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“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano…”

La passione degli australiani per il padre di tutti i reality show comincia nell’estate del 2000, quando Nine Network è lungimirante nell’assicurarsi i diritti per trasmettere in Australia Survivor: Borneo, cominciando cinque settimane dopo la storica premiere della prima edizione americana. Il successo è se possibile ancora maggiore con la seconda edizione americana Survivor: The Australian Outback, girata all’interno del territorio australiano e per questo fonte di orgoglio nazionale. Colby Donaldson, Tina Wesson, Elisabeth Filarski e gli altri di S2 diventano eroi dall’altra parte del mondo come in patria, ed è con estrema eccitazione che viene accolto dal popolo australiano l’annuncio della produzione del primo Australian Survivor per l’inizio del 2002 – a seguito dell’attivazione di una clausola prevista nel contratto che aveva portato Nine a trasmettere l’edizione americana in Australia.

Da lì in poi prende il via una china pericolosa che porta ad uno dei più grandi flop della storia della televisione australiana. Sull’onda del successo della stagione “buonista” per eccellenza ovvero l’Australian Outback, quasi tutti i concorrenti scelti si presentano per giocare con onore, anche a costo di rimetterci nel loro gioco. La location è Whaler’s Way, una landa rosolata e desolata nell’Australia del Sud che delude cast e pubblico (logicamente mesi dopo che gli americani avevano portato i propri concorrenti in Kenya per Survivor: Africa).

I problemi si moltiplicano una volta iniziate le riprese. La prima prova immunità viene abortita per il troppo vento, forzando la produzione a sostituirla con un quiz di spareggio la mattina seguente; la concorrente Lucinda Allen-Rhodes decide di autovotarsi al primo Tribal Council (per non penalizzare i propri compagni nel caso di pareggi futuri) e incredibilmente la produzione glielo lascia fare, prestando il fianco al potenziale condizionamento di tutta la stagione. Ciò non succede perché la tribù di Lucinda (i Kadina) perde tutte le prove immunità tranne una, facendo diventare la seconda parte di stagione un monologo degli avversari Tipara, che occupano tutte le posizioni dalla prima alla settima. I tagli sono uno più telefonato dell’altro, l’unico momento interessante è alla F4 quando Katie Gold ha un esaurimento nervoso dopo un litigio e rifiuta ogni tipo di contatto coi compagni prima di venire eliminata (anche se, si scoprirà poi, tutti e quattro avrebbero voluto ritirarsi dopo il #SurvivorBreakdown di Katie, venendo bloccati dalla produzione che li minacciò dietro le quinte di eleggere come vincitrice la quinta classificata). Il vincitore Rob Dickson, ex giocatore di Australian Rules football, morirà nel 2009 assieme ai due figli Byron e Gabriel a causa di un incidente stradale in Sudafrica.

La seconda edizione di Australian Survivor, prevista per il 2003, viene cancellata – anche se il format viene resuscitato nel 2006 da Seven Network per un’edizione celebrity da soli 25 giorni dove, per non farsi mancare niente, i produttori decidono di riportare in auge il twist di Survivor: Pearl Islands che permetteva a due degli eliminati di tornare in gioco in Final 5 (i due fortunati, ovvero il campione di surf lifesaving Guy Leech e l’attore Justin Melvey, ne approfittano così bene da arrivare rispettivamente primo e secondo).

Poi, più nulla per dieci lunghi anni. Finchè Network Ten, un canale sussidiario di intrattenimento, decide di commissionare un revival di Australian Survivor per l’estate/autunno 2016, prodotto da Castaway Television in collaborazione con Endemol Shine Australia. La stagione parte oggi e domani con un doppio episodio (a cui ne seguiranno un numero ancora imprecisato di altri) e sembra cominciare con le giuste premesse per combinare qualcosa di veramente buono: la location è ampiamente testata (l’isola Upolu a Samoa, già teatro di quattro edizioni del Survivor americano), l’host è il 46enne attore Jonathan LaPaglia, i twist di Survivor che amiamo e ci fanno impazzire (le tre tribù, gli immunity idols che si mormora saranno tantissimi – LaPaglia ne ha paventati addirittura più di sei) ci sono tutti. La grande innovazione sull’impianto del programma sta nel numero dei concorrenti – 24 invece di 16/20, divisi in tre tribù da otto membri ciascuna – e dei giorni di gioco – 55 invece di 39, per adattare meglio il racconto alle esigenze della televisione australiana.

