Caro Raoul Casadei, ma perché le è saltato in mente di andare all’Isola dei Famosi? «In realtà non volevo, sono stati i miei figli a convincermi».
Caro Raoul Casadei, ma perché le è saltato in mente di andare all’Isola dei Famosi? «In realtà non volevo, sono stati i miei figli a convincermi. Dai papà, mi dicevano, sei il più forte. Però, prima di accettare, ho aspettato fino all’ultimo. Giorgio Gori, che mi aveva contattato, continuava a insistere, io frenavo. Ho messo la firma solo un’ora prima che scadesse il termine». Perché? «Magari saltava fuori qualcuno più importante di me e io mi levavo d’impiccio». Allora non era convinto. «Ma adesso vado in giro e la gente mi ferma per strada, mi dice che sono un mito. Sembra che io sia diventato come Vasco Rossi». Insomma tra un mese parte e se ne va su di una spiaggia in Honduras con attrici e soubrette. Come l’ha presa sua moglie? «È un po’ gelosa, ma si fida. E poi, uei!, io sono un galantuomo di quasi settant’anni». Raoul Casadei li compie domani, i suoi 69 anni, e per il re del liscio essere nato a Ferragosto è quasi un segno del destino: è il giorno del ballo, del sole, delle cene al mare. Pensate quel che volete, ma sarà lui una delle sorprese del reality di Simona Ventura, che andrà in onda dal 13 settembre su Raidue. Solare è solare, Raoul, e tutti lo sanno. Ma è anche inarrestabile, un uragano, un uomo d’altri tempi che neppure te lo aspetti in uno show di lacrime e sangue da prima serata. E anche adesso che parla qui con la sua pipa in bocca sulla riva del laghetto di Lido di Savio, Casadei è incontenibile neppure fosse sul palco ai bei tempi. Quand’è morto suo zio Secondo fondatore dell’orchestra, nel 1971, Raoul Casadei smise di fare il maestro delle elementari in Puglia per diventare il simbolo della musica nazionalpopolare, senza se e senza ma. E così Romagna mia è diventata la Romagna di tutti, anche di chi non c’era mai passato e nemmeno lo sapeva. «Ho provato a portare un po’ di novità», dice ora. Però qualcuno storce ancora il naso. «Massì, sono i vecchi romagnoli. Quelli di sinistra sono così, se la prendono con chi tenta di rinnovare». Sono conservatori, strano a dirsi. «Però rompono. Loro pensano che il liscio sia ancora musica figlia di un dio minore, avrebbero voluto che si fermasse al clarinetto che fa piripiri… Io invece sono un innovatore». D’altronde nessuno si aspettava di vederla sull’Isola dei Famosi di fianco a tipi imprevedibili come Massimo Ceccherini. «In effetti è un tipo strambo». Magari litigate. «Io non litigo quasi mai. Se si comporta male, lo compatisco un po’ e basta. Poi lo faccio ballare». Inviterà a ballare anche Fernanda Lessa? «Tutti mi parlano di ‘sta Lessa. È bella?». Molto. Ha deciso di venire, dice, per dimenticare «i suoi vizi». Magari lei è il suo tipo. «Ma io sono un gentiluomo, amo la casa e la mia famiglia. Lì cercherò di essere bravo, queste cose non mi piacciono». Insomma, non litiga, non flirta, perché va all’Isola dei Famosi? «Per fare un po’ di pubblicità alla mia orchestra e per convincere di quanto sia valido il mio progetto di inserire il ballo tra gli insegnamenti delle scuole medie. Dove l’hanno già fatto, tipo a New York, è andato molto bene: ballando, i ragazzi superano i loro complessi, le loro difficoltà». D’altronde per un secolo la «balera» è stato un luogo d’incontro trasversale e gioioso. «E infatti aspetto anche che il sindaco Veltroni accetti l’idea della Casa del Ballo a Roma. Lì costruiremmo una scuola di danza e ci sarà un’orchestra che suona tutte le sere. Vittoria Ottolenghi e io siamo testimonial di questo progetto e speriamo che Veltroni faccia in fretta». Intanto lei parte e dovrà pure prendere l’aereo che la terrorizza. «In effetti mi fa paura. Alla fine degli anni Settanta qualche volta l’ho preso per andare in tournée in Sudamerica, cose grosse eh! Ma da allora basta». Per il viaggio si allenerà qualche giorno vicino a Udine. «Ma tanto all’aeroporto arriverò come sono ora: spaventato e in forma. E là mi divertirò: sono un cacciatore, anche bracconiere, vado in bici, coltivo l’orto e farò da mangiare per tutti». E se vince i duecentomila euro? «Centomila vanno subito in beneficenza all’Istituto europeo di oncologia fondato da Umberto Veronesi. Mia moglie ha avuto qualche problema e lì sono stati straordinari, la chiamano ancora tutte le settimane». Il Giornale