Utente
7 agosto, 2013
Sono sicuro che la prima reazione alla mia opera sarà: WTF soprattutto rispetto all'autore e alla provenienza dell'opera
Eppure sono contento della mia scelta: ci ho visto tanto della richiesta di questa sala specifica e spero che anche voi riusciate a leggerci quello ci ho letto io.
Utente
6 dicembre, 2019
Complimenti a tutti, davvero. Dodici diverse espressioni artistiche, tutte plausibili, nate da una ricerca mirata e, soprattutto, dalla vostra autentica sensibilità.
Via.
FACES
PARALISI
CHI LOTTA CON I MOSTRI DEVE GUARDARSI DI NON DIVENTARE, COSI' FACENDO, UN MOSTRO
SENTIMENTO DEL CONTRARIO
SFUMATURE PRIMORDIALI
RASSEGNAZIONE
WHEN THE REST OF THE WORLD THINKS YOU'RE THE FOOL
BEIGE
A MYSTERY OF SOUL AND WATER
VORREI ESSERE TE, COSI' VIOLENTA COSI' ASPRA D'AMORE, COSI' ACCESA DI VENE DI BELLEZZA E COSI' CASTIGATA
DETACHMENT
70CHANGE
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Crediti artistici
Tamara De Limpicka, Portrait of Suzy Solidier @Alby
Jimmy Nelson, Dassanech Tribe, Omorate Village, Southern Omo, Ethiopia @Iry8
Suzanne Opton, dal progetto Soldier, Birkholtz @edorf
Evgenia Arbugaeva, dal progetto Forever Beautiful @monechiapi
Tyra Banks, fotografia s.t. @alessandrino
Alayna Coverly, Waiting @Alpha
Miles Johnston, Countercurrent @Alabama Monroe
Giovanni Gastel, fotografia s.t. @Waves of Music
Fernand Knoppf, A blue curtain @NotturnoManto
Thomas Carli Jarlier, Floral e abstract composition @Casadelvino
Joseph Lee, Dry your tears in the sun @Krishoes
Robert Mapplethorpe, fotografia s.t. @Emm
Da ora potete descrivere e motivare la scelta ragazzi. Lo ricordo, è facoltativo.
Pubblico aspetto le tue sensazioni su questa seconda Sala, 😘.
Utente
24 agosto, 2015
BEIGE
La diversità, fonte di paura e disagio, trasformata in punto di forza. Una ragazza che ha trasformato il malessere che la sua condizione fisica le dava nel suo lavoro e punto di forza.
Il compianto Giovanni Gastel, da poco scomparso, le ha reso omaggio con un ritratto che trovo bellissimo e suggestivo: l'espressione intensa di Winnie Harlow e la posizione riflessiva che assume il suo volto, coricato tra le mani, sembrano direttamente collegate con le due maschere che porta sul capo: due maschere semplici, primordiali. Come semplici e primordiali, d'altro canto, siamo noi umani, con tutte le nostre imperfezioni, stranezze, disagi. Due maschere, una chiara e una scura, come il giorno e la notte, il bene ed il male, che nella pelle e sul corpo di questa bellissima ragazza vivono una seconda vita: non per forza ci sono sempre il giusto e lo sbagliato, il bello ed il brutto. La vita è fatta di sfumature, sembra suggerirci Gastel: e allora accogliamole e bilanciamole, come bilanciate sono le maschere sopra Winnie.
Equilibrio, accettazione, riflessione. Il beige è una crasi. Come questo ritratto.
Utente
27 febbraio, 2020
PARALISI
Ho intitolato quest'opera "Paralisi" perché io per prima mi sono come paralizzata a fissarla quando l'ho trovata, ma anche perché la donna soggetto della foto sembra a sua volta immobilizzata.
