Moderatore Junior
7 agosto, 2013
Congratulazioni ai finalisti
Pupi87 ha detto
Santo Fabio da Napoli, quanto c'hai ragione!
A me in privato è stata data proprio questa motivazione nonostante la canzone sia stata "bellissima" e quindi piaciuta, pensa tu!
Ovviamente ti riferisci a me
Innanzitutto, il motivo per cui c'è stata una motivazione in privato è che sei venuto a chiedermi se ero contento della tua eliminazione. Questo solo perché, molto correttamente, quando mi hai chiesto di votarti ho risposto che mi sembrava più giusto votare secondo i miei parametri. Te la sei presa.
Anche tu hai i tuoi parametri e in queste settimane hai sempre espresso molto chiaramente le tue preferenze e le tue "non preferenze". Come tutti, anche io ho il mio spirito critico e la mia opinione riguardo l'andamento dei concorrenti in questo gioco. Non sono né giudice, né prof, né concorrente, ma semplice pubblico, quindi non sono neanche tenuto a rivelare e motivare i voti che do (che hanno tra l'altro una rilevanza minima e non certo determinante).
Mi hai chiesto se ti ho messo terzo e io ti ho risposto di sì. Ti ho detto che la canzone e la presentazione mi sono piaciute, cosa vera, ma che nel complesso ho ritenuto più forte il My Favorite Singer delle altre due cantanti.
La tua canzone mi è piaciuta ma secondo me non basta a capovolgere la mia scala di preferenze al punto da allontanare dalla finale un cantante che mi ha appassionato e convinto di più nell'arco dell'intero gioco. Per me Lovebird poteva essere un 8 e Lucky poteva essere un 7, ma dal momento che in questo gioco, per me, Britney è stata un 8.5 e Leona è stata un 6, non mi è sembrato il caso non tenerne per nulla conto e alterare la mia scala di preferenze alla luce di un leggero distacco tra due sole canzoni.
Non mi sembra niente di così abominevole e non mi sembra di aver leso nessuna maestà.
Te la sei presa di nuovo, in maniera anche sproporzionata, dicendo che potevo anche risparmiarmi di dire che è solo un gioco. Il fatto è che il punto è davvero quello. È soltanto un gioco e chi non è disposto a pensarla così dovrebbe lasciare che per gli altri lo sia.
Utente
7 agosto, 2013
Avevo dimenticato la Playlist della Semifinale
https://open.spotify.com/user/1191510531/playlist/7CCKGyBAx3j08Dbc1CHsQX?si=hz1uv1h3SLeBpYYqMP1cfg
Utente
7 agosto, 2013
NotturnoManto ha detto
alessandrino, è confermato che possiamo utilizzare i brani proposti per il last chance quindi (anche sotto una forma diversa)?
Sisi, chi NON li ha utilizzati li può proporre nella forma che vuole
Edit. Chi invece li ha utilizzati, li può schierare per il brano da scegliere fra quelli già usati nella competizione
Utente
7 agosto, 2013
alessandrino ha detto
Intanto, cari concorrenti, nonostante vi sia ancora la semifinale aperta, volevo già mettervi al corrente di quello che sarà il tema dellaFINALE
così da darvi il tempo per raccogliere le idee e decidere cosa proporci.
Per la finale di My Favorite Singer dovrete presentare non uno, non due ma ben tre brani! Tre brani che costituiranno quello che sarà il:
VIAGGIO VERSO LA VITTORIA
Per la finale di My Favorite Singer vi verrà chiesto di presentare:
Un Brano Inciso Inedito, che sia un pezzo originale e non una Cover! Valgono i Duetti!
Una Performance Live, Cover o Brano Originale, non ancora proposta in Gara. Valgono i Duetti!
La Vostra Performance preferita di My Favorite Singer: Potrete scegliere fra tutti i brani che avete proposto durante questa gara, sia durante i Gala che durante i ballottaggi, e riproporla in finale nelle medesime fattezze in cui è stato presentato la prima volta (dunque Live se era un Live o Inciso se era Inciso).
L'ordine da dare alle performance lo deciderete voi, in base anche a quella che sarà poi la vostra presentazione finale.
La consegna dovrà avvenire entro le 18:00 di Mercoledì 20 Febbraio.
Però posso fare un strappo e lasciarvi tempo fino alle 19:00 dato che è la finale
Utente
7 agosto, 2013
MY FAVORITE SINGER - LA FINALE
Siamo giunti al capitolo finale di questa gara, iniziata poco più di un mese fa....
Fra drama, scoperte shock, eliminazioni inaspettate, racconti personali e, soprattutto, tanta buona musica, devo dire che non ci siamo fatti mancare nulla.
I quattro eroi che sono riusciti ad arrivare fino a qui tenteranno di stupirci e conquistarci con la loro ultima proposta, con la speranza di vincere la prima edizione di My Favorite Singer...
Chi cadrà? Chi tornerà con il trofeo a casa?