Ma soprattutto, il motivo giusto per seguire Australian Survivor è il gusto di old school che già ci hanno fatto annusare da quel poco che è trapelato: non tutti i concorrenti conoscono il gioco e gli scrupoli sul distruggere i legami di amicizia costruiti per propellersi all’interno della competizione dovrebbero riempire buona parte del programma, a differenza della versione americana dove dopo 33 stagioni ormai queste cose fanno abbastanza ridere. Inoltre, i produttori di Ten annunciano tanto drama e possibili romances fra i concorrenti. Tutte cose che mi fanno guardare con favore a questo esperimento, soprattutto per la chance di poter vedere un popolo differente rapportarsi a un gioco che dopo migliaia di iterazioni è ancora PERFETTO e insostituibile nel suo genere.

Per intanto riempiamo queste ultime ore che ci separano dalla premiere di Australian Survivor 3 con il solito rapido (anche perché le biografie fornite da Ten son quelle che sono) cast assessment dei VENTIQUATTRO concorrenti in gara!

 AGANOA TRIBE

(da sinistra a destra: Kat, Lee, Kristie, El, Phoebe, Evan, Des e Rohan)

Des Quilty ha 59 anni, viene da Sunshine Coast nel Queensland ed è un autista di corriere espresso.

Uno dei concorrenti più anziani in gioco, Des ha tre figlie ed è sposato da 37 anni con la moglie Caroline. Attualmente lavora come autista ma ha un background all’interno dell’esercito australiano (è stato anche sergente) oltre ad avere lavorato in diverse industrie. Si propone come il big villain di turno (tipo Dan di Worlds Apart per intenderci) e dice di essere disposto a mentire e a fare qualsiasi cosa per vincere il gioco.

Elena “El” Rowland ha 33 anni, viene da Brisbane ed è caporale dell’esercito australiano.

El è un personaggio perlomeno singolare: ha esperienza di servizio militare in luoghi pericolosi, ma lavora anche all’interno di diverse organizzazioni di beneficenza. Ha un figlio di quattro anni, scrive poesie e a prima vista sembra tutto tranne che la tipica donna soldato. Dalla sua biografia appare chiara la sua motivazione per partecipare ad AS (la voglia di mettersi in gioco, di superare delle prove difficili, di incontrare nuove persone e di ispirare gli australiani facendo capire loro che niente è impossibile), nulla però che faccia pensare a una conoscenza del gioco in sè. Potrebbe far pesare il suo background atletico (gioca a pallavolo e a netball) per riuscire a raggiungere almeno la seconda parte di gioco.

Evan Jones ha 30 anni, viene da Melbourne nello stato di Victoria ed è professore di liceo.

Il primo superfan della stagione è Evan, un simpatico insegnante di Melbourne che ama la versione americana di Survivor e scrive recaps degli episodi sul suo blog. Felicemente sposato e amante del suo lavoro, Evan si dice pronto a dimostrare che per vincere Survivor conta più l’intelligenza emozionale che il cervello o la forza fisica (più o meno quello che già ha messo in luce Michele Fitzgerald durante Kaoh Rong), ed è disposto a infrangere le promesse fatte se può dargli beneficio nel gioco.

Katherine “Kat” Dumont ha 26 anni, lavora come brand manager per la West Australian Cricket Association (o meglio non lo fa più, essendosi licenziata per partecipare ad Australian Survivor) e viene da Perth.