I suoi occhi, lucidi, sono infatti il punto focale dell'opera, ed è come se fissassero un qualcosa di inesorabile che è accaduto o che sta per accadere di fronte a lei. Il suo sguardo mi ha trasmesso un insieme di paura, tristezza, sconforto, supplica e anche incredulità. Mi sembra di vedere dietro a quelle pupille un processo di realizzazione che qualcosa è andato perduto o è terribilmente sbagliato. Le labbra forse stanno per schiudersi in una domanda: "perché?", ma è come se la fotografia avesse catturato il primo impatto, il primo momento di shock e paralisi.
La reazione deve ancora arrivare, e se sarà di sconfitta e rassegnazione o di rabbia e sfida, rimane da interpretare negli occhi ipnotici di questa figura.
Moderatore - Mentore
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Utente
4 febbraio, 2018
VORREI ESSERE TE,
COSI' VIOLENTA
COSI' ASPRA D'AMORE,
COSI' ACCESA DI VENE DI BELLEZZA
E COSI' CASTIGATA
Thomas Carli Jarlier
Allora per questa sala ho ben pensato di proporre un'altra delle forme d'arte che mi ero ripromesso che avrei sicuramente presentato in questo percorso, ovvero l'arte del tatuaggio.
Il tatuaggio è una forma di arte che mi ha sempre affascinato e appassionato, anche la mia passione per i Reality, per rimanere in casa ihih, è stata alimentata da programmi che mi hanno avvicinato perchè in realtà affascinato da quest'arte, come Best Ink o Ink Master (ve li consiglio, il secondo no a te Waves perchè solitamente i cast purtroppo sono femminili al massimo per il 25%, ma se vuoi la 12 è battle of sexes e il cast è egualitario meno male); oppure probabilmente si è inconsciamente incrociato con i miei idoli artistico-musicali (Amy) e io in passato ho pure tentato di cominciare a produrre degli stencils (floppando) perchè ha stimolato anche il mio estro creativo.
Quindi questo prologo per dire: sentivo la necessità di presentarlo.
Per la sala ho ben pensato di affidarmi subito al mio stile di tatuaggio preferito, ovvero il Trash Polka. Il Trask Polka è uno stile che nasce dal fotorealismo, ma viene reso spesso e volentieri surrealista, basandosi cromaticamente sullo stile nero e grigio, con l'aggiunta di porzioni di rosso accesso, che ricorda il sangue. Si tratta di una delle stilistiche per me più affascinanti e che danno il via libera sia alla fantasia degli artisti per la componente surrealistica, che alla loro tecnica nel mantenere l'aspetto fotorealista. Insomma, io non vedo l'ora di farmi un tattoo e sarà 99% di sto stile.
Perchè ho scelto quest'opera?
Mi sono fiondato su questo capolavoro di Thomas, pazzesco tatuatore europeo, perchè mi ha magnetizzato subito grazie a questo viso.
Ritrovo in questo viso una reincarnazione del sentimento più confuso, maestoso e variegato che ci sia, ovvero la seduzione dell'amore.
Non credo che parlare d'amore sia sinonimo di scontatezza, si tratta di un sentimento così pittoresco e uno stato d'animo che si rispecchia subito sui volti di chi lo prova.
Questo viso per me parla di seduzione dell'amore, perchè nasce dall'incontro di quelle due anime che per me sono i fulcri di questa emotività così caotica: il fascino e il dolore. Questo viso ti ammalia, con i lineamenti dolci, perfetti, le labbra carnose e gli occhi languidi; ma allo stesso tempo avvicinarti sedotto a questa fonte d'amore, ti porta inevitabilmente a correre il rischio di ferirti, di graffiarti, lacerarti con una delle sue visibili o invisibili spine, nel tentativo di raggiungere quell'incarnato pallido e quella bocca suadente incolume.
Questo viso per me parla della seduzione dell'amore, la raffigura e la dipinge, direttamente sulla pelle, sulla pelle di qualcuno, come questo sentimento si riflette sui nostri visi e corpi, questa reincarnazione in inchiostro e arte ha immutabilmente segnato il corpo di qualcuno.
Sì, c'è del C O N C E T T O. Mi piace complicarmi la vita, ma mi piace essere sedotto dall'arte e per questo ho, senza particolari remore, virato subito su questa scelta. Per la descrizione mi sono affidata alla grande Alda Merini, che descrive raffinatamente ma, per usare un suo termine, in maniera così violenta, questo stato d'animo.