Lo scopriremo in questo emozionante finale di gara! A tra poco
Utente
7 agosto, 2013
MY FAVORITE SINGER - LA FINALE
EVERYTIME - SOMETHING TO TALK ABOUT - GIMME MORE
Il mio percorso con Britney è iniziato il 18 gennaio, con quella presentazione che ho scritto in tutta sincerità, senza sapere dove sarei andato a finire con questo gioco. E' iniziato tutto con queste parole:
Ho deciso di portare Britney Spears perché mi piacerebbe farvi conoscere meglio la sua anima, la sua storia, IL SUO TALENTO. Talento che viene sempre sottovalutato, dimenticato, cancellato. Le si vengono dati sempre meno meriti di quelli che realmente ha. Con questo gioco vorrei semplicemente riconoscere quello che è davvero Britney nelle sue sfaccettature.
E' iniziato tutto con questa promessa. La promessa di ripercorrere le fasi positive e le fasi negative della sua carriera, ma soprattutto la promessa di farvi vedere cosa è davvero Britney. La superficie ed oltre, con sincerità e senza bugie, senza paura di non piacere, senza timore di non essere all'altezza dei concorrenti e dei giudizi dei giudici e dei professori. Ma avendo ben chiaro nella mia testa cosa le viene da sempre tolto.
Piano piano abbiamo scoperchiato pezzi della sua vita, della sua carriera e del suo talento. L'abbiamo vista crescere, divertirsi, ci siamo scatenati con lei. Ha anche pianto ed è stata sull'orlo della fine. Ma poi è tornata più forte di prima.
Ho condiviso con lei le sensazioni mentre vi accompagnavo lungo questo intenso viaggio.
Abbiamo ammirato il suo carisma e la sua grinta sul palcoscenico. Il suo magnetismo e le sue abilità da ballerina. La sua passione nell'ideare e nel partecipare alla creazione dei suoi video musicali, alla faccia di chi ha sempre pensato che fosse solo un'esecutrice. L'abbiamo anche vista al pianoforte mentre ci suonava la sua più personale melodia. E che dire delle sue capacità di scrittura che più volte in questo percorso ha dimostrato di avere, quella capacità di passare dalla poesia di disperazione di un'amore finito in Everytime fino all'inquietante e visionaria Mona Lisa, passando anche dalla sfrontata Freakshow.
A volte è stata aggressiva, soprattutto nel rapporto con i paparazzi e con i media. Ma anche ribelle verso l'oppressione della casa discografica, e forse anche dei genitori. Per un po' si è persa, si è resa oggetto di scherno da parte delle persone ed è stata anche oggetto di odio. Si è fatta vedere triste, però ci ha anche ricordato che un bagliore di luce e di speranza c'è per tutti, anche per lei, nella sua perla nascosta Let Go.
Ma con Britney ci siamo anche divertiti, abbiamo sorriso ricordando momenti e personaggi iconici della cultura pop con cui molti di noi sono cresciuti, ci siamo scatenati con alcune sue hit dai beat semplicemente perfetti, e qualcuno si è anche ricordato di esperienze hot con Breathe on Me di sottofondo, I'm looking at you Kris.
Devo questo percorso che abbiamo fatto insieme, io, Britney e voi, ad una scelta che per me è stata fondamentale. Sto parlando di Everytime. E' stata una botta scrivere quella presentazione. E' una canzone a cui tengo tantissimo e che mi porterò dietro per sempre. Leggere le reazioni positive dei giudici e dei prof, l'apprezzamento del pubblico è stata una piccola vittoria per Britney. E mi ha reso consapevole che davvero potevamo farcela a farvi ricredere o a convincevi. E che la direzione e l'obiettivo verso i quali stavamo andando non erano impossibili.
A volte credo che quello che mi abbia legato così tanto a questa cantante è un po' quel senso comune di sentirsi sottovalutati, quella sensazione di aver sempre qualcosa da dover dimostrare.
Britney deve costantemente smentire, deve combattere e deve dimostrare. Nella sua vita e nella sua carriera non c'è mai stato qualcosa di scontato o di facile per lei. E spesso, nonostante i continui traguardi raggiunti c'è stato ancora quel “ma”, quel “non abbastanza” che in fondo la dequalifica. E le toglie tutto quello per cui hai lottato e che si è costruita in una vita.
Mi sono sentito tante volte così, credo sia un po' la storia della mia vita. Crescendo mi sono sentito in tante occasioni tra quelli che dovevano fare più degli altri per dimostrare di valere qualcosa. Nessuno mai davvero puntava su di me, dalla scuola alla famiglia (well, loro avevano tutte le ragioni del mondo visto che ero abbastanza pazzo quando ero piccolo lol).
Ero il ragazzino gay che guardava gli altri ragazzi pensando che non sarei mai stato come loro, nonostante non mi mancasse nulla. Ero quello che a scuola non era mai abbastanza, in cui nessun insegnante credeva all'inizio. Ero quello che sorrideva, di solito seduto in fondo e da cui in pochi si aspettavano qualcosa. Quello che aveva tanto da parlare ma che non aveva una storia interessante da raccontare.
