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Ascolto dei brani dei big da parte dei giornalisti
Krishoes
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18 gennaio, 2018 - 17:05
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Ragazzi aprite un nuovo topic con i duetti!!!!heart

Alessandra92
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18 gennaio, 2018 - 17:07
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Ballatona per Nali e duetto con Bravi valgono già tutte le 5 puntate di Sanremo smitten

ouro
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18 gennaio, 2018 - 17:08
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da rockol.it

Annalisa, “Il mondo prima di te” (Alessandro Raina/Davide Simonetta/Annalisa Scarrone)
Una canzone d’amore, che parte piano e voce, poi si apre con l’entrata della batteria, mentre l’arrangiamento cerca soluzioni contemporaneamente riconscibili ma moderne. Annalisa canta ora ritmando le strofe, ora distendendo la voce: “Ritorniamo giù a illuminarci come l’estate che adesso brilla/com’era il mondo prima di te”.

Enzo Avitabile e Peppe Servillo, “Il coraggio di ogni giorno”(Pacifico/Enzo Avitabile/Peppe Servillo)
Una canzone che richiama atmosfere world, mediate con la melodia italiana (e ovviamente napoletana). Su una struttura sostenuta da un giro di chitarra acustica, le due voci di Avitabile e Servillo si scambiano le strofe e si intrecciano raccontando la difficile realtà napoletana (Scampia viene citata subito alla fine della prima strofa): “Così lontano e vicino al mondo al suo coraggio, il coraggio di ogni giorno”.

Luca Barbarossa, "Passame er sale" (Luca Barbarossa)
Una canzone d’amore  tutta in romanesco, ma un dialetto semplice, che spesso si confonde con l’italiano. Un incidere quasi da valzer, basato su archi pizzicati e orchestra, con un arrangiamento d’effetto. “Passame er sale, er sale fa male/passame er tempo er tempo non c’è/passame armeno i momenti che ho vissuto con te”. 

Mario Biondi, “Rivederti” (Mario Biondi/Giuseppe Furnari/Mario Fisicaro)
Inizio con piano jazz, il vocione di Biondi che poi entra sugli archi. Una canzone dai toni retrò: la batteria con le spazzole, l’arrangiamento, il fraseggio, le parole nostalgiche, il finale con i fiati. Tutto prova a portare alle atmosfere delle ballate da night club, a Sinatra, Bennett e dintorni.

Giovanni Caccamo, “Eterno” (Cheope/Giovanni Caccamo)
Piano e voce, accenni di archi appena pizzicati per una lunga intro; poi il crescendo con l’orchestra che entra, e il ritmo che aumenta. Una canzone dalla scrittura e dalla struttura iper-classica, costruita per enfatizzare l’interpretazione di Caccamo (“E non volere niente/soltanto gli occhio tuoi/per sempre gli occhi tuoi”).

Red Canzian, “Ognuno ha il suo racconto” (Red Canzian/Miki Porru)
Un brano che parte subito ritmato, con batteria dritta e chitarra elettrica. Red Canzian si racconta, si guarda indietro (“Ne ho dipinta di primavera/ne ho incontrata di gente cara/Sono contento di me”) e gioca con il rock, ma arrangiando la sezione ritmica e la chitarra in maniera contemporanea, recuperando la parte più energetica dei Pooh.

Decibel, “Lettera dal Duca” (Silvio Capeccia/Enrico Ruggeri/Fulvio Muzio)
Un mid tempo dall’arrangiamento classic-rock, con acustica e elettrica arpeggiata che si intrecciano. Ruggeri cita Bowie non solo nel testo (come anticipato da Rockol), ma anche nelle armonie e nella struttura. Il “Duca” ci manda a dire che “Io non capisco più certe meschinità/le misere mediocrità/Io vivo in un’altra dimensione”. Diverse strofe sono cantate in inglese.

Diodato e Roy Paci ,“Adesso” (Antonio Diodato)
Il cantautorato di Diodato parte sussurrato e poi va in crescendo con un ritmo incalzante.  Roy Paci inizialmente non si sente: arriva oltre la metà della canzone, nei fiati che chiudono il crescendo. Il testo è un dialogo con una persona sul vivere il momento, anche citando più volte i limiti della tecnologia (“Dici che torneremo a guardare il cielo/alzeremo la testa dai cellulari” e poi “capire che adesso è tutto ciò che avremo”).

Elio e le storie tese, “Arrivedorci” (Sergio Conforti/Elio/Davide Civaschi/Nicola Fasani)
La canzone dell’addio degli Elii è molto lineare nella struttura e nell’arrangiamento, che si distingue soprattutto nel finale: coro beatlesiano in cui viene ripetuto il titolo ad libitum.  Gli Elii raccontano e rivedono la loro carriera, in maniera a tratti seria e nostalgica, a tratti ovviamente surreale: “Quella sonda che sondava l’organismo/ci ha trasformato in musicisti, ma maschi/Poi la carriera è andata molto bene”. Il testo cita direttamente Stanlio e Olio, non solo nel titolo.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli, “Il segreto del tempo”  (Pacifico/Roby Facchinetti)
Parte piano e archi, e diventa subito enfatica: l’attacco ricorda i Pooh (e “Uomini soli”): “Ci sono giorni in cui muori dentro e non lo sai/perché volevi cambiare il mondo/che non cambia mai”. Se Canzian recupera il lato rock dei Pooh, il duo recupera quello più melodico/romantico per almeno metà della canzone; poi la canzone si apre con orchestra, chitarre e batteria, per permettere alle voci (soprattutto a quella di Facchinetti) di distendersi.