Hope you enjoy it
Utente
7 agosto, 2013
Casadelvino ha detto
@alessandrino sono morto, la mia seconda scelta (che in realtà non ho veramente mai preso in considerazione perchè sono cocciuto sempre sulla prima lol) era proprio Caridee nello stesso servizio Meno male non l'ho scelta
Che dire, ringrazio la tua cocciutaggine (tra l'altro ho sempre pensato che la foto di Eugenia sia più bella ed espressiva di quella di Caridee, anche se meno iconica )
Utente
6 dicembre, 2019
Vedo già le prime descrizioni, ora finito di scrivere il post mi metto subito a leggere..
Pronti a scoprire l'identità della seconda GUEST STAR OSPITE?
Ecco un suo ritratto:
Ma come sarebbe non avete capito? Ma che davvero? Via allora quella maschera S/M e scopriamo così:
Per le Sala Freudiana ho pensato a una figura che ha maturato anni di esperienza con le persone e le loro particolarità. Ne ha viste passare a centinaia, migliaia davanti agli occhi. Non erano sdraiate sul lettino tipico da psicanalisi ma probabilmente sedute più comode su di una sedia mentre digitano davanti al pc.
Sono molto felice di accogliere al Museo @mariomatt
GUEST STAR OSPITE Cosa devi fare? Nel post 104 trovi la carrellata di opere d'arte anticipate da un titolo esplicativo. Titolo creato dai partecipanti stessi che in questa Sala si sono calati nei panni di un psicanalista, provando così a intercettare tratti di personalità e le sfumature d'animo nascoste nei vari volti. Devi sceglierne 6 e metterle in ordine di preferenza stilando una TOP6 da consegnarmi privatamente via MP.
In topic invece puoi pubblicare un commento senza approfondire nel dettaglio l'ordine di preferenza. Grazie, 👍🏻.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Nella ricerca di un viso misterioso e conturbante, di una storia affascinante da scorgere nei suoi occhi, mi sono imbattuto nell'intrigante personaggio di Suzy Solidor, la donna più ritratta del mondo.
Famosa attrice e cantante, apertamente omosessuale, Suzy è la prima donna ad aprire un nightclub nella Parigi degli anni '30. Un locale d'élite, frequentato da artisti, pittori ed interpreti come Edith Piaf e Marlene Dietrich. Suzy stessa amava esibirsi, cantando canzoni audaci ed esplicite sul piano sessuale. In un gioco di marketing e di rimandi a se stessa, il locale di Suzy era pieno di ritratti che lei stessa chiedeva agli artisti che frequentavano il suo night.
225 sono gli artisti che l'hanno ritratta, tra cui Picasso, Picabia, Braque, Man Ray e Tamara de Lempicka.
Sempre negli anni '30 avviene l'incontro tra Suzy e Tamara. Suzy non perde occasione di chiedere alla straordinaria pittrice, una rarità in una tradizione di uomini, di ritrarla. Tamara accetta, ma ad un'unica condizione, ossia che Suzy posasse nuda.
Ho deciso di ribattezzare il dipinto Faces, al plurale, per diversi motivi.
Faces è certamente un rimando ai tanti ritratti che Suzy ha collezionato nell'arco della sua vita, ma è anche un riferimento a questo particolare ritratto, sicuramente diverso dagli altri, il più famoso in cui compare. Il gioco di sguardi tra due volti: quello di Suzy, nel dipinto, e quello di Tamara, fuori campo. Ho immaginato questo momento bellissimo, di sensualità e di magia, tra due donne libere, anche sessualmente, in un'epoca ancora così tanto chiusa, in cui l'asticella delle convenzioni è stata spostata proprio da personaggi come loro.