Sono stato quello stupido, ignorante e tamarro. Quello che non sapeva stare zitto, perché per molti era più importante adeguarsi che combattere partite già perse. Quello superficiale, poi disinteressato, poi scansafatiche. Quello che anche quando raggiungeva degli obiettivi non era comunque abbastanza.
Oggi sono quello che è una vita che combatte i pregiudizi e i “te l'avevo detto” e che ama le scommesse perse in partenza. Quello che si schiera con le cause perse e con le persone più difficili e quello che ama vedere le persone ricredersi. Quello che non ha paura, e sono fiero di dirlo, di far sentire la sua voce. Quello che le sfide più belle sono le più toste, le stesse che però ti fanno bruciare dentro.
Britney ha quel fuoco nei suoi occhi che l'ha resa una guerriera, e questo non potete toglierglielo. Dedico questa esibizione a chi dice che la Britney di un tempo non tornerà più e che Britney è solo un lontano ricordo. Che la sua grinta, il suo carisma e la sua luce sono caratteristiche andate perse.
Dedico quest'esibizione, e tutto questo percorso, a chi non vuole vedere che valiamo.
Arriva un momento in cui prendiamo coscienza di cosa siamo. E non ce ne frega più niente di cosa pensate e con questa esibizione LIVE DEL 2018 non me ne frega niente del giudizio degli altri, perché questa è ancora The Legendery Miss Britney Spears e non le togliete più nulla. Con Something To Talk About
da mettere a palla perché la qualità del video non è il massimo
Amo quanto finalmente dopo tanti anni di silenzio abbia preso in mano il microfono e abbia mandato a cagare tutti. Amo quanto, nonostante sia una delle celebrità che più se lo sarebbe potuto permettere, non sia mai stata una diva. Amo quanto non abbia mai parlato male del lavoro delle colleghe. Amo quanto TUTTE le persone che abbiano lavorato con lei abbiano sempre dichiarato di quanto sia una grandissima lavoratrice, una ragazza dolce, sorridente e che non ha mai smesso di avere i piedi per terra (basta guardare qualsiasi intervista dal 1998 ad oggi). E odio quanto sia sempre stata presa di mira dalla cattiveria umana volta solo a distruggere.
Oggi si prende in giro da sola e definisce “illegale” avere quel microfono in mano, nnn perché l'avrà fatto tre volte negli ultimi 7/8 anni. Oggi gira per il palco con un costumino striminzito e lascia tutti a bocca aperta tirando fuori una voce che “dove sei stata tutto questo tempo”. Oggi prende una canzone del 1991 della cantante blues Bonnie Raitt e la infila tra una truzzata e l'altra nella sua magica Residency. Oggi ci dice che non ha più nulla da dover dimostrare.
Ti vogliamo bene.
E ora vi voglio dare di più con una canzone che non ha bisogno di introduzioni. Parla dell'irrefrenabile desiderio delle persone di avere sempre di più da lei. Purtroppo questo percorso è finito e non posso darvi ancora di lei.
Chiudo con una delle mie canzoni preferite e quella che l'ha consacrata come my favorite singer, It's Britney Bitch y'all!
RIDING TO NEW YORK - HOME - SOMEBODY'S LOVE
Questo ultimo atto del mio viaggio verso la vittoria non inizia sotto i migliori auspici, nel senso che mi trovo obbligato a dare voce al mio artista, per un terzo, tramite la dimensione live, dimensione che io non amo particolarmente, cosa che non vale solo per Passenger ma per qualunque altro artista che trovi spazio nella mia playlist e nella mia libreria. A memoria, solo una canzone, uno straordinario brano dei Florence + The Machine, ha avuto la forza di rapirmi tanto nella versione in studio quanto in una esibizione live.
Ciò detto, dopo avere smaltito la sbronza di felicità per il bellissimo e meritato accesso diretto alla finale del NotturnoRumple, mi sono impegnato nella ricerca del live più adatto, considerato il fatto che avevo chiari nella mia mente gli altri due pezzi da portare, ossia due canzoni simili per mood e durata. Mi sono mosso dunque alla ricerca di qualcosa di più ritmato, o di più dinamico e incalzante… Life’s for the living, Scare away the dark, Heart to love, Holes, Survivors, passavo in rassegna tutti i brani più interessanti e che amo, tutte canzoni suggellate dal personale tocco del loro autore, ma in qualche modo differenti dalle altre due.
Poi, improvvisamente, qualcosa è cambiato. È cambiata la percezione del mio status nel gioco, mi sono visto percepire come l’improbabile trascinato in finale da una elite e da un gioco facile, privo di rischi e sorprese. Ma io non mi sono riconosciuto in questo ritratto, e mi ribello all’idea che io sia capitato in finale per caso o meno meritatamente di altri. Per cui ho deciso di giocare non con due, ma con ben tre canzoni dello stesso tipo: (relativamente) lunghe, intime, intense nel senso meno ricattatorio del termine. Voglio concludere il mio percorso affermando con forza, e forse anche con rabbia, che non sono necessariamente l’estensione, la poliedricità, la versatilità, la varietà del repertorio a stabilire la caratura di un artista.