Max Gazzè, “La leggenda di Cristalda e Pizzomunno” (Francesco Gazzè/Max Gazzè/Francesco De Benedettis)
Max Gazzé riesce ad essere classico e riconoscibile allo stesso tempo. E’ una ballata per piano, voce, orchestra e crescendo e un finale con un bell’arrangiamento d’archi. Ritornello a parte (“Ma io ti aspetterò, io ti aspetterò, foss’anche per cent’anni aspetterò, fosse anche per cent’anni!”) ha un testo che sembra la storia raccontata da un bardo, più che da un cantante pop.

The Kolors, “Frida” (Davide Petrella/Dario Faini/Alessandro Raina/Stash Fiordispino)
Una delle canzoni meno “sanremesi”: arrangiamento pop complesso basato su giro di piano e batteria - con una chitarra elettrica che accenna un assolo alla U2. A dominare il brano sono i coretti (il “Mai mai mai mai” ripetuto), mentre Stash cita la pittrice Frida “L’amore non è che una sfida/sarà la nostra regola come per Frida”,

Ermal Meta e Fabrizio Moro, “Non mi avete fatto niente” (Ermal Meta- Fabrizio Moro/Andrea Febo)
Un mid tempo molto ritmato e orecchiabile, quasi neo-folk, con la melodia che contrasta con le parole a tratti dure, a tratti di speranza: una canzone sul terrorismo che nella prima strofa cita l’Egitto, le Ramblas, il Bataclan, Londra e Nizza. Moro e Meta intrecciano le voci sulla vita che va avanti: “Non mi avete fatto niente/questa è la mia vita che avanti”.

Noemi, “Non smettere mai di cercarmi” (Diego Calvetti/Massimiliano Pelan/Noemi/Fabio De Martino, Veronica Scopeliti).
Noemi fa Noemi: inizia voce e piano, con un fraseggio riconoscibilissimo, e l’apertura sul ritornello: “Non smettere mai di cercarmi dentro ogni cosa che vivi”. Una canzone dalla struttura sanremese, con guizzi sull’arrangiamento che ammicca alle produzioni pop-rock contemporanee nel modo in cui tratta e amalgama gli strumenti.

Ron, “Almeno pensami”, (Lucio Dalla)
Inizio da cantautorato anglosassone d’altri tempi, con una chitarra acustica arpeggiava su cui entra il piano. La scrittura di Dalla (“Ah fossi un piccione che dai tetti vola giù fino al suo cuore/almeno fossi in quel bicchiere che quando beve le andrei giù fino a un suo piede”) si riconosce: Ron interpreta in maniera sentita e assai rispettosa verso il suo mentore, senza inutili enfasi.

Renzo Rubino, “Custodire” (Renzo Rubino)
Un arrangiamento molto particolare, nella versione di studio che abbiamo sentito,  con gli strumenti trattati e la voce di Rubino davanti che canta una melodia dall’andamento a tratti spiazzante. Conferma il suo essere un cantautore non banale, che richiede attenzione: “Puoi custodire l’affetto nell’insolenza/non fare così/abbracciamo dai/arrabbiati poi”.

Lo Stato Sociale, “Una vita in vacanza” (Lodovico Guenzi, Alberto Cazzola, Francesco Draicchio, Matteo Romagnoli, Alberto Guidetti, Enrico Roberto)
Inizio con archi alla Coldplay, ritmo elettronico e cassa dritte, con melodia post-indie che nelle strofe elenca i mestieri improbabili e non del giorno d’oggi.  Il ritornello ti si appiccica al primo ascolto: “Una vita in vacanza/una vecchia che balla/niente nuovo che avanza/ma tutta la band che suona e che canta per un mondo diverso”. La canzone più “radiofonica” del mazzo. 

Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico “Imparare ad amarsi” (Bungaro/Pacifico/Cesare Chiodo/Antonio Fresa)
Il piano di Pacifico sostiene la Vanoni, con quella voce riconoscibilissima e unica, con le sillabe finali strascicate. Poi entra Bungaro, mentre la canzone  progredisce verso l’apertura: “Bisogna imparare ad amarsi/bisogna imparare a lasciarsi quando e finita/ e vivere ogni istante fino all’ultima emozione/così saremo vivi”.

Le Vibrazioni, “Così sbagliato” (Francesco Sarcina, Andrea Bonomo, Luca Chiaravalli, Davide Simonetta)
Una canzone rock fatta di pieni (la batteria pestata) e vuoti (la voce con una chitarra appena arpeggiata”). Il ritornello con Sarcina che dispiega la voce: “Tienimi stretto al buio e dimmi che mi vuoi bene anche così, così sbagliato”.

