IL PRATI-GATE, LA STORIA CHE MI HA TRAVOLTO

La storia che mi ha travolto negli ultimi due mesi è arrivata per caso, una bomba esplosa tra le mani all'improvviso. Il caso mediatico degli ultimi dieci anni è frutto di un lavoro di inchiesta, lo dico con orgoglio, della squadra di Dagospia. Un caso che ha superato ben presto i confini del gossip per diventare altro. La storia che regala gag comiche, spopola sui social, ha invaso il piccolo schermo, ha risvegliato i settimanali a colpi di esclusive, ha solleticato la curiosità dei critici e sociologi. La storia che finisce al centro della campagna elettorale (citata da Salvini, Zingaretti, Di Battista) e che ottiene perfino le statuine del presepe.

La storia che mi ha travolto negli ultimi due mesi è una storia che non esiste. E' la commedia che incontra la tragedia: un finto marito, due figli in affido inesistenti. Due manager e un metodo rodato tra "catfishing" e molto altro. La storia che non esiste è quella delle nozze a sessant'anni di Pamela Prati. L'annuncio a Domenica Live, la copertina di Gente con l'abito da sposa, le confessioni al Corriere della sera, l'esclusiva delle nozze a Verissimo, le ospitate a Domenica In e Vieni da me. Qualcosa non torna. Anzi no, tutto non torna. Il 3 aprile viene pubblicato il primo articolo di Dagospia. Da qui un vero e proprio delirio.

I problemi economici, le dichiarazioni dell'ex Luigi Oliva, il bingo. Il compleanno della Prati al centro estetico di Formello, le serate nel bar San Marco a Pirivoglia. La reci-diva decaduta. Le date mai confermate, le partecipazioni mai ricevute, le location ballerine, i fornitori non pagati e il finto addio al nubilato. L'avvocato Taormina durato quanto un gatto in tagenziale, la Perricciolo che si finge l'avvocato Della Rocca. La parlamentare Wanda Ferro e il finto matrimonio con Mark Caltagirone. I nomi che sembrano usciti da una puntata di Centovetrine.

Le confessioni fondamentali di Alfonso Signorini, Sara Varone, Emanuele Trimarchi e Manuela Arcuri. La fuga dall'Aicos di Milena Miconi, Rosa Perrotta, Georgette Polizzi, Angelo Sanzio e così via. L'amico di Corona che si inventa di aver visto l'omesso sposo e crea magliette con il marchio Mark Caltagirone. Le diverse versioni sulle nozze, la promessa di matrimonio all'estero. Mark a Toronto, in Libia, in Siria. La finta telefonata con voce camuffata a Non è la D'Urso, la finta paparazzata, il finto premio in Albania, il finto ufficio stampa. Insomma tutto maledettamente finto.

Simone Coppi è il marito farlocco di Eliana Michelazzo per dieci anni. La famiglia Coppi, il sesso virtuale, le denunce annunciate, i suoi strafalcioni grammaticali. Il legame affettivo con la collega, la richiesta ridicola di entrare al Grande Fratello. Pamela Perricciolo e i parenti condannati per Ndrangheta, un argomento accennato ma rumoroso in sottofondo. La domanda delle domande: come mai in questi anni non sono mai state denunciate?

E poi ancora, la finta aggressione con l'acido, le malattie inventate. Nove parole basterebbero per descriverle. La Prati e l'annuncio delle nozze ogni dieci anni, le immagini di Caltagirone rubate a un avvocato e a un manager di spettacolo, le foto di una bambina usate a sproposito. Un minore portato in un bar a Roma e fatto passare come il figlio in affido della showgirl. Il cane Benito con la croce celtica al collo, le foto delle due manager con esponenti della destra. La Prati che lascia lo studio di Verissimo, poi anche quello della D'Urso. Le confessioni finali con molte bugie e contraddizioni.

Ecco, questo non è gossip. Ho cercato informazioni in un convento, in un ristorante, nei corridoi televisivi, tra i politici, su una nave, all'estero. Ho aggiunto alla mia rubrica numeri che avrei mai pensato, mi sono preso vaffanculo da showgirl di quarta fila. Ho passato ore a leggere chat tra decine di profili inesistenti gestiti tutti da due persone, a ricostruire alberi genealogici fake, a cercare di risalire alle persone a cui erano state rubate le foto. Ho cercato altre storie per capire il meccanismo, ho sentito gli esperti per entrare nella testa di chi era dall'altra parte. Ho parlato con chi era vicino alla Prati e con chi non lo era più, ho visto e rivisto le sue interviste televisive, ho cercato negli archivi immagini e dichiarazioni, ho lavorato sulle numerose incogruenze, visure societarie, ho analizzato telefonate. Ho portato a casa interviste che mai avrei pensato. Ho ricevuto segnalazioni da fonti, colleghi e lettori, ma anche finte piste per farmi cadere in errore. Ho ascoltato storie che mi hanno lasciato senza parole, testimonianze che mi hanno colpito e che ancora oggi le vittime non hanno avuto il coraggio di raccontare. Tutti, neanche si fossero parlati tra loro, durante le chiacchierate mi hanno chiesto se avevo ricevuto minacce e mi consigliavano di fare attenzione. Ho visto personaggi spopolare in tv dopo un passaggio su Dagospia, una mi ha perfino chiesto di slittare l'uscita perché sperava in una chiamata in un programma di Canale 5. Ho visto settimanali realizzare copertine solo con un virgolettato concesso al nostro sito.

Ci sono stati giorni in cui ho lavorato fino alle due di notte per poi ricominciare alle sette di mattina. Ho riso, mi sono incazzato. Ho scritto tantissimo, ho parlato al telefono come nemmeno l'operatore di un call center. Tra "commedia" e "tragedia", in bilico tra stanchezza e adrenalina. Ringrazio l'intera redazione, Alberto per le sue piccoli ma significative incursioni. Ringrazio Dago che se non ci fosse bisognerebbe inventarlo ma soprattutto ringrazio il collega con cui ho lavorato a questa inchiesta. Senza il suo apporto non avreste mai conosciuto questa storia, è di una bravura soprendente. Non ama essere essere citato ma esiste! Si chiude oggi un capitolo di questa folle storia, non quello definitivo. Con un pizzico di orgoglio, grazie.