Al 99% non ho alcuna possibilità di vittoria dato che, come ci informa Pupi, “in privato più di una persona è venuta a lamentarsi di quanto siano assurde le decisioni prese dal panel e che alcuni artisti siano noiosi e scontati” (e a parte il fatto che, se il panel stesso ci ha assegnato tre canzoni, un po’ di varietà forse la vorrebbe vedere). Ma se posso illudermi di avere almeno un 1% di possibilità, voglio provare a compiere l’impresa di cambiare completamente di segno quella che sembra destinata a essere la ragione della mia downfall finale come è venuta a configurarsi in questi giorni, e dimostrare come, dietro l’uniformità (vera o presunta) dei brani proposti, non ci sia la voglia di sforzarmi il minimo sindacale, ma la necessità di diffondere e difendere una idea, uno stile, e la genuinità e la profondità di una proposta artistica che è differente, ma in alcun modo meno valida di quella di molte artiste in gara, con buona pace di chi è shockato di vederci in finale. Noi finalisti siamo chiamati a chiudere le nostre storyline, ed è così che io voglio portare a termine la mia, da Complex Personality (finalmente) Positive che, primo, secondo, terzo, quarto classificato, non crolla sotto il frastuono di critiche ingiuste, ma che al contrario ne assorbe la sostanza e ne fa la propria forza. Io e Passenger, con la dolce determinazione infusaci dall’esempio dalla nostra guida, Kateryna (poteva non essere qui con noi stasera?), siamo pronti a brillare un’ultima volta.
Via il dente via il dolore dunque. Per la performance live ho scelto Riding to New York, terzo brano che estraggo da Whispers. Trattasi della canzone che vi avrei proposto al Last Chance, ovviamente nella versione incisa.
Ecco ciò che scrivevo nella, purtroppo sintetica per ragioni di tempo, presentazione al pezzo: “Qui non troviamo un Passenger che parla direttamente di sé, delle proprie emozioni e di tutto ciò di cui può parlare una canzone di stampo ‘lirico’ (uso l’aggettivo lirico ovviamente relativamente all’aspetto testuale, non musicale). Qui è una storia quella che trova espressione attraverso la voce del cantante, la storia di uomo malato (di cancro, probabilmente) che affronta gli ultimi mesi della propria vita tentando di chiudere alcuni punti in sospeso col proprio passato e fare ammenda per alcune delle proprie azioni. Curiosamente, pur avendo scelto entrambi i brani per motivi prettamente legati alle loro caratteristiche musicali (come spiegato nel One Shot), a livello di significato le due canzoni si trovano ad avere in comune l’importanza del viaggio a ritroso, verso i luoghi del proprio passato, per scendere a patti con il presente, partendo da due approcci stilistici differenti, quello autobiografico di To be free, quello finzionale di Riding to New York”. Ho mantenuto il riferimento a To be free per mettere in evidenza l’immaginario preciso e sempre a fuoco che contraddistingue la discografia dell’autore, insieme alla abilità nel sapere giostrare i temi declinandoli in modo variamente diverso e interessante. A questo punto avverto l’esigenza di sottolineare il fatto che indicare punti di contatto e, seppure sommarie, differenze tra brani significa parlare dell’artista; non occorre possedere la mia laurea in lettere moderne per afferrare il concetto, tuttavia, a seguito di poco fondate esternazioni recenti, sento il bisogno di mettere i puntini sulle i.
Per quanto riguarda la scelta del live, mi sono ritrovato davanti a due strade possibili: quella di un live tradizionale, con l’artista sul palco davanti alla folla, o una performance solitaria (anche se ogni tanto riusciamo a distinguere i versi delle anatre nello stagno), acustica, in mezzo alla natura. Ho scelto di seguire questa seconda via, sicuramente per questioni meramente legate alla qualità del video, e soprattutto perché questo genere di ambientazione rispecchia bene quella che io ritengo una caratteristica importante del brano, ossia la capacità di riuscire a infondere serenità e distensione a partire da un testo sopra il quale aleggia lo spettro della morte. È una caratteristica che emerge con ancora maggiore evidenza nella versione incisa, grazie a un comparto musicale contraddistinto da archi, fiati, credo anche trombe. E veramente mi è sufficiente un unico verso, ‘attraverso i campi dell’Ohio, mentre il sole li dipinge di oro’ (laddove attraverso è un avverbio, non un verbo), il modo in cui esso viene intonato, il violino (penso) che si intromette gentilmente proprio in quel momento (alludo sempre alla versione originale) per scendere a patti con pensieri più negativi. Mi auguro infine che il live possa contribuire a smussare un po’ un pregiudizio circa le qualità vocali dell’artista, dotato di una voce che può legittimamente non sembrare interessante, ma che di certo non è né piatta né priva di colori.