Nina Zilli, "Senza appartenere” (Giordana Angi/Antonio Iammarino/Nina Zilli)
Piano e voce  e apertura per una canzone dalla struttura riconoscibile, fatta per valorizzare la voce della Zilli, che racconta il suo modo di essere donna oggi: “Donna siete tutti e tu non l’hai capito/donna che ha paura donna che ha trovato il vento sulla faccia il mare in una goccia”.

Gen931
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18 gennaio, 2018 - 17:09
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Alessandra92 ha detto
Ballatona per Nali e duetto con Bravi valgono già tutte le 5 puntate di Sanremo smitten  

Michele che è diventato da vincitore reietto di Xfactor costretto a fare video demenziali su youtube, a ospite d'onore per far acchiappare voti ad Annalisa. Conte di Montecristo WHO? Compliments

Alex87

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18 gennaio, 2018 - 17:09
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RTL è Andrea Conti? lol

ouro
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18 gennaio, 2018 - 17:10
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Vacalebreeeee

Annalisa: «Il mondo prima di te»
Inizia meglio di come continua, la Scarrone cambia stile, ma poi rimane prigioniera della rincorsa della radiofonicità canaglia, anche quando canta «e poi ci toglieremo i vestiti», e tu speri che parli di vita vera, di sesso vero, ma invece spiega che lo fa solo «per poter volare più vicino al sole». Cinquanta sfumature di noia, anche se nel venerdì dei duetti le darà una mano Michele Bravi. Voto: 4

Enzo Avitabile e Peppe Servillo: «Il coraggio di ognin giorno»
Laudato si' o mio fratello che confessi di aver vissuto in mezzo agli altri, di aver affrontato la quotidiana fatica del vivere,  con «gli occhi di Scampia», un melologo-dialogo con le radici nel cemento e le ali tra i suoni del mondo. World music sinfonica, un sax che si fa preghiera laica, ma nemmeno troppo. Voto: 8

Luca Barbarossa: «Passame er sale»
Un post-stornellatore tra Romolo Balzani e Gabriella Ferri (ma anche i Vianella, che non si vola sempre alto), spaesato dai tempi moderni, tanto da mischiare il vino con il sangue, gli archi con gli arrangiamenti da spaghetti western, la sua voce - nella manche delle riletture - con quella di Anna Foglietta. Voto: 7

Mario Biondi: «Rivederti»
Gli archi come li usava Nelson Riddle per Sinatra, l'andamento lento ma elegante di Bruno Martino, la dimostrazione che Marione può fare il crooner anche in italiano: non sarà originale, anzi a tratti sfiora il plagio, ma il pezzo è elegantissimo, retrostilosissimo. E pronto ad accentuare il leggero profumo di Brasile che già emana nella serata della finale dei Giovani aggiungendo alla ricetta il contributo di Ana Carolina e di (Daniel) Jobim. Voto: 7 e mezzo

Giovanni Caccamo: «Eterno»
Da eterna promessa che non trova il coraggio di sbocciare, schiacciata dall'adesione a un mainstream che non esiste più, canta di «non capire niente», forse evocando il mistero della sua presenza all'Ariston, rinforzata per l'esecuzione bis dalla presenza dell'ex vincitrice Arisa. Voto: 4

Red Canzian: «Ognuno ha il suo racconto»
Pop rock si sarebbe detto al tempo dei Pooh, oggi qualcuno lo scambierà per rock, ma è l'innocuo racconto di un «sopravvisuto» che si sente investito del ruolo di «testimone del tempo», solo che il tempo non lo sa e si svela altrove. Almeno se quel tempo è il 2018. A suo merito, almeno, il tempo mosso nella palude melodica dei più. A suo rinforzo, nel giro di boa di venerdì 9 febbraio, il duetto con un altro ex vincitore, Marco Masini. Voto: 5

Decibel: «Lettera dal duca»
Che poi sarebbe Bowie, e così l'andamento glam rock e il moderato tributo alla triologia di Berlino si stemperano tra le ingenuità di un testo più hippy che bowiano, nonostante le citazioni/allusioni mascherate. Voto: 7

Diodato-Roy Paci: «Adesso»
Del picciotto siculo c'è solo la tromba, il protagonista canoro e autorale è uno solo, alle prese con il disagio dei giovani che sognano un mondo meno cellulardipendente, meno tossicoditastiera. Ma il pezzo è tutto arrangiamento e poco più. Voto: 4 e mezzo

Elio e le Storie Tese: «Arrivedorci»
Beatlesiano, anzi no, anzi sì (all'inizio e alla fine), addio alle scene, che forse è vero, forse no, forse solo a metà di una band che ha portato a Sanremo chicche incantabili, esilaranti siparietti da uno sbadiglio e un altro. Qui salutano alla Ollio, raccontando una storia «unica», «atipica», «antieconomica», «dolcemente stitica», ma «elogiata dalla critica». Hanno fatto (molto) di meglio, e magari di meglio faranno nella rilettura del venerdì con i Neri per Caso, ma pure di peggio, se per questo, e ne sono persino orgogliosi. Voto: 7

