Difficile giudicare Jump: né troppo brutto né troppo bello. Mediocre? Nemmeno, perché qualche tentativo di cura del prodotto lo si vede. La scenografia imponente e curata, la buona regia di Stefano Mignucci comunque mutilata da tagli con l’accetta che non si capisce se volevano fingere una diretta o velocizzare un ritmo comunque abbastanza lento.
Jump, Stasera mi tuffo finisce forse nel mezzo di tutti questi aggettivi. Per apprezzarlo, o anche solo per guardarlo, dobbiamo accontentarci. Questo è. Il format di partenza non è certamente The Voice o X Factor, è semplice intrattenimento alla ricerca della messa in difficoltà dei vip, che sul territorio italico ha sempre attecchito bene dai tempi dell’Isola. Con Stasera mi tuffo torniamo però alla consuetudine tutta italiana del guastare il format con variazioni sul tema non richieste, per accontentare più gli addetti ai lavori che gli spettatori.
Anche il format più brutto del mondo si può fare bene. Ce lo insegnano gli americani, che ogni anno aprono e chiudono programmi alla ricerca di tendenze da lanciare nel mondo. Alcune sono idee orribili, che nessuno si sognerebbe di mettere in scena, altre funzionano. Ma il tutto è curato. Da noi, invece, le cose vengono fatte “tanto per”.
A cominciare dai tuffi.
Chi vi parla non sa tuffarsi di testa o senza tapparsi il naso, quindi capisco bene le difficoltà che hanno affrontato gli otto. Questo non significa che con settimane di allenamento con persone preparate non si potesse e dovesse fare di meglio. Dei dodici tuffi visti ieri, solo Bettarini s’è spinto a fare una capriola. Per gli altri, candele o tuffi di testa. Mancava giusto il tuffo a bomba e quello girandosi di 360 gradi che si faceva a otto anni. Non valeva la pena osare un po’ di più o prendere dei vip più preparati? Passino i due pesantemente sovrappeso, alla ricerca dell’onda anomala attira-sgnignazzate del pubblico medio, ma serviva molto una Capriotti bella e basta? Davvero lorsignori pensano che ci sia gente che si sintonizza solo per vedere una donna in costume, nell’epoca di internet?
La conduzione inadeguata di Mammucari ci ha fatto in due ore rimangiare qualsiasi buona parola si fosse potuta dire su di lui dopo la buona stagione a Le Iene. Evidentemente lì il merito era tutto di una Gialappa’s capace di contenerlo: di fronte a un mostro come Bonolis, Mammucari scompare e non si capisce davvero perché un uomo così orgoglioso e apparentemente sicuro di sé abbia accettato di farsi dare lezioni di conduzione al sapore di cloro di fronte a cinque milioni di persone. Momenti imbarazzati come il cazziatone senza motivo alla Rinaldi, continue richieste d’aiuto a Paolo e pochi spunti brillanti non lo distinguono troppo da un Troiano qualsiasi.
Bonolis è bravo a fare (quasi) tutto, ma continua ad avere bisogno di punti fermi come i freaks. Ce li aveva a Ciao Darwin, ce li aveva alle storiche telefonate dei Fratelli Capone, ce li ha ad Avanti un altro. Poteva rinunciare qui? Mettiamogli dei nip che parlano solo in dialetto, con evidenti difetti fisici che servano a Bonolis battute telefonate e il più è fatto. Sarebbe bello vedere Bonolis alle prese con degli “avversari dialettici” più elevati, prima di cadere nella trappola degli Sgarbi e dei Morgan, quelli delle lucine capaci di brillare solo al buio.
Il resto è un camminare sul filo tra il trash e la serietà, tra il gioco e l’impegno, senza individuare una strada che sia seria, seppur poco brillante come concept. Il trucco per sciogliere questi dubbi e farci piacere il programma? Accontentarci, come fanno coloro che l’hanno messo in piedi.
Di Alex87