Per i miei due ultimi shot non ho avuto alcuna esitazione. Forse chi ha seguito con attenzione il mio percorso si aspetterebbe, per la quota ‘La Vostra Performance preferita di My Favorite Singer’, Beautiful Birds, il meraviglioso duetto con Birdy, la cui accoglienza, che inizialmente mi aveva fatto meravigliare (leggasi disperare) un tantino, mi ha alla fine regalato grandi soddisfazioni (e a parte il fatto che, dopo il mio piccolo moto di ribellione, se anche la avessi inizialmente scelta, la avrei presto sostituita); o Golden Leaves, che, sommando il gradimento di pubblico e quello di critica, rappresenta probabilmente il mio highlight. E però non ho alcun dubbio sul fatto che la canzone che deve essere schierata stasera, che merita le luci della finale, sia Home, il brano che ha introdotto me e Passenger al grande pubblico di Reality House, laddove io ero vagamente noto, senza comunque alcun genere di caratterizzazione, ai soli frequentatori della sezione MasterChef, e lui quasi esclusivamente per la sola Let Her Go.
Non si tratta però della semplice volontà di chiudere un cerchio, semmai del desiderio di dare a questa bellissima canzone una seconda possibilità, quella di riuscire, anche alla luce di tutto ciò che è stato proposto successivamente, a farsi apprezzare maggiormente dal pubblico (che le preferì altre canzoni, e la mia ottenne 3 voti su 68), nonché dall’unico giudice che rimase tiepido al suo ascolto. E c’è soprattutto il fatto che, un mese fa, non avevo ancora capito di essermi avventurato in un’esperienza che, per mia scelta, mi avrebbe portato a mettere in gioco più di quello che sembrava essere (e che forse era e sono io, insieme a qualche altro, ad avere voluto sovrainterpretare) l’essenza del gioco, ossia un tranquillo confronto tra canzoni e artisti. Fatto sta che scelsi Home perché, sì, è una canzone per me stupenda che lego a un bellissimo viaggio, ma anche perché speravo che una scelta non convenzionale sarebbe stata apprezzata laddove il brano in sé, non essendo particolarmente immediato, avrebbe avuto qualche difficoltà a imporsi. Insomma, ho finalmente la possibilità di integrare Home in maniera perfetta nel mio percorso che è andato strutturandosi e a godere di una identità precisa a partire dal secondo gala, tanto più che, per la fine della corsa, ho deciso di affiancarle, come brano inedito, una canzone a lei speculare, Somebody’s love, con la quale condivide molto, a partire dal disco di appartenenza, il mai troppo menzionato Young as the morning Old as the sea (quello di Beautiful Birds, e in realtà, come brano live, la mia intenzione, per portare la coerenza ai massimi livelli, era quella di schierare When we were young, altro pezzo lento e intimo tratto dal medesimo disco, ma ho avuto problemi a reperire un live idoneo).
Naturalmente, il fatto che io abbia insistito fino a qui sull’omogeneità delle mie ultime proposte non implica il fatto che le due canzoni siano una la fotocopia dell’altra; si caratterizzano per il mood riflessivo, introspettivo, delicato, e trovano il perfetto punto di incontro nel sussurrarmi (termine in nessun modo usato a caso, ma che rimanda al titolo del disco del 2014 che poi è la caratteristica primaria del migliore – per me – Passenger): ‘vai a vivere’. Lo fanno in modo diverso, Home soprattutto a partire dalla componente musicale, che è cristallina, è luminosa, è positiva anche prima che la melodia si apra nella seconda parte, come ad aprirsi è l’invito generale della canzone. Soprattutto un verso cattura la mia attenzione: ‘Sono stato io a iniziare questo? È questo che ha iniziato me?’. Siamo quello che siamo ed è così e basta o possiamo compiere scelte, provare sussulti imprevisti che cambino il percorso delle nostre vite? Io credo, ovviamente se ho interpretato correttamente le premesse del testo, che l’autore voglia infondere un po’ di speranza nell’ascoltatore, da cui l’immagine, sulla quale avevo posto l’accento già nella presentazione originaria, del mattone che scivola verso il mare, verso una vita più autodeterminata e protagonista (a questo punto mi sorge una domanda: sto parlando di Passenger, del modo in cui la sua musica e i suoi testi si riflettono dentro di me, o di concorrenti di MasterChef? Se la gente non ha voglia di leggere, o di capire quello che legge, nemmeno io fossi un rappresentante del postmoderno, io non ho alcuna responsabilità e sento il dovere di difendermi).
Somebody’s love musicalmente è più scura, è un po’ triste, o evidentemente malinconica. È però dotata di un testo caldo e avvolgente, del quale questi sono i miei momenti preferiti:
Oh, quando cadranno le foglie avrai bisogno di qualcuno che ti chiami, avrai bisogno delle braccia di qualcuno tra le quali abbandonarti.
Non rischierai mai di bruciarti se non accendi alcun fuoco, ma senza un fuoco non c’è alcuna luce, senza la luce non potrai mai vedere tutti i colori che ci sono nel mondo e tutto l’amore dentro di me.
Oh, quando soffieranno i venti avrai bisogno di qualcuno che ti conosca, avrai bisogno dell’amore di qualcuno entro cui cadere.