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: «Il segreto del tempo»
Come Canzian, giocano con il mito della loro eternità, autoclonando il Pooh style più classico. Forse il titolo è sbagliato, forse la canzone si intitola «La macchina del tempo», forse Giusy Ferreri apparirà come un'intrusa nella foto a tre dell'esecuzione «differenziata». Voto: 5

Max Gazzè: «La leggenda di Cristalda e Pizzomunno»
Una favola popolare pugliese, la spiaggia di Vieste, lei bellissima, lui spavaldo pescatore, le sirene gelose... Un azzardo da incantautore neoclassico ma non belcantista, un regalo all'orchestra che avrà davvero da lavorare, almeno una proposta sorprendente. Voto: 7 e mezzo

The Kolors: «Frida»
Stash accetta la sfida dell'italiano e guarda alle piccole fans. Ma le piccole fans guarderanno alla band partenopea o, nel frattempo, hanno già scelto altri eroi da cameretta? Il pezzo, intanto, non aiuta. Voto: 4

Ermal Meta e Fabrizio Moro: «Non mi avete fatto niente»
Un esorcismo danzereccio per il mondo al tempo dell'Isis. Il ritmo è sostenuto, ambirebbe a una propulsione alla Manu Chao, ma non la trova, anche perchè poi bisogna pur sempre sanremeggiare, anche con la consapevolezza che non esiste bomba pacifista, che ogni guerra è inutile e dopo ogni strage qualcuno canterà più forte. Voto: 6

Noemi: «Non smettere mai di cercarmi»
Peccato, perché lei è una signora interprete, e, a tratti, si sente persino in questo nonpezzo. Peccato davvero. Voto: 4

Ron: «Almeno pensami»
Se non sapessimo che si tratta di un inedito di Dalla avremmo parlato di un pezzo dalliano al cento per cento, intonato con devozione dall'amico di una vita. Un Dalla minore, certo, ma a Sanremo giganteggia, pensando alla tradizione napoletana del «Vulesse addeventare» un piccione per volare almeno sul piede dell'amata, se non sul suo cuore. Rigorosa, elegante, sarà standing ovation, o almeno dovrebbe esserlo, e non solo nel duetto del venerdì sera con Alice, altro nome ripescato dall'albo d'oro dell'Ariston. Voto: 8

Renzo Rubino: «Custodire»
Nel bel mezzo di una lite tra ex trottolini amorosi spunta «un cardo viola», unico elemento memorabile di una canzone ben arrangiata, ma poco canzone, in attesa del contributo della scugnizza Serena Rossi, coprotagonista nella giornata dei duetti. Voto: 4

Lo Stato Sociale: «Una vita in vacanza»
Ribelli diventati pompieri? Entristi situazionisti? Un po' l'uno e un po' l'altro? Quel che resta dell'Emilia paranoica e filosovietica sdogana la parola «coglioni» e riflette - ma si può riflettere nella terra dei cachi? - sul dilemma esistenziale: «Vivere per lavorare o lavorare per vivere»? Si può dare di più, certo, ma anche di meno, e almeno fanno ballicchiare tra i violini dell'Occidentali's karma al tramonto. Voto: 7

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico
I due coautori (a cui nella serata del venerdì si aggiungerà Alessandro Preziosi) fanno da testimonial alla prova d'autore di nostra signora della canzone, alle prese, finalmente, con una canzone adatta alla sua età e al suo carisma: «Giorno per giorno/ senza sapere/ cosa mi aspetta/ non è in mio potere/... ma voglio vedere». Applausi. Voto: 7

Le Vibrazioni: «Così sbagliato»
La band ritrovata ritrova anche il sound (occhio al Chiaravalli's touch), forse persino la canzone, with a little help from Skin: la pantera nera degli Skunk Anansie è pronta a pigiare sul pedale del rock nella versione reloaded della semifinale. Mica male già così, comunque. Voto: 6

Nina Zilli: «Senza appartenere»
Non decolla - poco strutturata? troppo destrutturata? - la canzone dell'orgoglio femminile montante: «Donna siete tutti e tu non l'hai capito e non è mai cambiato». Voto: 4

Teolino
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18 gennaio, 2018 - 17:12
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Federico Cavalebre sul Mattino