Kat è una ragazza di campagna, trasferitasi a Perth all’età di dodici anni. Partecipa al gioco per sovvertire i pregiudizi sulle “bionde” (SurvivoRH style) e porta come claim to fame l’avere ottenuto successo in un ambiente di lavoro a netta predominanza maschile Anche lei è una fan del gioco, lo segue dalle prime stagioni e si paragona a Natalie Anderson (San Juan del Sur), che comunque è un bel passo avanti rispetto alle solite menzioni di Parvati. A mio parere potrebbe arrivare molto avanti passando inosservata nella prima fase.

Kristie Bennett ha 24 anni, viene da Sydney ed è una responsabile commerciale (anche se non è dato sapere di cosa).

Aganoa è piena di fan e Kristie non fa eccezione: la ragazza di Sydney segue Survivor fin dalla prima edizione assieme al padre, a cui ha promesso che avrebbe partecipato al programma e lo avrebbe vinto per lui. Kristie è una ragazza indipendente, effervescente, frizzante e curiosa; si è preparata a Survivor dedicandosi all’esercizio fisico, allo yoga, alla meditazione e non lavandosi i capelli per sei settimane prima della chiamata (!). Le danno fastidio le persone incapaci di prendere una decisione in tempi brevi – cosa che potrebbe rappresentare la sua downfall nel gioco, ma da cui penso abbia il potenziale per tirarsi fuori.

Lee Carseldine ha 40 anni, viene da Brisbane ed è un giocatore professionista di cricket, attualmente impiegato come fotografo aereo.

Ogni cast di Survivor ha il suo ex sportivo professionista e la versione australiana non fa differenza: Lee è un ex giocatore di cricket, non una stella del gioco ma a un livello decisamente alto. Ritiratosi prematuramente per un infortunio alla colonna vertebrale nel 2004, è riuscito a tornare a giocare dopo tre anni di riabilitazione per poi ritirarsi definitivamente nel 2011 – venendo anche inserito dal Courier Mail nella lista dei “20 atleti più coraggiosi del 2008”. Dopo il ritiro, Lee si è dedicato alla famiglia (è padre single di due figli), all’esercizio fisico e alla gestione di un’impresa che si occupa di fotografia aerea tramite l’uso di droni. Lee è molto competitivo e in previsione della partecipazione a Survivor ha cominciato ad andare in palestra cinque volte a settimana per la combo corsa/pugilato/yoga. Ten Network sembra puntarci moltissimo e non sembra impossibile vederlo finalmente superare il settimo posto di Gary di Guatemala come miglior piazzamento di uno sportivo professionista a Survivor, anche se sarà sicuramente preso di mira una volta giunto al merge.

Phoebe Timmins ha 27 anni, viene da Sydney e lavora come avvocato penalista.

Come Evan, Kat e Kristie, Phoebe è fan di Survivor; come Kristie guardava Survivor assieme al padre e vuole vincere il programma per lui; come Kat vuole demolire il pregiudizio delle bionde stupide. A prima vista sembra la classica concorrente di Survivor “troppo perfetta per essere vera”, un po’ à la RC di Philippines: sportiva, popolare, intelligente, competitiva, abituata a interrogare altre persone e a lavorare sotto pressione per via della sua professione. Negli ultimi anni ha vissuto all’estero col fidanzato ed è pronta a tornare nell’Australia natia per costruire una famiglia dovesse vincere il mezzo milione in palio.

Rohan MacLaren ha 28 anni, viene da Melbourne e lavora come modello.

Pur non essendo apparentemente familiare col gioco di Survivor, Rohan sembra avere qualcosa in più rispetto ai tanti modelli di agenzia visti nell’edizione americana. Laureato in economia e commercio, il modello di Melbourne ha viaggiato in 36 paesi fra cui in Italia dove è stato grazie a un programma culturale (il che gli ha insegnato ad essere indipendente in situazioni difficili (!)); in più ha visitato 36 paesi ed è stato per tre anni il rappresentante australiano all’interno del Rwanda Development Board. Sa di venire giudicato per il suo aspetto fisico ma punta a trasformarlo nella sua forza per riuscire a far passare inosservata la sua intelligenza. Spera inoltre di uscire dal gioco vincitore ma con la sua integrità intatta (LOL come no).