Faces, infine, è un rimando alla figura controversa di Suzy. Una donna certamente ammaliante, enigmatica, attorno a cui non fatico ad immaginare dei pregiudizi e sul cui destino aleggiano ancora delle incertezze.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il locale di Suzy cominciò ad essere frequentato da ufficiali tedeschi, motivo per cui contro Suzy furono mosse delle accuse di collaborazionismo tuttora molto discusse. Sembra, però, che accogliere i tedeschi nel suo locale permettesse a Suzy, proprio in virtù del suo savoir faire, dell'alcol e della musica, di riuscire a carpire informazioni utili e di partecipare alla Resistenza.
Chi si nasconde davvero dietro i tanti volti della donna più ritratta del mondo?
Utente
5 aprile, 2018
CHI LOTTA CON I MOSTRI DEVE GUARDARSI DI NON DIVENTARE, COSI' FACENDO, UN MOSTRO
La fotografa Suzanne Opton nella serie “Soldier” ritrae diversi soldati della base americana di Fort Drum di ritorno dall'Iraq e dall'Afghanistan tra il 2004 e il 2005.
Le foto sono dirette, crude e vogliono mostrare il lato nascosto della guerra, non hanno nulla a che vedere con la visione stereotipata del soldato supereroe, ma anzi vogliono sottolineare la fragilità e la vulnerabilità di questi militari che hanno visto, vissuto, e magari, commesso atti indicibili. Spesso si sottovalutano i disturbi post traumatici e/o i disturbi di riadattamento alla società civile dei vari soldati quando tornano a casa.
La differenza tra i vari ritratti stava nello sguardo dei soldati: c'è chi teneva gli occhi chiusi, come se stesse dormendo, chi aveva lo sguardo dritto rivolto all'obiettivo. Personalmente la foto che mi ha colpito maggiormente è quella che ritrae il soldato Birkholtz, reduce da 353 giorni in Iraq e 205 in Afghanistan.
Questo sguardo spento, con gli occhi rivolti verso il basso, sottolinea l'arrendevolezza del soggetto nel periodo che sta attraversando, sembra quasi un'istantanea, uno spaccato di vita reale del soldato Birkholtz, accasciato sul pavimento mentre ripensa a ciò che ha visto e compiuto, evidenziandone la naturalezza che si sarebbe un po' persa se teneva lo sguardo fisso alla fotocamera, e mi ha fatto subito venire in mente il famoso aforisma di F.Nietzsche "Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te ", dal quale ho tratto il titolo che ho dato all'opera.
Ho subito empatizzato con questa fotografia perchè ho rivisto me stesso, quando a novembre dell'anno scorso pensavo di aver toccato il fondo. Io, totalmente inerme, con i capelli rasati e gli occhi spenti, coperti da una sorta di nebbia, mentre ripercorrevo la mia vita per cercare di capire il motivo di determinate mie reazioni ed atteggiamenti. Quel periodo di profonda riflessione mi ha portato poi ad intraprendere il percorso psicoterapeutico che sto affrontando.
Utente
7 agosto, 2013
JOSEPH LEE
Dry your tears in the sun
"Joseph Lee è un artista che ha passato anni a studiare i volti e l'emozione che li abita. La bellezza nel lavoro di Lee deriva dalla manipolazione di forme comuni di tutti i giorni, come volti o oggetti, in una serie di espressioni energiche e forti. Il suo lavoro si concentra sul parallelo tra la realtà esterna e il processo interno.
Ogni dipinto esprime un senso di armonia fisica attraverso la stratificazione della tavolozza e delle pennellate per creare una composizione gestuale completa e potente. Questa enfasi sulla fisicità della pittura e del tratto, del colore e del volume, crea una tensione unica all'interno dei dipinti dinamici di Lee.
Nell'era dello scorrere le immagini sui social media, questi ritratti costringono gli spettatori a fermarsi, a ispezionare la maestria fisica e la natura grezza di questi dipinti. Oggi, Lee continua a creare lavori per esaminare la psicologia degli esseri dietro le loro 'maschere sociali'."
DETACHMENT
Il distacco dalla realtà, il momento in cui i turbamenti interiori prendono il sopravvento staccandomi dalla forma fisica. Il trauma si manifesta, sconvolgendo le mie percezioni.