Perché Sanremo è Sanremo, anche se rende omaggio a Bowie, anche se spunta un Lucio Dalla inedito. Nel giorno delle prime pagelle, nel rito ludico/critico del giudizio secco al primo ascolto, nel debutto - only for reviewers - del sessantottesimo festival, stavolta declinato in salsa baglioniana, come sempre si finisce per dire che la canzone italiana non abita all'Ariston: bocciati rapper e trapper, l'edizione «oldies but goldies» del divo Claudio punta su melodie e lenti d'altri tempi, con il paradosso che uno dei ritmi più movimentati è forse quello affidato a Red Canzian. Il «dittatore artistico», intanto, riconosce che «un po' di rap ci sarebbe dovuto essere, ma forse il tempo a disposizione non mi è bastato a convincere i big del nostro hip hop, loro hanno lo stesso pregiudizio verso Sanremo che ebbe la generazione dei cantatutori. Peccato, avrei voluto convincerli che l'importantissima kermesse televisiva può diventare una Mostra della canzone». Magari l'anno prossimo? «Non credo, quest'esperienza è già troppo, accettata con la stessa incoscienza che avrei usato per rifiutarla». Paura dell'Auditel? «Addirittura terrorizzato. Finora ho parlato di canzoni, che in fondo è il mio mestiere, finirò pure per farla un po' di musica con qualche ospite, tra poco conteranno solo i numeri dell'Auditel». Intanto ci sono i 20 big ascoltati in fila, una panoramica abbastanza piatta, senza picchi, con poche sorprese davvero.

Annalisa: «Il mondo prima di te»
Inizia meglio di come continua, la Scarrone cambia stile, ma poi rimane prigioniera della rincorsa della radiofonicità canaglia, anche quando canta «e poi ci toglieremo i vestiti», e tu speri che parli di vita vera, di sesso vero, ma invece spiega che lo fa solo «per poter volare più vicino al sole». Cinquanta sfumature di noia, anche se nel venerdì dei duetti le darà una mano Michele Bravi. Voto: 4

Enzo Avitabile e Peppe Servillo: «Il coraggio di ognin giorno»
Laudato si' o mio fratello che confessi di aver vissuto in mezzo agli altri, di aver affrontato la quotidiana fatica del vivere, con «gli occhi di Scampia», un melologo-dialogo con le radici nel cemento e le ali tra i suoni del mondo. World music sinfonica, un sax che si fa preghiera laica, ma nemmeno troppo. Voto: 8

Luca Barbarossa: «Passame er sale»
Un post-stornellatore tra Romolo Balzani e Gabriella Ferri (ma anche i Vianella, che non si vola sempre alto), spaesato dai tempi moderni, tanto da mischiare il vino con il sangue, gli archi con gli arrangiamenti da spaghetti western, la sua voce - nella manche delle riletture - con quella di Anna Foglietta. Voto: 7

Mario Biondi: «Rivederti»
Gli archi come li usava Nelson Riddle per Sinatra, l'andamento lento ma elegante di Bruno Martino, la dimostrazione che Marione può fare il crooner anche in italiano: non sarà originale, anzi a tratti sfiora il plagio, ma il pezzo è elegantissimo, retrostilosissimo. E pronto ad accentuare il leggero profumo di Brasile che già emana nella serata della finale dei Giovani aggiungendo alla ricetta il contributo di Ana Carolina e di (Daniel) Jobim. Voto: 7 e mezzo

Giovanni Caccamo: «Eterno»
Da eterna promessa che non trova il coraggio di sbocciare, schiacciata dall'adesione a un mainstream che non esiste più, canta di «non capire niente», forse evocando il mistero della sua presenza all'Ariston, rinforzata per l'esecuzione bis dalla presenza dell'ex vincitrice Arisa. Voto: 4

Red Canzian: «Ognuno ha il suo racconto»
Pop rock si sarebbe detto al tempo dei Pooh, oggi qualcuno lo scambierà per rock, ma è l'innocuo racconto di un «sopravvisuto» che si sente investito del ruolo di «testimone del tempo», solo che il tempo non lo sa e si svela altrove. Almeno se quel tempo è il 2018. A suo merito, almeno, il tempo mosso nella palude melodica dei più. A suo rinforzo, nel giro di boa di venerdì 9 febbraio, il duetto con un altro ex vincitore, Marco Masini. Voto: 5

Decibel: «Lettera dal duca»
Che poi sarebbe Bowie, e così l'andamento glam rock e il moderato tributo alla triologia di Berlino si stemperano tra le ingenuità di un testo più hippy che bowiano, nonostante le citazioni/allusioni mascherate. Voto: 7

Diodato-Roy Paci: «Adesso»
Del picciotto siculo c'è solo la tromba, il protagonista canoro e autorale è uno solo, alle prese con il disagio dei giovani che sognano un mondo meno cellulardipendente, meno tossicoditastiera. Ma il pezzo è tutto arrangiamento e poco più. Voto: 4 e mezzo

Elio e le Storie Tese: «Arrivedorci»
Beatlesiano, anzi no, anzi sì (all'inizio e alla fine), addio alle scene, che forse è vero, forse no, forse solo a metà di una band che ha portato a Sanremo chicche incantabili, esilaranti siparietti da uno sbadiglio e un altro. Qui salutano alla Ollio, raccontando una storia «unica», «atipica», «antieconomica», «dolcemente stitica», ma «elogiata dalla critica». Hanno fatto (molto) di meglio, e magari di meglio faranno nella rilettura del venerdì con i Neri per Caso, ma pure di peggio, se per questo, e ne sono persino orgogliosi. Voto: 7

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: «Il segreto del tempo»
Come Canzian, giocano con il mito della loro eternità, autoclonando il Pooh style più classico. Forse il titolo è sbagliato, forse la canzone si intitola «La macchina del tempo», forse Giusy Ferreri apparirà come un'intrusa nella foto a tre dell'esecuzione «differenziata». Voto: 5

