mai, mai si accorgeranno di noi? Non sarebbe meglio, per una volta, guardare una serie che racconta la nostra adolescenza per com'è davvero andata e non per come avremmo voluto che andasse? Penso che ci aiuterebbe molto a elaborare (e a esorcizzare!) il nostro vissuto.
La verità è che, a un passo dai 30 anni, mi ritrovo privo di un'educazione sentimentale. Non ho avuto la possibilità, al contrario dei miei amici etero, di crescere contemporaneamente come individuo singolo e come individuo calato in una relazione. La mia prima storia, figuratevi, l'ho avuto a a 26 anni. Se mi guardo alle spalle, se guardo soprattutto agli anni del liceo, vedo un ground zero emotivo. L'unico slancio affettivo l'ho avuto quando, in prima liceo, mi sono preso un innamoramento platonico per un ragazzo etero che, ovviamente, non mi ha mai rivolto la parola. Però, quantomeno, mi ero ritrovato a scrivere il suo nome qua e là, a inseguirlo con lo sguardo per i corridoi, a sognare ad occhi aperti... E, quando mi ritorna in mente, ripenso a tutto ciò con tenerezza.
Sarà per questo, forse, che non sento il bisogno né voglio riscrivere il mio passato attraverso una serie. Preferirei una serie che racconta di un adolescente che, come me, può scoprire cos'è l'amore solo dai racconti delle amiche (etero) e grazie a un amore platonico naturalmente non corrisposto. Oppure, perché no, vorrei vedere una serie dedicata a quelle coppie omosessuali che sì ho visto formarsi ai tempi della scuola, coppie male assortite, morbose, tenute insieme solo dalla paura di non trovare, là fuori, nessun altro ragazzo o ragazza gay.
Poi boh, anche questa cosa (e non parlo nello specifico di Heartsopper ma in generale) di scoprirsi gay solo dopo che ci si è innamorati. Quasi come se l'innamoramento fosse una "pezza" per il proprio orientamento sessuale. Per la serie "no, non sono gay, sono solo innamorato di lui". E infatti poi si formano le coppie morbose di cui sopra.
Forse, se si partisse dall'accettazione di sé e, ancor prima dalla consapevolezza di sé, saremmo tutti molto più "sentimentalmente educati".
infatti l'errore è guardarlo cercandoci la propria adolescenza (che poi ti piacerebbe, a 30 anni l'adolescenza direi che l'hai passata da un pezzo). Queste serie sono per i preadolescenti e gli adolescenti di oggi e questo sì, glielo invidio. Fossimo potuti crescere noi gay millennials con quei modelli positivi, quelle cose da vedere e pronte a spiegare tutto anche ai nostri coetanei omofobi.
Utente
7 agosto, 2013
paradossalmente i social( e tutto cio' che vi gravita attorno )hanno senza dubbio amplificato omofobia e bullismo.. quando avevo 20 anni ( anni 90) raramente ho vissuto le situazioni descritte nei telefilm attuali o in rete, ho vissuto una giovinezza gaia davvero sorprendente a cui penso spesso con grande nostalgia..
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Io penso sia un errore pensare che la nostra esperienza sia l’unica esperienza immaginabile. È vero che noi millenials non abbiamo potuto vivere una storia come quella di Charlie e Nick, ma la serie ovviamente parla soprattutto a* giovani di oggi, che hanno tutti gli strumenti per poter vivere la propria sessualità senza nascondersi (seppur purtroppo ci sia molto ancora su cui lavorare). Per altro di serie che raccontano le parti più torbide dell’omosessualità ce n’è a bizzeffe, ed era anche ora che qualcuno facesse vedere che si può essere non eterosessuali, ma essere allo stesso tempo felici, visto che di serie vanilla con protagonisti eterosessuali ce n’è a iosa (per questo non concordo che sia sempre lo stesso canovaccio. Forse di serie che si avvicinano ce ne sono di più ultimamente, penso a “Love, Victor” e “Young Royals”, ma per quanto mi riguarda “Heartstopper” fa un passo in più)
Dunque credo che la forza di “Heartstopper” stia proprio nell’ essere così delicata, sognante. Per altro questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori: le difficoltà che vivono Nick e Charlie sono quelle che nel bene o nel male un po’ tutti potremmo aver vissuto a un certo punto della nostra vita (il mettere in dubbio la nostra sessualità, il doversi nascondere, l’allontanarsi per il bene dell’altro...). I problemi ci sono, ma non sono drammi insormontabili, e anche in questo la trovo decisamente più realtable di altre serie dove tutto è solo ed esclusivamente una pena infernale.
Poi che guardarla mi abbia fatto male perché mi ha fatto pensare a tutto quello di cui mi sono privato a quell’età è indubbio, ma può anche spronare noi venti e trentenni a capire se ci portiamo dietro ancora i cocci di quel passato e a lavorarci su, senza vivere col rimpianto (molto difficile a farsi, ma per me è stato un bello sprone).
Detto ciò, per concludere, avevo proprio bisogno di una serie di questo tipo che mi scaldasse il cuore e mi facesse piangere di gioia. Oltre alla trama, però, voglio mettere l’accento sulla bravura de* attor*, che han saputo trasmettere tutta quella delicatezza così naturale e spontanea di cui parlavo.
Admin
7 agosto, 2013
monechiapi ha detto
Io penso sia un errore pensare che la nostra esperienza sia l’unica esperienza immaginabile. È vero che noi millenials non abbiamo potuto vivere una storia come quella di Charlie e Nick, ma la serie ovviamente parla soprattutto a* giovani di oggi, che hanno tutti gli strumenti per poter vivere la propria sessualità senza nascondersi (seppur purtroppo ci sia molto ancora su cui lavorare). Per altro di serie che raccontano le parti più torbide dell’omosessualità ce n’è a bizzeffe, ed era anche ora che qualcuno facesse vedere che si può essere non eterosessuali, ma essere allo stesso tempo felici, visto che di serie vanilla con protagonisti eterosessuali ce n’è a iosa (per questo non concordo che sia sempre lo stesso canovaccio. Forse di serie che si avvicinano ce ne sono di più ultimamente, penso a “Love, Victor” e “Young Royals”, ma per quanto mi riguarda “Heartstopper” fa un passo in più)Dunque credo che la forza di “Heartstopper” stia proprio nell’ essere così delicata, sognante. Per altro questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori: le difficoltà che vivono Nick e Charlie sono quelle che nel bene o nel male un po’ tutti potremmo aver vissuto a un certo punto della nostra vita (il mettere in dubbio la nostra sessualità, il doversi nascondere, l’allontanarsi per il bene dell’altro...). I problemi ci sono, ma non sono drammi insormontabili, e anche in questo la trovo decisamente più realtable di altre serie dove tutto è solo ed esclusivamente una pena infernale.
Poi che guardarla mi abbia fatto male perché mi ha fatto pensare a tutto quello di cui mi sono privato a quell’età è indubbio, ma può anche spronare noi venti e trentenni a capire se ci portiamo dietro ancora i cocci di quel passato e a lavorarci su, senza vivere col rimpianto (molto difficile a farsi, ma per me è stato un bello sprone).
Detto ciò, per concludere, avevo proprio bisogno di una serie di questo tipo che mi scaldasse il cuore e mi facesse piangere di gioia. Oltre alla trama, però, voglio mettere l’accento sulla bravura de* attor*, che han saputo trasmettere tutta quella delicatezza così naturale e spontanea di cui parlavo.
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