Io da piccola non ho mai giocato con le bambole (le trovavo terribilmente noiose) e ho sempre preferito il blu al rosa come colore, tuttavia non ho alcun problema con la mia femminilità... come la mettiamo? 

La concezione espressa da Morelli del dualismo maschile/femminile deriva dal mondo animale, in cui gli esemplari di sesso femminile attraggono il maschio per la riproduzione della specie e gli esemplari di sesso maschile marcano il territorio per affermare la loro supremazia sugli altri maschi e, tra le altre cose, contendersi le femmine.
L'essere umano, pur appartenendo al mondo animale, ha una tale complessità per cui è evidente che è impossibile applicare un approccio così stereotipato perché rende il tutto estremamente limitato, riduttivo e degradante.

Al di là della spiegazione psicologica da trattato medievale, per RTL potrei ripetere quanto avevo già scritto nel topic del tweet di Pinna, ossia che "leggerezze" di questo tipo (ammesso si tratti di questo e non di una cosa voluta) non le trovo affatto giustificabili. Avrei potuto riconoscere una finalità positiva se, dopo aver pubblicato l'aforisma, fosse seguita una discussione mirata a far emergere la negatività e il superamento di quel concetto, invece hanno addirittura tentato di giustificarne la fondatezza, perciò non vi sono scusanti.

In ogni caso, trovo che la pubblicazione dell’aforisma e la successiva spiegazione siano solo la punta dell’iceberg di una mentalità arcaica ancora molto più diffusa di quanto si possa pensare. Può emergere in modo esplicito o "serpeggiante", conscio o inconscio, tuttavia sono ancora troppi i contesti e gli episodi in cui riconoscere alla donna lo status di "essere pensante" risulta uno sforzo mentale troppo difficile. Ricordo tempo fa di aver letto un interessante sondaggio in cui risultava che un elevato numero di soggetti maschili intervistati esprimeva una sorta di timore nei confronti delle donne adulte senza figli (a prescindere dal motivo) perché considerava rassicurante poter attribuire a una donna il ruolo di madre, mentre la "donna senza figli" era vista come una potenziale competitor, ovvero una che, per scelta o cause di forza maggiore, non essendo relegata a un determinato ruolo, avrebbe potuto minare pericolosamente territori considerati esclusivi, come la carriera professionale (e tralascio il ragionamento implicito secondo il quale sarebbe scontato che una donna-madre non possa compiere anche un'ottima carriera, qualora non le venisse preclusa a priori questa opportunità).

Tornando al caso in questione, il fatto che si tratti di una concezione ancora diffusa indistintamente tra uomini e donne (perché, in effetti, esistono anche donne che sostengono una posizione simile a quella di Morelli) non significa che sia giusto alimentarla. Al contrario, sarebbe stato utile, ad esempio, provare a spiegare che il fascino, quando c'è, emerge anche indossando jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, non necessariamente con minigonna e tacco dodici. E, volendo fare uno step forward, magari aggiungere anche che i concetti di "maschile" e "femminile" rappresentano due energie, due mondi complementari estremamente vasti, tanto che i singoli elementi che li compongono sono riscontrabili in qualsiasi persona, in percentuali variabili, a prescindere dal mero organo sessuale di appartenenza alla nascita.