Chiaro che il testo non vincerà alcun premio o menzione particolare, ma è tutto l’insieme che, per quanto mi riguarda, è struggente nel veicolare tanto la fragilità di un sentimento, attraverso la musica, quanto il desiderio di superare le proprie paure e cercare l’amore, o l’affetto, l’amicizia, l’aiuto di qualcuno, tramite il testo, ed è questo secondo aspetto a prevalere e a rendere la canzone necessaria.
C’è poi un ulteriore aspetto che lega i due brani, ed è appunto l’importanza della musica, che non è un supporto del testo, o della voce, è parte integrante della loro bellezza. Presentano diverse zone esclusivamente strumentali (all’inizio Somebody’s Love, alla fine Home, più altre parti qua e là) che le rendono stratificate, mosse, vibranti. È questo il punto su cui voglio riflettere per congedarmi: nessuno può riuscire a convincermi del fatto che esistano ragioni oggettive per cui Passenger (e con lui tanti altri cantautori introspettivi) debba cedere il posto alle supervoci, alla tecnica perfetta, alle interpretazioni magistrali. Che sono tutte cose belle e importanti, ma lui avrà sempre una carta con la quale controbattere, che sia un guizzo nella scrittura musicale, un verso ispirato, il modo sospirato con cui una parola viene emessa (vedasi certi ooooo in Survivors che mi ammazzano). E soprattutto ha una voce: che non sarà in grado di rendere cover della Houston o della immensa Celine Dion; e chissenefrega, vorrei dire. Ha la voce perfetta per rendere bene IL SUO UNIVERSO; che poi in larga parte è il mio. Ho un Favorite Singer che è capace di dire le cose di cui ho bisogno e che al contempo mi invita ad appropriarmi delle cose che dice; che ha creato il piccolo mondo fatato di Beautiful Birds, che rappresenta una sorta di rifugio; che offre immagini di cui si nutre il mio immaginario e che smussa i miei lati negativi (e difatti il mio stato d’animo è già molto meno tempestoso di quello con cui ho iniziato a scrivere, ieri). Ho un Favorite Singer di tale qualità. E me lo merito, sinceramente (cit. Erica Liverani, MC5).
Love, Claudio
PHOENIX - WAITING FOR THE NIGHT - TRY
Voglio iniziare questo viaggio verso la vittoria con un brano molto personale per Nelly. Si chiama Phoenix ed è un singolo estratto dal suo ultimo album, The Ride. È dedicato alla sua famiglia, in particolare alla madre e al fratello, ma un po' anche a sé stessa, per spronarsi ad andare avanti nonostante le difficoltà della vita (in particolare il divorzio dal marito).
Mother
Just lay your head down
You been burning both ends of the candle
And you're done
It's time to find your wings again
And turn your face towards the sun
Some battles can't be won
Oh, brother
Your hands are tired
You've been holding the world up
And you're losing your grip
If you knew now what you knew then
Maybe you'd be whole again
But everyone falls down
Io invece lo rivolgo a me stesso e a tutti voi, perché possiamo andare avanti e superare tutti gli ostacoli che incontriamo, piccoli o grandi.
Like a phoenix rising from the ashes
Like a phoenix rising from the pain
You're gonna be alright again
Ho scelto di proporvelo dal vivo, in una versione più soffusa, piano e voce, per mettere in evidenza - semmai ce ne fosse ancora bisogno - le doti vocali e interpretative di Nelly. Personalmente mi emozionai molto la prima volta che guardai questo video, non solo per l'atmosfera del brano, ma perché Nelly tornava da un lungo periodo di pausa ed era una delle sue prime esibizioni dal vivo. Mi colpì molto vederla tanto cambiata in apparenza, il look diverso e i capelli cortissimi, ma ciò che mi prese più di tutto furono i suoi occhi: vedere in quello sguardo la stessa Nelly di vent'anni prima, degli esordi, sempre true to herself nonostante gli stravolgimenti della vita. Credo che anche per lei sia stato emozionante presentarsi nuovamente al pubblico, con questo album che, come vi ho raccontato un paio di Gala passati, fa il punto su tutto il suo percorso artistico e di vita.
Per spezzare l'atmosfera un po' malinconica ed emotiva, vi presento adesso l'esibizione di MFS che ho voluto riproporvi: Waiting For The Night, direttamente dal primo Gala! Le pagine del diario di Nelly, il Día de los Muertos, il tango... Ricordate? Se con Phoenix ho puntato sulla voce e sull'emozione, adesso voglio ricordare che comunque Nelly è anche in grado di sfornare musica pop assolutamente non banale, personale, matura. Al primo Gala questo brano era stato apprezzato in maniera trasversale da quasi tutti i giudici e i professori, risultando nei posti più alti delle rispettive classifiche. Ho pensato quindi fosse una buona idea inserirlo nel rush finale, anche perché penso sia un modo per rendere ancora più personale questo percorso. Lo scopo di MFS è anche quello di far emergere il proprio legame con l'artista, e alcuni lo hanno fatto magari ricordando momenti della nostra vita legati a certe canzoni. Questo non è l'approccio che ho seguito io, sebbene molte canzoni di Nelly risuonino nella mia mente in certi momenti, ad esempio I'm like a bird quando a 17 anni lasciai casa per studiare in un'altra città. Però spero che il mio legame a questa cantante sia prepotentemente venuto fuori lo stesso con le scelte che ho fatto, per come ve l'ho raccontata, per il non aver preso sempre le vie più banali. Ci sono vagonate di altri suoi brani che avrei voluto presentarvi, e questo credo sia indicativo di quanto sia legato alla sua produzione.