"Ho pianto ma non ho più forze. Sono inerme. È questo l'oblio? Posso ancora toccarmi ma non mi sento. Non avverto niente. Dove mi trovo? Sono morta? Vorrei esserlo."
Le ferite non posso più rimarginarle, ogni pennellata è un cerotto che nasconde il dolore ma non mi posso più salvare. Qualcosa si è rotto dentro me.
"Perché lo hai fatto? Non voglio ricordare. Dammi quelle pillole, voglio solo dormire. Cancella queste immagini dalla mia mente, ti scongiuro."
"Volevo solo giocare. Era una giornata di sole. Perché non mi hai protetta? Ora ho paura. Lasciami qui, voglio lasciarmi andare."
Utente
7 agosto, 2013
Tra la fine degli anni 60 e soprattutto gli anni 70 entrano in contatto due anime destinate a trovarsi e congiungersi in una affinità elettiva di rara intensità e valore artistico. Robert Mapplethorpe e Patti Smith saranno amici, amanti, ma soprattutto fonte di ispirazione l'uno per l'altra, indissolubilmente uniti da un filo che potremmo chiamare arte. In "Just kids" parlando del loro rapporto, Patti Smith racconta di quando arrivò addirittura a volersi congiungere con lui, nonostante fosse a conoscenza della sua sieropositività. Per mille e più altri aneddoti sulla vita di Patti, rimando a MFS4 😏
Negli anni in cui la vita e l'arte erano una cosa sola, tra le difficoltà economiche e l'ispirazione in una camera del Chelsea Hotel, il loro sodalizio si permea di tutta un'atmosfera di rivoluzione, ribellione, cambiamento, multietnicità, influenze di un nascente movimento punk. Tutto ciò è visibile nei molti scatti che Robert ha scattato alla sua musa, e tra questi ne ho scelto uno con una Patti particolarmente volitiva, femminile nell'atto di sacrificare la sua femminilità, che ti guarda e ti sfida, che non ha paura di nessuno e crede in se stessa, già icona androgina e crisalide della sacerdotessa del rock che verrà.
Moderatore Junior
7 agosto, 2013
SENTIMENTO DEL CONTRARIO
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere. Posso così, a prima giunta e superficialmente, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene in me la riflessione, e mi suggerisce che quella vecchia signora non prova forse nessun piacere a pararsi così come un pappagallo, ma che forse ne soffre e lo fa soltanto perché pietosamente s’inganna che, parata così, nascondendo così le rughe e la canizie, riesca a trattenere a sé l’amore del marito molto più giovane di lei, ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario.
Per questa seconda sala ho deciso di portare la fotografa che avrei proposto nel caso in cui avessimo dovuto proporre un unico artista per tutto il contest: Evgenia Arbugaeva. Si tratta di una fotografa russa, che con i suoi scatti, per quanto mi riguarda, seppur molto realistici, riesce a imprimere tutta una serie di sottotesti e di immaginari, spesso lasciando anche un senso di magia, nonostante questi rappresentino tutt'altro, spesso condizioni di vita disagiate.
Ho pensato subito a questo scatto, parte di un progetto fotografico che ritrae donne ormai anziane, che, fin dalla prima volta in cui l'ho visto, mi ha rimandato all'estratto di Pirandello, tratto dal suo saggio sull'umorismo, che ho condiviso in apertura. È come se le parole dello scrittore fossero la perfetta didascalia per questa foto.
Ma la scelta della foto non dipende solo da questo: la trovo potentissima. Nonostante lo scatto non rappresenti solo un volto, ma vediamo anche tutto il contorno fatto del necessario per il maquillage, l'attenzione cade subito sul viso dell'anziana signora, incorniciato dallo specchio. E' come se ci fosse uno scatto nello scatto, un quadro nel quadro, e questo mi affascina tantissimo rispetto a ritratti più standard.
