A me veramente cadono le braccia quando leggo e sento cose del genere.
Se poi sono dette da una radio che dovrebbe fare informazione e sostenute in diretta nazionale da uno psichiatra (quindi una fonte “autorevole”) rimango basita.
Proprio non capisco, ma è così difficile fermarsi un attimo prima di postare una cosa del genere? È così difficile provare a dire “scusate è stata un’uscita infelice”?
Sì è troppo difficile, allora chiamiamo uno psichiatra uomo che spieghi l’ennesima cosa per cui io donna non devo prendermela. Grazie mille, mo me lo segno.

monechiapi ha detto

Mi sembra che la tendenza dilagante sia quella del "non mi tocca, allora me ne sto alla larga e non prendo posizione", qui come nei discorsi legati al razzismo o a questioni che non ci toccano in prima persona. In questo caso forse bisognerebbe che in prima battuta fossero gli uomini, principalmente eterosessuali, a prendere distanza dalla cosa. Poi beh ci sono anche le donne che non si pongono minimamente il problema del sessismo e vivono serenamente in una società che le rappresenta in questo modo.

Il fatto è che questo tipo di cultura è talmente radicata nella società e nel nostro modo di pensare che molto spesso uscite infelici del genere passano del tutto inosservate.
E passano inosservate quotidianamente, con gli amici, in famiglia, coi colleghi ecc
Non ne farei nemmeno una “colpa” a chi non si schiera, perché a volte si tratta proprio di “ignoranza” (nel senso di inconsapevolezza, non conoscenza). È vero che ci sono casi (come questo) in cui non c’è proprio la volontà di mettersi in discussione, c’è solo menefreghismo e un ego smisurato che prende il sopravvento, ma in altri casi c’è proprio mancanza di conoscenza.
Pensavo per esempio a quei gruppi costituiti al 99,9% da donne che sui social vengono continuamente derisi per l’assurdità di alcuni post che sembrano fin troppo retrogradi pure per il medioevo. Più che far ridere quei gruppi fanno tristezza perché in molti casi si vede proprio che certi pensieri sono frutto di un indottrinamento, di mancanza di confronto con altre realtà.
Questa non vuole essere una giustificazione, anzi, dovrebbe essere una spinta per affrontare questi argomenti sempre di più, a costo di essere pesanti (quante volte me l’hanno detto che sono pesante!). E questo lo dico soprattutto a me stessa perché certe volte penso "ma chi me lo fa fare di combattere contro i mulini a vento?" 

Per me è assolutamente aberrante che ancora oggi una "donna" sia ritenuta tale a seconda del suo grado di "femminilità", quando concetti come maschile e femminile dovrebbero essere superati ormai da tempo, e che la rappresentazione della donna passi tuttora attraverso una tendenza continua alla sessualizzazione, perché dire che "una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso deve preoccuparsi, perché significa che il suo femminile non è presente in primo piano" equivale praticamente all'affermare che l'essenza e il valore di un individuo li facciano la sua aderenza all'idea di "femminilità/maschilità", cosa a parer mio gravissima.
Poi beh, sia nel tweet che nel commento dello psicologo ci sono una serie di sottotesti davvero tremendi che non coinvolgono discorsi più ampi sull'identità di genere nella sua interezza, perché, ad esempio, chi dice che un uomo presti meno attenzione alla forma, per altro implicando quasi che "uomo" sia solo l'uomo eterosessuale, attratto dal sesso femminile.   

Questa parte vorrei incorniciarla e farne dei manifesti, si può? 
A me mettono una tristezza assurda questo tipo di discorsi, e mi mette ancora più tristezza che in questo tipo di ragionamento capita che ci caschi ancora con tutte le scarpe (rigorosamente scarpe tacco 12, altrimenti che si fa?) però qui partirei con un off topic super sonico quindi mi fermo.
Concludo dicendo che chi dice che un uomo presta meno attenzione alla forma non è mai andato a fare shopping col mio ragazzo