Ciò detto, vi lascio all'esibizione:
Dulcis in fundo, quello che per me è uno dei capolavori della discografia di Nelly Furtado, estratto da Folklore, dei suoi album forse il più introspettivo e viscerale: Try.
Di questo pezzo mi emoziona tutto, il testo, il video, la musica, la sua voce. Credo che qui sia riassunto tutto quello per cui credo che Nelly si distingua da tanti altri cantanti, e che ho cercato di mostrarvi nei vari Gala. È una canzone sull'amore, "it is about the reality of love. My energy used to just go everywhere, but now I'm more grounded because I've found true love. The idea here is that, yeah, sometimes life sucks. But life is only so long, and somebody can come along who makes you want to be a better person."
Vi riporto il testo perché secondo per me è molto significativo, ci sono passaggi che mi affiorano alla mente spesso, in varie situazioni:
All I know
Is everything is not as it's sold
But the more I grow the less I know
And I have lived so many lives
Though I'm not old
And the more I see, the less I grow
The fewer the seeds the more I sow
I wish I hadn't seen all of the realness
And all the real people are really not real at all
The more I learn the more I learn
The more I cry the more I cry
As I say goodbye to the way of life
I thought I had designed for me
Per chiudere con la parte finale del brano, uno dei miei passaggi preferiti in assoluto e con cui avevo in mente di chiudere il percorso fin dall'inizio. Quindi grazie davvero per avermi permesso di arrivare fin qui. Ogni volta che mi sento sbagliato, non abbastanza, ci sono queste parole a tirarmi su... Esteso anche al di fuori del tema amoroso, noi non saremo mai ciò che gli altri si aspettano da noi, né possiamo plasmare gli altri a nostro piacimento; è tutto questo è bellissimo, è la vita.
All of the moments that already passed
We'll try to go back and make them last
All of the things we want each other to be
We never will be
And that's wonderful, and that's life
And that's you, baby
This is me, baby
And we are free in our love
Il video è uno dei miei preferiti di Nelly. C'è il Portogallo, la sua terra d'origine (fra l'altro fra un mese sarò a Lisbona ihihih anche se i suoi genitori sono delle Azzorre), con i costumi tipici del periodo del colonialismo portoghese. C'è il folklore, con l'usanza di fare dei nodi sotto al letto come rimedio per l'infertilità. C'è una Nelly più bella che mai, che riesce a interpretare appieno il significato del brano.
Spero che questo terzetto di brani vi abbia emozionato, vi abbia fatto inquadrare ancora di più quest'Artista e il suo legame con me. Personalmente ribadisco di essere davvero contento di essere arrivato fino in fondo, ringrazio giudici, professori, pubblico, gli altri concorrenti e alessandrino per averci permesso di esprimere il nostro amore per i nostri cantanti preferiti.
Che vinca il migliore!
VIDEO GAMES - BORN TO DIE - YOUNG AND BEAUTIFUL
FINALE
"Frequentavo il terzo superiore quando conobbi Lana Del Rey".
Con questa frase ha avuto inizio ufficialmente il mio percorso e quello di Lana in My Favorite Singer.
Nonostante io non abbia mai smesso di ascoltarla e seguirla, rimanendo sempre un suo grande fan, questo gioco è riuscito a creare un nuovo legame tra me e Lana, una nuova connessione, ritrovando per lei un affetto che non sentivo da tempo.
La riscoperta e l’ascolto di alcuni dei suoi brani che più mi sono entrati nell’animo, mi hanno catapultato in un viaggio fatto di ricordi ed emozioni, rivivendo nello scrivere le varie presentazioni, ciò che provava il vecchio me all’epoca. Anche lui come io oggi, si trovava a vivere un periodo della vita fatto di scoperte, di consapevolezze da acquisire, triste per la voglia di non abbandonare la sua fanciullezza, di inizi e conclusioni. In tutto questo, con le sue canzoni, Lana c’era, i suoi brani erano entrati a far parte della playlist che accompagna la mia vita, che fino a quel momento non era mai stata così indie.
Proprio perché vorrei che il filo conduttore di questa mia ultima presentazione sia quello dell’inizio e della fine, ho deciso che ad accompagnarmi ci dovessero essere tre dei brani non solo più significativi della discografia di Lana Del Rey, ma che hanno rappresentato l’inizio, la consapevolezza e la fine di un periodo della mia vita.
