Con l'avvento delle piattaforme online, il fenomeno degli haters sta diventando una vera e propria piaga sociale. Senza far distinzioni tra uomini e donne, giovani e non giovani, ormai viviamo in un mondo in cui tutti sentono l'irrefrenabile bisogno di dover mettere nero su bianco i loro pensieri. In ogni caso e in qualsiasi contesto, bello o brutto che sia. Basta farsi un giro in rete per averne la riprova e credetemi: nella maggior parte dei casi il confine tra commento costruttivo ed insulto gratuito è quasi impercettibile. E seppur se ne sia parlato in lungo e in largo, in tutti i luoghi e in tutti i laghi, ancora sembra non esserci una soluzione per poter porre un freno contro quelli che vengono denominati "leoni da tastiera".

Per lungo tempo mi sono chiesto da dove nascesse quest'impulso di dover buttare giù gli altri per potersi sentire appagati, come faceva la gente ad essere sempre pronta a puntare il dito contro il malcapitato di turno con estrema facilità? La risposta era sempre stata davanti ai miei occhi senza che neanche me ne accorgessi: le persone giudicano, l'hanno sempre fatto e sempre lo faranno. Sì, sarebbe bello poter dire che il problema di cui stiamo parlando sia nato di pari passo con il mondo dei social, ma sappiamo tutti che la realtà dei fatti è ben diversa. Anzi, paradossalmente i nuovi mezzi di comunicazione non hanno fatto altro che portare il tutto ad uno stadio successivo; quella che prima poteva essere solo una maldicenza o una chiacchera da bar, ora diventa un concentrato d'odio di cui andare fieri. Grazie al potere dell'anonimato, infatti, nessuno pensa mai che dall'altra parte dello schermo ci sia una persona. Una persona in carne ed ossa, che potrà leggere quelle critiche come tutte le altre.

In conclusione, ben venga la libertà d'espressione ed il confronto reciproco, ma penso proprio che sia giunto il momento di mettere un paletto contro questa situazione. Siamo riusciti ad ottenere la condanna contro la violenza fisica, facciamo in modo che venga fatto altrettanto anche per il terrorismo psicologico.