I geni del Mensa rifiutano l’invito di Endemol. «Cercano imbranati, si rivolgano altrove ». Ma gli iscritti sono divisi sul da farsi.
Dura la vita ai tempi del reality. Ultimamente l’ordine perentorio per chi sta negli uffici casting è: scovare geni, che non abbiano soltanto il cervello di Renato Dulbecco ma anche lo charme di Dario Vergassola, quello che si lamenta che «non gliela danno mai». L’intelligenza che si sposa con la goffaggine. Un mix parecchio originale che sta spingendo gli uomini della Endemol, «madre» di tutti i format (Grande Fratello e Affari Tuoi per citarne solo un paio) a setacciare in lungo e in largo lo Stivale alla caccia del concorrente perfetto per «Beauty and the geek». Letteralmente: la bellezza e il secchione. La prima con la missione di sedurre il secondo, il tutto filmato dalle telecamere. La casa produttrice ne ha acquistato i diritti e il programma dovrebbe fare la sua comparsa sui nostri schermi a settembre. SETTE SECCHIONI – Prima però c’è da fare la squadra, che è un inno al paradosso. Quattordici «elementi»: sette ragazze, scelte tra modelle e cheerleader, e sette ragazzi, selezionati tra studenti-prodigio e membri del Mensa (l’associazione che raccoglie le persone più intelligenti del mondo). Al Mensa, quelli della Endemol si sono fatti vivi nei giorni scorsi con un mail d’invito che sta creando non poche polemiche tra i soci. In essa, fra l’altro, si legge: «Attualmente cerchiamo giovani uomini di età compresa tra i 20 e i 35 anni colti, single, preferibilmente introversi e con poca esperienza di vita mondana». Apriti cielo. Introversi? Poco mondani? Al Mensa l’hanno letta come un’offesa quella comparazione ardita, cervellone uguale disadattato. Da qui il gran rifiuto. REALITY? NO GRAZIE – Il niet è ben visibile sul sito. «Il Consiglio Direttivo del Mensa Italia si trova costretto a declinare l’invito di Endemol a partecipare alla selezione dei protagonisti tra gli iscritti, infatti, appare difficile individuare Soci che abbiano i requisiti che sembra siano richiesti», è scritto online. Il presidente Elio Tondo, contattato al telefono, è altrettanto perentorio: «Non ci sono i presupposti per la collaborazione. Non la troviamo realistica. Tutto qui». Storia chiusa, anche se tra gli iscritti il dibattito è aperto. C’è chi come Sara Burbi, viareggina di 27 anni, laureanda in Veterinaria, ha accolto la notizia con una risata. «Quando ho aperto l’allegato non ci credevo. E poi quella mail non dava nessuna garanzia di credibilità, la poteva scrivere anche un bambino». Anche volendo, le porte del reality per Sara restano sbarrate – in quanto donna – ma lei non se cura più di tanto. «Anch’io ho una vita sociale, che pensate. Esco e mi diverto». E se incontrasse di persona quelli della Endemol? «Si renderebbero conto da soli che non sono una cozza». LIBERTA’ DI COSCIENZA – Tra i maschi invece, la partecipazione al reality è consentita. Ma a titolo personale. Rubando un termine al politichese si potrebbe dire che il Mensa ha dato ai mensani libertà di coscienza. Alessandro Sala, 23 anni, laureato in Fisica a Trieste, ci sta seriamente pensando, anche se non si fa troppe illusioni. «Al 99% non mi prenderanno». La voglia di tentare l’avventura televisiva però c’è. «Magari riscatto l’immagine del secchione che arrossisce davanti al gentil sesso». Altro che disinibiti. Alessandro suona progressive con il suo gruppo e di sé dice: «Ho la faccia da bravo ragazzo, ma non sono un gonzo. E sul sesso non mi posso lamentare». E poi può sempre buttare lì il suo Q.I, 160 punti nella scala di Wechsler. In un tete a tete con le seduttrici del tubo catodico, farebbe un figurone. «ORA SI SCUSINO» – Cosa che non rischia di certo Federico Cantoni, 25 anni, laurea in disegno industriale, un quoziente d’intelligenza che non rivela ma che si presume molto alto («Non mi voglio fare bello»). Federico l’ha giurata alla Endemol. «Ho preteso delle scuse». Altrimenti? «Mi rivolgerò al garante». Il perché del livore è presto spiegato, con l’odioso spamming. «Hanno scritto direttamente ai soci presenti in un elenco pubblico senza chiedere il necessario consenso». Lui che nel tempo libero fa il consulente per la privacy lo sa bene e annuncia battaglia. «Questa storia del reality è tutta quanta una trappola. Ho già diffidato i colleghi. Siamo sotto attacco, vogliono prendersi zimbello di un intelligentone per ridurlo a macchietta». Neanche la prospettiva di passare due mesi chiuso in casa con sette modelle scalfisce tale certezza. «Per me è una questione di principio. Quanto alle ragazze, è meglio se me le mandano a casa». Geni sì e per nulla scemi. Corriere della sera