Max Gazzè: «La leggenda di Cristalda e Pizzomunno»
Una favola popolare pugliese, la spiaggia di Vieste, lei bellissima, lui spavaldo pescatore, le sirene gelose... Un azzardo da incantautore neoclassico ma non belcantista, un regalo all'orchestra che avrà davvero da lavorare, almeno una proposta sorprendente. Voto: 7 e mezzo

The Kolors: «Frida»
Stash accetta la sfida dell'italiano e guarda alle piccole fans. Ma le piccole fans guarderanno alla band partenopea o, nel frattempo, hanno già scelto altri eroi da cameretta? Il pezzo, intanto, non aiuta. Voto: 4

Ermal Meta e Fabrizio Moro: «Non mi avete fatto niente»
Un esorcismo danzereccio per il mondo al tempo dell'Isis. Il ritmo è sostenuto, ambirebbe a una propulsione alla Manu Chao, ma non la trova, anche perchè poi bisogna pur sempre sanremeggiare, anche con la consapevolezza che non esiste bomba pacifista, che ogni guerra è inutile e dopo ogni strage qualcuno canterà più forte. Voto: 6

Noemi: «Non smettere mai di cercarmi»
Peccato, perché lei è una signora interprete, e, a tratti, si sente persino in questo nonpezzo. Peccato davvero. Voto: 4

Ron: «Almeno pensami»
Se non sapessimo che si tratta di un inedito di Dalla avremmo parlato di un pezzo dalliano al cento per cento, intonato con devozione dall'amico di una vita. Un Dalla minore, certo, ma a Sanremo giganteggia, pensando alla tradizione napoletana del «Vulesse addeventare» un piccione per volare almeno sul piede dell'amata, se non sul suo cuore. Rigorosa, elegante, sarà standing ovation, o almeno dovrebbe esserlo, e non solo nel duetto del venerdì sera con Alice, altro nome ripescato dall'albo d'oro dell'Ariston. Voto: 8

Renzo Rubino: «Custodire»
Nel bel mezzo di una lite tra ex trottolini amorosi spunta «un cardo viola», unico elemento memorabile di una canzone ben arrangiata, ma poco canzone, in attesa del contributo della scugnizza Serena Rossi, coprotagonista nella giornata dei duetti. Voto: 4

Lo Stato Sociale: «Una vita in vacanza»
Ribelli diventati pompieri? Entristi situazionisti? Un po' l'uno e un po' l'altro? Quel che resta dell'Emilia paranoica e filosovietica sdogana la parola «coglioni» e riflette - ma si può riflettere nella terra dei cachi? - sul dilemma esistenziale: «Vivere per lavorare o lavorare per vivere»? Si può dare di più, certo, ma anche di meno, e almeno fanno ballicchiare tra i violini dell'Occidentali's karma al tramonto. Voto: 7

Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico
I due coautori (a cui nella serata del venerdì si aggiungerà Alessandro Preziosi) fanno da testimonial alla prova d'autore di nostra signora della canzone, alle prese, finalmente, con una canzone adatta alla sua età e al suo carisma: «Giorno per giorno/ senza sapere/ cosa mi aspetta/ non è in mio potere/... ma voglio vedere». Applausi. Voto: 7

Le Vibrazioni: «Così sbagliato»
La band ritrovata ritrova anche il sound (occhio al Chiaravalli's touch), forse persino la canzone, with a little help from Skin: la pantera nera degli Skunk Anansie è pronta a pigiare sul pedale del rock nella versione reloaded della semifinale. Mica male già così, comunque. Voto: 6

Nina Zilli: «Senza appartenere»
Non decolla - poco strutturata? troppo destrutturata? - la canzone dell'orgoglio femminile montante: «Donna siete tutti e tu non l'hai capito e non è mai cambiato». Voto: 4

Ps. Come di tradizione, i voti sono espressi in media sanremese, ovvero alzati tutti i due punti rispetto a quello che meriterebbero davvero

Rumple
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18 gennaio, 2018 - 17:12
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Questo Vacalebree ha distrutto Noemi dandole 4 YAAAS excitedexcited

Alex87

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18 gennaio, 2018 - 17:12
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Quindi secondo Vacalebre potrebbero vincere entrambe le rosse 

Krishoes
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18 gennaio, 2018 - 17:12
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La pioggia dei 4 a mò di benedizione di Vacalebreheart Quindi il vincitore è uno fra Annalisa, Caccamo, Diodato-Paci, The Kolors, Noemi, Rubino, Nina Zilli.

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18 gennaio, 2018 - 17:12
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All Music Italia

ANNALISA – IL MONDO PRIMA DI TE
Voto: 6,5

L’intro è soave, leggero con un pianoforte elettrico che a tratti diventa ipnotico. Nel primo minuto sembra di ascoltare alcuni echi de Una finestra tra le stelle portata al festival tre anni fa, ma poi il pezzo cambia e si stabilizza su una scelta di arrangiamento che va più verso l’elettronica, anche se utilizzata in maniera non eccessiva. La doppia voce presente in quasi tutto il brano renderà la versione live un po’ differente. Brano dall’appeal radiofonico.