Non so se possa ritenerla la miglior performance di Lana, ma essa acquista un significato davvero enorme per ciò che voglio rappresentare in questa presentazione finale. Video Games è stato il mio primo approccio verso un qualcosa che all’epoca per me rappresentava una novità assoluta in fatto di sound, di stile e immagine, di concept. Come scrissi, ero un ragazzino che aveva una cotta per Katy Perry, ma l’impatto che Lana e questa canzone hanno avuto nei miei confronti è stato diverso. La sua voce mi trasportava in un’altra dimensione, questa ballad riuscì colmare un vuoto esistenziale, come già scritto più volte rese la mia malinconia non come un qualcosa di negativo da estirpare, ma come una delle tante parti di me che dovevo accettare, iniziando a conviverci per stare bene.
“Feet don’t fail me now
Take me to the finish line”
La seconda canzone che vorrei presentarvi è Born to Die. Le due strofe iniziali che ho citato, erano diventate un po' il mio "mantra" in quel periodo, nonostante Lana in questa dark ballad tratti l’amore disilluso, quello destinato a morire, ancor prima che possa nascere. Per la differente versione con cui vi presento questo brano però, il concetto che lega me e Lana è quello della consapevolezza, della presa di coscienza delle proprie capacità.
L’esibizione di Born to Die (live at poolside at Chateau Mormont), rappresenta una delle sue primissime esibizioni live, in quest’occasione Lana spoglia quello che sarebbe diventato uno dei suoi Anthem più conosciuti, per adattarlo a una dimensione più intima, accompagnata semplicemente dalle note di un piano, trasportando la canzone e gli ascoltatori in un'altra dimensione emozionale, diversa da quello della versione incisa che è più cupa, orchestrale qui siamo di fronte ad una versione più elegante dello stesso dolore.
Lana, oltre che nelle classifiche stava emergendo anche nei live, pur non essendo perfetta tecnicamente, stava piano piano abbandonando la sua timidezza, acquistando la consapevolezza che l’imperfezione non deve essere per forza un qualcosa di negativo, anzi, l’imperfezione è la peculiarità che distingue la sua voce, la voce di altre grandi artiste, da molte altre brave ma senza caratterizzazione.
E nel frattempo, accompagnato da questo brano, io allo stesso modo di Lana, acquisivo diverse consapevolezze, come quella sulla perfezione, che non esiste e dovevo smetterla di rincorrerla facendomi del male, trascurando il mio corpo, la consapevolezza di comprendere che quel percorso scolastico che avevo intrapreso non era realmente quello che volevo davvero. In tutto questo Lana e le sue canzoni, accarezzavano il mio animo dal ritorno da scuola sul bus.
Purtroppo, però, se si è fragili, se non si è ancora strutturati, le consapevolezze acquisite possono svanire presto, crollare come una casa fatta di carte, soffocate o distrutte dalle aspettative delle persone, pronte a tutto, che prima sono lì per osannarti come la Next big thing e poi, al primo passo falso, trasformarsi in un enorme coro urlante, pronto a sottolineare le tue scarsità vocali. Anche questo è un punto che accomuna me e Lana… nella vita si inciampa, alcune volte anche spesso, ma la nostra forza è stata quella di saperci rialzare e tornare ad essere Young and Beautiful.
La prima volta che ascoltai questo brano fu il 5 maggio del 2013 a Roma, in occasione del suo concerto, la cantò in anteprima, sapevo che l’avrebbe fatto e fui super emozionato di ascoltarla.
In realtà, quel giorno fu davvero intenso a livello emotivo, nel pomeriggio avevo appena preso la patente, quindi passai da una situazione di ansia e tensione all’euforia nell’aver raggiunto questo traguardo e corsi subito insieme alla mia migliore amica al concerto.
Ritengo Young and Beautiful una delle canzoni più romantiche e suggestive dell’intera discografia di Lana Del Rey, che nel video appare bellissima come mai lo era stata prima d’ora, indossando gli abiti di una old diva anni ’40, dalla voce sensuale, in un contesto magico e orchestrale, riprendendo quelle atmosfere alla "Fantasia", lungometraggio Disney.
Questo brano credo sia il "manifesto" più evidente della capacità che l’artista ha, di saperti trasportare con la mente in una dimensione alternativa, e qui la capacità è elevata alla massima potenza, originariamente prevista per la riedizione Paradise, questa retrò ballad divenne la colonna sonora del film "The Great Gatsby".
Young and Beautiful, divenne la colonna sonora di quel periodo che stavo vivendo, e che rappresentava la degna conclusione di un po' di cose della mia vita, del mio percorso scolastico conseguendo la maturità, la fine di un’adolescenza spensierata, bella e allo stesso tempo malinconica.
Quindi, giunti ormai alla fine di questo incredibile percorso, non mi dilungherò ulteriormente, parleranno per me le note di queste canzoni, lasciatemi dire però che sono sorpreso e felice nel vedere come questo gioco e questo percorso fatto di musica, si siano andati a incrociare con la conclusione di un altro periodo della mia vita, quello attuale e universitario che coinciderà la prossima settimana con la mia laurea, e con un po' di commozione oggi come allora, Lana ha potuto di nuovo essere la colonna sonora di questi attimi della mia esistenza.
Con Video Games, Born to die, Young and Beautiful;
Signori e Signore: Lana Del Rey
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