Veniamo, però, a ciò che esprime il volto raffigurato e, quindi, a che cosa ho voluto rappresentare con quest'opera. Credo sia già abbastanza chiaro dalle parole di Pirandello e dal titolo. Guardando questo scatto, capisco che dietro quell'imbellettamento c'è tanta sofferenza. Ed ecco che quindi quel volto esprime pienamente quel concetto di "sentimento del contrario" di cui parla Pirandello. Probabilmente di fronte a un'anziana tutta truccata, con le sopracciglia ad ala di gabbiano, con le ciglia marcate, ci scapperebbe un sorriso, se la vedessimo passeggiare per strada. Invece, dietro questo intento di conservare la bellezza giovanile, si può nascondere un tentativo di mascherare qualcosa di più profondo. Anche solo dallo sguardo in uno specchio cogliamo tutta la sofferenza della donna: il volto corrucciato in una smorfia di turbamento appare sbiadito, nonostante i trucchi cerchino di dargli colore. Riusciamo facilmente a scorgere il dolore dietro la maschera, fatta di rossetto, fard e mascara.
E dunque quel modo ridicolo di mantenersi giovani non ci farà più così tanto divertire, ma ci porta a provare quel "sentimento del contrario" e a empatizzare con qualcosa che ai nostri occhi è quasi macchiettistico. Insomma, con questo scatto, oltre all'obiettivo di far trasparire l'emozione espressa dal volto, voglio esprimere con convinzione l'idea che, spesso, dietro a delle scelte che non riusciamo a comprendere si nasconde una triste richiesta d'aiuto. Non fermiamoci quindi all'apparenza e all'avvertimento del contrario, ma scaviamo più a fondo, per trovare il sentimento del contrario per comprendere meglio chi è diverso da noi.
Utente
30 aprile, 2020
R a s s e g n a z i o n e
Per questa Sala freudiana ho scelto un dipinto a olio realizzato da Alayna Coverly, giovane pittrice statunitense e attivista per i diritti delle donne. L’opera ritrae il volto di una donna completamente avvolto da un telo ma che, nonostante questo, a mio avviso, lascia trasparire tutta la sua umanità.
Ho pensato a questo dipinto perché, nel tempo, diversi artisti hanno rappresentato volti “velati” per celarne le emozioni, mentre qui accade l’esatto contrario, ossia questa pittrice proprio tramite il velo ha reso percettibile lo stato d’animo della donna ritratta.
Pur non potendo vederne lo sguardo, principale mezzo di comunicazione del volto, così come l’espressione, appena quest'immagine mi è balzata davanti agli occhi ho provato un'empatia immediata e, tra le pieghe di quel tessuto, ne ho percepito la condizione.
Il capo leggermente inclinato, lo sguardo che immagino rivolto verso il basso, le spalle curve mi raccontano la sua rassegnazione.
Non conosco la storia di questa donna ma, qualunque essa sia, mi sta dicendo che si trova in una condizione da cui vorrebbe uscire ma non riesce o non può farlo. Lei ne è consapevole, per questo ormai è rassegnata.
Il tessuto le avvolge completamente il capo rendendola presente e, al contempo, isolata da chi la circonda. Come se fosse imprigionata nel suo stato d’animo impedendole di prendere attivamente parte alla vita reale. Come se fosse presente e assente al tempo stesso.
La rende irraggiungibile, impedisce il contatto fisico a chi vorrebbe avvicinarsi e magari aiutarla o, semplicemente, consolarla.
Trovo interessante la scelta del colore verde per il tessuto, il colore della speranza per antonomasia, che può essere letta con una doppia chiave, a seconda dell’interpretazione di chi osserva il dipinto. Può conferire un retrogusto amaro, quasi beffardo.
Oppure può essere di buon auspicio, affinché quella donna possa andare oltre la condizione che ora la affligge e squarciare il velo tornando a vivere appieno la sua vita.
Da un punto di vista prettamente tecnico, apprezzo molto il realismo con cui Alayna Coverly ha reso le pieghe della stoffa (mi sembra quasi di poterne percepire la sensazione tattile) e l'uso delle sfumature di verde per evidenziare la luce che illumina il volto sulla sinistra.
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