ENZO AVITABILE con PEPPE SERVILLO – IL CORAGGIO DI OGNI GIORNO
Voto: 6

La chitarra elettrica con cui si apre il brano ricorda quel sound rock partenopeo tanto caro a una certa produzione di Pino Daniele ed Enzo Gragnaniello. Poi il brano cambia e si attesta su un arrangiamento che a tratti ricorda alcune produzioni de la Nuova Compagnia di Canto Popolare. Il testo ha il bridge in napoletano, mentre già all’inizio è sancita l’appartenenza territoriale… “Ed ho gli stessi occhi di Scampia”.
Molti scommettevano sulla coppia per il Premio della Critica, ma credo che il risultato al momento risulti un po’ troppo povero di idee.

LUCA BARBAROSSA – PASSAME ER SALE
Voto: 4

E’ strano come un artista che da anni lavora in radio abbia potuto scegliere per il Festival un brano così anticonvenzionale ed antico. All’inizio sembra di avere a che fare con uno stornello romano alla Lando Fiorini. Più il brano incalza (senza mai trovare una reale identità nonostante la chitarra pizzicata e arpeggiata) più ci si accorge che si tratta di una canzone d’amore. Ma rivolta a chi? Tra innamorati nel 2018 ci si rivolge ancora in dialetto romano? “Io non c’ho le parole, ma so ner core nun c’ho artro che te.

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MARIO BIONDI – Rivederti
Voto: 4

Le aspettative erano elevate, pur avendo già capito la scorsa estate che la voce di Mario Biondi è poco adatta alla musica italiana. Rivederti è un brano antico. Inizia con circa 20 secondi di solo pianoforte. Sembra di essere tornati al Festival 1969. Anche gli archi confermano questa tendenza che più che vintage è decisamente fuori dal tempo. E’ un’occasione persa per Mario Biondi che in passato se l’è cavata bene nel jazzato, ma in questo caso non ci siamo proprio.

GIOVANNI CACCAMO – Eterno
Voto: 7

L’intro di pianoforte è una costante per i brani di Caccamo. Eterno è una canzone da ascoltare ad occhi chiusi, almeno per il primo minuto e mezzo. La voce di Giovanni è uno strumento che ben si sposa con gli archi (a tratti anche pizzicati). La ritmica entra solo con la seconda strofa.
Pur avendo una costruzione classica (strofa + ritornello + strofa + ritornello + bridge + ritornello + strofa), ha un non so che di moderno. Forse il miglior pezzo di Giovanni Caccamo, anche se il punto debole rimane il testo, un po’ scontato.

RED CANZIAN – OGNUNO HA IL SUO RACCONTO
Voto: 7,5

Chi si aspetta un brano alla Pooh o una melodia semplice, orchestrale o sanremese… rimarrà stupito già dopo i primi 10 secondi. Ci troviamo di fronte ad un up-tempo che spiazza. Un brano dalle venature rock con una sezione ritmica che incalza e un testo che pur non avendoo niente di eccessivamente originale (le rime “specchi / occhi – mente / niente / rose – cose” sono un’esempio) è inserito perfettamente in un meccanismo che crea alchimia. L’inciso funziona grazie anche alla presenza dei cori.

DECIBEL – Lettera dal Duca
Voto: 6

Aspettative altissime e invece… Il brano è molto Ruggeri e poco Decibel (per questo mezzo voto in meno!). Colmo di citazioni musicali e testuali, è, come prevedibile, un omaggio alla figura mitologica del Duca David Bowie. L’arrangiamento regala molte chitarre acustiche che ricordano il Ruggeri anni ’90 e ci si accorge che si tratta di un pezzo dei Decibel solo nell’inciso cantato a più voci. Una parte della canzone è in lingua inglese (“I see the town, I see the Mountains”).

DIODATO e ROY PACI – Adesso
Voto: 5,5

L’incipit è trionfale grazie alla presenza dei fiati, ma dura troppo poco. Si tratta di una fotografia della situazione attuale. “Torneremo a guardare il cielo, alzeremo la testa dai cellulari…” un invito non troppo velato a cambiare prospettiva che nell’inciso è sottolineato dalle percussioni che suggeriscono con un ritmo incalzante un senso di inadeguatezza. Fino a tre quarti della canzone scompare Roy Paci, che torna con una parte orchestrale che è forse la sezione più interessante del brano. L’unione tra le due anime artistiche diverse, ma compatibili avrebbe potuto risultare migliore.

ELIO E LE STORIE TESE – Arrivedorci
Voto: 5,5

Un brano che nulla aggiunge alla gloriosa carriera degli Elii. Un arrivederci in musica che racconta la loro storia con la consueta ironia, ma che nel sound ricorda inizialmente una ballata pop rock che lentamente si trasforma in un in brano che potrebbe essere utilizzato come chiusura di un musical. Gli Elii ci hanno abituati a tutto e sicuramente la loro performance sul palco regalerà sorprese goliardiche, ma il brano risulta debole.

