Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
SanPa - Luci e tenebre di San Patrignano è una serie documentaristica realizzata da Netflix ideata da Gianluca Neri.
Attraverso testimonianze e immagini di repertorio, la docu-serie in 5 episodi racconta la controversa storia della comunità di recupero di San Patrignano fondata da Vincenzo Mucciolo nel 1978, a Coriano, in provincia di Rimini. La docu-serie è stata realizzata attraverso 180 ore di interviste e con le immagini tratte da 51 differenti archivi per ricostruire la storia in modo fattuale e accurato. (da Wikipedia)
L'ho vista, l'ho divorata, l'ho apprezzata moltissimo. In questi giorni si è scritto tantissimo e non vorrei ripetere quanto già è stato detto perché lo direi senz'altro meno bene.
Quindi voglio provare a proporre un punto di vista diverso: cosa lascia, questa Docuserie? Qual è il suo quid, il suo perché?
Mi spiego meglio... Quando l'eroina si diffuse e il suo consumo andò fuori controllo, nessuno seppe come gestire la situazione. Non c'era formazione, non c'erano strutture, c'erano moltissimi pregiudizi. Non so se avete letto Noi, ragazzi dello zoo di Berlino ma lì si parla delle varie comunità che spuntarono in quegli anni, a Berlino. Erano tutte improvvisate, proprio perché non c'era consapevolezza del fenomeno. C'era la comunità che imponeva a chi entrare di tagliarsi i capelli e cambiare gli abiti (togliendo però personalità all'individuo, riportandoli a quell'alienazione che li aveva precedentemente portati a farsi), quella d'ispirazione cattolica...e così via. Quella di San Patrignano è l'ennesimo caso, l'ennesimo esempio di come, senza formazione, senza strutture, senza consapevolezza, senza istituzioni, si possa rispondere a questo fenomeno. Muccioli, tra le altre cose, ha usato le catene, ma non ha usato i tranquillanti di cui invece venivano imbottiti gli ospiti di altre comunità. Sempre Christiane F. racconta di come gli stessi medici di famiglia consigliassero di imbottire i ragazzi di medicinali simili ai sonniferi per far superare la "rota" dei primi giorni. Ma tutte queste cose si verificano quando c'è un vuoto di potere.
Lo stesso avvenne quando si diffuse l'AIDS, che inizialmente prese il nome di "grid" (gay-related immune deficiency): di nuovo mancanza di studi, di istituzioni...e tanti pregiudizi. E a San Patrignano si costruì addirittura un ospedale per accogliere e provare a curare i malati. Chissà in quante altre situazioni si sono semplicemente "parcheggiati" i malati, instascandosi sovvenzioni, in attesa che la morte li portasse via.
Non voglio dilungarmi troppo quindi arrivo al dunque: io credo che sarebbe stato opportuno sottolineare di più il contesto in cui si trovò a operare quest'uomo. Perché di Muccioli ne sono stati pieni gli anni '70 e '80, così come di comunità nate in una terra di nessuno creata dalla dipendenza dall'eroina e lasciata intonsa dallo stato. Perché altrimenti manca un pezzo. Io non ho moltissima consapevolezza sull'argomento, ma avendo letto il libro di Christiane F., riesco a fare almeno un paragone. Mi chiedo se coloro che sono completamente a digiuno siano riusciti a fare questo passaggio in più, questa contestualizzazione.
Altra cosa, più che un documentario su "Sanpa" è un documentario su Vincenzo Muccioli. Anche questa puntualizzazione secondo me è doverosa perché nel frattempo San Patrignano è andata avanti. Su decisione di Andrea Muccioli, figlio di Vincenzo, che l'ha gestita per anni, dopo la morte del padre, si è interrotto quel sistema per cui gli ex ospiti restavano in comunità e assumevano ruoli professionali. Questo perché riteneva che il percorso di riabilitazione, affinché fosse completo, dovesse essere concluso fuori. Altrimenti, nel microcosmo della comunità, sarebbe stato più facile non ricadervi. Anche dal punto di vista delle quote rosa è stato fatto un gran lavoro, volto proprio a distruggere quell'impostazione patriarcale muccioliniana.
Concludo. Muccioli ha potuto fare ciò che ha fatto perché c'è stato un vuoto di potere. E questo andava sottolineato di più. Altrimenti sembrano tutti pazzi. Pazzo lui che ha messo le catene, pazzi coloro che non l'hanno fermato, pazzi i genitori che gli affidavano i figli, pazze le procure che indirizzavano i ragazzi a San Patrignano e non in carcere o altrove.
Dunque, anziché fare un documentario su "Sanpa" (che certo, ha una forza di marketing e comunicazione decisamente più impattante) l'avrei fatto solo su Muccioli oppure sulla storia del consumo dell'eroina in Italia negli anni Settanta e Ottanta e su tutte le esperienze di comunità che si sono susseguite sul territorio. Così, invece, pur trovandolo un gioiellino, trovo che, nei più, si limiterà a solleticare il feticismo e il voyeurismo del pubblico per la cronaca nera più pop, senza innescare un vero e proprio dialogo.
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