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ROBY FACCHINETTI e RICCARDO FOGLI – Il segreto del Tempo
Voto: 4

Si potrebbe definire un cocktail tra Uomini Soli e Storie di Tutti i Giorni. Musicalmente è un pezzo dei Pooh anni 90, ma che non decolla. A tratti la melodia ricorda Teorema di Marco Ferradini e l’arrangiamento, che si arricchisce dalla seconda strofa, non aggiunge nulla alla pochezza del brano. L’inciso è davvero poco orecchiabile: “Il segreto del tempo è che tutto perdona” difficilmente sarà cantato per le vie di Sanremo. Un’occasione persa, ma allo stesso tempo una conferma che forse la coppia Facchinetti – Fogli ha già dato tutto molto tempo fa.

MAX GAZZE’ – La leggenda di Cristalda e Pizzomunno
Voto 7,5

Come si può definire una sorpresa Max Gazzè? Il titolo farebbe pensare ad un brano divertente, magari ispirato alla leggenda popolare pugliese. Invece si tratta di un brano intenso che non ha nulla a che vedere con la produzione artistica che ci ha regalato fino ad ora Max. Canzone epica, orchestrale ed estremamente isolita, che premia la capacità di Max di cambiare pelle e di essere realmente credibile anche su brani che potrebbero sembrare distanti anni luce da lui.
Il brano ha ricevuto diversi applausi in sala.

THE KOLORS – Frida
Voto: 6

Il voto è sufficiente solo per l’orecchiabilità, ma la canzone non convince. I The Kolors in italiano risultano poco credibili. L’inciso che ripete insistentemente “Mai Mai Mai Mai” è ipnotico e probabilmente il brano in radio avrà un discreto appeal, ma sul palco dell’Ariston, a meno che non sappiano stupire con una performance dal vivo più che perfetta, sembreranno degli alieni.

ERMAL META e FABRIZIO MORO – NON MI AVETE FATTO NIENTE
Voto: 7,5

I cantautori raccontano a modo loro la realtà. Ermal Meta e Fabrizio Moro negli ultimi anni si sono contraddistinti per una particolare sensibilità al racconto di certi temi. Di terrorismo si parla ogni giornio e per vincere la paura la migliore risposta è farsi forza del fatto che “tutto va oltre le vostre inutili guerre.
E’ una marcia con un ritmo incalzante e con le voci di Ermal e Fabrizio che narrano con il giusto tono. Due voci a servizio di un brano nel quale tutti si potranno riconoscere. Qualcuno li accuserà di populismo, ma un cantautore cosa può fare se non scrivere e raccontare la realtà?

NOEMI – NON SMETTERE MAI DI CERCARMI
Voto: 6,5

All’inizio l’arrangiamento è minimale con solo il pianoforte a scandire il tempo e a scivolare via leggero con la voce di Noemi. A tratti nelle strofe ricorda Sono solo Parole, unico neo l’inciso che avrebbe meritato un maggior impatto. Era da Sanremo 2012 che Noemi non proponeva un brano così intenso e allo stesso tempo orecchiabile.

RON – ALMENO PENSAMI
Voto: 8

La classe non è acqua. Il brano inizia con “Ah Fossi un piccione…”, che poco c’entra con Povia. Poesia allo stato puro in un brano che all’ascolto risulta un classico di Lucio. A tratti anche la voce di Ron ricorda e ricalca Dalla. All’inizio una chitarra arpeggiata scandisce il tempo, mentre poi aggiunge il pianoforte in un crescendo che è più di emozioni che di suoni. Una canzone che è un esercizio di stile e che ci ricorda la classe immortale di Lucio Dalla e che solo Ron poteva cantare senza farne perdere la forza. Il brano ha avuto un’ovazione di applausi in sala.

Alex87

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Mamma mia il pezzo dei The Kolors sarà OSCENO, lo sapete sì?

RISE17
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I VOTI DI VACALEBRE.

Guess chi si gioca il podio catecaselli

saccio
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Gia ho capito che amerò le canzoni di Annalisa e Noemiexcitedexcited

Gen931
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18 gennaio, 2018 - 17:15
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Alex87 ha detto
Mamma mia il pezzo dei The Kolors sarà OSCENO, lo sapete sì?  

Come tutta la loro discografia rip

RISE17
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Alex87 ha detto
Mamma mia il pezzo dei The Kolors sarà OSCENO, lo sapete sì?  

It’s what Stash and Suraci deserve, tbh 

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Ceon
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Ma i voti della venegoni?

Alex87

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18 gennaio, 2018 - 17:17
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RISE17 ha detto
I VOTI DI VACALEBRE.

Guess chi si gioca il podio catecaselli  

ormai fa il furbino, ha dato 4 a tutti e tre i talent 

Meta e Moro non vinceranno MAI MA MAI MA MAI

RISE17
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18 gennaio, 2018 - 17:17
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Noemi sembra partita bene.

Su Annalisa non mi esprimo, ma la frase dei vestiti l’avrei evitata tranquillamente rip 

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